Liz Truss come Di Maio. O la Baerbock.

Pino Cabras

La prima volta che Liz Truss si è fatta notare davvero sulla scena internazionale è stata il 10 febbraio 2022, quando era ancora ministra degli esteri del Regno Unito. Durante un incontro con il suo omologo russo Sergei Lavrov gli disse che non avrebbe mai riconosciuto la sovranità di Mosca sulle regioni russe di Rostov and Voronezh, due terre al confine con l’Ucraina e teatro di grandi manovre militari. Era convinta che fossero terre ucraine occupate dalla Russia.
Scoprimmo così che esisteva un ministro degli esteri ancora più fuori ruolo di quello nostrano.

Truss si dimostrava totalmente inconsapevole delle dinamiche storiche di quel crogiuolo di popoli delicatissimo, si rivelava all’oscuro dei confini e delle conseguenze di qualsiasi intervento sulla grande scacchiera eurasiatica. Il Foreign Office, per più secoli dominato da personalità diplomatiche raffinate (spesso ciniche e spietate, ma mai ignoranti), era ormai in mano a una persona a cui non avremmo affidato nemmeno la busta dell’umido per il tragitto verso il bidone. Invece il sistema politico britannico, sei settimane fa, le ha affidato addirittura la valigetta nucleare di Primo ministro, che ha citato come una tranquilla opzione rispetto alla guerra in corso.

Se da ministra semplice si era già prodigata in ogni tipo di provocazione da guerrafondaia, da premier sembrava colta dall’entusiasmo che avrebbe avuto uno scimpanzé a cui fosse stata affidata la guida di un Boeing. E noi dallo stesso tipo di entusiasmo che avrebbero avuto i passeggeri durante il volo di quel Boeing.
Per una simpatica congiunzione degli astri, nelle ultime sei settimane le due massime potenze anglosassoni, cioè i due massimi campioni nucleari dell’Occidente, sono state guidate da un tizio che stringe mani ai suoi colleghi fantasmi e da una tizia che combina con nonchalance più disastri di Paperoga. Truss, in un momento di recessione grave, ha avuto la bella pensata di rispolverare le più vecchie e fallimentari ricette fiscali ultraliberiste portando in un lampo il Regno Unito a un passo dal baratro finanziario.

Questa vicenda rivela tante cose che accadono per la prima volta. Ad esempio che Berlusconi oggi non fa più scandalo con le sue proverbiali bugie, ma con una formidabile verità: «Un altro pericolo che tutti noi abbiamo», ha detto infatti il Silvione, «è che oggi, purtroppo, nel mondo occidentale, non ci sono leader, non ci sono in Europa e negli Stati Uniti d’America. Non vi dico le cose che so, ma leader veri non ce ne sono». Nessuno, nemmeno Conte, il pacifistone Conte, gliela perdona. Ed ecco quindi tutti a riallinearsi alle narrazioni ufficiali e a fare professione codina dell’atlantismo più bigotto. In attesa del prossimo fantasma e del prossimo scimpanzé cui affidare i nostri destini, a Londra come a Roma.

MB – Privi di cultura generale, adoratori di una modernità che non hanno i mezzi intellettuali per capire nelle sue insidie e nelle sue falle e imposture: per questo la adorano come un idolo, i “Mercati”, la Scienzah, i Diritti…. Una classe dirigente che crede alla propria propaganda…

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