Le radici del PD

DAL LIBRO “A PRAGA SENZA RITORNO” di PROSSIMA USCITA

Dei quattrocentocinquantacinque omicidi registrati nel Bolognese in quelle giornate  centotrentasette furono commessi da Luigi Borghi-Ultimo (FOTO) anche se fu giudicato per soli quaranta.

In una sentenza fu definito “belva umana” ma non scontò un giorno di carcere. Per la compiacenza di una parte della magistratura bolognese che, con singolare disinvoltura si pose al servizio dei nuovi amministratori rossi, non fu toccato dalle inchieste giudiziarie che pure pesantemente lo coinvolgevano e solo nel ’49, quando gli piovvero addosso gli ordini di cattura, espatriò con l’aiuto del partito.

In Cecoslovacchia gli fu cambiato il nome in Bianchi e fu raggiunto dalla moglie Iside Bussolari, operaia alla Manifattura Tabacchi di Bologna. Fu tra i più violenti e pericolosi transfughi di Praga ove formò una banda che vessava gli ex partigiani, controllato appena da Francesco Moranino che il partito, col nome di Franco Moretti, aveva posto a capo della colonia infame.

Qui il 30 aprile del ‘65 il partito gli comunicò la grazia presidenziale che l’avrebbe reso libero. L’Anpi riuscì anche a fargli avere la medaglia d’argento al valor militare, una mistificazione, un orrore che per effetto delle condanne ergastolane gli fu revoca. Grottesca la motivazione: Eroico combattente della libertà, degno rappresentante della nuova gioventù, partecipava sin dall’inizio alla guerra di liberazione contro l’odiato invasore(…). Nominato commissario politico del distaccamento gappista di Castel Maggiore, faceva di questo reparto un magnifico strumento di ardimento e sprezzo del pericolo.

Questo trentenne “rappresentante della nuova gioventù” non fu mai commissario politico di Castel Maggiore, ne fu comandante della polizia partigiana, attraverso cui poté impunemente commettere i suoi cento e passa omicidi.

Bellamente rimpatriato dalla Cecoslovacchia aprì poi a Castel Maggiore una ferramenta e nessuno gli andò a chiedere conto di nulla.

L’altra staffetta che aveva preso parte all’uccisione di Arpinati e dell’avvocato Torquato Nanni, rimasta sconosciuta fino alle mie difficili ricerche degli anni ‘90, era Carolina Malaguti (FOTO), nome di battaglia Prima, nata a Funo di Argelato nel ‘24.

Suo fratello maggiore, Carlo, era entrato nella Settima Gap bolognese e fu attivo nel reclutamento di giovani a Monte Calderaro ove funzionava una base di smistamento. Il 10 novembre del ’44 rimase ucciso in uno scontro con i tedeschi nella borgata bolognese di Corticella.

La sorella presa da delirio di vendetta si aggregò a Luigi Borghi e ad altri feroci esecutori nella soppressione di persone più o meno compromesse col fascismo.

Un fascicolo della pretura bolognese la imputava di correità in diversi omicidi con i più spietati killer della Settima Gap.

In Cecoslovacchia lavorò nei collettivi agricoli vivendo una vita difficile nel freddo e nella fatica, nella solitudine e nella nostalgia. Disperò di poter tornare in Italia dopo che l’ultima grande amnistia, quella del dicembre del ’53, non le fu risolutiva, convincendosi così che mai sarebbe potuta tornare.

Avvilita nel profondo, la mattina del 14 aprile del ’54 si recò in una chiesa di Praga e si tolse la vita impiccandosi. Due giorni prima aveva compiuto 30 anni.

(Gianfranco Stella su FB)