L’America in collasso economico “crea” 40 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina

Joe Biden aveva chiesto 33 miliardi per finanziare l’Ucraina in guerra in armamenti; il Congresso gliene ha dati 40. Miliardi. Freneticamente, la superpotenza vuole far durare la guerra in Europa più tempo che si può, anni, perché il capitalismo terminale americano “sa” che dalla guerra “ci guadagna”. 30 o 40 miliardi di dollari, poco importa: la superpotenza li crea dal nulla e il mondo li prende, fino a quando la solidità come moneta di riserva globale viene sostenuta dalla minaccia militare preponderante, schiacciante: “il libero mercato armato”. Così, mentre in certi stati un terzo della popolazione è sprofondata nella miseria o muore di overdose di fentanyl (108 mila, il 15% in più dell’anno prima), l’America arma il suo satellite europeo senza limiti “fino alla vittoria”.

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Biden in visita alla Lockheed Martins: grandi commesse in arrivo.

Mentre “crea” le decine di miliardi dal nulla per la guerra, un marasma spaventoso ha colto l’economia americana, tanto “solidamente” quotata a Wall Street: Avendo dovuto la Fed alzare un po’ i tassi perché l’inflazione è ormai superiore all’8,5%, le azioni dei grandi e leggendari colossi hi tech si sono inabissati. Un servizio di Le Monde nota sgomento: “La novità è la correzione verso il basso dei colossi tecnologici un tempo invulnerabili. Dall’inizio del 2022, Apple ha ceduto il 13%, Microsoft e Google il 20%, Tesla il 25%, Amazon il 33%, Meta (Facebook) il 40%. Insieme a Netflix, questi colossi hanno cancellato un valore complessivo di 2,3 trilioni di dollari.

“I titoli più ambiti e innovativi” sono crollati e non si riprenderanno: Zoom (applicazione di videoconferenza) è sceso da un massimo di 591 dollari (560 euro) alla fine del 2020 a 90 dollari; il valore di Moderna (vaccini) è stato diviso per tre, Netflix per quattro e le cyclette Peloton per tredici. Il fondo pandemico di Cathie Wood, ARKK, vale quattro volte meno di quanto valeva nel gennaio 2021. L’hedge fund Tiger, che gestiva circa 90 miliardi di dollari, avrebbe perso 17 miliardi di dollari nel crollo tecnologico. Nel primo trimestre i fondi pensione pubblici statunitensi hanno perso il 4,1% del loro valore”.

Già i nomi di queste “aziende quotate a Wall Street” sono rivelatori: si va da una app da smartphone – Zoom – a cui il mercato aveva dato un valore mostruoso, alla “ciclette Peloton”; da Netflix a Facebook; a Google: sono i campioni di carta – anzi nemmeno di carta, digitali – di una “economia” immaginaria, superflua, sopravvalutata oltre il limite del delirio ndalla speculazione.

Ma non era la Russia che doveva fallire?

Ora, il collasso di questa fanta-economia rivela un sardonico contrappasso: il potere che si basa su questi nulla dalle alte quotazioni ha voluto distruggere la Russia con le sue sanzioni.

Compito facile, pensava, essendo la Russia priva di Netflix e di Amazon, per non parlare di cyclette Peloton, e producendo poche cose arretrate e vecchie: grano, cereali in quantità tali da nutrire il mondo (e da cui l’Italia dipende per il 40%), il vecchio e sporco carbone odiato dalla Europa Verde, il greggio inqualiificabile inquinante superato dalle pale eoliche, il gas, i fertilizzanti…Le pesantissime sanzioni della superpotenza USA, aggravate dalla UE, la metteranno in ginocchio.

Certo come no. Leggete Bloomberg:

“L’economia russa ha lottato per tutto il primo mese intero della guerra con l’Ucraina, ma potrebbe benissimo uscirne con un bilancio brillante. $ 321 miliardi sono le entrate che la Russia dovrebbe guadagnare dalle sue esportazioni di energia quest’anno. A causa dei prezzi più elevati del settore energetico – causato direttamente dalle sanzioni euro-americane – la Russia si aspetta 9,6 miliardi di dollari in più di vendite di energia rispetto a quanto inizialmente previsto, solo nel mese di aprile. Secondo i dati della Banca centrale russa, il paese ha esportato 58,2 miliardi di dollari in più rispetto alle sue importazioni, superando l’avanzo delle partite correnti di Mosca di oltre due volte e mezzo nel primo trimestre del 2021.

Dopo due anni di pandemia, infatti, l’economia globale stava finalmente riprendendo, così come la domanda di energia. Ma la guerra in Ucraina e il desiderio dell’Unione Europea di ridurre o addirittura eliminare le sue importazioni di energia russe hanno ridotto considerevolmente l’offerta di energia, il che ha l’effetto di far salire i loro prezzi. Possiamo quindi porci la questione dell’utilità delle sanzioni economiche adottate contro la Russia, e di quelle a venire. Certo, esporta meno, ma il prezzo di ciò che esporta è molto più alto, questo alla fine ha un impatto molto limitato sulla sua economia. D’altra parte, l’economia europea non può dire lo stesso…

L’Europa è la grande perdente

Titola il blog economico NExus: “Secondo i dati Eurostat, il tasso di inflazione annuo dell’Unione europea si attestava al 6,2% a febbraio 2022. Per fare un confronto, era solo dell’1,3% un anno prima. L’inflazione era in aumento già prima della guerra in Ucraina, a causa della ripresa economica successiva alla fine della crisi del Covid-19 che ha portato a forti tensioni sui mercati e sugli approvvigionamenti. Se l’Unione Europea o la Russia decidessero di chiudere il rubinetto del gas, l’inflazione continuerebbe a salire e a erodere il potere d’acquisto degli europei”.

I neoprimitivi al potere, veri credenti nella fanta-economia “immateriale”, hanno ottenuto l’esatto contrario delle loro intenzioni.

Per poi, di nascosto, tornare a violare la sanzioni. Lo ha detto Draghi in conferenza stampa:

Sanzioni europee ridotte a pezzi: Draghi afferma che “la maggior parte degli importatori di gas” ha aperto conti in rubli con Gazprom

Il premier italiano ha risposto a una domanda : se è fiducioso che l’Italia sarà in grado di pagare il gas senza violare le sanzioni e quindi il flusso di gas verso l’Italia non ne soffrirà, “Sono abbastanza fiducioso, ma per una stupida ragione. Non vi è alcuna dichiarazione ufficiale su cosa significhi violare le sanzioni. Nessuno ha mai detto nulla sul fatto che i pagamenti in rubli violino o meno le sanzioni, come siano organizzati questi pagamenti. Quindi è una tale zona grigia qui.

“In effetti, la maggior parte degli importatori di gas ha già aperto un conto in rubli con Gazprom”, ha aggiunto Draghi in una sorprendente rivelazione che dietro le quinte, l’Europa non solo continua a pagare attivamente La Russia miliardi ogni giorno, ma lo fa alle condizioni di Putin e aiuta a far salire il Rublo alle stelle”.