La libertà sessuale è pericolosa. Per le donne

La rivoluzione sessuale è stata davvero un progresso ?

Il titolo in forma di domanda prefigura una risposta non scontata, positiva o entusiasta. Altrettanto, va rifuggita la tentazione opposta, il moralismo bacchettone da vecchie zie d’antan, la volpe di Esopo che disprezza l’uva solo perché non ha potuto mangiarla. Il quesito, tuttavia, è fondamentale, alla luce dell’ingegneria sociale e delle svolte antropologiche avviate nella seconda metà del secolo XX attraverso la rivoluzione sessuale. Nel secolo corrente la tendenza si è allargata, tanto che gran parte delle idee, dei paradigmi, dei comportamenti e delle credenze di massa dell’Occidente hanno una stretta relazione con la sfera sessuale e pulsionale. La domanda, dunque, non è banale o moralistica, ma investe il giudizio sull’intero nostro essere nel mondo. Merita una riflessione complessiva a partire da una constatazione ovvia, benché poco considerata dall’uomo comune: la sessualità è la forza vitale più potente, che permette il susseguirsi delle generazioni e, nel caso dell’uomo, la trasmissione delle  civiltà.

A partire da questa constatazione, la sociologa americana Mary Eberstadt fornisce risposte per nulla scontate. Esponente della Fondazione Burke di orientamento liberalconservatore, è tutt’altro  che una fanatica bigotta o una  chiusa reazionaria. Ad esempio è convinta che gli Stati Uniti siano nati e cresciuti con una forte componente  di razzismo e suprematismo bianco che ha spinto molti appartenenti alle minoranze a cercare un riconoscimento in nuove identità, che si sono estese ad altri ambiti dell’esistenza, come appunto la sessualità.  E’ la suggestiva tesi espressa in Primal Screams ( grida primordiali) saggio del 2020 il cui significativo sottotitolo è How the Sexual revolution created identity ( come la rivoluzione sessuale ha creato identità) . Il libro è una sorta di seguito del primo  lavoro di Eberstadt, Adam and Eve after the pill- Paradoxes of the sexual revolution –  Adamo ed Eva dopo la pillola, paradossi della rivoluzione sessuale- ripubblicato nel 2023.

Si tratta di opere tradotte in varie lingue, ma non nella nostra. Nessuna traccia “italiana” della Eberstadt eccetto un’intervista rilasciata  al mensile Il Timone. In Primal Scream l’autrice introduce un’interessante categoria interpretativa della contemporaneità occidentale , la “grande dispersione”, la perdita di ogni punto di riferimento valoriale e antropologico , la cui causa è la crisi della famiglia con il conseguente cambiamento di condotte e modelli sessuali. Sono state certo commesse ingiustizie nei confronti delle minoranze razziali e sessuali; il rispetto per le sofferenze, tuttavia, non può nascondere che i rimedi sono peggiori del male.

Il soggetto privilegiato dell’analisi è l’influenza della pillola anticoncezionale sulla modifica dei comportamenti e delle relazioni umane al di là dell’ambito sessuale. L’enorme importanza della “pillola” è rivelata già dall’ antonomasia con la quale tutti la identifichiamo immediatamente. Nel 1960 fu approvato negli Usa l’uso contraccettivo del preparato ormonale Enovid, capace di bloccare l’ovulazione. Iniziava la rivoluzione sessuale che avrebbe separato la sessualità dalla procreazione. Secondo il vocabolario Zingarelli “ una rivoluzione che, per la prima volta, darà alle donne il pieno controllo sul proprio corpo rendendo la maternità una scelta consapevole.” Una definizione che non convince: l’esito è stato tutt’altro; nessuna maternità consapevole, bensì il più potente cambio di paradigma rispetto alla sessualità, sottratta al suo sbocco naturale, l’istinto che conduce alla nascita di esseri umani.

Sotto il profilo strettamente medico, stupisce che l’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2022 abbia ribadito che “ depressione e comportamento suicidario sono effetti indesiderati noti associati ai contraccettivi ormonali”, salvo autorizzare la sua distribuzione gratuita, al costo annuo per lo Stato di 140 milioni.

La fase storica odierna sta facendo un ulteriore passo di straordinaria portata antropologica: attraverso la tecnica e la tecnologia, si è vicini a separare la procreazione dal sesso. La definizione sopraccitata segue l’opinione più diffusa, ossia che la pillola è stata il vettore principale dell’emancipazione delle donne. Da qui muove la contronarrazione di  Eberstadt, indigesta al femminismo quanto all’individualismo estremo da cui siamo pervasi.

Il filo del ragionamento è interessante: nel primo episodio della serie televisiva Mad Men , ambientata nel 1960, la giovane impiegata Peggy Olson viene inviata dal  medico aziendale  che le fornisce la pillola. Diverse serie degli anni 60 e 70 includevano scene di donne nell’atto di estrarre la confezione e mettere in bocca la pillola. Il messaggio era chiaro: la pasticca anticoncezionale era parte integrante della vita femminile moderna. Ma ha davvero migliorato la vita delle donne? Di più: la vita di qualcuno è migliorata? I dati raccolti e elaborati dalla Eberstadt inclinano a un clamoroso ( e impopolare) no.

La sua tesi è che la rivoluzione sessuale, in particolare la diffusione di contraccettivi, non solo non è riuscita a “liberare” le donne, ma ha arrecato danni dimostrabili a tutti i settori della società. Il catalogo dei danneggiati comprende vaste categorie: le donne che desiderano il matrimonio e la famiglia ma trovano pochi uomini “sessualmente continenti”  orientati alla stabilità familiare; gli uomini stessi, per i quali il mercato del sesso occasionale è diventato un carnevale che impedisce di crescere e diventare maturi, protettivi, responsabili; bambini e giovani, generazioni che crescono in un mondo sempre più superficiale e sessualizzato, private della mediazione di genitori sposati, comunità familiari sane, fratelli e sorelle  maggiori vigili. Una tesi che spiega buona parte del disagio e del vuoto  contemporaneo, in conflitto  con il soggettivismo.

L’ultima versione di Adam and Eve after the pill si apre  con un’analisi delle reazioni  furenti all’edizione del 2011. La narrativa prevalente sosteneva che la rivoluzione sessuale era stata una benedizione per l’umanità e criticarla significava opporsi al progresso. Ma quando il libro si è diffuso, l’autrice ha visto le sue tesi calare su molti, uomini e donne: “Spesso, dopo aver parlato del libro, alcuni tra il pubblico rimanevano e mi confessavano storie personali dure e sfortunate di famiglie e figli perduti dalla troika della rivoluzione: divorzio, pornografia, aborto.” Parole pesanti, irricevibili dal clima dominante, ma testimonianze vive di come il permissivismo sessuale abbia distrutto o cambiato in peggio molte vite. Indizi crescenti che la rivoluzione sessuale ha prodotto danni ingenti alla società e lasciato sul terreno vittime in carne , ossa e anima.

Tre domande attraversano il testo: cosa sta producendo la rivoluzione sessuale nella società? Come sta influenzando la politica? Che cosa sta facendo alla Chiesa? Un esempio è l’interruzione, da parte delle scuole di Phoenix, del rapporto con l’Arizona Christian University  che per undici anni aveva fornito corsi di formazione gratuita per insegnanti. La motivazione è che l’adesione dell’ACU alla morale sessuale “tradizionale” crea un ambiente non sicuro per studenti, personale e comunità LGBTQ+ . In Europa, a un dipendente di una multinazionale che aveva espresso preoccupazione per l’ incoraggiamento delle attività interne LGBT , il direttore della “diversità e dell’inclusione” ha risposto a muso duro che l’unico simbolo ammesso è la  bandiera arcobaleno. Ogni obiezione rimossa: “le persone si sentirebbero insicure, essendo ciò che  vogliono essere”. Esempi di una dilagante intolleranza.

Questi  divieti in nome dell’inclusione e della diversità sono espressioni politico-sessuali dell’impulso totalitario, secondo Eberstadt. La spinta totalitaria implica l’uso dell’intimidazione, dell’umiliazione, della censura (inclusa l’autocensura) e della coercizione per punire il pensiero sbagliato (il wrongthink di Orwell) che sta aprendo brecce in tutti i campi della vita comunitaria. “La libertà di espressione non è al sicuro quando i mini-Robespierre scrivono le regole”, sottolinea Eberstadt. “I cristiani praticanti che rifiutano di ritrattare sono oggi in prima linea contro la nuova intolleranza. Ma dove sono ora, altri ci saranno presto. Alcuni ci sono già”.

Come in ogni rivoluzione, un dogma obbligatorio è imposto con zelo spietato; ogni idea difforme è attaccata come fede rivale da sconfiggere. In un’intervista televisiva, a Jane Fonda è stato chiesto che cosa si dovrebbe fare per difendere l’aborto; ha risposto senza mezzi termini: “ assassinare”. L’ intervistatore, imbarazzato, ha suggerito che l’antica icona pacifista stesse scherzando, contraddetto dallo sguardo torvo, durissimo dell’attrice. La chiesa del secolarismo serve un dio assai geloso: l’abortismo ha tratti di dogmatica indiscutibile.

Le questioni legate alla sessualità sono state politicizzate all’estremo. Eberstadt affonda il colpo affermando che la politica sessuale ha portato a una grave disuguaglianza: la disuguaglianza familiare. Dietro crisi visibili come la disoccupazione, le dipendenze e la violenza, più della razza, del reddito o del luogo in cui siamo nati, la stabilità familiare è il miglior indicatore di risultati positivi per i bambini secondo tutte le analisi del benessere. Il bisogno di famiglia è così innato che coloro che vivono in un contesto domestico disgregato finiscono per organizzarsi in una trama di relazioni sostitutive della famiglia: bande di strada, gruppi identitari,  pseudo comunità Collasso familiare e disordine sociale sono connessi, come il  rapporto di causa – effetto tra liberazione sessuale e rabbia sociale di generazioni atomizzate cresciute senza padri.

La rivoluzione sessuale ha causato divisione distruggendo idee, comunità, abitudini e generando disuguaglianza tra chi ha una famiglia da chi non ce l’ha. Nelle chiese cristiane la rivoluzione sessuale ha provocato una separazione tra due mondi sempre più incomunicabili che Eberstadt chiama “cristianesimo non diluito” e “cristianesimo light“. “In questa fase della storia è il sesso – non la Vergine Maria, i santi, la predestinazione, il purgatorio, l’infallibilità papale, le buone opere – a dividere i credenti. Il mondo del cristianesimo “light” si distingue prevalentemente per il suo dissenso dalla dottrina tradizionale sulla sessualità. Indipendentemente dalle fasi di allontanamento dai principi  su divorzio, contraccezione, aborto, matrimonio omosessuale, sdoganamento della follia transgender, procreazione artificiale, lo schema è chiarissimo.

Si inizia con le eccezioni in nome della fragilità umana e il resto viene di conseguenza, sino al completo ribaltamento . Le nuove tendenze– chiamate segni dei tempi- ricevono acrobatiche giustificazioni in nome della pretesa superiorità della “profezia” sulla dottrina e sulla legge naturale. Le linee di confine tra bene e male, giusto e sbagliato, vengono continuamente spostate . Per quanto i cristiani light  possano  convincersi di accogliere i presupposti della rivoluzione senza danneggiare l’essenziale della dottrina, inevitabilmente tendono ad abbandonare il “depositum fidei.” Il pastore Joseph Fletcher, che scrisse un trattato eterodosso sulla morale sessuale nel 1966, rigetto via via ogni insegnamento ortodosso su sesso, aborto, infanticidio, clonazione, eugenetica, eutanasia, finendo per dichiararsi ateo. 

La rivoluzione sessuale ha sorpassato se stessa. “Le relazioni ritenute private tra individui hanno paradossalmente riconfigurato non solo la vita familiare, ma anche le sfere economiche, sociali e politiche abitate dagli eredi di questa rivoluzione”. In altre parole, ciò che è accaduto nel privato intimo per sessant’anni ha prodotto le patologie individuali e collettive che  oggi viviamo pubblicamente.

Aleksandr Solzhenitsyn riassunse così il XX secolo: “Gli uomini hanno dimenticato Dio”. Mary Eberstadt giudica il presente allo stesso modo: “Gli uomini sono in guerra con Dio”. E con se stessi. Proiettili e bombe possono distruggere la vita, ma solo l’unione sessuale di un uomo e una donna può crearla. La via per un’esistenza felice e ordinata presuppone l’osservanza delle leggi naturali. Le abbiamo ribaltate; pochissimi compresero ciò che stava accadendo; minimo è il numero di chi ha posto in relazione gli effetti osservati con le cause esaltate. Non sembriamo più felici.

L’immaginaria Peggy Olson della serie televisiva avrebbe oggi oltre ottant’anni. Se potesse tornare indietro, sceglierebbe altri quarant’anni di lavoro presso l’ azienda che le forniva la pillola? Rimpiangerebbe le relazioni sessuali promiscue, in ufficio e altrove, gli aborti, le convivenze seriali e sterili, i divorzi? O avrebbe nostalgia della famiglia che non ha mai avuto? Entrambe le scelte comportano avversità e una buona dose di difficoltà, senza alcuna garanzia di successo alla fine del viaggio. Ma la stabilità familiare tende al rinnovamento della vita e alla speranza ben più di una vita solitaria di sesso sterile.

Un tabù intangibile del tempo è la libera scelta. E se fosse il momento di riconoscere i fallimenti del passato e aiutare la prossima generazione a prendere decisioni diverse per il bene dei posteri ? Impensabile per l’uomo ripiegato nel presente: che cosa hanno fatto per noi i posteri ? chiese Marx. Groucho, l’attore, non Karl, il rivoluzionario.