In difesa di Biancaneve profanata

… da Hollywood naturalmente

A.S.

“Ma tu ritieni più importante una fiaba rispetto a ecologismo e femminismo?” questo mi è stato chiesto parlando dello stravolgimento di Biancaneve. Precisiamo: ho preso “ecologismo e femminismo” come esempi a casaccio di tutti gli “-ismi” moderni, delle varie ideologie.
Certo che ritengo anche la fiaba di Biancaneve al di sopra delle ideologie moderne.
Mi è tornata alla memoria la celebre tirata di Dostoevskij ne “I demoni” contro l’ideologia.

“E io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno al disopra dell’affrancamento dei contadini, al disopra del nazionalismo, al disopra del socialismo, al disopra della giovane generazione, al disopra della chimica, al disopra di quasi tutto il genere umano, perché sono già il frutto, il vero frutto di tutto il genere umano, e forse il frutto più sublime che mai si possa avere…”

Non vale solo per “Shakespeare e Raffaello” ovvero per le vette assolute, ma anche per una fiaba popolare. Si pensi che Cenerentola ha origini antichissime, addirittura greco-egizie (la storia della schiava Rodhopis)

Una delle più pericolose sciocchezze che sto sentendo è che oggi saremmo cambiati perché c’è Internet o perché le donne lavorano. Sono cambiate alcune apparenze che sono le convenzioni sociali e la tecnologia ma l’anima dell’uomo è sempre la stessa. In questi anni abbiamo subito cose che speravamo superate per sempre come l’odio fra popoli che porta a alla guerra e gli abusi del potere.

Le tematiche eterne non sono la lotta al patriarcato o i ghiacciai che si sciolgono ma l’amore, la ricerca della libertà, la ricerca dell’assoluto e la sete di conoscenza, la paura dell’ignoto, il potere, la sete di bellezza, la morte con tutte le riflessioni ad essa connesse, la ricerca del Divino, l’alterità del genio e del santo rispetto alla mediocrità della società che lo odia.

Queste cose sono già presenti nell’epopea di Gilgamesh e sono inestirpabili e non cambiano solo perché ora comunichiamo coi cellulari invece che con i piccioni viaggiatori.

Queste opere rappresentano, attraverso i simboli, la parte più profonda della nostra anima, che si tratti dell’Amleto o di Biancaneve.

Mi è capitata la discussione con un “divulgatore scientifico” ovvero una di quelle persone che credono che si possa spiegare l’animo umano con le equazioni. E mi fa: forse che l’Ulisse di Primo Levi è woke perché lo ha riletto Primo Levi?

Non è moderno, è “eterno”: dismessi gli abiti rispecchia gli uomini di tutti i tempi. Il tormento di Gilgamesh davanti alla morte dell’amato Enkidu, cinquemila anni fa, è lo stesso nostro: non c’è bisogno di cambiare nulla.

Il “moderno” si concentra solo sull’abito esteriore, che è l’ideologia, ed è per questo che muore in fretta. Fateci caso come da sempre gli – ismi di dieci anni fa appaiono più antichi di Omero.

Il woke passerà come passano tutte le ideologie ritenute “moderne”: il vestito si rompe.

Biancaneve, quella che i Grimm raccolsero dalle vecchiette tedesche di inizio Ottocento, resterà perché è lo specchio di qualcosa di profondo.

A.S.