Il PD ha tenuto bordone a Cospito e al suo piano, si può dire?

A novembre, il piddino sardo Silvio Lai va a trovare Cospito nel carcere di Sassari: e Cospito  confida a lui il suo piano di organizzare uno sciopero della fame  (“Ha preso peso per continuarlo il più a lungo possibile”) contro il 41bis, che prevedeva la saldatura con brigatisti e mafiosi, e necessitava di una grande risonanza mediatco-politica.

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Silvio Lai, il pd

A gennaio, lo stesso piddino Silvio Lai è tornato a trovare Cospito con i piddini  Serracchiani, Orlando e Venini. Dunque questi dem erano al corrente  del piano di Cospito ed hanno scelto – consapevolmente –  di dare al suo sciopero della fame la grande risonanza che occorreva per il suo successo. Sapendo che era sostenuto da brigatisti e mafiosi. Sapendo che il terrorismo anarchico  aveva già attaccato con un attentato alla Susanna Schlein dell’ambasciata di Atene, ché era avvenuto a  dicembre, quindi assumendo consapevolmente di eccitarlo.

E nemmeno l’hanno fatto per una onesta e legittima opposizione  politica al 41 bis, visto che il loro  Orlando, quando era ministro della Giustizia, aveva rifiutato di togliere dal 41 bis un mafioso; il motivo era solo quello di creare una difficoltà gratuita al governo Meloni.

Scrivo queste due righe perché vedo che i media televisivi non cessano di mestare eversivamente la faccenda, e continuano a insistere sul caso Cospito e a  dare non si sa quale colpa a Donzelli e a DelMastro, di cui da ultimo anche Fico chiede le dimissioni.

Fico, necessarie dimissioni Delmastro e Donzelli

41 bis non può in alcun modo essere toccato

 © ANSA

(ANSA) – NAPOLI, 06 FEB – ”Per quanto riguarda ciò che ha fatto Delmastro, insieme all’amichetto Donzelli, è quanto di più sgrammaticato dal punto di vista istituzionale. Penso che ci sia bisogno delle dimissioni”. E’ l’opinione espressa da Roberto Fico, ex presidente della Camera ed esponente del M5s, in relazione al caso Cospito. Rispetto al tema del 41 bis, Fico ha affermato: ”Non può in alcun modo essere toccato. Poi le decisioni sui diritti della persona privata della libertà devono essere demandate agli organi competenti, quindi ai magistrati”.

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