Il disonore delle armi. Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana

Roberto Spazzali

Il disonore delle armi. Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana

copertina-spazzali-disonore-leggera-1274943

 

Edizioni Ares

(pp. 708 – euro 28)

 

Prima presentazione:

Venerdì 8 settembre, alle ore 17.30, presso il Museo Revoltella – Auditorium Marco Sofianopulo in via Diaz, 27 a Trieste, si terrà la presentazione del volume di Roberto Spazzali, “Il disonore delle armi“. L’evento è promosso dall’istituto IRCI, a presentare l’incontro ci sarà Franco Degrassi, in dialogo con l’autore Diego Redivo

 

In libreria

A 80 anni dalla ricorrenza dell’armistizio dell’8 settembre 1943, esce per Edizioni Ares il nuovo saggio di Roberto SpazzaliIl disonore delle armi. Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, con la collaborazione dell’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (pp. 708, euro 28).
Nel saggio l’autore documenta approfonditamente, con nuove fonti e documenti inediti, il tentativo di resistenza delle truppe italiane, dunque alcuni aspetti che sono sfuggiti all’attenzione della storiografia italiana sull’Armistizio.

Spazzali afferma, in particolar modo, che la storiografia degli ambienti triestini non ha mai generato uno studio complessivo sull’armistizio nella Venezia Giulia: diversi ne hanno scritto ma nel solo merito della crisi dello Stato italiano sulla frontiera orientale.

Nel settembre del ’43 nelle valli dell’Isonzo e delle Alpi Giulie si ripropose lo scenario di Caporetto dell’ottobre del ’17 contraddistinto dalla rivalità tra i generali, dall’assenza di ordini, dalla mancanza di comunicazioni tra i Corpi d’armata che facilitarono i piani tedeschi di occupazione con un attacco simultaneo su Gorizia e Trieste e quelli delle formazioni partigiane slave che approfittarono dello sbandamento italiano per disarmare i soldati italiani e puntare alla presa del potere con esiti drammatici come nella penisola istriana.

Altre fonti riportano ora in luce la portata degli scontri a fuoco in cui le truppe italiane diedero vita ai primi significativi episodi di resistenza all’occupazione tedesca.

In primo luogo la storiografia italiana ha sottovalutato la crisi dell’8ª Armata e la forte tensione tra forze sempre meno alleate. Le province a ridosso dei confini stabiliti con la Prima guerra mondiale erano territori nazionalmente in bilico. Il disegno nazista era di fare leva sulla disaffezione e sull’ostilità nazionale per trarre a sé una regione adriatica strategica.

Il secondo aspetto riguarda le conseguenze decisive del cedimento dell’8ª Armata, comandata dal generale Italo Gariboldi, che aveva giurisdizione sull’Italia nord orientale. Un territorio ampio e molto vario coperto da tre Corpi d’armata il cui fianco orientale, nei territori jugoslavi occupati, era presidiato dalla 2ª Armata del generale Mario Robotti con compiti repressivi verso i movimenti partigiani sloveno e croato. Inoltre a settentrione, in Tirolo e Carinzia come a nord-est nella Stiria meridionale, c’era il terzo Reich.

Il terzo aspetto è che la crisi e il cedimento che si verificarono in un territorio che era già stato teatro di operazioni durante la Prima guerra mondiale: l’ammassamento alla frontiera e il successivo superamento autorizzato dal Comando supremo e dal governo Badoglio con la motivazione dei rinforzi da inviare in Italia meridionale.

Gli atti del processo per collaborazionismo contro il generale Giovanni Esposito, allora comandante del Comando difesa territoriale e successivamente del Comando militare regionale della Repubblica sociale, celebrato nella Corte di assise straordinaria di Trieste, tra l’ottobre 1945 e l’aprile 1946, sono fonti inedite e ci restituiscono, nelle deposizioni di testimoni e imputati, molti fatti sconosciuti ed episodi di abnegazione e coraggio, di astuzia e viltà.

Nel volume sono contenute altre testimonianze di notevole valenza storica come il diario del col. Dino Di Janni –capo di Stato maggiore del XXIII Corpo d’armata-, i memoriali del capitano Riccardo Gefter Wondrich, che aveva svolto il compito di interprete durante le trattative italo-tedesche sul campo, quelli del generale Alberto Ferrero e di altri ufficiali.

L’autore

Tra i libri più recenti di Roberto Spazzali, Radio Venezia Giulia. Informazione, propaganda e intelligence nella “guerra fredda” adriatica (1945-1954) (2013); Una guerra inevitabile. Crisi e dissoluzione della Mitteleuropa (2014); Il bibliotecario di Ventotene. Mario Maovaz: un rivoluzionario per l’Europa dei popoli e l’autonomismo triestino (2017). Con Ares, nel 2022, ha pubblicato Pola, città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47) (premio “Istria terra amata 2022” – Associazione Italiani di Pola e Istria/Libero Comune di Pola in esilio).

Ufficio stampa: Simona Mirata – miratapress@gmail.com