Generale LaPorta: “Gli anglo fomentano un 25 Aprile violento”

Di qui l’esortazione del governo alla “sobrietà”, accolta con odio e  scherno dai media progressisti

Notizia da unire a questa:

L’UE respinge l’offerta di Trump di revocare le sanzioni alla Russia.

Bruxelles insiste nel mantenere la pressione finché non si raggiungerà un accordo di pace completo”

Lo riporta Reuters.
In precedenza, Axios, citando fonti “con conoscenza diretta della proposta”, ha riferito che il piano di pace degli Stati Uniti per il conflitto in Ucraina si presenta così:

  • La Russia riceverà dagli Stati Uniti il ​​riconoscimento de jure del controllo russo sulla Crimea e il riconoscimento de facto del controllo russo sui territori nelle regioni di Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson.
  • L’Ucraina non entrerà a far parte della NATO, ma potrebbe diventare parte dell’Unione Europea.
  • Tutte le sanzioni contro la Russia imposte dopo il 2014 saranno revocate.
  • Gli Stati Uniti amplieranno la cooperazione economica con la Russia, soprattutto nei settori energetico e industriale.
  • L’Ucraina riceverà una “garanzia di sicurezza affidabile” con i paesi europei e i paesi extraeuropei “che la pensano allo stesso modo”. Non viene menzionato il coinvolgimento degli Stati Uniti.
  • La Russia restituirà all’Ucraina le parti della regione di Kharkiv che detiene nelle direzioni di Vovchansk, Lipetsk, Kupyansk e Borovoe.
  • L’Ucraina avrà libero passaggio attraverso il fiume Dnepr.
  • L’Ucraina riceverà un risarcimento e assistenza per il recupero. Non si sa da quale fonte proverrà questo finanziamento.
  • La centrale nucleare di Zaporizhzhya sarà considerata territorio dell’Ucraina, ma sarà gestita dagli Stati Uniti. Fornirà elettricità sia all’Ucraina che alla Russia.
  • Il documento menziona anche un accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulla fornitura di minerali.

J.D. Vance ha inoltre affermato che gli Stati Uniti abbandoneranno il loro ruolo di mediazione se non riceveranno una risposta positiva. “Abbiamo presentato una proposta chiara e giusta sia ai russi che agli ucraini”, ha aggiunto.

ZelenskyWarCriminal

.. e a questa:

Zelenskij non intende riconoscere la Crimea “russa” e tanto meno  le altre regioni ex ucraine.

Tradotto: guerra ad oltranza! Il tossico sa benissimo che la Russia non discuterà mai alle trattative lo status di queste regioni che appartengono per legittimo referendum popolare alla Federazione Russa. Non “annesse” , come scrivono i pennivendoli, ma “accettate” secondo la volontà della stragrande maggioranza della popolazione locale. La proposta di riconoscere la Crimea “russa” come parte dell’accordo di pace è di Trump, ma il tossico non l’ha accettata e così, dopo le sue parole sulla Crimea, oggi salta l’incontro a Londra dei cosiddetti “volenterosi” perché il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha annullato il suo viaggio a Londra, dove doveva partecipare ai negoziati sul cessate il fuoco in Ucraina, che era tra i rappresentanti di Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Ucraina.

Stamattina il Ministero degli Esteri britannico ha confermato che i colloqui ministeriali sulla risoluzione del conflitto in Ucraina a Londra sono stati rinviati e l’incontro si terrà a livello di esperti. Zelenskij, in tandem con il Mi6 della Gran Bretagna si rifiuta non solo di discutere il piano di pace di Trump ma, davanti ai giornalisti, con tono perentorio, ha quasi intimato a Trump di dargli i sistemi Patriot! Per continuare la guerra.

Di quale pace volete parlare? Z., che mente come respira, dice che la Crimea è “ucraina” e non si discute perché va contro la Costituzione dell’Ucraina. Anche il fatto che lui continui ad usurpare la poltrona di presidente senza averne la legittimità va contro la Costituzione dell’Ucraina, ma di questo non si può parlare e in Occidente stanno tutti zitti. Anche il fatto che lui abbia svenduto il paese, le terre e i metalli rari alla Gran Bretagna, alla Francia e agli Stati Uniti va contro la Costituzione dell’Ucraina, che stabilisce che questi beni e tesori appartengono solo al popolo ucraino. Ma a chi importa di questo in Occidente? L’egoismo, l’ipocrisia e la menzogna regnano eterne. – Marinella Mondaini

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Scurati da del suo meglio per istifare la guerra civile anifascista

Marco Travaglio – Fascisti su Marte – 14 Gennaio 2025

La serie M – Il figlio del secolo è molto ben fatta. Un po’ statica, noiosa e sconnessa, forse. Ma tecnicamente impeccabile per cast, interpretazioni, regia, ambientazioni, musiche, spettacolo. Ha un solo difetto: ci racconta un uomo che non è Benito Mussolini, ma la sua macchietta, e un movimento che non è il vero fascismo, ma la sua caricatura. Si dirà: inevitabile, è una fiction di intrattenimento, per giunta ispirata a un romanzo, quello di Antonio Scurati. Ma allora era meglio precisare che è roba di fantasia, chiamando il protagonista Bonito Napoloni come nel Grande dittatore di Chaplin, Ermanno Catenacci come il personaggio di Bracardi, Gaetano Maria Barbagli come quello di Guzzanti in Fascisti su Marte. Il rischio è che chi vede la serie pensi che il duce e i personaggi storici che gli ruotano attorno fossero davvero così: marionette, parodie e sagome da teatro dei pupi o del grottesco. E vada a cercare conferme, trovandole, nel romanzo di Scurati, anziché documentarsi sui veri libri di storia di studiosi come Renzo De Felice, Emilio Gentile, Denis Mack Smith, Nicola Tranfaglia, Gianni Oliva, Angelo D’Orsi e altri, o di divulgatori alla Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Arrigo Petacco.

Mai come in questo momento di amnesie e revisionismi, dove la boss di Afd si permette di dire a Musk senza tema di smentite che Hitler era un comunista (infatti ne sterminò a migliaia), servono precisione e profondità storica, non barzellette, scenette e banalizzazioni un tanto al chilo. Mussolini non era una macchietta, era un personaggio serio e tragico: non sporgeva il mento e la mascella quando teneva in braccio i suoi bambini, non passava tutto il tempo a trombare, a sproloquiare idee confuse e a far menare il prossimo, non faceva il dito medio in piena Camera, non diceva “Make Italy great again” perché non conosceva Trump (e, a scanso di equivoci: sua sorella si chiamava Edvige, non Arianna). Gabriele D’Annunzio a Fiume non aveva il tavolo lunghissimo di Putin per tenere le distanze da Benito al posto di Macron (purtroppo sconosciuti al Vate). Margherita Sarfatti non era solo l’amante infoiata che parla come la Vanoni, ma una intellettuale, artista e mecenate. Marinetti non era un pagliaccio vestito come Totò a Capri fra gli esistenzialisti, che siede in terra nel salotto della Sarfatti e declama Zang tumb tumb come un deficiente spiritato: è il fondatore di un’avanguardia artistico-culturale che segnò tutto il secolo e a cui tuttoggi si ispira la performance art e si dedicano studi e mostre (l’ultima a Londra). Re Vittorio Emanuele III non era il nanerottolo smarrito che si inerpica su un inesistente trono a Montecitorio con le gambette a penzoloni e parla come la Littizzetto.

È il portatore del disegno politico di cooptare i fascisti, nell’illusione di plasmarli ai suoi scopi e usarli contro le sinistre (dalla Russia arrivava il contagio di una cosetta come la Rivoluzione bolscevica): un protagonista che non firma lo stato d’assedio e non ferma la marcia su Roma (un mezzo flop), non una comparsa imbelle che subisce gli eventi. E attorno a Mussolini non c’erano solo i Dumini e i Volpi, criminali comuni e futuri assassini di Matteotti: c’erano pezzi dell’Italia profonda, magmatica e contraddittoria, delle masse uscite dalla Grande guerra che si sentivano per la prima volta protagoniste, facevano la fame per la crisi galoppante, premevano alle porte del palazzo pretendendo di votare e di contare, scuotevano le tarme dell’ancien régime notabilar-liberale anche menando le mani nella lunga e violenta guerra civile su tutti i fronti (socialisti/fascisti, agrari/braccianti, padroni/operai) o, se stavano bene o benino, reclamando ordine dopo tanto caos. Ma quell’Italia, nella serie, non c’è. E, senza il senso di quella tragedia, le violenze fasciste esaltate e martellate fino allo splatter emozionano poco o nulla: arrivano a freddo, gratuite, fine a se stesse, inspiegabili perché inspiegate.

Quando si vedranno le folle oceaniche sotto il balcone di piazza Venezia, nessuno capirà perché 45 milioni di italiani fossero così entusiasticamente fascisti, più ridicoli della macchietta che li chiamava all'”Eja eja alalà”. Nessuno capirà come abbia fatto quel fenomeno da baraccone del Benito a durare 21 anni (più il truce post scriptum di Salò), ad affascinare non qualche canaglia da suburra, ma Churchill e Gandhi, a conquistare quasi tutto il meglio della futura intellighenzia, convertita all’antifascismo dopo il 25 luglio ’43 o, per maggior sicurezza, dopo il 25 aprile ’45 insieme agli stessi 45 milioni di italiani. Tant’è che il Duce al passo d’addio si lasciò sfuggire: “Come si fa a non diventare padroni in un Paese di servi?”. Già ora non si comprende perché, negli spot, il Mascellone ci dica “Seguitemi, anche voi diventerete fascisti” e, in lieve contraddizione, “Guardatevi intorno: siamo ancora tra voi”. Ma noi e voi chi? Già i fascisti su Marte di M non sono quelli di un secolo fa, figurarsi se somigliano a chi oggi davvero minaccia le democrazie: le big tech, i monopolisti dell’informazione, della censura e del pensiero unico, i governi tecnici e “migliori” che se ne fregano delle elezioni e, se non danno il risultato sperato dai “mercati”, le ribaltano o le annullano. L’unica, impressionante parentela sarebbe fra il Mussolini socialista che passa da neutralista a interventista e il partito della guerra dei nostri sinceri democratici atlantisti. Ma questi, siccome non indossano la camicia nera, sono bravi ragazzi.