BRICS alternativa al globalismo? O suo strumento?

Secondo un numero crescente di osservatori “nostri”, il BRICS non è un gruppo alternativo al globalismo, ma anzi una sua creatura.

Per Sacchetti, questa è la tesi di ciò che chiama “la falsa controinformazione” al servizio degli anglo. Posto qui il suo intervento, a cui faccio seguire alcuni dei contrari: entrambe le parti mi sembra che abbiano argomenti fondati alle loro tesi

I BRICS, Goldman Sachs e i depistaggi della falsa controinformazione

di Cesare Sacchetti

La pagina che è stata scritta la passata settimana dai BRICS è una di quelle che davvero cambierà la storia delle relazioni internazionali.

Dopo essersi riunita a Johannesburg per il suo annuale incontro, l’alleanza dei Paesi fondati originariamente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ha deciso ufficialmente di aprire le porte ad altri sei Paesi che avevano presentato domanda.

E’ così che sono entrati a far parte del club Iran, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia e gli Emirati Arabi Uniti.

Il solo fatto di vedere due Paesi quali Iran e Arabia Saudita essere parte della stessa alleanza geopolitica dovrebbe dare l’idea della rivoluzione, o forse dovremmo dire controrivoluzione, dei rapporti internazionali che è in corso.

Un tempo Teheran e Riyad erano su sponde opposte e le tensioni tra i due Paesi erano sempre costanti tanto da far pensare che una guerra tra Iran e Arabia Saudita fosse imminente da un momento all’altro.

Parliamo di due Paesi che hanno camminato su percorsi geopolitici ed economici del tutto incompatibili e in aperto contrasto gli uni contro gli altri.

Da un lato, abbiamo una nazione che è stata creata dai poteri dell’anglosfera negli anni 20 del secolo scorso e che nonostante le apparenze politiche non è mai stata realmente ostile allo Stato di Israele.

Riyad negli ultimi decenni ha portato in essere una politica estera che è sostanzialmente quella che le è stata dettata da Washington, dove le lobby sioniste e neocon l’hanno fatta da padrone indiscusse fino agli anni dell’amministrazione Trump.

Dall’altro invece abbiamo un Paese che esiste da millenni e che aveva già intrapreso negli anni 50 del secolo scorso una strada che portava lontano dagli interessi angloamericani quando salì al potere il presidente iraniano Mossadegh.

Mossadegh fu l’uomo che per primo intuì la necessità di nazionalizzare le compagnie petrolifere per impedire che l’Iran fosse ridotto ad un potentato delle famigerate sette sorelle che allora, come oggi, dominavano il mercato della distribuzione degli idrocarburi.

La visione di un Iran indipendente e libero da tali poteri fu quella che costò al presidente il rovesciamento per mano della CIA attraverso uno dei suoi famigerati colpi di Stato che hanno contraddistinto tutta la politica estera americana del secolo scorso.

Washington è stata molto più che la capitale politica degli Stati Uniti.

Washington è stata la capitale della sovversione internazionale perché la sua imponente struttura militare e di intelligence consentiva a quei poteri che dominano la Casa Bianca di rimuovere quei capi di Stato e di governo che costituivano una “minaccia” per l’anglosfera ma più in generale per tutto l’apparato mondialista fondato sulla supremazia militare della NATO.

Quando venne instaurato al potere in Iran lo scià di Persia, Teheran si ritrovò ad essere per molti anni uno Stato satellite degli Stati Uniti fino a quando la rivoluzione islamica del 1979 non restituì nuovamente a questo Paese tutta l’indipendenza e la sovranità che le erano state portate via negli anni del golpe della CIA.

I contrasti tra Riyad e Teheran non sono stati altro che il risultato di due distinte visioni fondate rispettivamente una sulla supremazia angloamericana, e l’altra invece sul principio della sovranità nazionale degli Stati.

Non sorprende quindi vedere l’Iran entrare nel mondo multipolare ma piuttosto sorprende vedere l’Arabia Saudita spostarsi dai suoi vecchi referenti per poter salire di corsa sul treno della multipolarità.

Ciò è il diretto risultato della profonda crisi dell’anglosfera dovuta soprattutto al disimpegno americano iniziato con l’era dell’amministrazione Trump e che non si è affatto arrestato con la cosiddetta amministrazione Biden ma si è invece fatto persino più intenso.

Gli Stati Uniti rifiutano il ruolo di garante dell’impero che i poteri del Council for Foreign Relations avevano concepito per essi e ciò ha portato l’architettura del mondialismo ad essere priva del suo fondamentale perno.

Al tempo stesso, a Oriente, l’alleanza dei BRICS sta sfruttando il vuoto dell’impero americano per poter costruire una valida alternativa geopolitica multipolare a quella che per decenni è stata la dittatura dell’unipolarismo americano.

Gli anni del dominio del mondo unipolare

Dopo la caduta del muro di Berlino si è indubbiamente aperto un vuoto nelle relazioni internazionali.

La logica del conflitto controllato tra i due blocchi era giunta al suo capolinea nel momento stesso in cui iniziò nei primi anni 80 l’era del presidente sovietico Gorbachev, apprezzatissimo dagli ambienti liberali dell’Occidente, e che fu di fatto il vero sicario che accompagnò all’estinzione il blocco sovietico.

L’URSS che fu creata attraverso i finanziamenti di Wall Street ai bolscevichi andava ora dismessa per poter lasciare una immensa prateria all’impero americano. La NATO che formalmente aveva esaurito la sua ragion d’essere piuttosto che essere liquidata iniziò ad espandersi sempre di più e ad annettere molti Paesi dell’Est Europa, passati da un sistema di natura collettivista ad uno nel quale gli oligarchi del neoliberismo erano i veri padroni indiscussi delle economie nazionali.

Enormi saccheggi furono perpetrati contro questi Paesi, su tutti la Russia che subì una delle privatizzazioni di massa più violente e criminali della storia moderna, forse inferiore soltanto all’altra svendita collettiva dei gioielli di Stato attuata da Mario Draghi e dagli altri agenti della finanza anglosassone a bordo del panfilo della Regina Elisabetta la notte del famigerato 2 giugno 1992.

Il mondo per anni è stato sotto il dominio indiscusso di questo potere che non ha conosciuto ostacoli fino a quando gli eventi menzionati sopra, l’era di Trump fondata sul principio della difesa della sovranità americana e il multipolarismo, non hanno portato alla conclusione dell’impero e alla fine della stagione della globalizzazione.

I BRICS, Goldman, e il depistaggio della falsa controinformazione

A questo punto dell’analisi però è necessario soffermarsi un istante su un argomento piuttosto in voga negli ambienti che noi abbiamo ribattezzato della falsa controinformazione.

E tale argomento è quello secondo il quale i BRICS sarebbero parte del disegno originario del globalismo in quanto essi non sarebbero altro che il risultato della strategia del colosso della finanza mondiale Goldman Sachs.

Tale tesi si fonda sul fatto che nel novembre del 2001 la banca newyorchese scrisse un documento intitolato “Costruire una migliore economia globale: BRICS”.

Nel documento redatto dall’economista Jim O’Neill si fanno delle considerazioni piuttosto ovvie sul fatto che la crescita dei Paesi che compongono l’acronimo BRICS, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sarà presto superiore a quella dei Paesi che invece appartengono all’eurozona.

La ragione della esplosione della crescita di questi Paesi in quegli anni e negli anni successivi è dovuta principalmente al fatto dell’apertura dei mercati internazionali.

Era iniziata da alcuni anni la stagione della globalizzazione che è stata voluta dalla finanza internazionale per consentire lo spostamento delle produzioni basate negli Stati Uniti e in Europa verso la Cina.

Il mostro cinese che ha iniziato a produrre merci a bassissimo costo e di bassissima qualità è il risultato diretto della sua ammissione al club dell’Organizzazione mondiale del commercio voluta dall’amministrazione Clinton nel 2000.

La globalizzazione potrebbe essere definita come la parte economica del fenomeno politico del globalismo.

I grandi poteri che hanno partorito tale visione quali il mondo delle banche e delle mega-corporation avevano in mente una governance globale nella quale il sistema economico dominante era quello del neoliberismo.

E poter lanciare il suo assalto all’industria Occidentale, le lobby neoliberali avevano bisogno di un enorme bacino di prodotti a basso costo per deindustrializzare l’Europa e gli Stati Uniti e creare un’economia dove la classe media viene letteralmente spazzata via.

Le statistiche degli ultimi 20 anni sono lì a ricordarci i “successi” della globalizzazione che ha trasferito le risorse economiche nelle mani di un ristretto manipolo di capitalisti transnazionali.

Era del tutto naturale dunque che Goldman predicesse l’esplosione di mercati quali quelli indiani e cinesi.

Ciò però ci porta a considerare l’”argomento” della falsa controinformazione che in base a tale documento afferma che alla fine i BRICS non sono altro che l’altra faccia della medaglia del globalismo.

Innanzitutto, occorre fare ciò che questo filone disinformativo non fa. Occorre contestualizzare. Siamo nel 2001 e allora l’idea di un mondo multipolare nemmeno esisteva.

I Paesi dei BRICS erano dominati da leader che non avevano nessuna seria intenzione di ostacolare il dominio dell’anglosfera o di opporsi all’idea di un mondo che non fosse quello fondato sulla supremazia di una governance globale.

La presidenza di Putin muoveva i suoi primissimi passi quando sostituì l’anno precedente il fantoccio della CIA, Boris Eltsin, che aveva consentito il saccheggio del 1992 e che era oggetto di derisione nei consessi internazionali per i suoi evidenti problemi di alcolismo.

Solamente negli anni successivi iniziano ad essere seminati i primi germogli della nuova politica estera del presidente russo che oggi sono divenuti la robusta pianta del multipolarismo.

Vladimir Putin è l’uomo che restituisce sovranità e soprattutto dignità ad una Russia sin troppo vilipesa sui tavoli internazionali.

E la sua visione di politica estera e internazionale è sostanzialmente la stessa di quella che ha oggi.

I suoi interventi sono lì a testimoniare che il presidente russo ha sempre puntato la bussola della sua politica estera sul multipolarismo.

Il discorso che Putin ha tenuto nel 2007 alla conferenza di Monaco è esemplare a questo proposito.

Davanti a lui c’erano gli esponenti di quel mondo Euro-Atlantico che avevano stabilito arbitrariamente di essere loro i signori della storia e del mondo intero.

Il presidente russo denuncia immediatamente la diplomazia delle bombe che aveva portato quattro anni prima a radere al suolo un Paese, l’Iraq, solamente perché il suo leader, Saddam Hussein, era divenuto un intralcio per le lobby neocon di Washington.

La stessa logica delle bombe era stata applicata ad un altro leader, Muhammar Gheddafi, che venne ucciso nel 2011 per mano della NATO in quella che si può definire come uno dei più atroci crimini di guerra commessi dal patto atlantico.

E anche in quegli anni, Putin denunciò la logica della NATO fondata sugli assassinii politici di tutti quei leader che rappresentavano una “minaccia” per i tiranni dell’atlantismo.

La Russia parlava già sedici anni fa dell’esigenza di costruire un mondo multipolare che fosse fondato non sulla supremazia di un impero ma piuttosto sul rispetto della sovranità nazionali.

Un blocco che non fosse fondato sull’ipocrita principio dell’esportazione del culto liberale dei diritti umani ma su quello del rispetto delle culture di ogni singolo Paese del pianeta.

È così che nel 2009 nascono ufficialmente i BRICS. Per cercare di mostrare al mondo un’alternativa che non sia quella del vassallaggio all’impero anglo-americano ma una dove le nazioni hanno la possibilità di potersi sviluppare e poter dire la loro sui tavoli internazionali.

È vero che Goldman Sachs può aver per prima creato l’acronimo BRICS nel suo documento del 2001, ma l’alleanza geopolitica fondata dalla Russia negli anni successivi nulla ha a che vedere con le aspettative e i propositi del colosso bancario.

Goldman voleva un mondo dove al centro ci fosse una governance globale. Goldman voleva in altre parole annettere i Paesi dei BRICS nel 2001 per evitare che importanti economie fossero escluse dal progetto e che queste potessero poi compromettere in qualche modo il dominio del globalismo.

Lo stesso economista della banca d’affari ha smentito che il suo documento fosse una sorta di benedizione a quanto poi faranno i BRICS negli anni successivi. Al contrario, O’Neill si è dimostrato molto critico sin dai primi istanti delle idee del mondo multipolare ed è stato lui stesso a dirlo in un suo articolo su Project Syndicate.

Questa era dunque l’esigenza che portò Goldman a scrivere quel documento. Ciò non toglie però che alcuni Paesi dei BRICS siano stati effettivamente per molti anni il motore propulsore della globalizzazione come è stata indubbiamente per la Cina.

Il divorzio della Cina dal globalismo

Ciò ci riporta a quanto abbiamo detto poco prima. È necessario contestualizzare per poter leggere con un minimo di logica gli eventi degli ultimi anni.

Quando Soros nel 2010 tesseva le lodi della Cina lo faceva perché a quell’epoca Pechino non aveva mostrato nessuna intenzione di disallinearsi da questi poteri.

Quando però lo stesso Soros nel 2019 affermava che la Cina da lui tanto decantata negli anni prima era divenuta una minaccia per la società aperta, è evidente che l’idillio degli anni precedenti si era interrotto.

La Cina sotto la leadership di Xi Jinping non ha mostrato tanto un Paese interessato a fondere la sua sovranità in una struttura sovranazionale quanto uno più incline a rafforzare la propria autonomia e spesso a perseguire i propri interessi economici senza alcuna remora o scrupolo.

L’avvicinamento della Cina alla Russia non ha portato però ad uno sbilanciamento dei rapporti tra i due Paesi a favore di Pechino.

In questo momento, è indubbiamente la Russia il Paese protagonista della nascita del mondo multipolare. È la Russia il Paese che sta accompagnando la decolonizzazione africana ed è la Russia il Paese che sta assestando la spallata decisiva alla NATO con la guerra in Ucraina.

La Cina di Xi Jinping ha compreso che il percorso migliore di politica estera per preservare la propria sovranità non è certo quello di seguire la strada del mondo Euro-Atlantico in declino ma piuttosto quello di rafforzare sempre di più i rapporti con la Russia e i BRICS.

L’approccio poi della Russia ai rapporti di politica estera è lì a smentire qualsiasi mistificazione della falsa controinformazione al riguardo del mondo multipolare.

Si prenda, ad esempio, la situazione africana. Quale Paese europeo ha cancellato debiti di miliardi di euro verso i Paesi africani e quale Paese europeo sta aiutando questi Paesi a conquistare la sovranità che nazioni coloniali come la Francia avevano loro sottratto?

La risposta è: nessuno. Solo la Russia ha intrapreso questo inedito percorso. La Russia ha dimostrato di essere un Paese che tratta da pari gli altri Paesi a differenza dell’anglosfera che l’unico rapporto di amicizia che prende in considerazione è quello di una colonia che obbedisce ai desiderata del padrone.

C’è un certo ingannevole pensiero gnosticista che vuole assimilare tutto e tutti e far credere che non esistano differenza di sorta tra i poteri del mondialismo e coloro che invece gli si oppongono da ormai 20 anni.

E tale pensiero è il risultato di una massiccia campagna disinformativa concepita nelle stanze dei servizi Occidentali che si premurano di togliere alle masse ogni possibile riferimento attraverso un esercito di propagandisti prezzolati che veicolano tale messaggio.

Tale messaggio è appunto ciò che abbiamo detto fino ad ora.  È una menzogna smentita facilmente da fatti inconfutabili.

Sacchetti replica ad argomenti come quelli che seguono:

Vertice BRICS: l’ultimo chiodo nella bara del multipolarismo

di Iurie Rosca – August 27, 2023

Devo ritornare al mio precedente articolo dedicato allo stesso evento[1] – “I BRICS minacciano l’agenda globalista?” – perché mi è sfuggito un dettaglio eclatante che in realtà rappresenta la chiave di lettura di questo conglomerato statale visto da alcuni come garanzia di un futuro luminoso e non imperialista, in cui le nazioni saranno in un continuo stato di giubilo, cooperazione e prosperità. Materiale, ovviamente, perché questo paradigma non solo è dominante, ma è l’unico valido al momento.

Si sa che è meglio nascondere una cosa quando la si mette nel posto più visibile. Questo è esattamente ciò che è successo in quell’incontro internazionale, almeno per me. Ringrazio ancora una volta il mio amico Jesse Zurawell di TNT Radio, New York, per avermi messo in guardia su questo tema.

Quindi, per capire l’essenza di questa organizzazione piuttosto amorfa ed eclettica era sufficiente notare il nome dell’evento di Johannesburg, in Sudafrica, dal 22 al 24 agosto.

“Il tema della sessione è “BRICS e Africa: Partnership per la crescita reciprocamente accelerata, lo sviluppo sostenibile e il multilateralismo inclusivo“.  [enfasi mia]

Come vediamo, “l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile” è la missione principale di questo gruppo di Paesi.

Questa strategia di reimpostazione del mondo nell’interesse dell’élite globalista, che nasce dalle elaborazioni del Club di Roma nei documenti ufficiali del Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992[2], trova la sua continuazione in un altro evento delle Nazioni Unite che si è svolto nella stessa città sudafricana due decenni fa[3]. Cito dal sito ufficiale delle Nazioni Unite:

“La piena attuazione dell’Agenda 21, il Programma per l’ulteriore attuazione dell’Agenda 21 e gli impegni per i principi di Rio sono stati fortemente riaffermati al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (WSSD) tenutosi a Johannesburg, in Sudafrica, dal 26 agosto al 4 settembre 2002”.

Infine, c’è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015 che ha rinfrescato la strategia globalista di imporre un’unica direzione a tutti i Paesi del mondo, nota colloquialmente come Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Tutte queste cose noiose che ho invocato sopra sono ben note a un pubblico informato. Ma le cito qui solo per dimostrare che il BRICS non si è discostato di una virgola dal piano generale di instaurare il Nuovo Ordine Mondiale profetizzato dai globalisti, e nelle funzioni di un governo mondiale non dichiarato ha preso il controllo dell’ONU nella sua interezza.

Cosa resta dunque della pretesa di una nuova architettura delle relazioni internazionali? Qual è la grande frattura geopolitica compiuta dai BRICS? E cosa può significare qualsiasi cambiamento cosmetico nel sistema internazionale se il gioco è condotto dalle stesse entità private globaliste che controllano le Nazioni Unite? La regola dell’aritmetica ci insegna che cambiare il posto dei termini non cambia il risultato. E le stesse premesse portano agli stessi risultati. Soprattutto quando la forza motrice rimane la stessa.

Vale la pena ricordare che l’idea stessa di creare questo conglomerato di Stati con l’acronimo BRICS non è nata all’interno di nessuno di essi, ma è opera della megacorporazione transnazionale Goldman Sachs, uno degli attori principali nel mondo degli squali finanziari[4]. Noto anche che Goldman Sachs è uno dei principali proprietari della Fed, che a un certo punto ha capito che questo gruppo di Paesi poteva rappresentare un’enorme opportunità per nuovi investimenti.

L’intenzione stessa di lanciare una possibile nuova moneta che sostituisca il dollaro negli scambi tra i Paesi BRICS, anche se rappresenterebbe un pericolo per il dominio americano, non metterebbe necessariamente in pericolo la plutocrazia mondiale. Tale valuta potrebbe avere un valore se, a differenza del dollaro, fosse convertibile in oro. E il primo controllore dell’oro al mondo è ancora il clan Rothschild. La cleptocrazia mondiale è per eccellenza apolide, e nel corso della storia del capitalismo è migrata con successo dalle città italiane ai Paesi Bassi, poi al Regno Unito e, dopo la seconda guerra mondiale, agli Stati Uniti. Quindi cosa ci fa credere che queste entità extraterritoriali non possano avere lo stesso successo verso la Cina e gli altri Paesi BRICS?

Non insisteremo su chi ha istigato le due guerre mondiali e su chi ne ha tratto vantaggio. Non ricorderemo nemmeno chi è stato all’origine della Società delle Nazioni dopo la Prima Guerra Mondiale, e dopo la Seconda Guerra Mondiale ha prodotto le Nazioni Unite. Ma è bene non dimenticare il ruolo degli eterni filantropi del clan Rockefeller nella creazione e nel sostegno dell’ONU:

“Il profondo interesse di JDR Jr. per le relazioni internazionali si rifletteva nei suoi numerosi contributi alle cause internazionali. Il più importante è stato forse il suo dono di 8,5 milioni di dollari nel dicembre 1946 per l’acquisto del terreno per la sede permanente delle Nazioni Unite a Manhattan. In precedenza, JDR Jr. aveva donato l’edificio della biblioteca di Ginevra alla Società delle Nazioni”[5].

E se conosciamo queste verità storiche che hanno ridisegnato il mondo nel XX secolo, perché non ammettere che nel XXI secolo, mentre è in corso la Terza Guerra Mondiale nella sua forma ibrida, la stessa élite globalista non farebbe la stessa manovra, preparando la riforma delle Nazioni Unite? Il Segretario generale dell’ONU Guterres ha sottolineato nel suo discorso al vertice BRICS di qualche giorno fa questa idea come esca per il pubblico.

Ora concentriamoci un po’ su due termini presenti nel nome del vertice BRICS di Johannesburg, ovvero “Multilateralismo inclusivo”. Il termine “inclusivo” è stato recentemente promosso dai leader del capitalismo corporativo insieme a nozioni come “partenariato pubblico-privato” come espressione della definitiva subordinazione degli Stati agli interessi privati dei “padroni del denaro” che si preparano a diventare padroni del mondo.

Il cosiddetto Consiglio del Capitalismo Inclusivo è stato creato l’8 dicembre 2020[6]. Riunisce tutti i principali gangster del Big Money, che si sono lanciati usando Papa Francesco come marchio. Questo papa è un fedele servitore dell’élite globalista, che sostiene sia l’agenda LGBT che il mito del riscaldamento globale e qualsiasi altra iniziativa del capitalismo corporativo. I veri leader di questa mafia internazionale che ha subordinato tutti gli Stati e tutte le organizzazioni internazionali non si nascondono nemmeno troppo. Vi prego di applaudire il VIP n. 1 di questa fantastica iniziativa per rendere felice l’umanità, la signora Lynn Forester de Rothschild:

“Lynn Forester de Rothschild è socio fondatore e amministratore di Inclusive Capital Partners, che cerca di ottenere rendimenti positivamente differenziati mettendo in campo le sue competenze di governance e la sua disciplina di investimento di valore per migliorare le prestazioni ambientali e sociali delle imprese in cui investe. È anche fondatrice della Coalition for Inclusive Capitalism e del Council for Inclusive Capitalism[7]”.

Torniamo al termine “multilateralismo”. Non mi addentrerò nel tema delle varie scuole nel campo delle relazioni internazionali; Kissinger lo ha fatto per tutti a suo tempo. Mi limito a rimandarvi alla pagina di Wikipedia[8] su questo argomento, citando una sola frase di questa fonte:

“Le organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite (ONU) e l’Organizzazione Mondiale del Commercio, sono di natura multilaterale”.

Suona bene, ma funziona male. Chi è in grado di cogliere il quadro generale sa che dietro a persone come Guterres ci sono i veri protagonisti. E l’imposizione infida e morbida di un’agenda comune a tutti gli Stati attraverso tali organizzazioni è una tecnica verificata dei globalisti.

Pertanto, date le circostanze sopra menzionate, sottolineo ancora una volta che i BRICS non sono un’alternativa alla governance globale dei globalisti, ma una parte integrante di essa. E l’esistenza di grandi rivalità e persino di guerre tra i vari gruppi di Stati non contraddice affatto la loro agenda comune tracciata dall’alto attraverso l’ONU o l’OMS. Al contrario, queste divisioni e questi conflitti servono da eccellente paravento per far avanzare la strategia globalista.

Lascio ai praticanti della geopolitica onirica o, se volete, del realismo magico nelle relazioni internazionali (termine preso in prestito dalla letteratura) il compito di teorizzare l’emergere di poli alternativi al sistema globalista. Personalmente, preferisco la verità, che diventa davvero eclatante.

In conclusione, ritorno alla tesi esposta nel titolo di questo articolo. Il recente vertice dei BRICS ha messo l’ultimo chiodo sulla bara del multipolarismo. Il resto è solo un’illusione, una confusione tra la realtà e il desiderabile o talvolta pura propaganda.

[1] https://telegra.ph/Does-BRICS-threaten-the-globalist-agenda-08-24

[2] https://sustainabledevelopment.un.org/outcomedocuments/agenda21

[3] https://sustainabledevelopment.un.org/milesstones/wssd

[4] https://www.goldmansachs.com/intelligence/archive/building-better.html https://www.investopedia.com/terms/b/brics.asp, https://www.cnbc.com/video/2022/09/12/brics-how-a-goldman-sachs-acronym-became-a-strategic-economic-bloc.html

[5] https://dimes.rockarch.org/agents/StJ2oY6P3jzUEnLxquKVLT

[6] https://www.inclusivecapitalism.com/about/; https://www.youtube.com/watch?v=USWLnN-jkJo

[7] https://www.inclusivecapitalism.com/news-insights/lynn-forester-de-rothschild-on-launching-the-council/

[8] https://en.wikipedia.org/wiki/Multilateralism

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Qui Asaf:

Asaf, [28/08/2023 19:52]

CONSIDERAZIONI SUI BRICS E L’AGENDA 2030 ALLA LUCE DELLA DICHIARAZIONE DI JOHANNESBURG 2023

(https://press.russianews.it/press/xv-vertice-dei-brics-tutti-i-punti-della-dichiarazione-finale/)

Tempo fa, sollevai la questione dei BRICS e dell’Agenda 2030. Molti non gradirono la cosa. Ma alla luce dell’ultima dichiarazione dei BRICS a Johannesburg e della loro ennesima conferma di perseguire l’Agenda 2030, le vaccinazioni per future pandemie – si pensi a Xi Jinping che accoglie Bill Gates e lo chiama amico – cosa dobbiamo pensare? In Russia, come anche negli altri Paesi BRICS, ci sono delle élite nazionali che si stanno affrancando dall’egemone ma che ancora ne conservano i tratti globalisti. Allo stesso tempo, ci sono i patrioti che spingono per mettere in minoranza i filo-occidentali, e terzi che cercano di contemperare le due visioni opposte.

I russi nono sono tutti uguali. Ci sono i veri patrioti, i filoccidentali moderati e gli oligarchi amici di Washington. Esaminando quanto accade, appare evidente come alcuni Stati appartenenti al nuovo ordine multipolare stiano con due piedi in due staffe, sempre pronti a rivolgersi agli amici americani quando lo ritengono opportuno. L’adesione all’Agenda 2030 da parte dei BRICS (Russia compresa!), come anche l’adesione al programma globale dell’OMS e ad altre misure di stampo globalista potrebbero far pensare che il nuovo ordine multipolare sia, in realtà, un accordo tra gli oligarchi un tempo vassalli e l’egemone – US- per il controllo regionale del mondo. Ricorda un po’ la battaglia di Legnano tra l’imperatore Federico Barbarossa, che cercò di estendere l’egemonia del Sacro Romano Impero sui comuni dell’Italia settentrionale, e la Lega lombarda, per cui la battaglia ebbe esito positivo. In termini economici, potremmo dire che si sta passando dal un sistema monopolistico (sistema unipolare capeggiato dagli USA) ad un sistema oligopolistico, in cui ogni élite governa la propria regione di competenza senza l’ingerenza americana. Se tale ipotesi fosse avvalorata dal tempo, gli USA diverrebbero primi inter pares.

Saranno i leader dei BRICS in grado di liberarsi delle ultime riserve globaliste? O stiamo semplicemente assistendo al cambio della guardia?

Questa è solo una mia lettura, frutto di riflessioni condivise con altri analisti che conoscono bene la realtà russa e dei Paesi BRICS. Una nota: il QFS (Quantum Financial System) (https://www.youcanprint.it/sovranita-debito-e-moneta/b/5fce4a04-262c-59a1-bfb6-5313289468a3) di cui ho scritto (QUI (https://www.youcanprint.it/sovranita-debito-e-moneta/b/5fce4a04-262c-59a1-bfb6-5313289468a3)) è uno strumento buono se in buone mani.

Di seguito alcuni articoli della dichiarazione su Agenda 2030, vaccini BRICS e pandemie future, sistemi sanitari resilienti, etc. Davanti a queste evidenze, voglio vedere cosa hanno da dire quelli che accusano sempre gli altri di falsa contro-informazione ogni volta che hanno qualche dubbio sulla “santità” dogmaticamente proclamata dei vari Putin, Trump, etc. … Avranno il coraggio di prendere coscienza della realtà e di rispondere?

Dichiarazione di Johannesburg II

BRICS e Africa: partenariato per una crescita reciprocamente accelerata,

Sviluppo sostenibile e multilateralismo inclusivo

Sandton, Gauteng, Sud Africa

Mercoledì 23 agosto 2023

Art. 31

Riconosciamo l’importante ruolo dei paesi BRICS che lavorano insieme per affrontare i rischi e le sfide per l’economia mondiale nel raggiungimento della ripresa globale e dello sviluppo sostenibile. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, approfondire la cooperazione economica e lavorare per realizzare una ripresa economica forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva. Sottolineiamo l’importanza di continuare l’attuazione della Strategia per il Partenariato Economico BRICS 2025 in tutti i percorsi ministeriali e nei gruppi di lavoro pertinenti. Cercheremo di identificare soluzioni per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Art. 64

Ci impegniamo a intensificare i nostri sforzi per migliorare la nostra capacità collettiva di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie globali e per rafforzare la nostra capacità di combattere collettivamente tali pandemie in futuro. A questo proposito, riteniamo importante continuare il nostro sostegno al Centro virtuale di ricerca e sviluppo dei vaccini BRICS. Attendiamo con impazienza lo svolgimento della riunione di alto livello sulla prevenzione, preparazione e risposta alla pandemia, che si terrà il 20 settembre 2023 presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e chiediamo un risultato che mobiliti la volontà politica e una leadership continua su questo argomento. questione.

Art. 65

Riconosciamo il ruolo fondamentale dell’assistenza sanitaria primaria come fondamento fondamentale per l’assistenza sanitaria universale e la resilienza del sistema sanitario, nonché per la prevenzione e la risposta alle emergenze sanitarie. Riteniamo che la riunione ad alto livello sulla Universal 19 La copertura sanitaria (UHC), che si terrà all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2023, rappresenterebbe un passo fondamentale per mobilitare il massimo sostegno politico per l’UHC come pietra angolare per il raggiungimento dell’SDG 3 (buona salute e benessere). Ribadiamo il nostro sostegno alle iniziative internazionali, con la leadership dell’OMS, sulla lotta alla tubercolosi (TBC) e non vediamo l’ora di impegnarci attivamente nella riunione di alto livello delle Nazioni Unite sulla tubercolosi che si terrà a New York nel settembre di quest’anno e incoraggiamo una dichiarazione politica assertiva.

XV Vertice dei BRICS: tutti i punti della dichiarazione finale

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