Bancarotta FTX. Il crollo del criptomiliardario democratico.

di Roberto PECCHIOLI

Ci sono eventi importanti che passano in gran parte inosservati: distrazione del pubblico e scelta precisa dei padroni delle notizie che purtroppo sono anche i padroni di tutto il resto. Uno di questi è il repentino crac della mega piattaforma di criptovalute FTX del giovane miliardario americano di origine ebraica Sam Bankman Fried.

Il fatto è significativo per tre ordini di motivi; innanzitutto per l’enormità delle somme evaporate: il buco è di almeno dieci miliardi di dollari, la fortuna personale di SBF – così era chiamato negli ambienti finanziari – ammontava a sedici miliardi; poi perché è un segnale della crisi del mercato delle criptovalute, esploso in pochissimi anni; infine in quanto FTX ha chiari legami con i piani alti del potere mondialista, dal partito democratico e dal Deep State Usa al Forum di Davos, passando per rapporti opachi con l’Ucraina.

Il Forum Economico Mondiale fino a pochi giorni fa ostentava sul proprio sito il logo dei FTX e citava tra i suoi partner la società con sede alle Bahamas (un paradiso fiscale), “costruita da operatori commerciali per operatori commerciali”, capace di offrire “prodotti innovativi”. Ci asterremo dunque da sospettare che il sistema criptovalutario possa essere anche un eccellente mezzo di riciclaggio di denaro e di regolazione di transazioni sporche o segrete. Lo stesso SBF è stato tra i relatori a Davos lo scorso maggio: non certo uno sconosciuto per l’élite. I legami con il WEF riguardano anche la famiglia: fa parte dell’organizzazione una zia, epidemiologa (!?!) presso la Columbia University, Linda P. Fried.

Facciamo un minimo di chiarezza, anche a noi stessi. La criptovaluta è una moneta virtuale che costituisce una rappresentazione digitale di valore; può essere utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento. Le criptovalute sono trasferite, conservate o negoziate elettronicamente in vere e proprie borse online. La tecnologia su cui si basano è la cosiddetta blockchain, una struttura dati condivisa e immutabile, un registro digitale le cui voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico, la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Le più note criptomonete sono Bitcoin, Ripple, Ethereum, Cripto.com, tutte investite da mesi da un’eccezionale ondata di ribassi.

Sono molti a non credere più nel radioso avvenire di questa valuta innovativa, su cui sono riposte molte speranze di sconfiggere il monopolio delle banche centrali. Fu Friedrich Von Hajek a immaginare per primo un’evoluzione del sistema monetario in forma diffusa, pur non potendo ancora immaginare le possibilità tecnologiche informatiche digitali.

Il fallimento di FTX lascia scoperti centinaia di migliaia di investitori, tra i quali molti italiani e getta ulteriori ombre sul casinò virtuale che è diventata la finanza, paradiso degli usurai e salvagente dei malavitosi. Bankman Fried- che aveva in portafogli fondi come Black Rock e Soft Bank- è accusato di vare utilizzato il denaro dei clienti per finanziare in operazioni spericolate la società sorella di FTX, Alameda Research. Fin qui, si tratta di film già visti. La novità è l’evidente contiguità tra il livello più alto del potere USA e l’ambizioso giovanotto. Circolano fotografie di Bill Clinton sul palco di un evento alle Bahamas lo scorso aprile accanto a SBF, insieme con l’ex primo ministro britannico Tony Blair.

Amicizie e partenariati molto importanti, da analizzare con attenzione, giacché Bankman Fried aveva espresso l’ambizione di diventare un attore politico. Dalla parte della sinistra liberal, ovvio. Poco tempo fa dichiarò di voler spendere un miliardo di dollari per il ciclo elettorale presidenziale del 2024 a favore del Partito Democratico. Dopo George Soros, che ha “investito” nelle elezioni di medio termine oltre cento milioni di dollari, – sempre a favore dell’Asinello- SBF è stato, con circa settanta milioni, il secondo donatore del partito dell’establishment, della finanza e degli apparati riservati Usa, i più spietati guerrafondai del pianeta.

Il ruolo di Bankman Fried non si esaurisce qui: il governo ucraino ha ammesso di aver utilizzato la piattaforma FTX per destinare parte delle risorse inviate dal governo Usa per la guerra. La parte non immediatamente utilizzata è stata capitalizzata in FTX, che ha investito le risorse nella criptovaluta FTT Token, trasferendo i profitti agli stessi ambienti che sostengono l’invio di fondi in Ucraina. Denaro dei contribuenti americani potrebbe essere stato utilizzato per riciclare denaro e finanziare campagne politiche usando l’Ucraina come schermo umanitario e intermediario.

Socio di FTX è anche Jan Koum, ucraino, co-fondatore di Whatsapp, venduta a Zuckerberg nel 2014 per la bazzecola di 19 miliardi. SBF, da buon oligarca americano (pardon, miliardario, gli oligarchi abitano a Mosca) ha costituito una fondazione filantropica, che ha assegnato una sovvenzione di cinque milioni a Pro Publica, una ONG giornalistica, “per sostenere la ricerca sulla preparazione alla pandemia di Covid 19, la biosicurezza e la salute pubblica” Ha consulenti di relazioni con i media per promuovere i suoi progetti, tra i quali la preparazione per nuove pandemie. Ventisette milioni sono andati a Project Our Future, organizzazione a supporto degli esponenti democratici attivi sui temi epidemici. E’ impressionante come tutto si tenga, ai piani alti del Dominio. C’è molto di criminale nel sistema e coperture ai livelli massimi.

FTX ha prestato dieci miliardi di dollari ad Alameda Research che a sua volta l’ha investiti in criptovalute in perdita. Un gigante del settore, Binance, possedeva gran parte della “valuta di FTX. L’annuncio di avere venduto tutto è stata la mossa che ha distrutto il concorrente. L’intero sistema di SBF è crollato. Tutto appare come un’enorme frode, facilitata da un meccanismo che forse tanto impermeabile non è. Risulta che a ottobre un’altra criptovaluta, Crypto.com, aveva accidentalmente inviato circa 400 milioni di dollari in Ethereum a un portafogli collegato a Gate.io, piattaforma di trading online e scambi di criptovaluta.

Bankman-Fried aveva altresì creato una “backdoor” nel sistema di contabilità di FTX, ossia una porta di comunicazione “sul retro” che dà la possibilità di accedere da remoto al sistema informatico. La backdoor illegale avrebbe permesso di evadere ordini senza apparenti modifiche dei registri finanziari. Una grave vicenda di malaffare finanziario che dovrebbe provocare una ripulsa morale unita a concrete misure politiche per tagliare le unghie agli speculatori. Impossibile, poiché “al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico. (Bertolt Brecht).

Esistono altri aspetti della vicenda di Bankman Fried (una tipica storia americana, ma senza lieto fine, specie per gli investitori) che lasciano senza fiato.

SBF (j)  ha costituito FTX pochi giorni dopo l’annuncio della candidatura di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti ed è subito diventato uno dei suoi più cospicui donatori: avrà utilizzato l’esperienza della madre, fondatrice di organizzazioni politiche progressiste dedite alla raccolta di fondi. Non pochi candidati largamente provvisti di denaro da Bankman Fried sono stati eletti o rieletti nelle recenti elezioni. Ovvio l’imbarazzo del partito democratico e di molti organi di stampa fiancheggiatori. E’ coinvolta direttamente la Casa Bianca, dove un operatore in criptovalute sotto indagine federale per malversazione di miliardi ha tenuto riunioni di alto livello pochi mesi fa, mentre il Congresso discuteva sulla regolamentazione del settore.

Le rivelazioni, se confermate da indagini indipendenti, sono gravissime. SBF ha incontrato il 22 aprile e il 12 maggio il principale consigliere di Biden, Steve Ricchetti e il 13 maggio Charlotte Butash, consigliere del vice capo dello staff della Casa Bianca, secondo i registri dei visitatori della Casa Bianca esaminati da Washington Free Beacon, un sito giornalistico conservatore.  All’epoca, FTX stava facendo pressioni sul Congresso e sulle agenzie federali Usa per modificare la regolamentazione delle criptovalute.

In alcuni di questi incontri, Bankman-Fried è stato accompagnato da Mark Wetjen, responsabile della politica e della strategia normativa di FTX, che ricoprì sotto la presidenza Obama il ruolo di commissario della Commodity Futures Trading Commission, l’agenzia federale incaricata del controllo del mercato dei prodotti finanziari sulle materie prime. Le riunioni sono avvenute settimane dopo che funzionari della Casa Bianca avevano incontrato il fratello, incaricato delle relazioni politiche del miliardario. Bankman-Fried ha visitato la Casa Bianca il 7 marzo con Jenna Narayanan, una stratega democratica che ha lavorato per la Democracy Alliance, rete di ricchi donatori di cause liberal.

Bankman-Fried ha esercitato pressioni per un disegno di legge proposto dalla presidente (democratica) della commissione agricoltura del Senato Debbie Stabenow volta a investire la Commodity Futures Trading Commission dei controlli sul mercato delle criptovalute. Lo stesso SBF ha fatto donazioni alla campagna elettorale della Stabenow e di altri membri della commissione di entrambi i partiti. Un turbinio di notizie, un groviglio di relazioni che rende chiaro come i sistemi politici occidentali siano corrotti sino al midollo e soprattutto che in essi nulla conta la volontà, la sovranità e gli interessi popolari.

Qualche riflessione la merita anche il sistema delle criptovalute, il cui documento di fondazione è stato redatto sotto il nome fittizio di Satoshi Nakamoto. Al di là delle intenzioni – e delle possibilità di sottrarsi, attraverso la tecnologia criptovalutaria, alla dittatura monetaria delle banche centrali – molti osservatori pensano che il progetto possa servire per ingenti spostamenti segreti di denaro.

Tutti conoscono le difficoltà e gli ostacoli nelle transazioni finanziarie. Il sistema blockchain, un meccanismo di contabilità che mantiene un registro pubblico di ogni transazione, è molto complicato e non ha la velocità dei sistemi dei grandi emittenti di carte di credito. Inoltre, non è gradito a molti – e talvolta pericoloso- che ogni transazione privata sia registrata in un libro mastro pubblico consultabile. Ciò rende difficile il vero anonimato di questi movimenti, alla mercé di chi possiede le reti di comunicazione e il sistema degli algoritmi. La quantità della valuta cripto è altresì limitata, gli scambi e l’intero meccanismo non è ancora seriamente regolamentato, quindi poco sicuro, aperto a frodi come quella di FTX.

Il rischio è che diventi- anziché uno strumento di liberazione e apertura- una modalità ulteriore dei vari “schemi Ponzi” della storia finanziaria, castelli di carte destinati a intrappolare investitori attratti dalla novità, dalla proclamata sicurezza, oltreché dai rendimenti e dalla possibilità di sottrarsi al fisco. Tutte opportunità assai interessanti anche per organizzazioni criminali, servizi segreti, trafficanti di armi e di esseri umani.

Non è cambiato molto, temiamo, a parte i mezzi, dai tempi dei corsari al servizio della corona britannica, dei mercanti di schiavi, della bolla dei tulipani nell’Olanda del XVII secolo e dallo schema finanziario dello scozzese John Law che all’inizio del Settecento mise in ginocchio la Francia. Soprattutto, meravigliano la ripetitività dei problemi e delle truffe, le coperture politiche e la difficoltà a comprendere i meccanismi truffaldini. Un gigantesco gioco di specchi, un vorticoso sistema di prestigiatori e di scatole cinesi che sfrutta l’avidità e la nostra ignoranza per generare ingiustizia.

Non all’ombra del potere, ma essendo esso stesso potere, tanto abile da mettere a carico nostro le perdite. Loro, troppo grandi per fallire. Noi, troppo piccoli per reagire e, purtroppo, per capire.

L’ebreo dietro la massiccia frode crittografica FTX

Le pratiche losche di Sam Bankman-Fried, Alameda e FTX e le frodi massicce vanno molto più in profondità di quanto pensassimo.