Le “idee sbagliate”, e il presepe senza volto

Cronache dal bosco. Qui in alto tutto bene: l’aria è pura, “si può vedere più vasta parte di mondo che mai per l’innanzi” ( Così parlò Zarathustra). Le stelle sono più vicine e vano è il chiacchiericcio di chi sta sotto. Si fanno strane riflessioni tra il serio e il faceto. Ad esempio che sulla fisiognomica umana non aveva tutti i torti il positivista Cesare Lombroso. Abbiamo acceso la TV e ci è capitato di vedere una signora di cui tutto, anche in assenza di audio, dal taglio dei capelli all’abbigliamento sino a una certa impostata durezza del volto atteggiato a sdegno moralistico, mostrava l’appartenenza alla tribù progressista, sottospecie intellettuale. Pontificava su un tema imperdibile: la democrazia può ammettere le idee sbagliate?

Esibiva il grottesco suprematismo di chi strologa pensoso di “idee sbagliate” senza nemmeno un punto interrogativo, tanto dava per scontati i suoi postulati. Un esempio dello sfacciato suprematismo etico di “color che sanno”. La loro scienza finisce sovente in invettiva contro il fascismo eterno, epitome di ogni male del mondo. Chi trova un nemico trova un tesoro. Le cui idee , specie se non ci si prende il disturbo di valutarle, sono sempre “sbagliate”. Accusa, giudice, carceriere, tutto nella stessa persona. E tutto- va da sé- in nome della democrazia e della libertà. Anche il febbrile Saint Just, il rivoluzionario più coerente, sbraitava contro i nemici della libertà, a cui si doveva togliere la libertà in nome
della stessa. Finì anch’egli sotto la lama di Louisette, il nomignolo della ghigliottina. C’è sempre qualcuno più puro che li epura. Nessuna minaccia, solo la constatazione della noia ripetitiva di un pensiero in fase terminale. Parla per anatemi, sbava come il cane di Pavlov al suono della campanella e si conoscono in anticipo i suoi frusti argomenti. Luoghi comuni pronunciati con l’indice accusatore ed il volto atteggiato a cupo moralismo. O forse è cattiva digestione.
Subito si è affacciata la libera associazione , la tecnica psicanalitica che invita a esprimere senza censure pensieri, idee, immagini, sensazioni che affiorano alla mente. Abbiamo pensato al rapporto del Censis di pochi giorni fa. Tre quarti degli italiani non crede più alla politica né ad alcun principio o valore collettivo. Un popolo che non partecipa, indifferente, che si astiene dalla partecipazione pubblica–la libertà dei moderni prescritta dal liberale Constant- pacifista per paura e assenza di spirito comunitario, non per imperativo morale.

Tre italiani su dieci sembrano preferire un regime autoritario e la schiacciante maggioranza, a dare retta al rapporto, si rifugia nella sessualità. Compulsiva, sganciata dall’amore e dalla funzione sua propria, la possibilità di procreare. Secondo il Censis il rapporto “restituisce l’immagine di un età selvaggia in cui si sgretolano i vecchi argini del Novecento senza intravvedere un orizzonte condiviso. “La pensiamo all’opposto: abitiamo da casuali contemporanei un’Italia non selvaggia, piuttosto addomesticata, senza punti in comune, ridotta al culto del “ particulare” , rinchiusa nei fatti propri, capace di accettare tutto- anche la perdita della libertà- pur di essere lasciata in pace. La stanchezza della vecchiaia. La domanda al ceto intellettuale è spontanea: non pensate di avere gravi colpe? Da tre generazioni diffondete idee che distruggono il tessuto sociale e revocano in dubbio ogni valore e credenza collettiva. Avete decostruito, cioè smontato, tutto ciò che reggeva l’edificio. La vostra eredità sono le macerie. Strologate di idee sbagliate senza mettere in discussione voi stessi. In realtà avete vinto. Il vostro compito era precisamente quello: distruggere, cancellare. Le termiti non si chiedono la ragione per la quale, in sciami, attaccano dal basso scavando gallerie nel terreno o nel legno a partire dalle fondamenta, divorando le strutture dall'interno verso l'esterno, lasciando solo un sottile strato superficiale che nasconde la devastazione sino all’implosione finale. Lo fanno perché è l’istinto della specie. Le vostre “idee giuste” hanno eroso una civiltà, l’hanno decomposta e adesso lavorano alla dissoluzione finale. Ben
scavato, vecchia talpa, scrisse Carlo Marx

Il problema è che voi- quasi tutti di ascendenza marxista- avete lavorato per il re di Prussia, ossia per il liberismo globalista. Conviene: cattedre, potere politico e culturale, agi, prebende, perfino l’impagabile privilegio di chiamare idee sbagliate tutto ciò che vi disturba. Conseguenza? L’assenza di norme condivise, l’anomia che Emile Durkheim considerava il nemico mortale di ogni società. Il potere invertito in un mondo capovolto. In Valle d’Aosta cinquanta persone sono indagate per avere inseguito un rapinatore. Delinquenti (stranieri) sono assolti o condannati a pene irrisorie per stupro, alla faccia del consenso di cui parla la stupida legge che sta passando. Sputare sulla polizia e insultare chi
è in uniforme sono “fatti tenui” da non portare a giudizio. E’ assolto un gentiluomo – non è di Cuneo e neppure di Agrigento- che ha staccato la falange a una conduttrice ferroviaria. Le famiglie dei rapinatori ottengono risarcimenti dai derubati che hanno reagito; catturare chi commette reati può costare caro a chi lo deve fare per professione. Tutte idee giuste, migliori di quelle sbagliate nel paradiso artificiale della società aperta a testa in giù.

Nel mondo al contrario perché la gente dovrebbe credere in qualcosa- qualunque cosa- se si insegna da innumerevoli cattedre che l’unica verità è l’assenza di verità e la sola vera legge è l’assenza di legge (Foucault), se “noi” siamo colpevoli e tutti gli altri vittime da risarcire? L’ immagine della terra desolata è il simil presepe organizzato dal municipio di Bruxelles, capitale del pantano europoide. I liberissimi liberali, liberisti, libertari, inclusivi e tolleranti hanno allestito figure senza volto. Zombie privi di direzione, simili a quelli descritti da Emmanuel Todd ne La sconfitta dell’Occidente. Un mondo accecato in cui l’individuo è privato dei valori fondamentali, solo, incapace di azione collettiva, condotto al nichilismo, la tensione che spinge verso il nulla, veleno dell’anima e del corpo. L’angoscia del vuoto si rovescia nella sua deificazione. Emerge la passione per la distruzione delle cose, delle persone, della realtà stessa.

L’attuale stato psicologico dell’Occidente è questo: figurine di paglia incolori, senza volto, che una cultura al capolinea spinge al cupio dissolvi , l’insano desiderio di autodistruzione, il rifiuto esistenziale capitolo terminale di una civiltà esanime. Il suo ultimo desiderio è includere, ossia assorbire tutto come una spugna, non distinguere bene e male, non esprimere giudizi di merito, se non il rifiuto ossessivo di se stessa. Tutto si equivale, tranne le “idee sbagliate”, ossia il bagaglio immenso accumulato nei millenni. In questo periodo dell’anno, inclusivo è escludere la dimensione religiosa del Natale, sino a obliterarne il significato letterale. Chi nacque, di grazia? Inclusivo è l’albero, che non significa nulla;
sgradito, ingombrante è il presepe, che rappresenta, ossia richiama, ricorda la narrazione da cui siamo nati. Si arriva a vietare nelle feste scolastiche il nome di Gesù ( un’altra “idea sbagliata” ?) mentre nessuno dei maestrini arcobaleno contesta i centri commerciali, tempio della postmodernità ridotta a mercato.

Abbiamo osservato senza meraviglia l’assembramento nei negozi di un marchio italiano che vende a caro prezzo esclusivamente gadget, oggetti privi di funzione, inestetici e anestetici, pressoché informi. Trionfano l’inutile, il superfluo, il brutto, disputati a caro prezzo. Affermarlo è un’altra “idea sbagliata”. Usciti da noi stessi, senza volto e senza luogo, vaghiamo in attesa della fine meritata, che non sembra interessare alcuno, tanto meno gli intellettuali. Tra due generazioni al massimo, il mondo in sfacelo che chiamiamo libero, avanzato, progressista, sarà scomparso per sterilità demografica e vuoto di principi. Le idee non saranno più giuste o sbagliate, bensì cancellate da chi non avrà neppure fatto lo sforzo di conquistarci. Saremo semplicemente sostituiti. I morti non si conquistano, si seppelliscono.

Le civiltà muoiono per indifferenza verso i valori peculiari che le fondano, scrisse Nicolàs Gòmez Dàvila. Mentre dibattiamo di idee sbagliate, l’ UE approva nuove forme di censura. Poco se ne parla. Meglio affermare senza arrossire, come un giornalone italiano, in riferimento alle polemiche intorno a Più libri, più liberi, che la censura difende la libertà. Orwell fu un dilettante nell’inventare il bispensiero, l’arte di esprimere palesi contraddizioni: la pace è guerra, l’ignoranza è forza, la libertà è schiavitù. Ora la censura è libertà. Una massa ottusa non pensante si adegua sbadigliando. Ancora Dàvila: nessuno può ribellarsi all’oscurantismo progressista e democratico sperando di vincere, ma
incombe il dovere di rendere testimonianza.