Trionfo di Erdogan. L’America si umilia e lo aiuta a cacciare i curdi.

 

Il 24 agosto una dozzina di  cingolati e truppe della Turchia sono penetrati in Siria   per scacciare “i gruppi terroristi dalla frontiera turca e mantenere l’integrità territoriale della Siria”. Quella integrità territoriale che stavano violando…ma si sa: “integrità territoriale della Siria” è il mantra che significa, in realtà,  “nessuno stato curdo sarà ritagliato qui”.  Di fatto i turchi hanno respinto dalla città siriana  di Jarablus i “terroristi” curdi dello  YPG. Quelli armati, addestrati e pagati dagli americani, che li hanno anche riempiti di promesse: combattete Assad e avrete il vostro stato in Siria.

E come hanno reagito gli americani? Hanno assistito le forze turche, con l’appoggio aereo.  Ma non basta: Joe Biden, il vicepresidente, è stato precipitato ad Ankara dove  s’è profuso in sperticati elogi ad Erdogan.  E al suo fianco ha fatto la seguente dichiarazione rivola ai curdi-siriani:  “Abbiamo detto loro che devono ritirarsi oltre il fiume. Non è possibile ottenere il sostegno degli Usa se non sono disposti a farlo. Punto”.

La milizia YPG aveva progettato una espansione ad ovest di Manbij (che aveva  “liberato” dall’IS con una liberazione concordata e benedetta dagli americani: duemila veicoli con i guerriglieri erano stati lasciati uscire dalla città). Adesso gli americani dicono: niente stato curdo in Siria. Speravano i curdi dello YPG che Washington avrebbe buttato nel cesso la Turchia, il fianco Sud della Nato, per dare soddisfazione a loro?

Anzi, Joe Biden s’è scompisciato in lodi ad Erdogan;   ha lodato come ha stroncato il colpo di stato (quello organizzato dalla Cia) e ha fatto capire che non è contrario all’estradizione di Gulen.

“Noi, come alleato del popolo turco vogliamo dire che noi sosteniamo la Turchia con tutto il cuore. Se il popolo turco e il governo vuole il nostro aiuto, continueremo a farlo. Obama è stato uno dei primi capi di Stato che  ha pubblicamente  sostenuto  la Turchia dopo il tentativo di colpo di stato. Gli eventi ci hanno sorpreso. Questo tradimento [il golpe di Gulen e Cia ] ha fatto cadere bombe  nel cuore della democrazia turca.  Ammiriamo il coraggio della popolazione turca. Hanno  fermato i tank e si sono posti come scudi per proteggere la democrazia. Li chiamano martiri in questa regione; noi li chiamiamo eroi”.

Biden ha respinto col giusto sdegno le “voci” secondo  cui gli Usa sapevano del golpe in anticipo. “Non avremmo mai sostenuto una azione così subdola”.

“Noi siamo dalla parte della Turchia. Il popolo turco non hanno amico migliore rispetto agli Stati Uniti  – ha detto Biden, ormai lanciatissimo. Quanto a Gulen, “non abbiamo intenzione di proteggere una persona che danneggia i nostri alleati. Faremo una richiesta al tribunale degli Stati Uniti in considerazione tutte le prove. Questo richiederà un certo tempo.  Posso capire pienamente che la popolazione turca è arrabbiato, ma restiamo sintonizzati. Ci impegniamo a collaborare con il governo turco. E ‘comprensibile che nessun governo possa  tollerare una cosa del genere “.

Non è amaramente divertente vedere la cosiddetta ultima superpotenza rimasta umiliarsi a tal punto, corteggiare il dittatore e gareggiare con Mosca nel compiacerlo? Cedere a tutte le sue richieste?

Un trionfo per Erdo. Paga fare i duri (quando lo si è).

Dunque la Turchia resta nella NATO. Lo ha confermato allegro il premier turco Binali Yildirim  felice per le  dichiarazioni del vicepresidente, in pratica le scuse di Obama.

Se non ci sarà stato curdo in Siria, un altro paio di maniche è il Kurdisatan iracheno. Lo steso giorno in cui Biden s’è  recipitato e sprofondato ad Ankara, nella capitale è arrivato anche Barzani, il capo-clan della Regione Autonoma del Kurdistan (KRG)  iracheno.  Barzani chiuderà tutte le scuole di Gulen che sono state aperte nel suo stato. In cambio, ha detto “abbiamo concordato [con Erdogan] di combattere insieme l’IS”. Ah già, l’IS.  Occupa ancora la città irachena di Mossul (tutta o in parte), la città petrolifera quindi cruciale.  I crudi stanno preparando un’offensiva sulla Mossul loro cespite petroliferi. I turchi appoggeranno i peshmerga.  “L’operazione per liberare Mosul è stato  uno dei principali argomenti di conversazione”  fra Erdo e Barzani,   ha detto  il portavoce del KRG. Non   ha fatto mistero che il governo curdo ad Erbil guarda alla Turchia come a un alleato importante.

Che dire?  Quanti voltafaccia in pochi giorni. Ma Erdogan fa la ‘sua’ politica nell’area, e gli americani ci devono stare. Quanto ai russi  possono convivere per il momento con questa soluzione:  integrità territoriale della Siria e stato curdo in Irak.  Fino alle prossime mosse, le prossime settimane o  giorni o ore.  “Stay Tuned”, come dice Biden.

Interessante contrasto, Washington ha pesantemente minacciato la Commissione UE:   per la questione della Apple  che in cerca di evitatazione fiscale,  s’è piazzata in Irlanda. La Commissione ha aperto una “procedura”. Il dipartimento Usa del Tesoro non riconosce alla Commissione   la veste di autorità fiscale sovrannazionale, quindi minaccia ritorsioni enormi se non rinuncia alla causa.  Ritorsioni da 19 miliardi di dollari.

Forse anche gli americani, oltre che noi, sono stufi della Commissione UE. Non hanno più bisogno di una simile “Europa”; oggi hanno Polonia e Baltici pronti a fare le guerre alla Russia, Romania e Bulgaria come centri di accumulo degli armamenti per la terza guerra mondiale. Se il vostro modesto cronista ha ragione, nei prossimi giorni o settimane leggerete sui mainstream  media delle critiche alla UE, all’Euro, alla Merkel e a Juncker che prima non potevate trovare se non sui blogger di Bagnani e Mazzalai.  O sul sito di Beppe Grillo. O sui tweet di Salvini.

Stay Tuned.
E qualcuno avverta la Mogherini.

Sarà per il nuovo clima se la Merkel  ha proposto di rimettere in vigore la leva militare e consigliato ai tedeschi di tenere in casa scorte per dieci giorni?