UN NUOVO PARADIGMA ECONOMICO, OLTRE IL VIRUS.  

 

Di Roberto PECCHIOLI

Uno dei pochi uomini politici italiani dotato di senso della storia, Giulio Tremonti, ha paragonato la presente emergenza da Coronavirus al 1914. Con lo sparo di Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando, erede dell’impero asburgico, iniziò la prima guerra mondiale e si chiuse la Belle Epoque, il periodo avviato negli ultimi decenni del XIX secolo, tra innovazione scientifica, progresso industriale e diffuso ottimismo. La pallottola del nazionalista serbo Gavrilo Princip non troncò solo la vita dell’arciduca, ma la fece finita con l’epoca degli imperi e l’egemonia planetaria dell’Europa. Quel che porterà il 2020, lo choc del virus, con il suo fardello di morti, distruzione delle orgogliose certezze e disastro economico non lo sappiamo ancora. Abbiamo tuttavia la convinzione che i mesi, i giorni che stiamo vivendo siano quelli di un tornante della storia, di un cambio di paradigma economico, culturale, esistenziale. Ci sarà tempo per approfondire riflessioni etiche ed antropologiche, ma intanto è necessario salvare il salvabile e mostrare coraggio, inventiva e capacità progettuale, affinché questi tempi non siano gli ultimi di ieri, ma i primi di domani.

Rimaniamo sul terreno economico e finanziario: la globalizzazione è in crisi, oggi è contagiata in quanto per un trentennio è stata contagiosa. Che fare, allora? La premessa è la necessità di mettere al riparo la nostra nazione dagli effetti drammatici di una crisi che può azzerare il benessere faticosamente conquistato, negli ultimi venti, trent’anni perduto a spizzichi e bocconi. E’ l’ora di decisioni gravi, della responsabilità nazionale e di scelte nuove. Recuperare la sovranità, economica, monetaria e politica è la condizione preliminare per ricominciare. Tra gli italiani che si stanno impegnando con maggiore energia, emerge un gruppo di uomini e donne – economisti, studiosi, pensatori, analisti politici- che sta lavorando alla costruzione di un nuovo paradigma, tentando di costruire un centro di gravità- fatto di idee e misure concrete – in grado di determinare un radicale cambiamento.

Metapolitica, sterile teoria? Niente affatto, il principio è “primum vivere”. Con il contributo di una schiera di economisti estranei al mainstream accademico, politico e ideologico, è stato predisposto un vero e proprio piano di salvezza nazionale. Idee, progetti, misure, proposte forti, ma assolutamente realistiche, in grado di dare la scossa alla nazione nel momento più buio, ma soprattutto restituire speranza. Da subito, da oggi. Non è un invito, ma una pacifica chiamata alle armi per cogliere, nel pieno di una straordinaria, quanto imprevista crisi globale, l’occasione per imprimere, finalmente, un ampio cambiamento economico, monetario, produttivo e geopolitico, orientato a superare il vecchio paradigma e adottarne uno nuovo, più sostenibile, umano e positivo. In uno scritto successivo, cercheremo di indicare le linee guida e i presupposti ideali che animano gli estensori del piano. Qui e adesso, tentiamo di fornire una prima “cassetta degli attrezzi” del progetto elaborato da personalità del calibro di Nino Galloni, Fabio Conditi, Alessandro Coluzzi e altri. E’ urgentissimo far capire ai connazionali che l’Italia non ha bisogno di prestiti internazionali, sia nella forma drammatica del Meccanismo Europeo di Stabilità, ovvero la fine della Grecia, la svendita agli avvoltoi e la rapina della risorse della nazione, e neppure in quella, meno violenta, ma comunque estranea all’ interesse nazionale, dei cosiddetti Coronabond.

Il primo gesto concreto, che il piano di salvezza chiama T0 (tempo zero, l’azione immediata di chi non perde tempo poiché tempo non ha) è mettere a disposizione dell’Italia almeno 350 miliardi di euro, di cui cento subito, da oggi, e gli altri 250 a breve termine. Il sistema politico italiano – e i suoi consiglieri economici- sono stati posti a conoscenza delle proposte qui sintetizzate attraverso canali riservati e canali istituzionali: non possono dire di ignorarne la portata.

Il T0, Tempo Zero, ha lo scopo di tamponare l’emergenza sanitaria, la perdita del reddito per famiglie e imprese, e mettere le istituzioni finanziarie pubbliche in grado di sostenere le misure strutturali successive. Subito, si rende necessario iniettare nelle casse dello Stato liquidità per almeno 100 miliardi, attraverso cui scongiurare prestiti internazionali e autentiche tragedie epocali come l’intervento del MES e degli altri strumenti finanziari prospettati. Lo strumento individuato per la prima fase è l’emissione di titoli di Stato riservati al risparmio nazionale, denominati “Buoni di Solidarietà e Protezione”.  Dovranno essere emessi dal Dipartimento del Tesoro a rubinetto (o con emissioni settimanali) fino a 500 miliardi di euro, estensibili a 1000. Saranno garantiti da prelazione sui proventi da cespiti di eventuali cessioni del patrimonio pubblico, riservati esplicitamente a selezionati operatori residenti: famiglie, aziende, banche di proprietà pubblica o controllate da soggetti privati residenti. L’eventuale “secondario” verrà riservato sempre e solo ai residenti. Le scadenze saranno a 3, 6 e 12 mesi, con emissione alla pari (100) e tasso implicito pari a zero. Il collocamento sarà realizzato senza asta tramite sportelli bancari e postali con semplice disposizione di sottoscrizione da parte del cliente e retrocessione all’intermediario da parte del MEF di una commissione pari a 0,05%. Nessuna commissione potrà essere richiesta dall’intermediario al sottoscrittore, e i titoli dovranno essere esplicitamente esclusi da ogni imposta patrimoniale, presente e futura, comprese le imposte di successione.

Rappresentano un intervento d’urgenza, anche nella forma di un reddito personale di emergenza immediato per i cittadini residenti, e sono destinati ad essere sostituiti da interventi strutturali non appena venga superata l’emergenza. Per questo motivo si offrono solo scadenze brevi.  Gli interventi (T1) a medio termine sostituiranno le misure T0. Saranno costituiti da due diversi strumenti finanziari. Il primo sono titoli di Stato a breve termine, garantiti e riservati esclusivamente al risparmio di operatori nazionali, in grado di mobilitare rapidamente al servizio della comunità parte del risparmio finanziario privato nazionale, di cui almeno 1500 miliardi sono disponibili (conti correnti e depositi) o facilmente liquidabili; mettere al sicuro questa preziosa risorsa nazionale, oggi sfruttata prevalentemente dalla finanza speculativa mondiale;  dare finalmente attuazione alla prescrizione costituzionale dell’articolo 47 che impone alla Repubblica di tutelare il risparmio; restituire integralmente agli investitori internazionali il debito pubblico in scadenza, liberandoci per sempre dal ricatto dello spread.

Si sostituisce di fatto il “debito pubblico estero”, concetto odioso, con ben più rassicuranti e graditi strumenti di protezione e impiego del risparmio dei cittadini. Parallelamente, ed è forse l’innovazione più importante, potenzialmente decisiva per uscire dalla prigione finanziaria in cui ci siamo rinchiusi, Il Ministero dell’Economia e delle Finanze verrà incaricato di emettere direttamente delle “Statonote” – ovvero banconote di Stato, come le vecchie 500 lire cartacee inventate da Aldi Moro- a circolazione interna, anche in versione elettronica, operazione non vietata da alcun trattato europeo. Ciò consentirà di coprire con immediatezza ogni esigenza della spesa non coperta da entrate; arrestare il contagio verso la popolazione di qualsiasi turbolenza sui mercati speculativi; contribuire al processo di sostituzione del debito estero. Nel Tempo 1, è cruciale la predisposizione di un piano strategico di investimenti produttivi per almeno 250 miliardi per rilanciare l’economia nazionale attorno a obiettivi coerenti e coordinati di politica economica di medio-lungo termine.

Le fonti di finanziamento saranno ancora i titoli di Stato di solidarietà e le Statonote, a cui si aggiungeranno altri due strumenti, le banche pubbliche e gli istituendi CdR, Conti di Risparmio, che necessiteranno di alcuni mesi per l’implementazione informatica. Ciò significherà ricapitalizzare le istituzioni finanziarie pubbliche, come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Mediocredito Centrale (MCC), la cosiddetta “banca delle imprese”, nonché metterle in rapporto diretto e stringente con il Governo per tutelare strutturalmente il risparmio pubblico e creare investimenti. Questo permetterà di accedere alla provvista di liquidità a tassi convenienti presso la Banca d’Italia, possibilità contemplata dall’articolo 128 dei Trattati di Funzionamento dell’UE; garantire al Governo un efficace strumento di trasmissione nell’economia reale delle decisioni politiche prese dal Parlamento; rimettere l’apparato pubblico in grado di garantire a cittadini e imprese i servizi pubblici essenziali di qualità adeguata. In questa cornice, sarà possibile prevedere e concretizzare, finalmente, forme di partecipazione diretta alla proprietà popolare diffusa nelle aziende pubbliche erogatrici di servizi, accompagnate da forme di coinvolgimento nella gestione, al fine di assicurarne il controllo e il contenimento dei costi.

Dicevamo dell’istituzione “rivoluzionaria” dei CdR, conti di risparmio pubblici e volontari di somme trasferibili su piattaforma elettronica presso il MEF, aperti a tutti i residenti. Questo strumento, già proposto da diverse parti sotto varie forme e denominazioni,  consente di creare un sistema pubblico di pagamenti interni che pone in diretto contatto lo Stato- comunità con tutti i suoi cittadini partecipanti. Utile sempre, lo è particolarmente nelle situazioni di urgenza e necessità come l’attuale, per erogare senza indugio un reddito personale di solidarietà;  tutelare il risparmio italiano, come imposto dall’ art. 47 della Costituzione, per di più garantendo che sia sistematicamente utilizzabile per la sua fluida circolazione nel mercato domestico; ridurre gli oneri passivi sul debito pubblico, permettendone contestualmente la riduzione complessiva e l’aumento della detenzione presso residenti in Italia, cui verrebbero accreditati anche i relativi interessi che tornerebbero quindi in circolazione; sostituire una buona parte degli attuali titoli del debito pubblico fluttuanti sui mercati con gli Euro raccolti tramite i conti di risparmio pubblico.

Tutte insieme, le iniziative accennate avranno altresì la decisiva funzione di mantenere la coesione sociale, gravemente a rischio nella situazione confusa in cui ci troviamo, in cui a milioni di connazionali è impedito di lavorare, mantenere se stessi e alimentare il reddito. Secondo i calcoli dei proponenti, attraverso le quattro fonti di finanziamento illustrate (titoli di Stato di solidarietà, Statonote, banche pubbliche e CdR), si potranno spendere almeno ulteriori 250 miliardi con l’obiettivo di creare lavoro, acquisire o riacquisire aziende strategiche al patrimonio pubblico, necessarie a garantire alla cittadinanza ed alla struttura produttiva l’erogazione dei servizi essenziali (sanità, credito, energia, trasporti, ricerca, formazione e informazione, telecomunicazioni); sostenere le piccole e medie imprese private; rafforzare il mercato interno e riorientare la produzione.

Il documento di presentazione del grande piano nazionale è accompagnato da una puntuale scheda tecnica, a sostegno di un autentico cambio di paradigma, di una forma concreta e realistica di sovranità, assai diversa dal sovranismo di cartapesta di chi arriva a invocare Mario Draghi come soluzione ai drammatici problemi nazionali, ossia invitare il piromane a spegnere l’incendio che ha contribuito ad appiccare. E’ insomma, ambizioso quanto realistico, all’altezza dei momenti più alti della storia del nostro popolo e, soprattutto, permette finalmente di uscire dalla caverna- finanziaria, economica, ideologica, del potere globalista. Ne forniremo una sintetica mappa concettuale e pratica, da inserire in un nuovo sistema di pensiero, destinato a cambiare, una volta per tutte, il paradigma liberista, fatto di scarsità, debito, privatizzazione del mondo, rovina per moltissimi, dominio e ricchezza inverosimili per alcuni.

Se non ora quando? E’ il momento di superare i dogmi e le rigidità di pensiero che hanno messo a dura prova l’equilibrio economico e umano del pianeta, e che oggi minacciano, attraverso il “cigno nero” del virus, vita e futuro di miliardi di persone. Il potere ci spiega da decenni che occorre saper trarre le opportunità anche dalle crisi. E’ il momento di prenderli in parola, tenendo presente una verità enunciata da Albert Einstein, lo scienziato più importante del XX secolo: non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.

La globalizzaione ha fallito, e il contagio ne è il detonatore invisibile. L’ oligarchia finanziaria dei padroni universali, protagonisti della globalizzazione, ha fallito. Ammoniva lo stesso Einstein: un buon trucco non funziona mai due volte.