Un Cristianesimo solo per “contadini” e “operai”?

Enrico Galoppini – Il Discrimine, 9 luglio

 

C’è una foto, del viaggio di “Papa Francesco” in America del Sud, che ha colpito l’immaginario popolare più di ogni altra.

La consegna al Pontefice, da parte del Presidente boliviano Evo Morales, di un crocefisso a forma di… falce e martello!

Non so se una cosa del genere, nell’ambito dei doni che i papi ricevono da personalità di tutto il mondo, fosse mai accaduta. Si erano visti crocefissi invero “particolari”, come quello che, pochi giorni prima della canonizzazione di Giovanni Paolo II, cadde addosso ad uno sventurato: ed era per l’appunto un “crocefisso” a lui dedicato…

Ma quella fu una tragica e… sinistra “coincidenza”, mentre in questo caso si può parlare solo di un dono “di sinistra”, che riprende, strumentalizzandone la forma, il simbolo per antonomasia della tradizione cristiana.

Ora, lungi dallo sbracarci in una stantia retorica anticomunista che sappiamo a cosa è servita in America Latina (Evo Morales non è comunista, né “di sinistra” come s’intende in Occidente), ci chiediamo cosa spinga un Pontefice a non trovare come minimo eccentrico un regalo del genere. Anzi, Papa Bergoglio sembra assolutamente contento di quest’inedito capolavoro di “arte sacra”! E, non contento, lui che nasconde il crocefisso quando incontra i rabbini sionisti, s’è anche fatto mettere al collo un ciondolo che riproduceva il manufatto!

Sarà anche il caso di ricordare la freddezza con la quale, lo stesso Bergoglio, accolse il bel dono, fattogli dal Presidente russo Vladimir Putin, di un’icona sacra della Vergine Maria (quella che Stalin, udite udite, aveva opposto all’avanzata nazionalsocialista). Aveva il “difetto” di provenire dagli “scismatici”? Non comprende quale sforzo sta sopportando la Russia per evitare lo scatenamento finale delle peggiori forze dissolutive? A che gioco gioca il Vaticano?

Sono comportamenti, questi, dei quali un “gregge” di fedeli un tantino più accorto e preparato dovrebbe pretendere spiegazione.

Un crocefisso di a forma di falce e martello non fa altro che rinfocolare la “leggenda” (ovviamente positiva per tutti i “teologi della liberazione” ed i loro seguaci) di un Cristo “primo comunista della storia”. René Guénon (e non solo lui), che di “croce” se n’intendeva, si rigirerà nella tomba…

È una di quelle banalità allucinanti che piacciono a certi moderni, come quella della prostituzione come “il più vecchio mestiere del mondo”…

Poi, per carità, “capisco” tutto: capisco il contesto indio-latino di lotte persino per la più elementare dignità umana; capisco il “sinistrismo” come reazione al “destrismo” dei militari golpisti filo-americani; capisco un cattolicesimo popolare che si distingue dalle posizioni di un certo “tradizionalismo” sudamericano in stile Tradizione Famiglia Proprietà; capisco anche la ‘bocca buona’ di “Papa Francesco” e il suo agire da perfetto gesuita, tanto più che da quelle parti è “di casa”.

Ma qui, secondo me, c’è un limite a tutto che si chiama “rispetto della verità”. Che non ci parla (accettando la versione ufficiale della Chiesa al riguardo della Passione) di un Cristo inchiodato su una falce e martello!

O il Cristo s’è sacrificato per tutti, e allora sta bene, perché la Misericordia divina è insondabile e può baciare chiunque. Ma se avesse patito il Calvario e poi fosse risorto solo per “contadini” e “operai” (lasciando perdere il simbolismo occulto della falce e martello che rimanda a divinità “pagane”), saremmo di fronte ad una menzogna utile solo per seminare ulteriore confusione oltre a quella che già abbonda…

Tanto più che – com’è ormai noto a tutti – dove venne applicata l’ideologia marxista-leninista, a beneficiarne più di tutti, prima del mitico “proletariato”, nazionale e radicato nella terra sottoposta agli esperimenti della “collettivizzazione forzata”, fu la combriccola del Partito. Che guarda caso, se solo si dà una scorsa ai nomi dei pezzi grossi del Bolscevismo, mentre predicava una grottesca parodia dell’“amore cristiano” nutriva in cuor suo un’inestinguibile odio per l’uomo. E, ovviamente, per il Cristo.