TUTTO CIO’ CHE DOVRESTE SAPERE SULLA MAFIA NIGERIANA – SPACCIO, RITI VODOO, CANNIBALISMO, TRAFFICO DI PERSONE, LA RETE DI MENDICANTI DAVANTI AI SUPERMERCATI, LEGAMI CON I TERRORISTI AFRICANI – LO PSICHIATRA E ARCIVESCOVO ORTODOSSO ALESSANDRO MELUZZI: “SE IMPORTI 700 MILA MASCHI SOLI, TRA LE TANTE MINE CHE HAI INNESCATO, C’È PURE UNA MINA SESSUALE…”

di Daniele Capezzone – La  Verità.

lessandro Meluzzi, psichiatra forense e criminologo, ha accettato di ragionare con La Verità su un’ emergenza reale, e che però è sistematicamente derubricata, taciuta, «tenuta bassa».

Perché è così difficile parlare di criminalità africana in Italia, e in particolare di mafia nigeriana?

«Due ragioni. La prima è un pregiudizio culturale: siamo oltre il politicamente corretto, siamo all’autorazzismo. Alcuni si sentono rassicurati solo quando scoprono che il medio spacciatore che riforniva i nigeriani che hanno stuprato e ammazzato la povera Desirée Mariottini era un italiano. Trovare un italiano in fondo alla catena criminale consola radical chic e cattocomunisti, allevia il loro senso di colpa».

E la seconda ragione?

«L’oggettiva difficoltà di combattere una realtà di enorme forza. Non dimentichiamo che la Nigeria è il più ricco Paese africano. Questa criminalità, già potente di per sé, è in grado di procurarsi nessi e alleanze perfino inconfessabili».

artiamo da un fatto nuovo: c’è un’occupazione militare del territorio italiano.

«Un controllo capillare. Sono sbarcati iniziando da business apparentemente poveri, tipo la prostituzione (anche minorile) e il piccolo spaccio di droga, magari loro delegato dalla criminalità italiana. Ma ora agiscono in proprio. Lagos e Benin City sono oggi due capitali mondiali del traffico di droga».

Proprio nel momento in cui (per evidenti ragioni di risorse) le forze dell’ordine hanno più difficoltà a avere una presenza capillare, qualcun altro ne approfitta

«Non solo arretrano le “forze del bene”, ma pure le “forze male”, cioè la criminalità italiana.

 

Un importante mafioso (mio cliente per una consulenza tecnica) mi ha detto che è una follia questo tipo di apertura. Anche per l’attitudine a una violenza incontrollata: a Lagos se giri con un orologio da 200 euro, rischi non lo scippo, ma che ti taglino il braccio».

E quindi guadagna terreno un esercito di questo tipo

«Hanno una disponibilità illimitata di manovalanza a basso costo, e sono riusciti a modificare lo stesso mercato della droga. Sono ricomparse (a prezzi stracciati) droghe che ritenevamo quasi sparite. Oggi un minorenne può procurarsi una dose di eroina a 5 euro. E concorrono molti fattori: l’abbattimento dei costi, l’apparizione di nuove sostanze pericolosissime (l’ eroina gialla) e un sostanziale regime di impunità, anche per le scelte di una parte della magistratura».

Cioè?

«Per un migrante illegale che spaccia ci sono spesso pene bagatellari. Abbiamo perfino letto in qualche motivazione di sentenza che lo spacciatore “non aveva altro da fare, non aveva altre attività”».

Un tabù che sembra inviolabile è anche svelare il livello di sanguinosità e violenza di questa criminalità. Lei ha perfino evocato casi di cannibalismo.

«Non è un’ evocazione o una mia teoria, ma un fatto. In base a riti voodoo, si può consumare il cuore del nemico ucciso, o berne il sangue. Gli antropologi africanisti lo sanno: è choccante, ma si tratta di cose tragicamente “normali”, non eccezionali. Molti nigeriani ne parlano nelle intercettazioni. Gli uccisori della povera Pamela accennano alla possibilità di conservarne delle parti in frigorifero».

Quindi rispetto ai connazionali c’è un mix di schiavitù economica e condizionamento della psiche.

«Assolutamente. Le ragazze nigeriane sono affidate a “maman” che le soggiogano con riti voodoo, e allora scatta una doppia minaccia: di ucciderle con la magia nera, e di colpire i loro parenti in Africa. Ecco perché non si ribellano e non parlano».

Per la mafia nigeriana l’alternativa è tra intesa e scontro con la criminalità italiana.

«Sempre il mafioso di cui parlavo mi spiegava che le mafie nazionali nemmeno sarebbero più in grado di combattere una tradizionale guerra di mafia: troppo grande ormai la disparità di uomini a favore dei nigeriani. E dov’è accaduto, a Castelvolturno, tra nigeriani e casalesi, hanno prevalso gli africani, ottenendo il controllo del territorio, inclusa la partita dei rifiuti».

Lo Stato sta a guardare?

«No, c’è un inizio di reazione. L’ottimo dottor Stefano Castellani della Procura di Torino ha portato a processo i primi 21 nigeriani, condannati per associazione mafiosa. Ma occorre capire che siamo come nella Sicilia dei tempi di Luciano Liggio, anni Cinquanta e Sessanta, quando anche pezzi di istituzioni negavano l’esistenza della mafia»

E poi c’è il traffico illegale di persone, con ciò che comporta

«Attraverso questa intervista, rendo noto un caso su cui chiedo una risposta ufficiale.

Sono sbarcate a Salerno 26 ragazze strangolate. Qualcuno deve dire cosa sia successo: mi pare probabile che siano state uccise sul barcone. La Procura sta indagando, e una risposta mi pare indispensabile».

Percorso inverso. Siamo partiti dal macro per arrivare al micro. Invece ripartiamo dal micro: dal ragazzo, spesso simpatico e chiaramente impaurito, che chiede l’elemosina al bar sotto casa

«Ormai ci sono filmati che mostrano l’arrivo di pulmini la mattina presto che scaricano giovani per il primo turno, a cui poi seguirà il secondo. Ogni ragazzo – grazie ai nostri sensi di colpa – incassa tra i 50 e i 100 euro al giorno, ma a lui ne resteranno solo 2 o 3. Spero sia chiaro a tutti che se dai una moneta, stai finanziando un’organizzazione criminale».

Rompiamo l’ultimo tabù: la sessualità dei maschi immigrati che arrivano. Se fai arrivare valanghe di maschi giovani, non propriamente abituati al rispetto delle donne, non era scontato immaginare che potessero determinarsi episodi tragici?

«Se importi 700.000 maschi soli, tra le tante mine (sociali, economiche) che hai innescato, c’è pure una mina sessuale terrificante. Episodi di stupro, rischio di malattie contagiose, dalla scabbia alla tubercolosi passando per l’Hiv. Chiedete agli infettivologi come sia cambiato il panorama della microbiologia in Italia negli ultimi anni E, dall’ altro lato, nel contatto con lo spacciatore, molte ragazze devono sapere che non hanno più a che fare con una “larva umana”, com’ era il vecchio spacciatore di strada, ma con un potenziale stupratore».

Vogliamo dire – a mente fredda – qualche parola sui tragici casi di Pamela Mastropietro e Desirée

«Il video amatoriale che mi fu girato da Guido Crosetto, con la mia tesi esposta a caldo, fece 8 milioni di visite: sono stato il primo a parlarne, lo dico non per rivendicare meriti, ma per la fame e lo stupore dei cittadini di essere informati su cose a lungo negate e nascoste».

Dicevamo di quei due omicidi

«Nel primo caso, mi pare che siano stati trattati in guanti bianchi coloro che erano sulla scena del delitto. Nel secondo caso, mi pare incredibile che sia venuta meno l’accusa di omicidio volontario, e che da violenza sessuale di gruppo si sia derubricata la cosa a abuso sessuale aggravato. Quindi non era un gruppo ma una “successione”, tipo il talloncino numerato in salumeria? Mi pare un’offesa alla logica Davanti a una minorenne in coma violentata per 12 ore».

Per altre vicende tutte italiane l’atteggiamento anche mediatico pare diverso

«Ah certo. Per il muratore bergamasco Massimo Bossetti, tra gli applausi (non miei) è arrivata la condanna per omicidio premeditato della povera Yara Gambirasio, sulla base di un reperto di dna spurio, senza ripetizione dell’ esame, senza prove, senza movente, e con altri 11 reperti di dna sul corpo della vittima. Qui invece».

uello che lei dice è scomodo perché fa a pezzi la narrazione sui «profughi che scappano dalla guerra»

«Ma la Nigeria è il paese più ricco dell’ Africa. Altro che fuga, qui è un’invasione organizzata. E l’Italia è la piattaforma per conquiste ancora più grandi. Vorrei che scattasse lo stesso allarme che in altra epoca accompagnò la presa di consapevolezza sul ruolo di mafia e camorra».

C’è anche un non indifferente problema linguistico per le indagini

«Ma certo: oltre 40 dialetti, intercettazioni difficilissime, interpreti terrorizzati».

In tutto questo, gran silenzio di Jorge Mario Bergoglio.

«Lo considero uno dei principali responsabili culturali, politici e civili di questa situazione, di questo negazionismo, di questo falso buonismo. Dovrebbe genuflettersi davanti al tabernacolo, pentirsi, chiedere perdono e riparare».