Trump contraddice Nikki sulla Russia . Speriamo che la licenzi. Ma non è detto.

Non ci saranno più gravi sanzioni contro la Russia:   per ordine di The Donald, un funzionario del Dipartimento di Stato lo ha notificato all’ambasciatore russo a Washington. Con ciò palesemente contraddicendo l’ambasciatrice all’ONU Nikki Haley,   che di sua iniziativa aveva promesso sempre più  truculente ritorsioni contro Mosca.

Adesso diventa evidente che la forsennata Nikki Haley  (vero nome  Nimrata Randhawa,   di origine indiana) ha spesso agito   di sua iniziativa,   scavalcando le intenzioni del presidente e in obbedienza alle direttive (da lei interpretate) del Deep State o della nota lobby.

Il vero mistero è come mai Trump si sia tenuta una tale ambasciatrice all’ONU, che oltretutto aveva già avuto espressioni di disprezzo per lui da prima delle elezioni. L’ipotesi è che non  ne conosca  gli interventi; stavolta ha rettificato così platealmente   i propositi di Nikki perché l’ha  vista in tv fare il suo annuncio sulle nuove sanzioni che l’America avrebbe inferito a Putin, quando lui aveva evidentemente voluto addolcire la tensione fra Mosca e Washington. Secondo il Times of India, anche un’altra volta Trump aveva perso le staffe perché aveva visto Haley in tv che si scagliava contro la Russia con una cattiveria esagerata (tipico di Nikki); “Chi è stato a scrivere questo intervento per lei? Chi?”, ha ruggito con rabbia.  Dal che sembra di intuire che di ciò che fa il suo governo a suo nome  apprende, come tutti noi, dalla tv – e quando può e se ne accorge, corregge il loro tiro.

Stavolta c’è stata una pubblica sconfessione della Nikki, la quale ha risposto a par sua dando al presidente del “ confuso”.  Secondo il New York Times questo pubblica esibizione di discordia ha meno a  che fare con le vedute divergenti sulla Russia, che  “l’ambizione politica, gelosia, risentimento e lealtà”: infatti si dice con insistenza che la Nikki conta di presentarsi, a fianco del  vice-presidente Mike Pence, alle elezioni presidenziali di medio termine: ossia contro lo stesso Trump,che anch’egli vuole ripresentarsi nel 2020.  E’ questa concorrenza – ancora non confermata, sono voci – che forse stavolta ha svegliato Trump, che su certe cose è sospettosissimo, e che può indurlo finalmente a licenziare l’ambasciatrice, come ha fatto di altri 17 collaboratori e ministri. Chissà  però: forse The Donald penserà sia meglio teneresi la concorrente legata al Palazzo di Vetro invece che come scheggia impazzita libera di attaccarlo  in tv ,come già stanno facendo Comey  (ec Fbi), Brennan ( ex Cia), il procuratore speciale  Mueller che gli sequestra i documenti del suo avvocato di fiducia come fosse un gangster, un bandito da azzannare alla gola.   Inutile descrivere la guerra civile   confusionaria e letale in corso nel palazzo, senza esclusione di colpi, che fanno di Washington una cage aux folles. Importa invece che alla frase distensiva che Trump ha fatto  giungere all’ambasciata  – non ci saranno più  sanzioni –  Putin ha immediatamente risposto  con segnali di esplicita speranza di poter emendare le pessime relazioni d evitare un aggravio della tensione. “Putin è pronto a fare molte e profonde concessioni”, ha assicurato Igor Bunin,  del  Center for Political Technologies, un’agenzia di consulenza che ha tra i suoi clienti   gente del Kremlino: “egli  capisce che la Russia non può competere economicamente  con l’Occidente e non  ha in mente di andare alla guerra con l’Occidente. Vuole solo non apparire come  perdente”.

Così, stasera sembra   di poter dire che   può tornare il  sereno fra Usa e Russia . Magari domani sarà di nuovo tempesta, o forse no.   Chi può dirlo.