teorema SEA WATCH

Una volta avevamo giudici abilissimi nel concepire “teoremi” giudiziari.

Per  loro  beneficio, copio e incollo:

Il personaggio intervistato dall’ottimo Machiavello è il  fondatore di SeaWatch.  Si chiama Harald Hopper  o Hoppner, si diceva che aveva messo a disposizione 60 mila euro per comprare, insieme a un socio, un vecchio peschereccio olandese.  “Questo 5 anni fa. Ora l’organizzazione ha oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), un aereo che ha il compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Impossibile conoscere la provenienza dei soldi. Con un curiosità: tra i partner di Sea Watch e di Life Boat spicca la Fc St.Pauli, una società sportiva di Amburgo, che è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra”.

 

 

Naturalmente si vede subito che questo è un idealista animato da alti valori morali, che ha dedicato la vita al salvataggio e all’accoglienza dei poveri negri minorenni non accompagnati che sfuggono alle guerre e che affogano al largo delle coste libiche – si vede subito che non è quello che appare qui, un losco personaggio reticente e spaventato dall’essere stato scoperto, che deve telefonare a qualcuno prima di parlare – No, è una persona onesta e pulita. Si vede ad occhio: l’occhio con cui l’ex ministro Martina ha immediatamente visto che 17 negri della Sea Watch sono minorenni,   ma appena appena – i quali infatti hanno confermato tutti di esere nati nel 2002. Lo hanno confermato al magistrato salito sulla nave. Ora, se il magistrato non sente di esesre stato preso per il k, affari suoi.

Però vediamo: se una ONG in  cinque anni si compra una nave in più e un aereo privato, si può dedurre che il mestieree dei salvatori in mare rende? Parecchio? A meno che qualcuno paghi. Chi?
Comunque, un business in cui tutti vogliono entrare:
Possibile  che  magistratti, e  i giornalisti che intervistano in ginocchio  l’Apostolo del Bene Gino Strada,   non ricordino che il luglio scorso  si fece sfuggire una  strana ammissione?

GINO STRADA: ‘La MOAS voleva 400mila euro per operare sulle loro navi’
Più specificatamente, il fondatore di Emergency ha sostenuto che l’organizzazione umanitaria operava in una barca di proprietà della ONG ‘Moas’ e pagava 150mila euro al mese. In seguito, la stessa MOAS ha richiesto dai 180 ai 230 mila euro e gli operatori di Emergency hanno accettato.

Poco dopo, la stessa MOAS ha fatto sapere che la Croce Rossa era pronta a dare 400mila euro al mese e da allora l’organizzazione fondata da Strada è stata costretta a mollare”.

Se una organizzazione benefica  volta a curare i feriti  nel mondo  spende 230 mila al mese per accogliere migranti, si può dire che essa “investe” quei quatrini perché si aspetta un “rendimento” magggiore?  Quanto maggiore?  Sicuramente più dei 400 mila che la Croce Rossa è disposta ad investire per stare su una nave ONG.

Magari è un teorema troppo azzardato riconoscere  che lo scopo di lucro è un movente dei “salvataggi”?  Basta spulciare sul web e trovare che : “Emergency, al 31 dicembre 2015, ha chiuso un bilancio dove i ricavi sono del 33% circa superiori al 2014. Gli utili sono di 7 milioni di euro. Ma la cosa che colpisce di più, su un bilancio di questa portata, è la “liquidità”. In pratica, quanto ha in “pancia”, di non investito, Emergency. Ben 19 milioni di euro: 13 milioni e 776mila euro in depositi bancari o postali”.  Una Onlus da quotare in Borsa, commenta il giornalista.

Dev’esserci qualcosa di vero, perché (grazie Francesca Totolo che l’ha ricordato)  la Sea Watch ebbe  tanta furia  di strappare alla Guardia Costiera libica i “migranti” che  dettaguardia costiera aveva già recuperato, da provocare ” 5  migranti morti nel tentativo di raggiungere . (Tutto confermato da )

 

Fancesca Totolo può fornire ai magistrati una quantità di interessanti indizi

Ma facciamola corta.
Finalmente la Sea Watch ha ottenuto il permesso di attraccare in Sicilia e scaricare maggiorennni e i fanciulli, così duramente provati da 10 giorni a bordo , come è stato documentato dall’occhio infallibile di Martina, dalla Prestigiacomo, dalle decine di giornalisti che sono riusciti a commuoverci raccogliendo le voci di questi adolescenti e infanti non accompagnati. Grazie ai tg, abbiamo seguito giorno per giorno, col fiato sospeso, l’inesorabile intasarsi del terzo WC della nave, che avvicinava il momento dell’emergenza sanitaria che avebbe piegato lo spietato Salvini a consentire lo sbarco per sventare una strage epidemia da cacca infetta.

Occhio infallibile.

Era imminente, signori, il “SOS da cesso intasato” – una novità assoluta nelle storie di mare e di costa, ignorata da Melville non meno che da Conrad, che entrambi conoscevano le funzioni  del bugliolo…
Infine “l’Europa” ha consentito la spartizione dei 47 “migranti”. E dunque la Sea Watch avrà fretta di sbarcarli, direte voi – non fosse che per disintasare le toiletese. Invece no.
Il comandante della Sea Watch vuole sbarcae a Siracusa, dove c’è tanta accogliena pronta a festeggiarli. Il PDintero sul molo, trepidante per le foto opportunities.
Una volta ricevuto l’ordine di sbarcare a Catania,la nave ha avuto dei problemi. Qualcosa alle ancora, che non vogliono venire sù. Loro  non hanno più tanta fretta di affidare il dolente carico umano alle cure dei medici e dei soccorritori. Mandano messaggi in cui si legge che hanno la morte nel cuore.

🔴Ci è stato chiesto di andare a Catania scortati dalla Guardia Costiera. Non siamo ancora partiti per un problema all’ancora che stiamo cercando di risolvere con 2 tecnici mandati dalla Capitaneria. Non ci è pervenuta comunicazione scritta su POS. Lo sbarco è previsto domattina.
14:13 – 30 gen 2019

Ovviamente stanno spingendo per il trasbordo dei migranti su motovedette italiane, per evitare “problemi”, commenta la Totolo, che è malfidente.
Perché a Catania il procuratore è Zuccaro. I “problemi”: temono che questo faccia sequestrare la nave, sai le spese.

Poche ore dopo, rassegnati, dirigono verso Catania. E mandano un messaggio  disperato che dice:

Sea-Watch International
‏ @seawatch_intl

We have to go to Catania now. That means, we are moving away from a port of safety, towards a port where there is a prosecutor, known for his agenda regarding sea rescue NGOs. If this is not a political move, we don’t know what is. We hope for the best and expect the worst.
14:55 – 30 gen 2019

@SeaWatchItaly: “Dobbiamo andare a #Catania.Ciò significa che ci stiamo allontanando da un porto sicuro, per un porto dove c’è un Procuratore noto per i suoi pregiudizio sulle ONG di salvataggio in mare” .

Giustamente la Totolo sottolinea  cosa intenda la Sea Watch per “porto sicuro”:  una concezione di  “sicuro”  mai prima indicata nelle marinerie di salvatori.  Qualunque porto italiota, purché non sia Catania. Non è “sicuro”, quello.
…” Quindi un “porto sicuro” per #SeaWatch non è quello dove ha giurisdizione #Zuccaro? Da quando la Procura etnea tortura i migranti?

Ma no, perché preoccuparsi. Ci sono i media già pronti a montare una campagna di linciaggio contro il procuratore Zuccaro, come hanno già fatto in passato. Ci sono mgistrati pronti a cassare le sue decisioni, per liberare le nave mandarle a raccogliere i negru, 800 mila, che aspettano sofferenti nelle carceri libiche, col telefonino in carica, il messaggio dell’ONG di riferimento. Si parte! Si parte”!

Appena arriva la primavera, la Sea Watch   –  dissequestrata per ordine del GIP o GAP o GUP – ne porterà 600 per volta.E poi altri 600, e seicento, e seicento.  E sappiamo già come finirà, vero? Anzi, lo ha detto alla BBC proprio uno di loro povere vittime che scappano dalla guerra per venire da Martina:

 

Parla trafficante nigeriano: “Faccio un sacco di soldi, basta telefonare”, grazie a Ong – VIDEO

maggio 2, 2017

Lui è Igharo, un trafficante nigeriano che sta facendo soldi grazie si suoi colleghi delle ONG e dello Stato italiano. E’ stato intervistato dalla BBC, come una celebrità, e ha spiegato quanto sia facile, ormai, traghettare i clandestini verso l’Italia. E noi tutti sappiamo perché.

I soldi, tanti, li fa esportando in Italia migliaia di suoi connazionali: che non fuggono dalla guerra, ma pagano profumatamente lui e altri trafficanti, per attraversare prima il deserto del Sahara fino in Libia, poi sul barcone per poche miglia, fino alle navi delle Ong:

 

Quando gli è stato chiesto se sentisse quello che sta facendo come sbagliato, il nigeriano ha detto: “Non è sbagliato perché non costringo nessuno”. E ha ragione: pagano, e fanno parte della borghesia locale.

“Nessuno dei miei passeggeri è stato costretto a venire in Libia, la famiglie sono sempre state consapevoli del loro viaggio, anche quando sapevano che era 50/50 il rischio”.

 

Parla trafficante nigeriano: “Faccio un sacco di soldi, basta telefonare”, grazie a Ong – VIDEO

Io non so ma chiedo ai magistrati esperti, se non vedono in questi fatti un “Teorema”.