QUESTO GOVERNO E’ IL FONDO DEL BARILE

Dunque secondo il labiale,  il primo ministro Conte ha aperto il suo cuore ad Angela Merkel comunicandole le sofferenze dei suoi 5 Stelle.  Più o meno: “ Salvini è al 35-36 per cento. L’M5s è in sofferenza, sono molto preoccupati, loro scendono a 27-26”,  ed ha chiesto alla Cancelliera di aiutarli a individuare “ quali sono i temi che ci possono aiutare in campagna elettorale”.

Quindi   dobbiamo immaginare che la  materna  Mutti,  di cui Conte si fida e confida,  sia stata lei a  consigliare le mosse  cui assistiamo. Votare in commissione per mandare Salvini sotto processo davanti ai giudici di Magistratura Democratica  –  un vero partito fazioso, mai sottoposto al voto popolare,  scatenato alla caccia del “fascista” – è qualcosa che può aiutare nella campagna elettorale. Anche appoggiare  e difendere  Maduro per poi rettificare  e porsi come mediatori  neutrali  ai venezuelani, tra Usa e Russia,  deve averlo consigliato la Angelica, perché fa salire nei sondaggi.  La Trenta che annuncia il ritiro dall’Afghanistan senza avvertire il ministro degli Esteri del suo presunto governo, è un  tocco d’artista quasi insuperabile.

Ma  il colpo di suprema astuzia, la mossa vincente per stracciare nei sondaggio l’alleato-avversario,  è  mettere all’Unesco, fra plurilaureati  filosofi, multilingui scienziati  e storici, Lino Banfi.  Sono sicuro che questo è stato suggerito direttamente a Di Maio dalla Merkel, porta la firma dell’inequivocabile genio strategico della Cancelliera, un genio alla quale essa deve la sua eccezionale longevità politica:  contemporaneamente uno sputo in faccia agli italiani  colti (fra cui i 5Stalle non raccoglie voti), lo scherno all’organizzazione internazionale per a cultura e per sue  tramite alla Nazioni Unite in quanto tali, e  la messa in ridicolo alla  millenaria cultura italiana   ridotta ad essere rappresentata da un comico nemmeno di avanspettacolo (1) . Una scelta  di grande respiro storico e  conferma delle grandi veduta della classe dirigente grillina. Non meno del papocchio – insieme assistenzialista e inefficace – che chiamano assegno di cittadinanza. Dell’appoggio cieco a  qualunque accusa venga dalle  procure, così mettendo (grazie all’abolizione della prescrizione)   la politica sotto il ricatto permanente di una magistratura che ha abbandonato ogni credibilità pur di esercitare il nudo potere in modo parziale e arbitrario. E senza dimenticare il risultato dei no a qualunque industria,  unito alla mantenuta ipertassazione  delle imprese produttive;  impronta dell’inconfondibile lungimiranza grillina, esso sta mettendo in luce la frattura fra il Sud assistito e al distacco di fatto dal Nord Produttivo.  Il  recente accordo  di fusione-acquisizione di Berlino con Parigi,  comprende anche la fusione e autonomia di Alsazia e  Lorena – primizia di quel modello di regionalizzazione che porterà Lombardia e Veneto  a gravitare verso il Moloch economico pantedesco, voltando le spalle (e chiudendo il portafoglio) a  quel resto d’Italia  grillino che non lo sente né  lo tratta come patria comune, dato che ne nega le esigenze.

Uno straordinario esempio di lungimiranza ed assennatezza.  Anche se, poi, il primato dell’imprevidenza  e irresponsabilità grillina è stantemente insidiato, ora dopo ora, da  una qualunque Prestigiacomo che per  dare un calcio negli stinchi a un Salvini, si mette con  Manconi, Fico e   “le sinistre”, parteggia con gli scafisti tedesco-olandesi, e per una minuscola  vittoriuzza di mediatica,   apre le  dighe  alle cateratte dei negri   massacratori che ammazzeranno italiani e  stupreranno italiane  – perché questo sarà l’inevitabile risultato. Salvini  non è il massimo, anzi è il minimo; non è certo all’altezza della situazione storica ;  ma rovesciato lui, sarà l’invasione senza limiti.

Quando poi si vede come Salvini s’incarta, si lascia processare, e viene sfidato da – tenetevi forte – due escort di Berlusca,  uno deve ammettere, in modo definitivo:  ecco perché   l’Italia è stata governata per secoli dagli stranieri, e negli ultimi anni da servi collaborazionisti al soldi  degli interessi stranieri,   che stanno per tornare a governarci dopo la parentesi “populista” che finirà presto, già  vi avverto,  come il popolo rovescia i Masaniello e i Cola di Rienzo che ha scelto ed acclamato come liberatori dal giogo: appesi per i piedi.

Non esiste classe dirigente italiana

E’ semplicemente la constatazione finale di un italiano di 75 anni:  questo popolo non ha classe dirigente.   Non se la dà. Più propriamente, non vuole averla.  Troppo sistematicamente  abbiano dato i voti di massa a gente che di classe  dirigente aveva  solo qualche apparenza comunicativa  e nessuna sostanza, mentre abbiamo trascurato  –  anzi, sospettato,  trattato con scetticismo  e trovato antipatici di quelli che avevano queste qualità.

E non vi parlo dall’alto, non mi chiamo fuori. Al contrario: anch’io ho votato Berlusconi, immaginando in lui le doti di carattere, il senso pratico, la prontezza a  cogliere le occasioni ( e la buona  cultura generale e la sete di informarsi) che siamo soliti attribuire ad un “Imprenditore”.  Per di più, si era circondato a quel tempo da persone valide –   quelle figure  di una classe dirigente potenziale, che sempre si ravvivano di speranza  quando appare un uomo nuovo che promette un rinnovamento politico, e spontaneamente si mettono a disposizione  – per esser poi   feriti e preferiti a nani, lecchini e (diciamolo) pompinatrici di professione.

Che non esista nemmeno una classe imprenditoriale, del resto, lo comprese già Beneduce negli anni 30.  Io lo capii definitivamente nel 2008, quando Berlusca “salvò” Alitalia con una “operazione patriottica” con miliardi di denaro pubblico – affidandola  a “capitani coraggiosi” ossia a imprenditori amici suoi:  che si sono rivelati  incapaci in tutto, tranne nello spolpare  la compagnia aerea del denaro pubblico; quando non ci fu più un euro, la abbandonarono come un guscio vuoto.   Sui Benetton  come imprenditori siamo stati istruiti dopo  la caduta del Ponte Morandi: abbandonato ogni rischio, si sono trasformati in rentiers dei pedaggi, con la complicità dei politici amici di sinistra. De Benedetti,  stessa pasta. Bravissimo a spolpare denaro pubblico, ad attaccarsi alle mammelle di Montepaschi senza mai produrre  nessuna ricchezza, accollando i suoi debiti a noi contribuenti.  Anzi: la specialità dei grandi imprenditori è di dissipare la ricchezza, sprecarla, dilapidare quella che trovano nelle banche  – le quali banche a loro  prestano miliardi  con facilità  inaudita, che quelli non restituiscono, mentre rifiutano fidi da 15 mila euro a piccoli imprenditori capaci.

 

Dall’altra parte, non crediate  ci sia salvezza. I Monti, i Letta, i Gentiloni sembrano più rispettabili dei Fico e dei Grillo, più preparati di Di Maio,   meno sciammannati di Salvini, ma solo perché eseguono le direttive venute da fuori, da Bruxelles, da Berlino, dalla Clinton, da Draghi, da Soros  –  direttive di cui  loro non sanno nemmeno comprendere le conseguenze – e  quindi hanno   gli incensamenti dei media: ma  sono stupidi come i grillini, delle stesse corte vedute ed egoismi privati,  son mentalmente piccini e  criminalmente  irresponsabili verso la comunità nazionale anche più. Incapaci di pensare in proprio e incapaci di previsione e di visione, a tutti sfuggono i più elementari rapporti di causa ed effetto. Non si vergognano nemmeno dei danni che hanno fatto   –  vanno pontificando contro i governi populisti  – il  che significa che non hanno dignità né carattere: due cose che servono assolutamente ad una classe dirigente.  Confesso di aver sperato  persino, per qualche mese,  in Matteo Renzi il rottamatore.  Buco nell’acqua anche lui.

Adesso il governo giallo verde: ho creduto fosse il governo migliore da trent’anni, un geniale comitato di liberazione nazionale, pronto alla  lotta di liberazione dall’euro. Gli attribuivamo i nostri fini, ad anche la nostra cultura, le nostre letture, le nostre visioni dell’economia e del popolo.  Adesso vediamo che invece non volevano uscire dall’euro, ma fare dell’assistenzilismo a spese pubbliche e fondo perduto,  ed attuare il programma di deindustrializzazione di Beppe Grllo i un paese già deindustrializzato  da vent’annni di Grande Depressione; che sono incapaci di adeguare le loro azioni alle nuove condizioni; che finiscono per affidarsi  Merkel, Mattarella, Draghi. E  dimostrano di essere digiuni di cultura giuridica e politica, di essere (come Salvini) urlatori da Facebook e pastasciutta.

Il punto  è, lettori, che  questo governo giallo-verde  è  il fondo del barile.   L’ultima speranza   che fosse emersa una classe dirigente. Delusa questa speranza, non  resta altro.  Nient’altro che la plebe da discoteca e da cocaina, degli stadi e del  rap.- Il lumpen-proletariato mentale  che nulla sa e nulla vuol sapere.

Quindi, saremo di nuovo governati dal  Draghi e da  Mattarella che sono  già lì ad eseguire  il programma “più Europa”  mentre l’Europa si sta sgretolando e trasformando nel mostro neo-prusssiano.  E l’Italia come popolazione diventare espressione geografica,  sempre più ignorante ed incolta, servile, invidiosa, particolarista e piccina  mentalmente ed eticamente.

A voi giovani coscienti, spetta la dura lotta – molto più dura di quanto credete, per farvi un futuro  di libertà e dignità: non individualmente ma collettivamente migliore, obbligando questo popolo a migliorarsi, dandogli  a forza le ambizioni nobili  che non ha più  – anzi che non ha mai avuto, se non fa  infime minoranze eroiche.

Io, come vecchio nonno, ormai rinuncio. Nei tempi di oppressione che tornano, faccio  finché posso il commento, e  basta. Parole inutili ed ornamentali:

come il confronto fra  due inni nazionali.

Noi siamo da secoli/ calpesti e derisi/ perché non siam popolo/ perché siam divisi”

Non è incredibile che l’Inno di Mameli, gonfio di retorica trombonesca, contenga questa cruda ammissione? Ed enunci  la pura verità sulla nostra piccineria e particolarismo  senza vergogna?

Che differenza con

Aux armes citoyens! Formez vos bataillons!
Marchons, marchons!

Ché quel “formate i battaglioni “ corrisponde ad un fatto storico  preciso. I borghesi, i  girondini, accaparratisi i beni  ecclesiastici  e della nobiltà  per un niente, intendevano concludere la Rivoluzione per goderne i frutti.   Credettero una  buona idea liberarsi della sediziosa folla dei sanculotti,  sanguinaria e violenta,  che terrorizzava l’Assemblea imponendo misure comuniste, allontanandola dalla città con  l’arruolamento in un’armata di massa.  I girondini nel governo dichiararono guerra  alle monarchie e agli imperi,  per  questo. Il risultato fu che formarono l’esercito mai visto prima, di “cittadini”,  ideologicamente giacobino,  che sotto Napoleone infiammò e  assoggettò l’Europa.

Allons enfants de la Patrie
Le jour de gloire est arrivé
Contre nous de la tyrannie
L’étendard sanglant est levé

“Il sanguinoso stendardo della tirannia è levato contro di noi! Sentite quei feroci soldati [prussiani] muggire nelle vostre campagne? Vengono a sgozzare ii vostri figli e le vostre compagne  –   e vi  cascano fra le braccia .

Entendez vous dans les campagnes
Mugir ces féroces soldats
Ils viennent jusque dans vos bras,
Egorger vos fils, vos compagnes

Fuggiremo forse, noi sanculotti?

Quoi! des cohortes étrangères
Feraient la loi dans nos foyers?

Cosa!? Che coorti straniere  dettino legge nelle nostre case?

Aux armes citoyens! Formez vos bataillons!
Marchons, marchons,
Qu’un sang impur abreuve nos sillons

Abbeveriamo i solchi dei campi del  loro sangue impuro.

Amour sacré de la Patrie
Conduis, soutiens nos bras vengeurs!
Liberté, Liberté chérie!
Combats avec tes défenseurs

Sacro amore della Patria, sostieni le nostre braccia vendicatrici!  Libertà, libertà amata, combatti con i tuoi difensori!

Confrontiamo  questa furia comunarda, questa “colère” robespierrana, con  la tromba guerresca del nostro inno:

Dov’è la vittoria?/  le porga la chioma/ ché schiava di Roma/ Iddio la creò”

E’ il caso di commentare? Il “patriota” italiano suppone che la Vittoria si lascia prendere   mitemente per “la chioma” dai risorgimentali massoni,  senza   protestare e soprattutto senza bisogno di combattere. Senza formare i battaglioni. Senza marciare-e-marciare, senza volontà  di abbeverare i solchi del sangue impuro degli  stranieri.  Così la pensava Mameli:  la vittoria come regalo della Roma antica.  Come se fosse stata “creata” schiava, non  conquistata con l’assidua  esercitazione delle legioni,  organizzazione ferma e forte dello spazio politico, con la disciplina e la violenza disciplinata,   con il diritto e il coraggio  –  e   sì, la guerra civile, anche quella permanente, sanguinosa, da  Catilina ad Azio.

Chissà se abbiamo ancora dei giovani ambiziosi di diventare classe dirigente, di alzare il livello della patria alla capacità di esercitare l’indipendenza,  capaci di vergognarsi di un simile inno nazionale.

 

Nota

La Meloni  ritiene che Di Maio intendeva inserire  il comico pugliese  non all’Unesco (cultura), ma all’Unicef (nutrizione) , ed ha fatto confusione  o non  conosce la differenza tra le due sigle. Tendo  a crederle.  Ciò naturalmente conferma la tesi.

https://video.repubblica.it/politica/banfi-all-unesco-meloni–lino-doveva-andare-all-unicef-di-maio-ha-fatto-confusione/325552/326168