QUALCOSA NON QUADRA

Giorgio Morganti

 

Immaginate uno Stato, l’Italia. Immaginate di entrare in un reparto di pneumologia in cui vi sono ricoverati malati terminali di tumore ai polmoni o di BPCO. Ogni reparto di un qualsiasi ospedale ne ha decine, e la tragica rotazione dei posti avviene con cadenza settimanale. Spesso capita che per questi stessi pazienti non si trovino letti nel reparto specialistico e vengano ricoverati in medicina o altro reparto non attinente, magari in un camerone con altri 5 malati non gravi. Per i primi giorni tutto sembra scorrere normalmente, ma poi d’improvviso le condizioni del paziente allo stato terminale iniziano a declinare. Un bel giorno non ce la fa più a scendere dal letto e il suo respiro diventa sempre più affannoso. Il medico lo visita dissimulando allegrezza ma poi ti chiama da parte e ti dice che è questione di ore e da ordine agli infermieri di portare dei separé per nascondere quello strazio ai compagni di stanza.

Tu, incredulo perché fino al giorno prima ci avevi riso e scherzato insieme, sbalordisci e non ci vuoi credere, ma purtroppo il vaticinio si rivela corretto. L’esperienza dei dottori è talmente vasta che potrebbero persino calcolare l’ora della dipartita, in certi casi. Difatti da lì a poco il respiro si fa più affannoso e inizia il rantolo. In quei momenti il pensiero dei familiari del moribondo, ironia della sorte, va anche agli altri compagni di camerata, costretti a subire quella tortura in mezzo ai lamenti dei parenti. Sono scene ordinarie e agghiaccianti che quotidianamente vanno in onda in quasi tutti gli ospedali d’Italia. Lo strazio, fortunatamente, dura solo qualche lunghissima ora poi tutto, finalmente, si sopisce e il malato se ne va da questo mondo.

Ora immaginate questo stesso Stato far finta di niente di fronte alle migliaia di situazioni simili causate esclusivamente dal fumo di tabacco. Fa finta di niente poiché continua a consentire la vendita di sigari e sigarette. Anzi, questo affare rappresenta una cospicua fonte di entrata per le casse dell’erario. Uno Stato, dunque, spietato.

Immaginate ancora di avere un amico che era un po’ più stravagante e temerario di voi, da ragazzo. Immaginate questo stesso amico prendere strade “brutte” magari a 14 anni fino a arrivare a “farsi”. All’inizio questo lo diverte e, individuato il branco coi suoi simili, inizia a praticare quello stile di vita. D’altronde è più semplice, in questo Stato, procurarsi la droga piuttosto che comprare un pacchetto di sigarette visto che dal tabaccaio almeno ti chiedono l’età.

Anche nelle discoteche, poi, la droga gira a fiumi e gli spacciatori sono liberi di distribuirla a tutti. Succede che dopo qualche anno l’uso oramai quotidiano di quelle sostanze porta alla caduta delle difese immunitarie, alla trascuratezza della propria persona e alla perdita della dignità.

Cadono i denti, non si è più lucidi di testa e si perde l’interesse per tutto. Poi il dramma personale comincia a insinuarsi all’interno della propria famiglia che prende coscienza del problema troppo tardi. Iniziano le peregrinazioni dagli psichiatri, per le comunità e il contesto familiare viene sconvolto da questa tragedia.

Il tossico inizia a pretendere soldi diventando violento e bisogna nascondergli persino gli oggetti di un qualche valore, per evitare il furto e la rivendita per comprare una dose. L’ira man mano s’impossessa di lui e non di rado una mamma si ritrova massacrata dal proprio figlio. Questa situazione può protrarsi per anni, fino a quando, un bel giorno, nella camera dell’ossesso tutto tace e di solito è la madre a fare la macabra scoperta: un cadavere già irrigidito e bianco come il marmo che finalmente riposa in pace liberando l’intera famiglia da quell’annoso tormento, ma segnandola per tutta la vita irrimediabilmente.

Il tabacco l’alcol e la droga sono soltanto tre  delle innumerevoli piaghe sociali che ogni anno mietono centinaia di migliaia di vite, dietro l’indifferenza e, anzi, la compiacenza e complicità dello Stato. Compiacenza perché da quelle tragedie esso estorce danaro, come nel caso del gioco d’azzardo, per esempio, altra vera e propria piaga sociale sponsorizzata proprio dallo Stato e che ha disseminato tragedie e rovinato armonie familiari.

Ora, invece, improvvisamente, esso ci vuole bene. C’è un’epidemia che si e no, se fosse lasciata indisturbata di agire causerebbe neppure un centesimo dei morti che ogni anno si verificano a causa della droga, del fumo, del gioco d’azzardo, dei tumori causati dall’ingestione di animali ingrassati a antibiotici, dei cancri al cervello causati dalle onde elettromagnetiche etc. e lo Stato improvvisamente si ricorda di noi.

Mette in quarantena 60 milioni di abitanti sospendendo la democrazia, gettando sul lastrico imprenditori e commercianti e istituendo il coprifuoco perché vuole salvare la vita di qualche centinaio o migliaio di anziani. Permettete che qualcosa non quadri? Uno Stato cinico e spietato che introduce quotidianamente istituti di morte e che, improvvisamente, si ricorda della vita non è credibile. Nella maniera più assoluta.

 

Giorgio Morganti