NON C’E’ NIENTE DA RIDERE

Ugo Mattei è un giurista. E’ professore di diritto internazionale e comparato all’Hastings College of the Law dell’Università della California a San Francisco, ed è professore di diritto civile all’Università di Torino. Si situa ideologicamente molto a sinistra,  collaborando come editorialista de il manifesto e collabora regolarmente con il Fatto Quotidiano, ed essendo stato  vicepresidente della Commissione Rodotà presso il Ministero della Giustizia (2007). Orbene,  Ugo Mattei ritiene, da giurista, che Mattarella, rifiutando Paolo Savona come ministro, abbia commesso un attentato alla Costituzione.

 

 

 

Lo stesso parere espresso, nel maggio scorso, da un’altra importante giurista sul Fatto Quotidiano:

“Mattarella non poteva mettere il veto su Savona”
Lorenza Carlassare – La costituzionalista: “Il capo dello Stato può rifiutare una nomina solo per ragioni oggettive: le sue critiche erano tutte politiche”
di Silvia Truzzi | 30 maggio 2018

Ora, da questa centrale “che sembra il Cremlino”, è partita la “narrativa” secondo cui Mattarella, quella notte, è stato attaccato da hacker russi che ne chiedevano l’impeachment. Accusa già dimostrata falsa da un articlo di Wired, rivista specializzata:

Qualcosa non torna nella storia dei tweet russi a favore di Lega e M5S
Wired ha analizzato i tweet russi pubblicati da FiveThirtyEight. Ma gli elementi che fanno pensare ad una loro azione in Italia sono davvero pochi.
potete leggerlo integralmente qui:

Qualcosa non torna nella storia dei tweet russi a favore di Lega e M5S


Ebbene: nonostante questa ed altre smentite, nonostante la storiella su hacker russi che hanno sviato il voto sia in USA sia in Italia e in Inghilterra sia ormai oggetto di derisione generale (HastatoPutin), il “nostro”  Quirinale annuncia che su questa storia ha dato mandato di indagare il Copasir e il pool romano, l’antiterrorismo, gli 007, la polizia interna.
Tutto ciò per
Otto account italiani nel mirino …quanto ai tweet del Russiagate, sarebbero 8 gli account italiani diretti da una regia russa e autori di migliaia di messaggi diffusi ovunque via Vpn. – Messaggi che sono riassumibili in questo:

#Mattarelladimettiti:

Ora, non otto,  ma almeno  8 milioni di  italiani, in quei giorni, potevano sottoscrivere quel messaggino. Fra cui eminenti giuristi di diritto costituzionale, che la loro posizione non l’hanno diffusa nascondendosi dietro gli hacker di Putin, ma l’hanno espressa apertamente.

Il guaio è che tutti i media  mainstream, tutti itelegiornali, hanno dato la notizia sembra esprimere il minimo dubbio e la minima ironia.

Il direttore di La Stampa, il neocn Molinari, ci  ha aperto il suo editoriale:

La questione russa in Italia.

Furio Colombo  ha preso la stessa posizione sul Fatto Quotidiano,che per motivi misteriosi ha accettato di accogliere da Colombo (neocon israeliano)  il tema della “ingerenze russe”.

Ma non basta:

Maurizio  Martina, segretario PD pro tempore, ha twittato:

Un governo come questo che tace sulle pesanti interferenze straniere via web nella nostra democrazia non difende la sovranità e gli interessi degli italiani

Su questo non c’è niente da ridere. Anzi bisogna aver paura. Se dopo e nonostante la plateale figura che il PD ha fatto attribuendo a “nazifascisti” l’attacco “razzista” con l’uovo alla negretta figlia di pregiudicati nigeriani – che poi s’è scoperto essere tre figli di papà di Moncalieri, fra cui il figlio di un consigliere PD  – se dopo questa smentita vergognosa dai fatti, Martina a nome del partito adotta  senza esitazione la versione  falsa del  Quirinale come oro colato, ci si deve solo preoccupare. Vuol dire che  nei prossimi giorni e notti i media ci satureranno dell’attacco di Putina  Mattarella,  con conseguente accusa a tutti i critici di Mattarella di essere traditori al soldo di Putin – su cui  indaga il Copasir e  il pool antiterrorismo.  Vuol dire che accusano questo  governo di essere al soldo di Mosca. E sarà difficile contrastare le assurde accuse, dal momento che questo  governo non ha a sua disposizione un solo telegiornale della tv di Stato in cui spiegare al pubblico ciò che sta avvenendo.

I membri di questo governo, e i suoi  deputati e senatori,  prendono alla leggera queste vicende. Ci scherzano sopra nei loro twitter, letti se va bene da qualche migliaio (più spesso, centinaio)  di persone consapevoli: ma  ogni sera   trenta milioni di italiani ricevono, senza contraddittorio, la  versione ufficiale falsa, ma ripetutta alla lettera, martellante, senza variazioni. Sono troppo giovani, non  hanno vissuto la   Strategia della Tensione  gestita dalle centrali democristiane di allora,  di cui il Quirinale, con  la sua disponibilità di accedere a dossier polizieschi e giudiziari  è sempre stato una risorsa.  Un ripasso sulle stragi cosiddette “nere” sarebbe necessario. Anche lì,  falsità plateali ripetute e asseverate da stampa, ministri democristiani e giudici, hanno fatto passare  come vera la versione di comodo.

Taviani ministro dell’Interno. “Ordine Nero”, al posto degli hacker di Putin. La Stampa, oggi come allora.

http://www.strano.net/stragi/stragi/biblio/bstragi.htm

Bisogna anche  ricordare ai troppo giovani quel disse Paolo Emilio Taviani, allora ministro dell’Interno,  al giornalista (inviato di guerra e coltissimo musicologo) Piero Buscaroli, che era allora direttore del quotidiano Roma di Napoli: nel febbraio 1974,  Taviani convoca a casa propria Buscaroli, notoriamente di destra; vuole attraverso di lui chiedere a  Giorgio Almirante i voti del Msi su non so quale legge democristiana – siamo nel pieno del “terrorismo nero”, c’è stata la strage alla Questura di Milano, ci sarà  presto la strage dell’Italicus, Strage di Brescia  nello stesso anno  –  e Taviani gli rivela come se nulla fosse che «insomma, lei dovrebbe intendermi, dico che certe bombe, quelle attribuite alla sinistra, le abbiamo messe noi», noi chi, ministro? la Dc?, «ma no, noi, ministero degli Interni, mi capisce adesso?».

Il giorno dopo, Buscaroli ha pubblicato queste frasi. Io, ingenuo giornalista alle prime armi, mi  dissi:  adesso, o va in galera Buscaroli, o va in galera Taviani. Non andò in galera  né l’uno né l’altro. I media fecero come non fosse successo niente, e continuarono a pompare  le inchieste sulle “stragi nere”. La magistratura non aprì  nessun fascicolo.

Oggi, hanno ancora quei mezzi, mi pare.  E  l’appoggio internazionale.