NIENTE S-300 PER LA SIRIA. LA COMPLESSA SITUAZIONE RUSSA VERSO L’IRAN.

La Russia non  consegnerà alla  Siria gli S-300: lo ha annunciato Vladimir Kozhin, consigliere di Putin  per l’aiuto ai  paesi esteri; è una breve di Sputnik News. Thierry Meyssan commenta: “In altri termini, la Russia che protegge lo spazio aereo non desidera di rendere l’esercito siriano responsabile della difesa dei  siti iraniani presenti sul suo territorio”.

Anche se una motivazione ufficiosa è che, adesso che gli americani “si sono ritirati”  (il Pentagono cerca con urgenza di ritirare le sue truppe in  Siria, ormai in pericolo di rappresaglie iraniane, facendole sostituire dagli egiziani, che hanno risposto picche) , non hanno più bisogno di un sistema pensato per intercettare  nemici da lunga distanza e da altissima quota, bastando i Pantsir da difesa ravvicinata,  ciò  sembra confermare l’atteggiamento della Russia rispetto all’Iran.

Netanyahu che partecipa alla Marcia degli Immortali il 9 maggio, e il 10 fa bombardare pretese postazioni iraniane  sul Golan, era già un segnale.  La Russia non vuole farsi trascinare in un conflitto  nuovo  dall’Iran  e su iniziativa iraniana.

Meyssan, che ormai dobbiamo considerare un portavoce dei russi in Siria,  aveva scritto:  “Secondo il modo di vedere della Russia, Israele è uno Stato internazionalmente riconosciuto, cui appartengono oltre un milione di cittadini giunti dall’ex Unione Sovietica. Ha diritto a difendersi, indipendentemente dal problema che pongono il furto dei territori palestinesi e l’attuale regime di apartheid. Al contrario,  per l’Iran, Israele non è uno Stato, bensì un’entità illegittima che occupa la Palestina e ne opprime gli storici abitanti”.  Effettivamente, è una lezione russa sulla sua fedeltà ai patti  che gli americani non hanno imparato: a riconoscere lo stato ebraico fu, primo nel mondo, Stalin. Tanto più che “oggi l’Iran è diviso in tre poteri distinti”, coi Guardiani della Rivoluzione opposti al moderato Rouhani e l’ayatollah Khamenei, che è più vicino ai primi che ai secondi, fa da mediatore.

Netanyahu  aveva giustificato l’attacco del 10, asserendo che gli iraniani avevano attaccato Israele  sparando razzi sul Golan occupato:  tipica menzogna del noto mentitore, si pensava. Invece i russi hanno di fatto confermato questa   versione – mentre Damasco  l’ha negata, asserendo che non  ci sono iraniani in Siria, e gli uccisi erano  tutti  siriani.

Adesso Eliah Magner, il meglio informato giornalista a Damasco, conferma che sì,  gli iraniani hanno cominciato per primi, e  nonostante la ferocia della ritorsione israeliana, interpreta questo come una vittoria politico-militare: il lancio dei  venti razzi contro le posizioni militari israeliani è  avvenuto dalle alture del Golan, e questo è nuovo. Damasco non l’aveva mai fatto prima. “Ciò significa che Damasco e i suoi alleati sono pronti ad allargare  il campo di battaglia di fronte le continue provocazioni di Israele”. Mostrando di mirare  a liberare  il Golan occupato illegalmente dagli israeliani, o almeno mostrando di  osare pensarci.

Dopo qualche giorno, l’Iran ha rotto il silenzio e  vantato di aver colpito “i siti più sensibili di Tsahal nel Golan occupato e del suo apparato di informazione” con cui guidava i terroristi islamici nella ampia zona di nessuno. “Alcune fonti evocano un bilancio di 50 tra morti e feriti”  fra gli specialisti, che sarebbe davvero un colpo durissimo per Israele. La  quale tace.  La fonte essendo l’iraniana Press TV,  può essere una esagerazione del successo dell’impresa,  ad uso interno.

http://www.presstv.com/DetailFr/2018/05/13/561570/Golan-occup-Isral-mis-au-pas

Siti israeliani che gli iraniani dicono di aver colpito.

“il mese scorso, Israele ha scoperto che l’Iran inviava droni perfezionati, di debolissima visibilità,  che lanciavano materiale elettronico e apparati di guerra specializzata ai Palestinesi. Non avevano visto questi droni, che entravano ed uscivano (dal Golan occupato)  con i suoi radar ordinari, ma con dispositivi di detection termici ed acustici”. E’ come risposta che gli ebrei hanno bersagliato l’aeroporto militare T-4, da cui decollavano i droni, uccidendo pare un buon numero di iraniani.

“Forse Israele credeva veramente che l’Iran temesse di impegnarsi in una guerra contro di essa  … Evidentemente, l’Iran vede le cose altrimenti dagli israeliani, dagli americani ed anche dai russi,che vogliono ad ogni costo evitare un confronto”.

C’è anche un motivo più profondo, per Mosca.  Si ricorderà che la pretesa “guerra civile per la democrazia” in Siria, con scatenamento dei terroristi  wahabiti ribattezzati opposizione democratica, nasce dal rifiuto  di Assad – per lealtà  all’alleato moscovita – di fra passare sul territorio della patria il gasdotto che doveva portare al Mediterraneo, e quindi all’Europa, il gas del Katar (che già ci fornisce il 25%, in forma  di gas liquefatto per nave) –onde tagliare la dipendenza  energetica di noi europei dalla Russia.

I due progetti concorrenti.

 

 

La sconfitta del  progetto, e dunque del Katar,  può essere intesa come la vittoria dell’Iran in quanto fornitore europeo,   facendo partire il gasdotto concorrente dall’iraniano Bushehr? Almeno così sembrano interpretarla a Teheran: il che può spiegare l’attivismo bellicista   iraniano  in Siria, per la quale hanno versato tanto sangue  delle Guardie; decisione o azzardo che sia, comunque rafforzato  due fatti evidenti: 1) il rinnegamento di Washington dal trattato nucleare, dà a  Teheran una nuova libertà  sugli altri fronti; 2) le ultime elezioni in Irak, dove gli iracheni “hanno scelto l’Iran come alleato”, ciò che consolida il corridoio sciita di Teheran verso Hezbollah. Ma per i russi, non dimenticarlo, l’Iran è un alleato cui deve molto in Siria (ha messo gli scarponi sul terreno)  ma un concorrente sul  mercato petrolifero globale, se Teheran torna all’onore del mondo  e il conflitto in Siria si placa.

La complessità della situazione che Mosca affronta è comprensibile. Secondo Meyssan, se invitasse  gli iraniani a sloggiare dalla Siria  (non sarebbe comunque nello stile di Putin), dovrebbe  sostituirli con suoi uomini sul terreno, o lasciare  che fosse Ankara ad occupare con sue truppe il vuoto lasciato.

A questo proposito, dice forse qualcosa un  comunicato di Sputnik News, il cui titolo suona:

“Ankara dice la data dell’apertura del  gasdotto  che aggirerà la Russia”.

Si tratta del gasdottto trans-anatolico TANAP, che porterà il gas dell’Azerbaijan all’Europa,  precisamente in Italia, passando per Turchia e Grecia  senza bisogno di traversare la Russia: il ministro turco dell’energia, Berat Albayrak,  ha annunciato che sarà operativo il 12 giugno prossimo – insomma fra poche settimane.

Spiega l’agenzia russa: “Il TANAP fa parte del progetto di Corridoio Sud che è stato approvato dalla UE che prevede in tal modo di  attenuare la sua dipendenza energetica rispetto alle forniture russe”.

https://fr.sputniknews.com/international/201805121036340456-turquie-gazoduc-tanap-contourne-russie/

Per l’energia, la UE dipenderà da Erdogan

Detto così, con tranquillità e senza irritazione. Un  dato che induce qualche commentatore a ritenere: non è   solo la UE che vuole ridurre la sua dipendenza da Mosca,  è Mosca che ha scelto di ridurre le sue forniture agli europei  –  privilegiando  come cliente la Cina e l’Asia  che sono il futuro. Ed è con l’accordo di Mosca che Ankara impone all’Europa il TANAP. Così i nostri geniali eurocrati di Berlino, Bruxelles e Parigi,   cui tanto dispiace avere a che fare con Gazprom, si mettono sotto la dipendenza energetica azero-turca: e vedranno la differenza. La Turchia di Erdogan ha delle pretese territoriali nell’Europa dell’Est, in specie nei Balcani, dove controlla già l’economia mafiosa di ogni genere di traffici, compresa la tratta delle donne.

Quanto alla  Cina, ecco come risponde al fatto che Trump ha stracciato  l’accordo iraniano sul nucleare e ordinato  ai satelliti europei di partecipare alle nuove sanzioni: Pechino ha aperto una nuova linea ferroviaria tra Teheran e Bayannur, nella Mongolia Interna. Il primo carico è costituito da 180 tonnellate di semi di girasole per alimentazione animale.  La ferrovia,  che passa per Kazkstan e Turkmenistan, in confronto al trasporto marittimo,  accorcia il  tempo di consegna di circa venti giorni.  Pechino  accorcia le distanze con i suoi vicini, mentre gli occidentali, e gli europei, le accrescono.

(Durante l’attacco israeliano del 10, è stato  centrato e distrutto un sistema Pantsir  fornito ai siriani. I russi ci tengono a far sapere che in quel momento, il Pantsir, il loro apparato di intedizione ravvicinata,    non aveva munizioni e non era in posizione operativa)

https://fr.sputniknews.com/presse/201805141036371478-syrie-pantsir-s1/