Mogherini contro Putin – e Renzi (glielo chiede la UE. Ossia Nuland)

“Sottolineo che abbiamo l’unanimità, fra i 28, su cinque principi-guida della Unione Europea nella politica verso la Russia”: così Federica Mogherini, alta rappresentante eccetera e vicepresidente della commissione, all’uscita dal Consiglio Affari Esteri. La data della raggiunta “unanimità”: 14 marzo. Siccome il 17 marzo è fissato il vertice dei capi di governo europei, e si sapeva che Renzi e Orban avevano intenzione di opporsi alla proroga automatica delle sanzioni a Mosca, la Mogherini ha prevenuto la mossa dei due governanti e li ha legati alla “Unanimità” espressa in sede segreta da ministri degli esteri. E’ un esempio del golpe quotidiano che è l’esercizio del potere commissariale. Adesso sappiamo a cosa serve la Mogherini.

I “cinque principi” mogheriniani, suppostamente cogenti per gli europei nei rapporti con Mosca sono, una volta tradotti dalla neolingua orwelliana. Prima d sperare nel perdono della Commissione, Putin deve : abbandonare il Donbass al ‘governo’ di Kiev; restituire al detto governo la Crimea con tutti i suoi cittadini russi; accettare di buon grado di perdere il mercato europeo per il suo gas e greggio, mentre la UE cerca fornitori alternativi; chiudere i suoi media come RT e Sputnik che tanto male fanno alle menti europee, bisognose di iniezioni di verità somministrate in forti dosi da Euronews.

Il quinto principio-guida è ineffabile: l’Europa di Mogherini esprime la potente “volontà di sostenere sempre più la società civile russa e di investire nei contatti personali, scambi e politiche”, con particolare riguardo ai “giovani”:   ossia sempre più soldi e mezzi alla corpuscolare “opposizione democratica” russa, in vista di una primavera colorata e di un cambio di regime a Mosca. Sperando in una Maidan di sangue e di fuoco anche là; la politica che ha tanto avuto  un così vistoso successo in Ucraina per Yushenko, in Siria per Assad, in Libia per Gheddfi, proposta pari per Vladimir Putin.

I cinque principi appena varati “equivalgono alla distruzione di quel che rimane di relazioni civilizzate con la Russia” da parte dell’Europa, commenta G. Doctorow, coordinatore europeo dello American Committee for East West Accord, Ltd. : “sono basati sulla premessa della superiorità morale, politica, economica dell’Europa sul suo rozzo vicino dell’Est e la credenza che,se agisce unita, può portare la bestia ad ammettere la sua inferiorità e strisciare in ginocchio”.

Perché non è che Mogherini e i suoi compari   vedano la loro mozione per quel che è – un atto di guerra, una provocazione intollerabile, una rottura di ponti con la seconda potenza militare del mondo e la sua ragionevole leadership; no, la Mogherini si degna di esigere l’aiuto del Cremlino in questioni “selettive”, per esempio nelle relazioni “con l’Iran, o nel processo di pace in Medio Oriente o in Siria”, dove la razionale e   civile diplomazia russa è stata tanto utile ad appianare i grovigli, ma anche “sulla Corea del Nord, la migrazione, il contro-terrorismo, il cambiamento climatico, e tutte le altre aree dove c’è un chiaro interesse dell’Unione Europea”. Anche a leggere si fa’ fatica a crederci, per cui diamo il link all’originale (leggete il Fourth Principle)

http://eeas.europa.eu/statements-eeas/2016/160314_02_en.htm

Insomma questa è la diplomazia europea: sputare in faccia a Putin e proclamare che si finanzierà il suo rovesciamento, e intanto si pretende che sia un partner collaborativo e scodinzolante in tutti i problemi che la UE non sa risolvere (notevole l’evocazione di “immigrazione e terrorismo”, problemi che s’è procurata ed ha perfino finanziato).

Adesso si capisce che cosa serve l’Erasmus.

Se alcuno si chiedesse chi ha suggerito alla Mogherini i cinque princìpi, a quali ordini obbedisce la signora-Erasmus dalla faccia poco mobile, non ha da cercare lontano.

“Il bando alla Russia rimane anche dopo il suo ritiro dalla Siria”, ha detto Victoria Nuland, l’assistente segretaria di stato e la creatrice della Maidan di sangue ucraina. “Washington mantiene le sanzioni fino a quando Mosca non restituisca la Crimea all’Ucraina”, ha detto John Kerry attraverso i suo portavoce; “non accettiamo nel 21 secolo la revisione di confini con la forza”. Strano, perché la revisione dei confini con la forza si applica invece alla Siria, grazie all’aiuto che Usa e suoi compari danno ai terroristi.

http://www.globalresearch.ca/washington-will-retain-sanctions-until-russia-returns-crimea-john-kerry-says-we-will-not-accept-redrawing-borders/5514658

Interessante   ciò che ha aggiunto la Nuland: “Continuiamo a guardare al teatro della Siria e a quello dell’Ucraina come due posti separati”: in Siria ci serve Putin, in Ucraina lo puniamo. E’ esattamente la volontà “selettiva” evocata dalla Mogherini.

E’ ovvio che l’amministrazione americana è piena di rabbia per l’ennesima sorpresa che Putin le ha assestato, e cerca qualche mezzuccio per vendicarsi. Sorpreso dell’intervento, Obama lo derise profetizzando che le forze di Mosca si sarebbero impantanate; adesso Putin si è sottratto al pantano che gli stavano attivamente preparando – con un costo di tutta l’operazione militare esemplare per modestia, si dice sui 500 milioni di dollari. Ma ha tolto alle parti dei futuri negoziati, terroristi “Moderati” e no, un motivo polemico, e l’ha detto nel discorso in cui ha annunciato improvviso ritiro: “Mi auguro che ciò sia un mezzo di aumentare significativamente il grado di fiducia fra i partecipano al processo di pace”. I terroristi sostenuti da USA e Arabia devono ora partecipare al negoziato, dopo una ripulitura; Ryad non ha più scuse per le sue tonitruanti e vuote minacce di invasione diretta in Siria, insieme con i turchi. Erdogan ora è davanti alla temibile prospettiva che- se si arriva ad uno smembramento della Siria –   si formi ai suoi confini uno staterello curdo-siriano, santuario e attrattivo per tutte le minoranze curde della Turchia e non solo: sicché paradossalmente Erdogan ha interesse a farsi paladino della Siria indivisa che Assad ha annunciato. La separazione del paese però resta nelle corde diplomatiche di Mosca (e il ritiro è un consiglio anche ad Assad a moderare le pretese: Rakka resta in mano all’IS, i curdi dell’area di Cezire han cominciato a battagliare con l’armata siriana regolare, proclamando l’autonomia).

Washington deve in qualche modo punire questo successo da scacchista. Naturalmente facendo pagare le spese all’Europa, che del resto è quella che veramente soffre della sanzioni anti-russe. Mogherini si è incaricata di prevenire moti di ribellione alla linea americana, e di scavare la fossa alle velleità del capo del “suo” governo, quel Renzi che l’ha messa lì. Quando arriva al vertice di Bruxelles, si troverà già le cose decise per lui dalla “unanimità”. Questa è l’Europa, e questo il risultato.