MENTRE VIGE IL DIKTAT DI MATTARELLA SU SAVONA…

Giusto per capire, comincerei con un tweet di Claudio Borghi, l’economista della Lega:

Faccio notare a tutti quelli che strillano “I MERCATI I MERCATI” che per quanto riguarda il debito italiano “I MERCATI” hanno un nome e un cognome ed è (come da grafico) BCE. Da tempo l’unico compratore è la BCE quindi lo spread non dipende da noi, ma da lei”.

La parte blu sono i titoli del debito pubblico comprati da BCE.

I “mercati  liberi” del debito pubbblico, in questa fase,  non esistono.  E’ la BCE che, invece di fare semplicemente la banca centrale, prova a fare quel che ha già fatto a Berlusconi e alla Grecia, e che  vans Pritchard ha descritto nell’articolo che abbiamo pubblicato: “Li tagliano dal rifinanziamento del debito e minacciano di uccidere il sistema bancario. Creano a bella posta una crisi di rifinanziamento del debito. Lo hanno fatto appunto all’Italia nel 2011”.

Che la resistenza  di Mattarella al nome di  Paolo Savona sia motivata dall’ostilità di Mario Draghi anche personale, è quanto si legge in questo articolo:

http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/05/25/draghi-savona-mattarella-bce-ministero-economia/220486/

Perché Mario Draghi è il nemico giurato di Paolo Savona

Il capo della Bce, vicinissimo a Sergio Mattarella, è il più fiero oppositore all’entrata dell’economista che piace a Salvini e Di Maio nel governo Conte. Non solo per motivi politici. Tra i due non corre buon sangue anche per questioni personali.

Articolo gustoso, che potete leggervi voi.  Riporto la motivazione che mi pare di maggior peso:

C’è l’idea che Savona  possa rappresentare una spina nel fianco della Bce, e non solo di quella parte di Banca centrale che si occupa di politica monetaria sotto la guida di Marietto, ma anche di quella Vigilanza che nelle mani della perfida signora Danièle Nouy ha combinato un sacco di guai alle banche italiane e contro cui Savona, nella veste di commentatore economico, si è scagliato più volte. E se c’è una cosa che Draghi da quando è al vertice della Bce ha sempre cercato di evitare è proprio avere conflitti con la sua Vigilanza”.

Daniele Nouy

 

Insomma è confermato:  i tecnocrati  incapaci non vogliono fra i piedi un vero competente.  Incapaci o disonesti, ecco il problema: Danièle Nouy,  a fine 2017, aveva ingiunto alle banche italiane di liberarsi in tutta fretta dei loro  crediti dubbi (non performing  loans), ossia in pratica di svendere a 10 quello da cui, col tempo,di può ricavare 20 o 30.  Quel che avrebbero ricavato i fondi-avvoltoio che di solito raccattano questi crediti svenduti. La signora aveva fatto crollare le azioni delle banche italiane – apposta, direi –  e inoltre   che è stata accusata di avere agito al di fuori delle proprie specifiche competenze, cioè di avere invaso il campo proprio del regolatore, fissando nuove regole in materia di valutazione dei crediti.

Non vorrei si dimenticasse  che la  condizione  economica disperata in cui ci troviamo, ci è stata regalata  dalla BCE. Come si vede in questa tabella, il nostro  Pil è stato stroncato proprio dal “Draghi Coup” e dalla Monti’s Austerity.

 

Il Pil Italiano dopo il golpe di Draghi e l’austerità di Monti. Nel frattempo, mentre a noi si imponeva di non superare il 3% di deficit, alla Spagna veniva concesso di fare spesa pubblica in deficit. E alla Francia ancor più.
Noi stavamo sotto il 3% quando alla Spagna veniva consentito di spendere a deficit fino al 10% del Pil. Più spesa pubblica, più sviluppo.

Quello che chiede adesso il governo Salvini-Di Maio  (che forse mai verrà) – è di fare spesa a deficit  come la Spagna  per qualche tempo onde tirarci fuori  dall’abisso in cui ci hanno cacciato.

Per esempio, come ha comunicato Giorgio Spaziani Testa,presidente di Confedilizia, “l’Italia è l’unico Paese europeo in cui i prezzi delle case calano dal 2012. Che cosa sia accaduto a partire da quell’anno in tanti continuano a sottovalutarlo…E’ stata quasi triplicata la tassazione patrimoniale sugli immobili”.  Gli immobili sono stati trasformati in perdita dal fisco.  Con una distruzione immane del  patrimonio edilizio: vecchie case di campagna, invendute dopo anni di unutili tentativi, e capannoni industriali inutilizzati, vengono scoperchiati dai proprietari per non  doverci pagare le tasse. Fenomeno unico in Europa.

Paolo Savona ha parlato con forza della necessità di riavviare il settore edilizio, criticando Monti. A un convegno nel 2014: “per raccogliere 4,5 miliardi di IMU hanno abbattuto il valore capitale di almeno 200 miliardi”.

 

 

L’euro ha ucciso la domanda interna e la produzione industriale.

Per nostra fortuna, il  governatore di Bankitalia Visco ci tranquillizza: “Il processo di integrazione europea ci ha garantito pace e stabilità”. Come si vede dalla tabella:

Il Pil pro-capite salì, in Italia, persino nella Grande Depressone. Adesso è caduto, con la UE.

Questi dati per capire meglio la fondatezza, onestà, moderazione e cultura dell’articolo dello Spiegel.  Illustrato con   la foto di Portofino e dei suoi yacht, per far capire quanto noi italiani siamo ricchi.

 

Durissimo attacco del settimanale Spiegel: “Italia scroccona, colpa di Draghi”

«I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa»
(da La Stampa):
Non si tratta di un paese povero, scrive il giornalista nel suo commento al piano del futuro governo, e poi attacca: «Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione che prima chiede qualcosa per lasciarsi finanziare il suo proverbiale “dolce far niente”, e poi minaccia coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti? Chiedere l’elemosina sarebbe un concetto sbagliato. I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa. Scrocconi aggressivi si avvicina di più» alla condotta dell’Italia.
(MB: quanto al dolce far niente, avrei un grafico: siamo i secondi produttori industriali in Europa  dopo i tedeschi,  prima  dei francesi e inglesi. )

«In effetti si procede verso il ricatto», continua Spiegel, affermando che «rispetto all’Italia la Grecia è una bazzecola». «Se gli italiani decidono di non voler assolvere ai loro pagamenti, l’euro è alla fine e la Germania perderà tutti i soldi impegnati per salvarlo», si legge anche. E l’uomo che «ha fornito l’arma» che l’Italia punta contro i suoi vicini «siede a Francoforte», aggiunge il magazine, tirando in ballo Mario Draghi. Il «whatever it takes» pronunciato dal presidente della Bce nel momento più critico dell’eurocrisi, è la tesi, «è stato notato a Roma». «E adesso alla Bce non resta altro che continuare la sua politica perché ogni rialzo dei tassi porterebbe lo Stato italiano all’incapacità di pagare».

(MB: c‘è questa  solida convizione tedesca che sono loro a pagarci il debito italiano. In realtà non solo ce lo paghiamo noi, ma siamo stati noi a salvare le loro banche (e quelle francesi) che avevano prestato troppo  e male alla Grecia. Come si vede nella tabella: nel 2009 l’Italia non era esposta al debito greco, mentre le banche germaniche e francesi avevano decine di miliardi di titoli ellenici. Nel  2014, lo Stato italiano è pieno di titoli greci, di cui si sono liberati tedeschi e francesi.  Si  chiama “solidarietà europea”. Che loro non sanno cosa sia)

Nel 2009 e nel 2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E, per citare Luciano Barra Caraccio, ” l’Italia non solo è in attivo ormai stabile delle partite correnti, ma è contribuente netto nel bilancio dell’intera Ue, nonché pesante contributore dei fondi di salvataggio (ESM e suoi antecedenti) le cui erogazioni sono andate a vantaggio di altri”

 

Riprendiamo lo Spiegel secondo La Stampa:

«Io non ho nulla contro persone che vivono al di sopra delle loro possibilità. Per me l’Italia può continuare a praticare l’evasione fiscale come sport nazionale.

(MB. “Al disopra delle proprie possibilità”. In realtà l’Italia è in continuo avanzo primario: ossia vive al disotto delle sue possibilità. Il suo rapporto debito/Pil aumenta,  non  perché  ha speso in modo irresponsabile, ma al contrario: ha speso troppo strettamente. Non è il debito che è aumentato, è il Pil che è diminuito.

Il tedesco: “Trovo però incomprensibile che si vogliano addossare i costi delle proprie decisioni politiche ad altri che hanno un’altra concezione della politica. Questo difficilmente si concilia con il mio concetto di democrazia». «Chi vorrebbe essere considerato uno scroccone? Gli italiani, così almeno pare, hanno superato questa forma di orgoglio nazionale»

 

Ci sarebbe da dire molto sulla volgarità, l’ingiustizia e la assenza totale di senso di un comune destino che esprime questo articolo. Che è poi il sentimento comune non solo del  popolo, ma della classe dirigente tedesca: che dimostra così  troppo bassa e abietta rispetto alle responsabilità – che del resto non si prenderà mai – di paese-guida d’Europa.  Oltretutto, questa arroganza dimostra che non si sono accorti di avere già perso, comunque  brutalizzino l’Italia; fra qualche mese,  ne sono  sicuro,  torneranno al marco rivalutato del 30 per cento,  dopo aver  devastato l’eurozona.

Ma di questo un’altra volta. E’ notte fonda. Concludo rubando una riga a Barra Caraccio, che sta diventando il mio autore preferito:

Se obbedissimo mettendoci more solito sull’attenti sui diktat dell’€stablishment, il consolidamento fiscale ci porterebbe in crescita  zero virgola o in recessione.
E poi ci rimproverebbero che cresciamo poco perché non facciamo le riforme e che abbiamo troppi NPL.
Ma anche basta”.

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