MACRON CEDE A BERLINO (ANCHE) IL SEGGIO FRANCESE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA…

Il vice-cancelliere Olaf Scholz ha proposto alla Francia di cedere alla UE il seggio al consiglio di sicurezza dell’ONU di cui dispone come “vincitore”, grazie a De Gaulle, della seconda guerra mondiale. Grazie a questo seggio, la Francia ha il potere di veto sulle decisioni degli altri membri,Usa, Regno Unito, Russia e Cina. Che Berlino voglia questo seggio (e il suo potere) per sé sotto spoglie “europeiste” – come miri alla Bomba francese sotto la maschera della “difesa comune europea” – non è nemmeno un segreto. A giugno scorso, parlando in una riunione del PPE, Angela ha evocato la creazione di un gruppo di 10 paesi europei, operanti col veto francese e la Commissione “perché l’Europa parli con una sola voce” poiché questo gruppo di 10 sarebbe cangiante (in modo che tutti i 27 a rotazione vi entrino) è abbastanza ovvio che la Germania coi suoi satelliti (Paesi Bassi, Austria, Anseatici) avrebbe in esso sempre la maggioranza dirigente. Non a caso nella stessa riunione Merkel ha chiesto “con urgenza” un libro bianco sulla sicurezza europea, per misurare “il livello delle minacce gravanti sull’Unione”, ed annunciato l’aumento delle spese militari della Germania all’1,5% per il 2025. Che è l’80% in più di quel che spende oggi. E’ evidente che nel pensiero della Cancelleria, seggio francese all’ONU e  la disponibilità dell’ atomica francese sono concettualmente unite nello stesso progetto egemonico.

Olaf Scholz con MoscoWC e il greco Tsakalotos.

Il punto è che Macron sta aderendo a questo progetto. Con la incredibile sottomissione che ha dimostrato verso Berlino, e in segreto. Solo accidentalmente, in una conferenza ad Harvard il 6 ottobre, i francesi che vi partecipavano l’hanno saputo. Dall’ambasciatore tedesco alle Nazioni Unite, Christophe Heusegen, il quale ha reso noto che sono in corso discussioni per trasformare il seggio permanente della Francia in un seggio franco-tedesco; dal 2019, Berlino avrà il seggio permanente all’ONU,  ha  di fatto lasciato intendere.


La cosa impressionante è che Macron stia facendo questo regalo, cessione del prestigio storico e del potere internazionale reale del suo Paese, non solo nonostante il crollo della sua reputazione presso la sua opinione pubblica, con l’insurrezione dei Gilet Gialli; ma senza nemmeno ottenere una contropartita. La sola contropartita che chiede ed implora da quando è all’Eliseo. “La Francia” disse allora, “si mette sotto i limiti di Maastricht [ossia si sottopone alle austerità prescritte da Berlino] ma si aspetta che in cambio la Germania impegni risorse in un bilancio europeo della zona euro, pari a vari punti del Pil, per permettere un rilancio dell’economia e il finanziamento di progetti strategici comuni”.


Di fatto, si sa come la Cancelliera ha sempre risposto. Prima, i paesi indebitati mettano a posto i conti, e solo allora si vedrà se la Germania contribuirà al bilancio comune, perché non vuole pagare i conti degli italiani, greci, portoghesi, spagnoli- (e francesi, ma questo lo dice meno). Macron faccia i compiti a casa, e poi si vede… sempre facendo balenare le meraviglie di un “asse franco-tedesco” , che i media francesi macroniani chiamano “la coppia franco-tedesca”, ma – fanno osservare i corrispondenti a Berlino, stranamente l’espressione “coppia franco-tedesca” non è mai usata né da Merkel né dai media germanici.
Su questa “amicizia” ha ironizzato recentemente il britannico Spectator: “Il grande progetto di Macron, di obbligare la Germania a farsi responsabile dei debiti non solo dell’Italia ma dei paesi del Sud, è fallito. La Germania non lo farà mai, se non obbligata con la forza. Sicché il grande progetto di Macron è sconfitto non dai suoi nemici populisti, in Italia o altrove, ma dai suoi “AMICI” tedeschi”.
Dunque il continuo cedimento senza contropartito di Macron alla Germania rivela qualcosa di più fondamentale che la mera stupidità e lo spirito di sottomissione; rivela irresponsabilità. Lo sottolinea ad alta voce Jean-Pierre Chevènement , ex ministro della Difesa con Mitterrand (si dimise quando la Francia partecipò alla prima guerra del Golfo, nel ‘92), e di Jospin: socialista, ma socialista patriottico, una delle menti più lucide del pensiero politico e schiena dritta.
Intervistato da Marianne, Chevénement sottolinea “la lunga serie di iniziative unilaterali che Berlino ha preso senza consultazione preventiva con Parigi: l’uscita dal nucleare nel 2001, l’obbligo di pareggio del bilancio, la minaccia di sbattere fuori la Grecia dall’euro, l’apertura dell’Unione Europea alla marea di rifugiati nel 2015 – e non dimentichiamo che la Germania ha anche imposto, nel 2008, la imposizione della sostanza del Trattato di Lisbona, rigettato per referendum dal 55% dei francesi”. Con questa costante tendenza alla prevaricazione, “tollerata in silenzio da Sarkozy e da Hollande”, cosa può far sperare che dopo essersi impadronita del seggio francese al Consiglio di Sicurezza, la Germania lo userà “per una Unione Europea con una diplomazia comune” sognata dagli idealisti europeisti?

Jean-Pierre Chevénement. Ruppe con Mitterrand perché contro la prima guerra anti-Irak, 1992.

Anche il forcing del vicecancelliere Olaf Scholz che ha chiesto alla Francia di mutualizzare il seggio è parte della stessa politica di unilateralismo e prevaricazione. Oltretutto, “dà il sentimento di voler riprendere il vecchio disegno tedesco di voler ridurre l’influenza della Francia in Europa”.
Aggiunge il vecchio politico: “Il degrado continuo della situazione economica della Francia dall’inizio degli anni 2000, si riflette nelle statistiche del commercio estero: 70 miliardi di deficit, di cui un quarto verso la Germania: esso mostra la deindustrializzazione del paese, che abbiamo consentito. Per contro c’è eccedente commerciale tedesco, 250 miliardi di euro l’anno, quasi il 10% del Pil, che è anch’esso contrario alle regole di Bruxelles: ma avete mai visto la Commissione istruire una procedura per surplus eccessivo?”.
Il punto, dice il vecchio “gollista rosso”, non è di profitti e di export. E’ che ”l’accumularsi dei deficit e la deindustrializzazione può impedire alla Francia, nel lungo termine, di mantenere e sviluppare il suo sforzo di difesa. Ora, la dissuasione nucleare è inseparabile dal seggio permanente al Consiglio di Sicurezza. Se la Francia non si reindustrializza, è aperta la via all’abdicazione nazionale” – e ad ogni velleità di parità e eguaglianza nella “coppia” franco-tedesca. “Se la Francia cede, accetta la retrocessione a nazione di terz’ordine”.

E’ evidente che la UE si  sta tramutando dietro le quinte  in ben altra, allarmante cosa rispetto al “sogno europeista” dei nostri filo-europei di potere,  anch’esi irresponsabili sostenitori di un tale progetto,  Mattarella in primis: una potenza mondiale prussiana.  Per l’Italia sarebbe, ovviamente, ancora peggio della prevaricazione che subisce ora, ad ispirazione di una BCE francofortese. Non resta che sperare nei Gilet Gialli.  Ma forse si chiede troppo al loro grado di consapevolezza politica.

Sovranità europea o servitù volontaria?