Il Luteranesimo Cinquecento Anni Dopo

Pubblicato il 22 giugno 2017 di doncurzionitoglia

La Chiesa di Cristo è romana

S.Pietro è venuto a Roma per ispirazione divina1e vi è stato martirizzato nel 64. La sua tomba e le sue ossa si trovano sotto la basilica di S. Pietro2. Cristo lo ha scelto quale Suo Vicario in terra e i suoi successori – i Vescovi di Roma,ossia i Papi – dovranno continuare la sua missione sino alla fine del mondo. Quindi la Chiesa di Cristo è romana per volontà di Gesù medesimo.

In Matteo (XVI, 18-19) viene rivelata la natura della Chiesa che Gesù ha fondato e rifulge la prerogativa singolare che avrà Pietro su tutta la Chiesa. Infatti, quando Pietro (Mt., XVI, 18) confessa, divinamente ispirato, che Gesù è il Messia, a sua volta Gesù Cristo dice solo a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra Io fonderò la mia Chiesa”. San Leone Magno commenta: “Essendo Io (Cristo) la Pietra inviolabile, anche tu (Simon Pietro) sei Pietra, poiché sei rafforzato dalla mia potenza”3. Giuridicamente questa costituzione di governo viene definita in maniera propria applicando al Papa il termine “Vicario di Cristo”. In Matteo (XVI, 19) Gesù dice a Pietro: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli”. Con ciò Gesù vuol farci capire che nella Chiesa Pietro assumerà per partecipazione il posto di padrone di casa, il quale per essenza è di Cristo, l’originario e principale Possessore delle chiavi, che rappresentano il possesso e la piena proprietà dell’edificio. Pietro e solo lui avrà per partecipazione il possesso delle chiavi che gli danno il supremo potere nella Chiesa. Nel Vangelo di Giovanni (XXI, 15) Gesù rende Pietro Pastore supremo delle pecore (Apostoli/Vescovi) e degli agnelli (sacerdoti/fedeli). Alla fine della sua missione in terra Cristo, dopo aver insegnato agli Apostoli che Egli è per essenza il Pastore delle anime per condurle in Cielo, dichiara solennemente davanti ai Dodici che solo Pietro è per partecipazione il Pastore supremo della Chiesa. Agnelli, pecorelle e pecore indistintamente sono sottoposti alla giurisdizione di Pietro, ma agnelli, pecorelle e pecore non cessano di essere di Cristo. Infatti Gesù di essi ripete per tre volte “meos/meas”. Quindi Gesù mantiene il suo potere di Pastore, ma costituisce Pietro suo Vicario in terra. Sant’Ambrogio, commentando il versetto di San Giovanni, usa per la prima volta il termine “Vicario di Cristo” riferito a Pietro4.

Roma è la Città Santa della Nuova Alleanza

Perciò Roma è la Città Santa della Nuova ed Eterna Alleanza, che ha rimpiazzato Gerusalemme, la Città Santa della Vecchia Alleanza, la quale purtroppo ha rinnegato e ha fatto crocifiggere il Messia.

Roma oramai è la città eterna, caput mundi. Ella ha assunto l’eredità greco/romana antica, l’ha conservata, l’ha epurata dai suoi elementi di religiosità politeistica pagana, l’ha perfezionata naturalmente con la filosofia patristico/scolastica e poi l’ha innalzata all’ordine soprannaturale convertendola a Cristo, come la “grazia che presuppone la natura, non la distrugge, ma la perfeziona” (S. Tommaso d’Aquino, S. Th., I, q. 1, a. 8, ad 2).

S. Benedetto ci ha tramandato la classicità

Grazie a S. Benedetto da Norcia e all’Ordine benedettino Roma ha civilizzato e cristianizzato i barbari, ha conservato e ci ha trasmesso i tesori della letteratura greco/romana, che altrimenti sarebbero andati persi. L’Europa e la Cristianità europea sono il frutto dell’opera civilizzatrice della Roma dei Papi.

Il Papa, come Vicario di Cristo, è il garante dell’unità della Chiesa e con il sostegno dell’Imperatore lo è stato anche dell’unità della Cristianità europea, in cui fino al Trecento si parlava la stessa lingua latina, si conservava una cultura filosofica perenne sostanzialmente comune e la stessa fede cattolica, sino a quando Martin Lutero (erede di Arminio contro Varo) non è venuto a spaccarla in due parti: l’Europa cattolico/romana e l’Europa germanico/protestantica (“Los von Rom / Lontani da Roma”)5.

L’abile propaganda luterana contro il Papa

Lutero ha attaccato violentemente e volgarmente il Papato in varie sue opere accompagnate da xilografie, che ne hanno assicurato un’ampia recezione anche da parte delle masse incolte (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca del 1520; La cattività babilonese della Chiesa del 1520; La libertà del cristiano del 1520; Anticristo del 1520;Antitesi illustrata della vita di Cristo e dell’Anticristo del 1521; Significato delle due orribili figure, del Papa-asino e del vitelmònaco del 1523; Il Papato coi suoi messo in figura e in scrittura del 1526; Piccolo catechismo e Grande catechismo del 1529; Ritratto del Papato del 1545;Discorsi a tavola del 1546; Contro il Papato di Roma fondato dal diavolo del 1546). Lutero da abile propagandista ha capito l’importanza delle immagini caricaturali, raffiguranti il Papa e la Chiesa di Roma, ognuna delle quali vale un libro intero. Il suo metodo propagandistico è stato ripreso dall’Illuminismo, dal Liberalismo, dalla Massoneria, dal Bolscevismo, dal Modernismo e dalla Rivoluzione culturale sessantottina.

Papato e Impero

Il Papa è stato aiutato dai Re e soprattutto dal Sacro Romano Impero a mantenere l’Europa unita. Si può dire che sin dal 380 con l’Editto di Tessalonica dell’imperatore Teodosio, il quale ha dichiarato il Cattolicesimo l’unica religione di Stato o dell’Impero Romano, è spettato all’Imperatore il dovere di difendere la Chiesa disarmata dai nemici esterni (barbari, musulmani) ed interni (eretici). Certamente vi sono stati dei conflitti tra Papato e Impero che però sono stati risolti. Infine, quale precursore di Lutero, vi è stato il Grande Scisma d’Occidente, che dopo circa 70 anni si è risolto col ritorno del Papa a Roma, poiché solo la romanità garantisce l’universalità e l’imparzialità della Chiesa, impedendole di diventare una “religione nazionale” come il Gallicanismo (antefatto e padre del Luteranesimo6) o l’Anglicanesimo (conseguenza e figlio del Luteranesimo). La dottrina e la storia ci insegnano che separare il Cristianesimo da Roma equivale a togliergli l’universalità o la cattolicità, ossia il suo essere super partes la religione di tutti e per tutti. Invece lo scisma luterano non si è mai più ricomposto proprio perché si è separato definitivamente da Roma ed ha dato vita a “chiese” particolari e nazionali.

Il Nominalismo di Lutero

Dal punto di vista filosofico Occam col suo Nominalismo ha influito sulla genesi del pensiero protestantico di Lutero. L’odio per la metafisica di Platone, di Aristotele e di San Tommaso ha portato il francescano inglese già nei primi anni del Trecento a negare che si possa conoscere la realtà e la verità, a negare che esistano non solo concetti universali capaci di esprimere la realtà, ma anche le essenze o le nature universali a solo vantaggio dell’individuo, il che ha dato luogo all’Individualismo religioso (Luteranesimo), filosofico (Cartesianismo), politico (Machiavellismo/Liberalismo), che aprono la porta al soggettivismo relativista, scettico ed agnostico: nulla è certo, al massimo ognuno ha la sua opinione personale. La Modernità idealistica è contenuta in germe nell’Occamismo e nel Luteranesimo. Essa segna la rottura con la classicità greco/romana, con la Patristica e con la Scolastica, in breve con la Res Publica Christiana, ossia con la Cristianità medievale retta e diretta dal Papa come Vicario di Cristo assieme all’Impero quale antemurale della Chiesa, ossia braccio armato della Chiesa disarmata.

La Modernità nasce anche con Lutero

Con Lutero finisce un’era tradizionale e classica ed inizia formalmente ed esplicitamente, in maniera irreversibile, un’altra era progressista e moderna, antesignana del Modernismo, il “Collettore di tutte le eresie” (S. Pio X).

La nascita delle religioni nazionali e degli Stati nazionali apre la via alla nascita dell’Assolutismo e alla morte del Sacro Romano Impero, che avverrà formalmente con la fine della Prima Guerra Mondiale. Oggi le Nazioni sono state rimpiazzate dal Mondialismo, dal Tempio Universale e dalla Repubblica Universale – progettati dal Cabalismo italiano del Quattro/Cinquecento, dalla Massoneria, dall’Alleanza Israelitica Universale – quale autostrada al Regno dell’Anticristo.

Purtroppo lo spirito paganeggiante, ma ancor più quello giudaizzante, talmudico e cabalistico dell’Umanesimo è penetrato nelle menti degli uomini di Chiesa ed anche di alcuni Papi rinascimentali “gran signori, […] dotti mecenati, che vivono nel lusso e colgono ogni possibile occasione per far festa. I carnevali romani sono famosi in tutto il mondo così come le feste mitologiche per la glorificazione dei Papi. […]. Nepotismo, mondanità, sete di potere, vita spesso dissipata: queste le caratteristiche non proprio esemplari del Papato. […]. Come la Chiesa abbia potuto sopravvivere alle persecuzioni e alla vita scandalosa di numerosi suoi prelati è un vero miracolo” (A. Pellicciari, Martin Lutero, Siena, Cantagalli, 2012, pp. 27-28). Perciò non dobbiamo disperare oggi che Essa sopravviverà anche alla crisi neo-modernistica, che l’avvolge da oltre mezzo secolo.

La personalità di Lutero

Martin Lutero è nato a Eisleben (in Sassonia) il 10 novembre 1483. Ha studiato la dottrina nominalista di Occam e se ne è innamorato, poi è entrato in un convento agostiniano in séguito ad un evento tragico che è stato letto dal giovane Martino, tormentato dagli scrupoli, in maniera fosca: un fulmine lo ha colpito assieme ad un suo amico che ne è morto mentre Martino è restato illeso. Il tema della duplice predestinazione al bene e al male nasce allora in lui e si trova già in nuce nell’animo del futuro eresiarca. Tutta la sua vocazione tra gli Agostiniani sarà vissuta in maniera cupa, sotto lo sguardo di un Dio terribile pronto a fulminare qualsiasi persona anche senza sua colpa. Lui stesso ha scritto una lettera a suo padre e gli ha confessato che la sua entrata in religione non era stata libera, ma coatta perché dettata dal terrore del fulmine e della morte scampata. Lutero è stato inizialmente un frate molto rigido e rigoroso, tendenzialmente rigorista, ma tormentato da una forte sensualità, che lo ha portato pian piano alle soglie della disperazione. Questo stato d’animo influirà molto sulle sue future scelte e la sua futura dottrina sulla giustificazione grazie alla sola fede senza le buone opere.

Sunto della dottrina luterana

Lutero ha creduto di aver trovato in San Paolo (Commento alla Lettera ai Romani, 1515-1516) il principio e il fondamento del suo sistema teologico, che può essere sintetizzato così: 1°) la sola fede senza le buone opere basta a santificare o giustificare l’uomo; 2°) la giustizia originale è connaturale all’uomo, è dovuta alla natura e non è un dono gratuito di Dio; 3°) il peccato originale ha distrutto la ragione rendendola incapace di conoscere la verità ed ha distrutto anche il libero arbitrio, che è totalmente assente; 4°) perciò l’uomo non è responsabile dei suoi atti e non è risanabile neppure da Dio; 5°) la Redenzione e la santificazione della natura umana sono puramente estrinseche all’uomo: sono come un manto che copre il peccato, ma non lo cancella; 6°) la santificazione è solo opera di Cristo che si sostituisce all’uomo, il quale non deve cooperare all’opera della Redenzione; 7°) la grazia santificante non è presente nell’anima dell’uomo giustificato; 8°) l’unico atto buono che può compiere l’uomo è la fede fiduciale, ossia abbandonarsi a Dio confidando solo nella Sua misericordia e nel perdono dei propri peccati, senza lottare contro di essi, pentendosene e riparandoli; 9°) i Sacramenti sono inutili e non conferiscono la grazia; 10°) la Chiesa gerarchica è un’invenzione umana e non un’Istituzione divina, tra l’individuo e Dio non vi è nessun intermediario; 11°) la vera Chiesa di Cristo è invisibile ed è la comunità dei predestinati.

Fede e Opere

Siccome San Giacomo nella sua Epistola (II, 14-21) ha scritto, divinamente ispirato, che “la fede senza le opere è morta”, Lutero ha definito questo scritto canonico “un’epistola di paglia, che non ha nessun carattere evangelico”. La sua interpretazione della S. Scrittura è soggettiva ed arbitraria non solo quanto al significato di essa, ma anche quanto alla canonicità dei Libri ispirati.

Odio contro Dio

Purtroppo tutto ciò ha portato Lutero quasi all’odio verso la giustizia di Dio, non avendo ben formato in sé il concetto della Sua misericordia. Un anno prima di morire, nel 1545, egli ha scritto nella Prefazione alla sua Opera omnia: “nonostante l’irreprensibilità della mia vita monastica, mi sentivo peccatore davanti a Dio; la mia coscienza era molto inquieta. Perciò non amavo quel Dio vendicatore, anzi lo odiavo e mormoravo in segreto contro di lui”.

Da qui è nata la sua eresia della giustificazione solo mediante la fede fiduciale in Dio, senza le buone opere, per cui basta avere fiducia di salvarsi e ci si salverà anche se non si osservano i 10 Comandamenti di Dio: “pecca fortiter, sed fortius crede / pecca fortemente, ma spera ancor più fortemente di salvarti”. Come si vede la dottrina luterana è la distruzione della vita morale e della religione poiché spinge al peccato contro lo Spirito Santo, ossia alla presunzione di salvarsi senza merito e all’impenitenza finale.

Rivolta contro la Chiesa di Dio

La sua rivolta contro Dio ha comportato anche quella contro la Chiesa fondata da Lui su Pietro. La fonte di ogni Rivoluzione (religiosa, filosofica, politica e sociale) è da ricercarsi nelle tre Concupiscenze (Orgoglio, Avarizia e Lussuria). Lutero era ripieno di orgoglio, che lo portava ad ergersi contro Dio e conseguentemente contro la Sua Chiesa. Il suo temperamento scrupoloso e fortemente sensuale, senza il ricorso alla misericordia di Dio e vissuto sotto la luce di una giustizia divina ritenuta erroneamente implacabile e crudele ha fatto scivolare Lutero dal suo iniziale rigorismo ad un estremo lassismo.

Anche l’avarizia avrà un grande ruolo nella pseudo-riforma luterana. Basta visitare l’ex convento agostiniano in Wittenberg dove Lutero alloggiava con sua moglie e si vede chiaramente la vita agiata e lussuosa che l’ex frate vi conduceva, avendo rinnegato diametralmente il voto di povertà emesso in passato.

Divenuto sacerdote nel 1507 a 24 anni Lutero ben presto iniziò una carriera accademica ed ecclesiastica brillante. Nel 1510 si recò a Roma dove restò scandalizzato dai costumi paganeggianti che il Rinascimento aveva fatto rivivere anche tra gli ecclesiastici.

Si rivoltò, o meglio volle rivoltarsi cogliendo questa occasione contro la Chiesa come già si era rivoltato contro Dio e il 31 ottobre del 1517 affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg le 95 Tesi della sua nuova dottrina. In esse (specialmente nella 84, 85 e 86) si trova una forte tendenza all’avarizia e all’attaccamento al denaro, che lo porterà al sequestro dei beni della Chiesa e alla loro incamerazione. “I soldi hanno un ruolo di primo piano nello scoppio e nella diffusione della riforma” (A. Pellicciari, cit., p. 30). Tuttavia l’essenziale della dottrina luterana riguarda la giustificazione dell’uomo, che secondo Lutero è stato totalmente distrutto dal peccato originale e quindi non può fare che il male, senza sua colpa, la quale finalmente ricade su Dio. L’odio contro Dio è connaturale al Protestantesimo e porta con sé la rivolta contro la Chiesa romana fondata da Gesù su Pietro. Non si può capire lo scisma luterano da Roma se non si ha presente la rivolta di Lutero contro la giustizia divina a causa dell’eresia sulla corruzione sostanziale della libera volontà umana. Per esempio nella terza Tesi di Wittenberg si legge: “l’uomo diventa simile ad un albero marcio e può volere e fare solo il male” e nella quinta Tesi: “la volontà umana non è libera di scegliere il bene o il male, ma è schiava [del male]”.

Lo scatenamento dei sentimenti

Lutero ha saputo spargere il veleno della sua dottrina ereticale con molta sagacia, utilizzando un linguaggio semplice, chiaro, caricaturale, ironicamente volteriano e accessibile a tutti. Egli è stato un vero maestro della “propaganda popolare”, aiutata dalla recente invenzione della stampa abilissimamente impiegata da lui tramite messaggi brevi, lapidari, slogan, facili da capire, imparare a memoria e poi ripetere. L’odio contro l’ordine divino viene scatenato da Lutero tramite quest’abile propaganda, la quale mira a parlare al cuore e al sentimento più che alla ragione, odiata da Lutero al pari di Dio e della Chiesa. Come si vede in Lutero si trovano in potenza gli elemento basilari del Nichilismo filosofico del XXI secolo, che odia e vuol distruggere la logica, la morale e l’essere creato e Increato. Nietzsche, Marx, Freud e il Sessantotto non hanno inventato nulla di nuovo, lo hanno ripescato e riproposto con tutta la forza delle passioni scatenate dalla musica pop, dall’alcol e dalle droghe ed hanno sfondato le ultime barriere che ancora difendevano lo Stato, la famiglia e perfino l’individuo nell’interiorità della sua anima, la quale è stata violata attraverso l’influsso nefasto esercitato dallo scatenamento delle passioni sulla sensibilità (“nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu / niente entra nell’intelletto se prima non è passato attraverso i sensi”). Solo Dio, infatti, può agire direttamente sull’essenza dell’anima, ma il diavolo e i suoi suppositi (tra cui spicca Lutero) possono, mediante i sensi esterni e interni dell’uomo, cercare di influire sul suo intelletto e sulla sua volontà. Il subconscio, il sentimentalismo e l’esperienza religiosa del sistema modernistico affondano le loro radici nel Luteranesimo, che ha raggiunto il suo zenit con il Modernismo e il Sessantotto.

L’uomo non è libero

Dopo aver snaturato Dio anche l’uomo è stravolto e quasi distrutto da Lutero, secondo il quale la volontà umana è “schiava”, non è per nulla libera e non è quindi responsabile delle sue azioni. Nella sua operaDe servo arbitrio del 1525 Lutero scrive che l’uomo è come un cavallo sul quale possono salire due cavalieri senza che lui possa far nulla per volerlo o impedirlo: “se sale Dio, l’uomo va e vuole dove va e vuole Dio. Se vi sale il diavolo, l’uomo va dove il diavolo lo conduce. Non dipende da lui dove andare, sono i cavalieri che decidono”.

Inoltre Dio non vuole che tutti si salvino, ma alcuni li predestina alla dannazione senza alcuna loro colpa. Si capisce come un “Dio” simile, se per assurdo esistesse, sarebbe malvagio e degno di odio. Lutero ha distrutto la natura stessa di Dio, che non è il Dio Padre, Onnipotente, Provvido e Misericordioso dell’Antico e Nuovo Testamento e non ha nulla a che fare con Gesù Cristo; sembra piuttosto il “Dio cattivo”, che appartiene alla visione dualistica dello Gnosticismo manicheo e si contrappone a quella del Cristianesimo. Un “Dio” che crea degli uomini per mandarli eternamente all’inferno sarebbe un mostro, anzi un diavolo. Alla luce del Luteranesimo si capisce come Bergoglio, il quale ha rivalutato la figura dello pseudo-riformatore tedesco sino ad intronizzare una sua statua in Vaticano, abbia potuto dire in un’omelia a S. Marta che “Gesù si è fatto peccato, serpente e diavolo” (cfr.L’Osservatore Romano, Anno CLVII, n.79, 05/04/2017).

L’odio di Lutero contro Dio e la Chiesa romana traspare dal linguaggio dell’ex frate tedesco, che è violento, passionale, volgare, retorico, demagogico. Il linguaggio tipico del rivoluzionario è impregnato di odio e di violenza e trova facile accoglienza nell’animo umano ferito dal peccato originale, il quale lo inclina più facilmente al male che al bene, all’odio che all’amore, alla violenza che all’equilibrio. Si ritrova qui nitidamente tratteggiato il quadro delle “Due Città”, dipinto da S. Agostino nella Città di Dio: da una parte l’amore di Dio, che porta l’uomo a sentire umilmente di sé (Città di Dio) e dall’altra parte l’amore di sé, che lo spinge all’odio di Dio (Città di Satana). La storia umana è fatta dallo scontro continuo di queste due Città e di queste due filosofie, che si attaccheranno tutti i giorni sino alla fine del mondo, con alterne vicende, ma con il trionfo finale della Città di Dio.

Lutero non voleva cercare la verità e dibattere, ma voleva solo insultare, ridicolizzare, aizzare odi e rancori, essendo ripieno di odio contro Dio e quindi contro le sue creature. Il “principio e fondamento” del Luteranesimo è l’odio metafisico e demoniaco contro Dio, la sua Chiesa e le sue creature umane. Egli prima ha scatenato metà Germania contro Roma e poi i Prìncipi tedeschi contro i contadini.

La guerra contro i contadini

Per “contadini” qui si intende non solo coloro che lavoravano la terra, ma il popolo in generale che viveva nella povertà. Questo popolo prima è stato carezzato e adulato da Lutero, ma poi gli si è rivoltato contro come lui si era rivoltato contro il Papa. Il popolo ha iniziato a non obbedirgli più, allora Lutero si è schierato con i Prìncipi e li ha aizzati contro il popolo che avrebbe dovuto obbedire all’autorità sua e dei Prìncipi e non contestarla. Lutero ha incitato violentemente i Prìncipi a combattere i contadini, a “strangolarli, impiccarli, bruciarli, decapitarli” (Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini, 1525). In una predica del 1526 Lutero ha sostenuto che “il popolo e la massa sono e restano non-cristiani” perché hanno avuto il torto di non averlo seguìto. Tutto ciò Lutero lo ha affermato mentre si era già rivoltato contro il Papa e l’Imperatore, appoggiandosi ai Prìncipi tedeschi, senza i quali il Luteranesimo non avrebbe attecchito. Circa 100 mila contadini saranno uccisi nella sanguinosa guerra mossa loro dai Prìncipi tedeschi e durata circa 8 anni. Lutero nella sua opera Se le soldatesche possano andare in Paradiso, conformemente alla sua ideologia, ha sostenuto chel’autore di tali massacri era Dio.

L’unità religiosa dell’Europa ha iniziato a morire con la Pace di Augusta (1555), la quale riconobbe ai Prìncipi protestanti il diritto di imporre ai propri sudditi il culto riformato nei loro territori (“cujus regio ejus et religio / la religione di ognuno è quella del suo re”); le ultime vestigia del Sacro Romano Impero sono state abbattute dalla Prima Guerra Mondiale, che ha rimpiazzato l’Impero o il Regno sociale di Cristo col Nuovo Ordine Mondiale o il Regno sociale di Satana. Certamente il Luteranesimo è una pietra miliare di questo Nuovo Ordine Mondiale, che è l’anticamera del Regno dell’Anticristo.

Lutero più che un’innovazione nella storia della Chiesa e dell’umanità ha segnato un’involuzione. Infatti il suo nazionalismo esasperato gli ha fatto fondare una “chiesa” nazionale, lo ha fatto rivolgere ad un solo popolo, come succedeva nel Vecchio Testamento, che è stato rimpiazzato dal Nuovo ed Eterno Testamento, in cui Gesù chiama tutti gli uomini di tutte le Nazioni ad entrare nella sua Chiesa fondata su Pietro. Lutero ha chiamato l’uomo germanico a rivoltarsi contro l’universalismo o il cattolicesimo romano. Egli ha rotto radicalmente con 1. 500 anni di Cristianesimo per ritornare al particolarismo rabbinico e giudaico, che riservava la salvezza solo a Israele.

Odio contro la Chiesa di Cristo

Lutero ha distrutto anche la struttura della Chiesa come Cristo l’ha voluta. Infatti ha rimpiazzato il Sacerdozio col laicato, ha abolito il Sacramento dell’Ordine sacro e gli altri Sacramenti, tranne il Battesimo, che però – secondo lui – non cancella il peccato originale, ma attribuisce una santità esteriore all’anima del battezzato, ossia copre il peccato originale come un tappeto copre la sporcizia che sta sotto di esso. Certamente molti ecclesiastici rinascimentali erano poco edificanti, ma Lutero ha assolutizzato ed estremizzato questo triste stato di cose e ne ha visto un’occasione per sentenziare che Dio avrebbe salvato la sua Chiesa per mezzo dei laici, perché gli ecclesiastici erano diventati del tutto indegni. Egli si è messo al posto di Cristo ed ha fondato un’altra “chiesa” essenzialmente diversa da quella del Verbo Incarnato, in cui lui ed i Prìncipi tedeschi hanno preso il posto di Pietro, degli Apostoli, dei Sacerdoti e dell’Impero.

Per volontà di Cristo i fedeli laici possono essere uniti a Dio, offrire a Lui i loro doni e ricevere da Lui le Sue grazie tramite la mediazione ascendente e discendente del Sacerdozio esercitato solo da chi ha ricevuto il Sacramento dell’Ordine sacro. Lutero ha parlato, in senso stretto, di Sacerdozio universale di tutti i fedeli, che possono confezionare e amministrare i Sacramenti senza la mediazione del Ministro che ha ricevuto l’Ordine sacro. Invece si legge nel Vangelo che Gesù ha scelto i suoi Apostoli ed ha detto: “non siete voi che avete scelto Me, ma sono Io che ho scelto voi” (Gv., XV, 16).

L’eresiarca tedesco ha contraddetto Gesù Cristo. Infatti mentre Gesù ha detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. Tutto ciò che tuscioglierai sulla terra sarà sciolto nel Cielo…” (Mt,.XVI, 18-19), Lutero ha detto che le Chiavi del Regno sono state consegnate non al solo Pietro, ma a tutta la comunità dei fedeli. Da questa democrazia religiosa, che ha cercato di rimpiazzare l’istituzione del Primato monarchico del Papa, Lutero è giunto a rendere dispotico il potere del Principe. Poiché ogni Società richiede necessariamente un’Autorità, per non far cadere la Germania nell’anarchia, Lutero ha chiamato i Prìncipi a debellare i contadini che iniziavano a ribellarsi e a protestare contro di lui, proprio come lui aveva protestato contro il Papa. Il potere dei Prìncipi tedeschi divenne dispotico e tirannico, come ogni falso potere, il quale per farsi obbedire deve ricorrere all’uso smodato della forza.

Il Papato è l’Anticristo

Se per Lutero Dio è talmente malvagio da predestinare alcuni uomini all’inferno senza alcuna loro colpa è naturale che il Vicario di Dio in terra, il Papa, sia l’Anticristo e con lui i “romani”, ossia i cattolici, come egli li chiamava con disprezzo. Lutero ha negato che il Papa e la Chiesa sono superiori al Re a allo Stato come lo spirito è superiore alla materia; ha negato che il Papa ha il potere del sommo Magistero nell’interpretare la Rivelazione divina ed infine ha negato che il Papa è superiore al Concilio ecumenico (e qui si vede chiaramente la filiazione luterana del Conciliarismo gallicano, che ha imperversato durante il Grande Scisma d’Occidente ed ha dato nascita al fenomeno delle “chiese nazionali” contro la Chiesa universale o cattolica).

La sola Scrittura

San Pietro nella sua II Epistola (I, 20-21) ha insegnato che “nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”. Allora, ci si chiede, ha ragione Pietro o Lutero, che negando il Magistero, ha rivendicato per ogni singolo uomo la libera e soggettiva interpretazione della S. Scrittura da parte dei privati fedeli? Lutero qui non ha usato l’escamotage che ha impiegato per l’Epistola di San Giacomo definita “paglia non evangelica” negandone la canonicità, ma ha esaltato la libertà individuale solo per l’interpretazione della S. Scrittura, mentre l’ha negata (De servo arbitrio,1525) per le opere di salvezza, nella scelta del bene o del male. Questa è una della innumerevoli contraddizioni di Lutero, fondate sul suo soggettivismo relativista che lo ha portato a dire tutto e il contrario di tutto e a lasciar libero ognuno di regolarsi come meglio crede. Tuttavia se ognuno legge e interpreta la Bibbia come meglio crede, ne segue che il significato della Scrittura è indefinito, non è preciso e non è quello datoci dal consenso, moralmente unanime, dei Padri ecclesiastici. In questo caso Dio avrebbe parlato a vuoto, avrebbe detto cose che non hanno un significato preciso, ma ciò è assurdo ed è una bestemmia contro l’Onniscienza divina.

Anche qui si nota come Lutero ha cancellato con un colpo di spugna 1. 500 anni di storia del Cristianesimo. Egli ha mantenuto la “Sola Scrittura”, ha elimina la Tradizione, i Commenti dei Padri ecclesiastici, l’interpretazione del Magistero, l’Autorità del Papa come Vicario di Cristo e successore di San Pietro. Ha ricominciato tutto da zero, come se nulla fosse esistito, tranne la Scrittura che ognuno interpreta a modo suo e le fa dire ciò che più gli aggrada. Giustamente Angela Pellicciari nota che “un solo frate che va contro tutta la Cristianità di un migliaio di anni deve essere nell’errore” (cit., p. 77).

La personalità di Lutero e dei protestanti è la medesima del rivoluzionario e dello gnostico: la presunzione di essere gli unici, i primi a capire qualcosa sull’uomo e su Dio e conseguentemente il desiderio di voler rifare tutto sin dalle fondamenta. Tutto riparte da zero, tutto è nuovo dopo aver distrutto l’ordine antico, anche lui ha posto una pietra per la costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, che dovrebbe ergersi sulle rovine della Chiesa romana e “appianare le vie” all’Anticristo.

Lutero e l’ebraismo

All’inizio della rivolta contro Roma (1517) Lutero è stato ben disposto verso l’ebraismo post-biblico, nemico giurato del Papato, ma a partire dal 1543 ne è divenuto avversario acerrimo.

La prima fase filo-giudaica è vissuta da Lutero nell’ottica della futura conversione d’Israele grazie alla restaurazione luterana del vero Cristianesimo, che sarebbe stato corrotto dal Papato, il quale aveva impedito così l’adesione degli ebrei al Cristianesimo.

Ma quando gli ebrei, nonostante la presunta pura predicazione di Lutero del vero Cristianesimo anti-romano, attorno al 1543 hanno rifiutato di convertirsi allora Lutero ha scritto due libretti (Contro gli Ebrei;Degli Ebrei e delle loro menzogne) in cui li ha condannati spietatamente e senza speranza di una futura conversione, che pure è divinamente rivelata in San Paolo (Rom., XI, 26).

La dottrina luterana sull’ebraismo non è quella dell’anti-giudaismo teologico (fondato sulla divinità di Cristo e sulla SS. Trinità), che la Chiesa ha insegnato sin dalla sua nascita, ma è quella di un violento antisemitismo biologico e razziale. Lutero ha scritto che gli ebrei sono “cani sanguinari”. Quindi in pratica “è utile bruciare tutte le loro sinagoghe, tutte le loro case private” (Degli Ebrei e delle loro menzogne). Infine tre giorni prima di morire, il 15 febbraio del 1546, Lutero ha scritto la sua ultima opera titolata Ammonimento ai Giudei, in cui ha asserito che, se gli ebrei si ostinano a non convertirsi al vero Vangelo luterano, “non debbono essere tollerati”.

Conclusione: “Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà!”

La dottrina luterana può essere definita come un errore intriso di odio verso Dio giusto Giudice. La Madonna a Fatima, nel maggio del 1917 esattamente 400 anni dopo la rivolta luterana, aveva predetto che se gli uomini non si fossero convertiti dal peccato l’errore sarebbe stato sparso in tutto il mondo (v. Rivoluzione bolscevica, ottobre del 1917), la Chiesa sarebbe stata perseguitata e sarebbe passata attraverso una “notte” paragonabile a quella dei sensi e dello spirito; però aveva anche promesso che Ella avrebbe trionfato sopra le forze del male, le quali 400 anni prima – nel 1517 – in Lutero hanno avuto uno dei più grandi rappresentanti.

L’uomo avrebbe potuto evitare un castigo divino imminente (Guerra civile spagnola, Seconda Guerra Mondiale) se si fosse convertito dai propri peccati e se la Russia fosse stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria, ma dobbiamo constatare che la consacrazione non è stata fatta come la Madonna aveva chiesto ed inoltre che 100 anni dopo (2017) la situazione morale dell’umanità lungi dalla conversione è peggiorata in maniera impressionante.

Quindi il castigo è invitabile come lo fu ai tempi di Noè, della Torre di Babele e di Sodoma, ma dopo vi sarà il trionfo di Gesù per Maria. Questo trionfo non riguarda la fine del mondo, in cui Gesù “verrà a giudicare i vivi e i morti”, ma la fine del “mondo moderno” (di cui Lutero è il massimo rappresentante nell’ordine religioso). Il trionfo sarà un periodo in cui Cristo, tramite la Sua Chiesa, tornerà a regnare socialmente sugli Stati che avevano iniziato ad abbandonarlo già alla fine del medioevo.

La Modernità è una prefigurazione del Regno dell’Anticristo finale e della grande apostasia, che porteranno l’umanità alle soglie del Giudizio universale e della fine del mondo. Siccome la Modernità ha distrutto pian piano il Regno sociale di Cristo, la sua fine dovrà conoscere un ritorno della Regalità non solo individuale e privata ma anche sociale di Cristo e della Sua Chiesa. Quindi il “Trionfo” di Maria consiste in una ricristianizzazione degli Stati e delle Nazioni che avevano voltato le spalle a Cristo Re dell’Universo.

L’attuale protestantizzazione dell’ambiente ecclesiale cattolico, che è iniziata col pan-ecumenismo del Vaticano II ed ha toccato il suo zenit con Bergoglio, ha eclissato l’elemento divino della Chiesa e ha lasciato scoperto solo il lato umano nelle sue parti meno belle. Il Regno di Cristo tramite Maria sarà una eccellente contro-riforma, che risanerà le ferite inflitte alla Chiesa e alla Cristianità da oltre 700 anni di Rivoluzione filosofica, religiosa e politica.

Tutto ciò non può produrlo la sola mano dell’uomo, ma soltanto un miracolo dell’Onnipotenza divina, la quale vuole servirsi della nostra cooperazione di “servi inutili e peccatori”, miracolo predetto da Maria nel suo “Trionfo”, che segna la fine della Modernità.

Curzio Nitoglia
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1 È disputato se Roma sia sede di Pietro per diritto divino o ecclesiastico: vale a dire se Gesù abbia scelto Roma come Sede della sua Chiesa, oppure la scelta l’abbia fatta Pietro. La prima tesi è sostenuta da S. Roberto Bellarmino, che si fonda su S. Marcello I e S. Ambrogio. Monsignor Antonio Piolanti scrive così: «Ci si chiede quale legame esista tra la Sede di Roma e il primato di governo nella Chiesa. È insostenibile che tale legame sia dovuto ad un semplice fatto storico e dipenda dall’arbitrio della Chiesa, che potrebbe scioglierlo, riconoscendo il primato ad un altro Vescovo, anche contro la volontà del Romano Pontefice. […] Sembra esagerata l’affermazione di Melchior Cano, Gregorio di Valenza e soprattutto di S. Roberto Bellarmino, secondo cui la scelta della Sede di Roma sia stata indicata esplicitamente da Cristo. Con minore probabilità […] si è pensato (Paludano, Soto, Bañez) che S. Pietro abbia scelto Roma come Sede definitiva per pura deliberazione personale, onde, con la stessa libertà, il suo successore potrebbe trasferirsi ad altra Sede. Comunemente si ritiene che la scelta di Roma non fu senza una speciale provvidenza divina […] (Franzelin, Palmieri, Billot …). Pertanto nessuno può mutare tale scelta, neppure il Papa; in qualunque luogo risieda (ad es. ad Avignone) egli è sempre il Vescovo di Roma» (A. Piolanti, Primato di S. Pietro e del Romano Pontefice,in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 17-18).

2 La professoressa Margherita Guarducci ha studiato profondamente la questione, lavorando a partire dal 1952 nei sotterranei della Basilica Vaticana, riuscendo a decifrare gli antichi graffiti sotto l’Altare della Confessione nel 1958 ed infine a identificare le reliquie di S. Pietro nel 1964 (cfr. M. Guarducci,La tomba di Pietro. Una straordinaria vicenda, Rusconi, Milano, 1989; Id., Le reliquie di Pietro in Vaticano, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995; Id., Le chiavi sulla pietra, Piemme Casale Monferrato 1995; Id., Il primato della Chiesa romana,Rusconi Milano 1991).

3 Sermo IV de natali ipsius, cap. II; PL 54, 150 B.

4 PL 15, 1942 AB.

5 Cfr. R. Garcia-Villoslada, 2 voll., Milano, Istituto Propaganda Libraria, 1985.

6 Lutero esalta l’eroismo del popolo germanico e lo contrappone alle popolazioni ellenistico/latine mediterranee e specialmente all’antica Grecia e a Roma. Il medesimo spirito lo si ritrova nel Gallicanesimo con l’esaltazione della Francia al di sopra della Chiesa e di tutte le altre Nazioni. Da qui deriva la “de-ellenizzazione” del Cristianesimo “riformato” e l’antimetafisica del Luteranesimo. Non ci si deve stupire se il Protestantesimo ha attecchito nei popoli anglosassoni dell’Europa del nord e non in quelli mediterranei e latini dell’Europa centrale e meridionale.