LETTERA DI UN AMICO TEDESCO SULLA GERMANIA

Stimabile Signor Blondet,
mi spiace sottrarLe del tempo, ma desideravo solo metterLa al corrente
di certe informazioni. La seguo sempre leggendo avidamente i Suoi
articoli e, devo dire,  le Sue critiche, espresse in molti di essi,
alla classe politica e amministrativa del mio Paese sono in maggior
parte giustificate. Mi conceda però una puntualizzazione, che
riguarda la relativa arretratezza del comparto di produzione tedesco
comparato a quello U.S.A., britannico e nippo-coreano. La Germania,
all’ indomani della resa incondizionata e del successivo trattato di
pace, si è dovuta di fatto privare dell’ autonomia nei settori
industriali più avanzati, di decisivo impatto strategico, in
particolare: settore aerospaziale, settore radiotecnico ed
elettronico, cibernetico, atomico, fisica dei plasmi, ecc.. Il timore
era di un rapido riarmo, data la persistenza di frange naziste
irriducibili, che comunque poi la pressante e capillare azione di
“denazificazione”, ha definitivamente eliminato. Le classi politiche,
burocratiche e imprenditoriali, specie le più recenti, risentono di
tutto questo e ciò spiega almeno in parte la situazione paradossale
della Germania, nazione industriale ma, sotto certi aspetti,
arretrata, con politici e burocrati meri esecutori di ordini assurdi,
oramai incapaci di capire e reagire. Il mio Paese, prima della
catastrofica sconfitta patita con la Seconda Guerra Mondiale, era tra
le prime nazioni nel campo della Scienza Pura e nel campo della
Tecnica, ad esempio in campo nucleare, della propulsione
aero-spaziale, nell’ Aerodinamica, nelle Telecomunicazioni, nei
calcolatori digitali (Konrad Zuse, 1936), nella Chimica organica e
non, ecc.. Ora, si distingue solo nei comparti tradizionali
(automobili, elettrodomestici, ecc.), il settore armamenti non può
essere presente nei campi più avanzati e strategici  ( come armi
nucleari e ad irraggiamento), nei settori ad alto contenuto tecnico
può solo compartecipare e sono principalmente in ambito civile; le
multinazionali tedesche sono oramai realtà lontane dalla nazione d’
origine e inserite pienamente nel Nuovo Ordine Globale post-bellico,
io mi spingo a dire che tra pochi decenni non si parlerà più tedesco
puro ma un tristo miscuglio di tedesco sgrammaticato e inglese, che
del Nuovo Ordine è la lingua ufficiale.
Con immutata stima

Manfred  Riemann

Carissimo Riemann,  anzitutto la mia ammirazione per lo splendido italiano e la limpidità intellettuale della sua valutazione. Sì,  ben so e ricordo che la Germania era il paese più avanzato  sul piano della scienza pura e della tecnica,   con invenzioni prodigiose che suscitavano l’ammirazione del mondo. Ho letto le Memorie del Terzo Reich e  basta a farsene un’idea.. Capisco anche perfettamente che queste capacità (e il loro sviluppo futuro) sono state bloccate dai vincitori. Nel piccolo, è successo lo stesso anche  all’Italia.  Per non parlare di interventi anti-sviluppo più “diretti”, come da noi è accaduto a Enrico Mattei e da voi Alfred Herrausen…  Mi basta   constatare che lei conferma la  mia critica alla relativa arretratezza dell’industria tedesca, che l’industria tedesca per la sua stessa dimensione, e per l’essere paese-guida di fatto, ha esteso –  mi pare-   all’insieme dell’Europa.

Quando me la prendo con le responsbailità di Angela Merkel  o di Herr Schauble, non dimentico ovviamente nemmeno per un attimo che la qualità delle nostre italiche classi dirigenti , politici, imprenditori, e non parliamo dei burocrati,  è incomparabilmente peggiore della tedesca o, se è per questo, della francese  e spagnola. La nostra classe si è anche  resa complice negli anni ’90  dalle privatizzazioni delle  industrie a partecipazione statale,  eredità buone della dittatura e dell’autarchia  necessaria, un vero tradimento della nazione.

Le mie critiche (per quel che valgono, poi) non sono estese ovviamente al popolo tedesco in quanto tale.  C’è una crescente insofferenza alla ottusa immobilità quasi autistica  con cui la Germania politica impone   norme assurdamente punitive  che danneggiano l’economia di tutti – evidentemente dimenticando che la deflazione, tanto cara all’ordoliberismo di oggi, fu  la causa dell’avvento al potere del nazismo  che operò il successivo miracolo economico tedesco  – miracolo vero, grazie a geniali innovazioni monetarie.  E’ che la Germania dovrebbe comandare, e non lo fa, riducendo la sua politica ad un disegno tattico e non strategico,  ad un calcolo bottegaio e perdente – che esaspera e ed è crudele,  quando si pensa quel che ha fatto ai greci.

Ho paura che questa sia la terza sconfitta in un secolo, per la riluttanza (chiamiamola così) ad assumersi la responsabilità del “comando”  – ma è anche comprensibile che,  nel senso che la Germania ha subito l’europeismo, non lo ha voluto, e quindi  non se ne assume i compiti. Questo è mi pare il difetto tedesco, non accorgersi che comunque ha “la mano pesante”  sui vicini, e adesso è nei guai come tutti noi.  Mi piacerebbe che scrivesse più spesso sulla condizione tedesca per noi, abbiamo bisogno di interlocutori  così intelligenti e informati.   Lei è un tecnologo? Uno storico?