LETTERA DALL’ESTONIA (Pensando all’Italia)

di Milena Spigaglia
(Milena Spigaglia è una dei tanti italiani eccellenti  che per trovare lavoro e dignità hanno dovuto immigrare. Lei è in Estonia. Paese di 1,4 milioni di abitanti).
Oggi Statistics Estonia ha pubblicato i dati relativi al 2018. PIL cresciuto del 3.9%, terzo anno di fila sopra il 3%. Disoccupazione al livello minimo ventennale. Settori trainanti al momento: costruzioni, manifattura, attività professionali tecnico-scientifiche,settore IT…bisognerebbe che qualcuno invitasse qualche rappresentante delle istituzioni estoni in Italia a raccontare, a spiegare come si fa a ripartire da 0 dopo un’occupazione.
C’è chi dice – eh, ma loro sono piccolini….essere pochi e piccoli può essere un limite o una risorsa, dipende sempre dalle scelte politiche e da come ti giochi le tue carte.
E con l’euro come se la cava?
L’Estonia ha adottato l’euro nel 2011. Per loro con la moneta unica la situazione è migliorata, date una serie di ragioni e circostanze, non ultima il fatto che l’Estonia fa un lobbying incredibile (non solo in Europa, ma in ogni sede dove gli interessi nazionali possono essere rappresentati), si battono come animali per avere i fondi europei e, differenza sostanziale rispetto all’Italia, loro i soldi li spendono, li investono. Non se li “dimenticano”, non se li intascano.
Nel secondo semestre del 2017 l’Estonia ha presieduto il Consiglio dell’Unione Europea, stanziando ovviamente un budget per le relative spese. Al termine del semestre, la Presidenza ha pubblicato i dati relativi alle spese sostenute, ed è risultato che circa 11 milioni di euro erano stati risparmiati rispetto lo stanziamento stimato, denaro rimesso a disposizione del bilancio.
Il governo sta gradualmente aprendo all’immigrazione (deve fare i conti con la popolazione, estremamente conservatrice), ma quella qualificata. Quando si arriva qui, non si scappa: sei subito registrato ed entri nel sistema digitale che regge l’intero Paese. Diventi una sorta di digital persona, con diritti e doveri, soprattutto costantemente in contatto con le agenzie governative, le quali sanno se paghi, se produci.
Noi ad esempio abbiamo una startup che fa ricerca nell’ambito dell’AI, e siccome risultava che non avessimo fatturato per un certo periodo, siamo stati contattati dal Ministero delle Finanze, che ci ha invitato a prendere contatto e ad illustrare la situazione, producendo documenti in merito allo stato dell’arte. Il governo prende, ma dà in modo altrettanto puntuale.
Qualcuno potrebbe pensare che l’Europa ha un occhio di riguardo per i Baltici data la loro posizione, al confine con l’Ingombrante Vicino. Ora, a parte che l’Estonia svetta come performer rispetto a Lettonia e Lituania – ma perché, noi Italiani non siamo strategici per le organizzazioni di cui facciamo parte? Non siamo dislocati in una posizione geopolitica che ci rende essenziali? Il fatto – e la differenza – è che noi non la facciamo valere.
E’ la volontà politica che manca. Non c’è bisogno di urlare con la bava alla bocca. L’Estonia insegna anche qui. Quando nei primi anni Novanta il Paese riguadagnò l’indipendenza, ovviamente doveva molto agli Stati Uniti, ai quali per molti aspetti si ispirava. Ma quando gli Americani, in trattativa coi Sovietici/Russi nell’ambito di una sorta di mediazione, chiesero al governo estone se fosse d’accordo nell’alleviare la momentanea tensione e a prolungare la permanenza delle truppe ex-Sovietiche su suolo estone, annullando un termine precedentemente fissato per il loro definitivo ritiro, la risposta al telefono fu – NO WAY. Che le truppe di occupazione alzassero i tacchi era considerata priorità politica prima che economica, era un simbolo, un segnale in grado di ricompattare il popolo estone che faticava, che si dibatteva in un terremoto sociale di enormi proporzioni.
Dire – se ne sono andati, li abbiamo cacciati, rendeva gli sforzi e i sacrifici comprensibili, giustificati. Gli Stati Uniti, il potente alleato e protettore, ricevette un NO perché c’era in gioco l’interesse   nazionale.
Processione notturna del partito di destra EKRE. “L’Estonia agli estoni!”

Qui è nato Skype

“Quando l’Estonia riacquistò l’indipendenza nel 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, meno della metà della popolazione aveva una linea telefonica e il suo unico legame indipendente con il mondo esterno era un telefono cellulare finlandese nascosto nel giardino del ministro degli esteri. Due decenni dopo, è un leader mondiale nella tecnologia. I geek estoni hanno sviluppato il codice che fa funzionare Skype e Kazaa (una rete iniziale di condivisione di file). Nel 2007 è diventato il primo paese a consentire il voto online in un’elezione generale. Ha tra le più veloci velocità della banda larga del mondo e detiene il record di start-up a persona . I suoi 1,3 milioni di cittadini pagano gli spazi di parcheggio con i loro telefoni cellulari e conservano le loro cartelle cliniche nel cloud digitale. Presentando una dichiarazione dei redditi annuale online, come fa il 95% degli estoni, ci vogliono circa cinque minuti……