«Legalizzare l’immigrazione», ordina Rothschild

Quello qui sopra è il titolo che è apparso su Libération, ed è la soluzione che il giornale francese – posseduto dalla famiglia Rothschild – propone traendo spunto dalla nota «tragedia del Mediterraneo». Interessante coincidenza, anche il New York Times si china, dall’altra parte dell’oceano, sul destino dei poveri morti negri. Sparge e una lacrima, e poi si domanda: Who is to blame?, di chi è la colpa? E si risponde: «I politici europei puntano il dito sui trafficanti e pongono l’accento sulla soluzione militare; ma ciò che spinge gli immigranti nelle braccia dei criminali è proprio le politiche dell’Unione Europea, che tratta l’immigrazione non come una necessità umana ma come una questione penale da reprimere… da 30 anni stanno costruendo la fortezza europea».

Che bontà, che generosa larghezza di vedute mostra il giornale del capitalismo terminale; gareggia in altruismo con Papa Francesco. Che dico? Il New York Times sostiene la stessa cosa che sostengono la Boldrini e il senatore Luigi Manconi in Berlinguer: «Accogliamoli tutti»!, come strilla un libro del suddetto ricco senatore del PD.

Merita citare l’ultima riga del pensoso e umano articolo del New York Times, che indica a cosa tiene veramente il grande, autorevole giornale di Manhattan, e cosa vogliono i suoi finanziatori:

«Smantellare la Fortezza Europea, aprire strade legali all’immigrazione»

Notare che il Washington Post, il grande e ancor più autorevole, sostiene lo stesso giorno, più obliquamente, la stessa tesi: siamo di fronte a un esodo globale, è gente che fugge da guerre, destabilizzazioni e miseria… sparge una lacrima anche il WP, sorvolando su Chi è stato a provocare guerre, destabilizzazioni eccetera da 20 anni buoni.

Perché mi sento cattivo

Ecco dove andavano a parare, con la grancassa sui poveri morti, 700 anzi 800, anzi 900 affogati: smantellare quella che loro chiamano la fortezza europea, ed invece è già un campo aperto a tutti i venti — solo che in questo momento si tratta in segreto sul Trattato Transatlantico, e ci sono impuntature, resistenze, che il big business americano vuole spianare.

Aprire il campo al diluvio dell’immigrazione fa parte ovviamente del piano globalizzante, del Governo Mondiale dei banchieri e burocrati. È inutile ripeterne i motivi, ce li siamo già detti tante volte: sradicare le identità e le culture, onde omogeneizzare l’umanità e ridurla tutta ad essere il Consumatore Standard, con desideri standard, soddisfacibili dalle multinazionali-standard.

Mi spiego anche un mio vuoto interiore. In questi giorni, ho tentato di scrivere qualcosa sulla «ennesima tragedia nel Mediterraneo», e non mi veniva niente. Sentivo qualcosa di strano. Qualcosa nella resa mediatica dell’immane naufragio mi è suonata falsa, un diluvio di piagnistei ufficiali, di buonismi viscidi e lacrimazioni corali ad imitazione del Papa, alquanto sospette. Già ho sentito un tono stridente nell’«accorato appello alla comunità internazionale» di Papa Bergoglio e il suo invito a noi di accoglierli, motivato dal fatto che quelli «cercavano la felicità» (il diritto alla felicità non esiste se non per la Massoneria). Poi il Mattarella, passato dai 450 mila euro annui di giudice costituzionale ai 2 milioni di presidente della Repubblica, che a fatica (ha difficoltà ad esprimere i concetti) spremendo una lacrima (è stitico anche in quello), pontifica: «La morte di centinaia di profughi manifesta la totale insufficienza delle iniziative assunte fin qui dalla comunità internazionale rispetto alla conseguenze delle guerre, delle persecuzioni, delle carestie che flagellano tanta parte dell’Africa e del Medio Oriente» — anche lui senza dire chi è stato. In compenso minacciava noi e l’opposizione politica (rimanente), insultandoci preventivamente: «Mi auguro che la sensibilità ai diritti umani prevalga sull’indifferenza che spesso sconfina nel cinismo».

La Boldrini, intervistata in ginocchio dal ballarò, che arcigna contro i cinici e indifferenti che siamo noi, scandisce: «Ogni vita che abbiamo salvato con Mare Nostrum è costata solo 600 euro»: con l’aria di quella che i soldi ce li ha messi lei. Poi, ho letto Saviano, il prezzemolino di Repubblica. Alla fine, ho sentito anche accodarsi alla pietà ufficiale ed obbligatoria Alba Parietti, la subrettona rifatta coi labbroni e le tette al silicone («7 mila euro l’una mi son costate, ma sono ferri del mestiere», disse una volta), allora ho capito che non sarei riuscito a scrivere niente. Solo a vomitare.

Ma quando trovo il Papa e la Parietti che ci esortano alla stessa pietà ed accoglienza (vero è che quelle signore sono di buon cuore) di quelli che cercano la felicità – qui da noi! – allora mi scopro cattivo, spietato.

Un false flag?

Tanto cattivo, pensate, che ho persino sospettato che l’«orrenda tragedia» del Mediterraneo sia stata una sorta di false flag, volto ad ottenere un effetto psichico su noi spettatori. O, se non proprio un false flag, qualcosa che lorsignori aspettavano, coi discorsi piagnosi già pronti, per strumentalizzare il nostro raccapriccio e soffiarci il senso di colpa che ci deve far aprire il portafoglio.

I settecento morti – poi saliti a 900 – non li ha contati né visti nessuno. «Stavano chiusi nella stiva. Donne e bambini». Ah già, e chi lo dice: i 27 sopravvissuti. Fra cui un buon numero sono poi risultati scafisti, criminali recidivi, che vanno e vengono dalla Libia ai centri d’accoglienza per portare la loro carne umana – con tanto di permesso di soggiorno, anche loro ospiti per qualche giorno del centro d’accoglienza – gestito dalla Mafia, o da qualche mafia semi-pubblica, i 30 euro al dì che diamo noi contribuenti, e sigarette gratis, e ricariche telefoniche per chiamare casa.

Adesso li hanno arrestati: fra tre giorni i nostri giudici li metteranno in libertà (vigilata, s’intende) e loro torneranno al business. Impronte digitali? Si bruciano i polpastrelli, tranquilli. Lo fanno tutti i recidivi. Nelle intercettazioni ci prendono i giro, si vantano, «ho fatto 800 mila euro».

 

E queste intercettazioni, i magistrati che spifferano le telefonate di qualunque avversario politico vogliano rovinare, le avevano praticamente segretate; e se non c’era una tv locale ligure a rivelarle, nessuna tv o giornale mainstream ne parlava. Noi, il pubblico gonzo, dovevamo solo piangere sui poveri morti, non vedere lo sporco affare che c’è dietro, non vedere chi finanziano questi presunti innocenti che spendono 3-4 mila euro; non una ma più volte, perché la metà viene rimandata e ci riprova, a polpastrelli bruciati, chissà quante volte.

E mai un giornale che abbia cercato di capire perché questi martiri vengano quasi tutti dall’Africa nera, persino dal Ghana; dove 3-4 mila euro sono una piccola fortuna. E come mai appaiono tutti così giovani e pasciuti, e le belle ragazze negre raccontino con occhioni alla Ruby di essere state violentate e ri-violentate tante volte, che ormai sembra un’abitudine (o un mestiere? Guardate come sono cattivo). Sapete?, anzi no, non vi dicono che non possono tornare a casa, in patria, perché altrimenti l’intera famiglia allargata – che ha pagato per loro perché facciano fortuna e li chiamino per ricongiungimento familiare – li schernisce, li isola, gli fa il vuoto attorno, praticamente li fa morire, perché in Africa senza il sostegno della famiglia allargata si muore: sono dei falliti, e non restituiscono i soldi. È questa la bella società negra, piena di calore umano e di valori da cui vengono: nessun giornale s’è preso la briga di fare un’inchiesta sui Paesi da cui provengono, sugli ambienti in cui sono cresciuti, sulle illusioni che bevono guardando alla tv la nostra società di lustrini e spettacolo…

Ma no, non ce l’ho con loro. Il fatto è che proietto su di loro ciò che provo per i nostri: quelli che ci intimano di accoglierli, di non essere razzisti ed egoisti. Ossia i nostri mantenuti e mantenute, i giornalisti sovvenzionati, i nostri ricchi di Stato, le nostre oligarchie occupanti che ci opprimono, ci angariano e ci spogliano con l’assenza di umanità di un esercito straniero.

A loro, non so perché, non riconosco alcuna autorità morale per dar lezioni a noi che gli paghiamo gli stipendioni. Loro che ci invitano alla solidarietà e alla generosità, sono quegli stessi che non provano alcuna solidarietà verso i 7 milioni di poveri italiani che hanno nel Paese – effetto di una crisi che dura da sette anni ed è come una guerra perduta – che sotto i mille euro vengono trattati da contribuenti, a cui prendono i soldi per pagarsi gli stipendi da Sardanapalo.

Loro, non si tagliano nulla. Il Mattarella proviene da quella Corte Costituzionale di magliari da 450 mila annuali, che ha sancito per sentenza che gli stipendi della magistratura non devono essere decurtati nemmeno di un centesimo: e adesso, come inquilino del Quirinale, dispone di 2 milioni annui pubblici di «appannaggio» (come il re) e ci fa la lezione a noi. Mica comincia lui. Sparge solo qualche stitica lacrima, che è gratis. Noi stiamo già dando. Noi accettiamo paghe decurtate se abbiamo la fortuna di avere ancora un lavoro, a noi stanno meditando di tagliare le pensioni «d’oro» — ma fatte salve le loro, che sono di platino. Noi nemmeno li abbiamo voluti, questi oligarchi, nemmeno li abbiamo votati. Siamo governati da Governi non eletti ormai da tre svolte, scelti per noi da Bruxelles e Berlino, quando non da Francoforte e Wall Street.

Tutto ciò che propongono costoro, i nostri oppressori, fra i loro piagnistei concertati, a me suscitano solo sospetti. «Dove vogliono andare a parare?», mi chiedo quando li vedo lacrimare ed esprimere compassione, tenerezza, pietà e umanità.

Adesso vedo che sta passando l’ordine dall’estero: anche Rotschild si commuove, anche Wall Street. Dunque, legalizzare l’immigrazione. Senza limiti. E guai a chi protesta: è un razzista, un cinico, probabilmente un evasore, un omofobo e negazionista di sicuro. Far tacere l’opposizione (quel poco che ne resta), ecco dove vanno a parare.

Vorrei solo ricordare le altre soluzioni che questi signori hanno proposto, anzi accettato da fuori e imposto a noi: l’euro che ci strangola e ci avevano detto ci avrebbe dato la prosperità, il trattato di Lisbona che ci cancella e vieta qualunque interesse nazionale, la UE che ci avevano assicurato sarà un paradiso, ed invece è la prigione dei popoli, con camere di tortura dove si suppliziano i greci; sono quelli che ci hanno affogato nella globalizzazione mettendo i nostri lavoratori in competizione con quelli cinesi e pakistani. Quelli che hanno accettato nella UE la Polonia e Baltici, che su mandato americano ci stanno trascinando tutti alla guerra con la Russia. Sono quelli che per obbedienza e disciplina sovrannazionale (polacca) mantengono le sanzioni a Mosca, che rovinano anche, e soprattutto, noi latini. Sono quelli che non hanno eccepito all’aggressione NATO alla Libia, che vedono nel regime di Kiev una democrazia minacciata dal cattivo Putin, che non dichiarano a chi si deve la destabilizzazione in Siria, la miseria dell’Africa, a chi si devono le disuguaglianze odiose del capitalismo nella attuale sua massima «efficienza»; sono quelli che ci sono stati messi sul collo per garantire la nostra passività (e la nostra solvibilità) anche se la crisi made in USA, unita all’euro germanico, ci ha distrutto il 25% delle imprese – sette anni di guerra, di bombardamenti a tappeto, di impoverimento – e senza che loro abbiano mai avanzato una sola idea, una sola proposta per farci uscire dalla guerra lunghissima, dalla depressione senza sbocco né prospettive.

Sono quelli che – grazie, Governo Monti – stanno inserendo negli asili infantili e scuole elementari l’insegnamento del «genere», l’educazione sessuale secondo la direttiva OMS del 2010: Da 0 a 4 anni, si prescrive l’apprendimento del «godimento e piacere quando giochiamo con il nostro corpo: la masturbazione della prima infanzia». Dai 4 ai 6 anni, si insegnerà a esplorare «le relazioni omosessuali» e «consolidare l’identità di genere». A 15, le ragazzine impareranno dove andare per ottenere un aborto.

Voglio dire, per essere buono: questi hanno applicato politiche tutte sbagliate. Radicalmente odiose, sataniche e stupide, che aggravano tutti i problemi che pretendono di risolvere. E continuano a perseguirle ostinatamente, perché tanto, non sono loro che le subiscono e ne soffrono. Ci tengono buoni: ecco 80 euro, ecco il tesoretto, anzi no. Ai migranti, 30 euro, ricariche e sigarette. E voi, razzisti.

L’altra sera han fatto vedere un paesetto alpino del Bresciano, in cui, per ordine di Alfano, si devono accogliere una dozzina o ventina di migranti. Han fatto vedere i manifesti della Lega, intervistato il sindaco che, sgomento, si oppone: il paesino, dice, conta 200 anime… Razzista.

«Cercano la felicità», ve lo dice il Papa; e voi non volete dividere con loro la felicità che vi dà la UE, l’euro, il capitalismo terminale?

Noi, però, non abbiamo più l’obbligo di seguirli. Non hanno autorità. L’hanno perduta.