Le nuove sanzioni USA ci rovineranno. E l’Europa può farci poco.

“La portata extraterritoriale di queste  [nuove]  sanzioni   appare illecita rispetto al diritto internazionale. Abbiamo già contrastato testi simili che hanno potuto essere emanati in passato”.  Così  la  portavoce  del ministero degli Esteri francese,  Agnés Romatet-Espagne.   La Francia comincia a delineare forse una opposizione alle sanzioni anti-russe  varate a schiacciante maggioranza  (419 contro 3)  dalla camera Usa, che rappresentano insieme: a) una dichiarazione di guerra contro “questo  ex agente del Kgb che ha  si è ingerito nelle nostre elezioni  (così il deputato  Ed Royce),   b) una manifestazione della frenesia psicotica   anti-russa artificialmente creata dal Deep State, c) una delegittimazione del presidente Trump a cui  si  nega la prerogativa presidenziale di eventualmente alleviare quelle sanzioni  e  la  messa sotto sorveglianza parlamentare della sua politica estera, e –  last but not least – d)  un gravissimo danno economico agli interessi franco-tedeschi ed anche i nostri.   In pratica, si puniscono (per esempio sbarrando loro l’accesso ai “mercati” di Wll Street ealle banche Usa)  le aziende che stanno completando il Nord Stream 2, che porta il gas russo direttamente alla Germania passando sotto  il Baltico,  per  sostituirlo con la fornitura di gas da scisto Made in USA. Una  riconversione gigantesca e perdente, che innescherebbe una depressione storica in Europa.

“Washington viola il diritto  internazionale” (adesso?)

La volontà francese (se tale è) di  accusare la decisione Usa di violazione del diritto internazionale è benvenuta;  e insieme patetica, se si ricorda quante violazioni americane del diritto internazionale l’Europa ha  accettato, a cominciare dall’invasione di Afghanistan e Irak  senza mandato Onu. Doveva opporsi allora, e non saremmo arivati a  questo punto di arbitrio statunitense. Ma meglio  tardi che mai.

La protesta di Bruxelles (leggi: Berlino e Parigi)  contro Washington  ha  assunto questa forma:  noi,  Usa ed Eu,   ci siamo sempre coordinati nelle sanzioni alla Russia, per dar loro più forza; adesso Washington  lancia sanzioni non  concordate, che indeboliscono il fronte… “Sanzioni contro la Russia non dovrebbero diventare uno strumento per la politica industria Usa”, ha piagnucolato il  portavoce del ministero tedesco degli  Esteri.

Patetico. La verità, come ha spiegato Le Monde, la linea rossa fissata fra Washington e Bruxelles era che le sanzioni non avrebbero toccato le forniture di gas russo   all’Europa.

Adesso la Camera americana   ha violato questo accordo tacito, nel modo più plateale.   Il punto 9 e il punto 10 della  decisione votata a schiacciante maggioranza  afferma che la “direttiva politica Usa” ,  quindi obbligatoria per il presidente, 9)  “continuare a respingere il gasdotto Nord Stream 2, a causa del suo impatto dannoso sulla sicurezza energetica dell’Unione europea e lo sviluppo del mercato del gas in Europa centrale e orientale e le riforme di energia in Ucraina”.  (10)  “il governo degli Stati Uniti tiene come priorità  l’esportazione di risorse energetiche degli Stati Uniti, al fine di creare posti di lavoro in America per aiutare gli alleati degli Stati Uniti e rafforzare la politica estera degli Stati Uniti. ”

Ovviamente, non si equivochi sull’identificazione “gli alleati degli Stati Uniti”,    da “aiutare”  per i deputati americani: non siamo noi, non è la Germania.   Al punto 1 si impone, come direttiva permanente (policy)   di “assistere  il governo dell’Ucraina per riconquistare la sua indipendenza sovrana e territoriale.  (2) di contrastare  tutti gli sforzi di destabilizzazione messi in atto dal  governo della Federazione Russa che violano gli obblighi internazionali “

Il punto 3 impone di “non riconoscere mai  l’annessione della Crimea da parte del governo della Federazione russa o la separazione di una parte del territorio di Ucraina attraverso l’uso della forza militare, 4) dissuadere il Governo della Federazione Russa dal compiere ulteriori sforzi per destabilizzare e di invadere l’Ucraina o in altri paesi indipendenti in Europa centrale e orientale e del Caucaso. 5)  Assistere l’Ucraina nella  riforma del settore energetico [leggi: farle comprare il GPL nostro, invece che il gas russo] e 6 promuovere  e sostenere  una concorrenza leale nel settore energetico ucraino, così come la liberalizzazione del mercato e l’affidabilità, onde  7)  aiutare l’Ucraina e gli altri alleati degli Stati Uniti in Europa [leggi: Polonia, Baltici, Romania, Bulgaria…]  a ridurre la sua dipendenza dalle risorse energetiche russe, in particolare il gas naturale, che utilizza il governo della Federazione russa come arma per costringere, intimidire e influenzare  altri paesi”.

Quali armi ha l’Europa per contrastare queste misure distruttive?

Pochissime, a sentire  Francis Perrin, dell’Institut des Relations Internationales et Strategiques di Parigi.  Che elenca quatro opzioni:

Prima: “offrire concessioni agli americani” in cambio di un alleggerimento delle  nuove sanzioni. “E’  stato già fatto in precenza, contro le sanzioni Usa applicate alle imprese europee che facevano affari petroliferi con l’Iran” – e  infatti i primi di luglio, Total ha firmato con Teheran un contratto gigante da 5 miliardi di dollari per lo sfruttamento di South Pars.

Seconda opzione: “La UE potrebbe far adottare una legislazione europea per bloccare le misure americane”.

Terza: “Rispondere con rappresaglie economiche contro le imprese americane che operano in Europa”: certo, come no, innescare l’escalation protezionista che tutta la dirigenza  eurocratica ha giurato di scongiurare.

Quarta:    cercare l’arbitrato dell’OMC,  Organizzazione Mondiale del Commercio. Se l’OMC dichiara illegali le misure americane,  autorizzerà   l’Unione Europea  a rispondere con misure di rappresaglia”: che sarebbe comunque l’infarto della globalizzazione di cui al terzo punto.

“I 28 devono essere unanimi”. Auguri, cancelliera Merkel

Auguri. Per di più, il ricercatore geopolitico conclude: “Condizione sine qua non per il successo di ognuna di queste opzioni sta nell’unanimità dei 28”.

Unanimità? La Polonia ha già accettato di prendersi il GPL americano, in funzione anti-Mosca ed anti Nord Stream 2, ossia in odio a Berlino. I baltici non saranno certo da  meno in servilismo  verso Washington: ecco i risultati del demenziale allargamento UE all’Est. Ma  una Unione Europea dove Vienna manda   le  truppe al Brennero, e dove la Francia ci soffia con successo la mediazione in Libia, e dove inoltre  Macron si rimangia l’accordo già firmato da  Hollande per la cessione a Fincantieri dei cantieri Saint-Lazare;  dove Gentiloni tratta Orban da nemico, anzi tutti il Gruppo di Visegrad,  e dove Bruxelles tratta da nemici il governo  Polacco e ungherese  minacciandoli di  sanzioni se non si prendono la loro quota di negri – è una Unione in pieno sgretolamento,  e consegnata all’arbitrio irrazionale,    che  ha riattizzato le più antiche inimicizie interne – dove  Roma sta quasi per richiamare  l’ ambasciatore da Perigi,   e dovremmo essere noi a  mandare  l’esercito  a Ventimiglia, se ne avessimo uno.

Per tacere, poi, la geniale scelta  politico-strategica Berlino e Bruxelles di infliggere sanzioni punitive,  ed ammassare   armamenti NATO  al confine,   del Paese da cui dipendiamo strategicamente per la fornitura energetica, ossia per l’autonomia dai diktat americani sempre  più folli, arbitrari e ostili.

USA: ma l’esercito  cura gratis i transex?

Dobbiamo  notare che questa perdita della ragione e incapacità  logica diventa sempre più pronunciata. Gli Stati Uniti non hanno  un sistema sanitario nazionale generale, negano l’assistenza sanitaria più normale  alla popolazione generale   a meno che non paghi    l’assicurazione,  obbligaoria ma privata  – ma adesso risulta che le  sue forze armate coprono le  costose “cure” ormonali  di cui i transex  hanno “bisogno” per  farsi crescere i  seni (o  per coprirsi di peli, se si “sentono maschi”). Al punto che  si  valuta che si siano arruolati da 2500  a 7 mila   trans, giusto per avere  gratis le iniezioni di ormoni  e tutto il resto dei farmaci che occorrono alla loro perversione  ricreativa. Ed il bello è che, in odio a Trump, i media e i democratici, ma anche metà dei repubblicani, contrarissimi alla sanità sociale gratuita,  urlano allo scandalo  è per la decisione di Trump di non arruolare più  altri trans nelle forze armate, perché “costano e disgregano”.  Il  buon senso non viene più perdonato; diventa “omofobia”.

Per anni, la Germania e i suoi satelliti sono venuti a capo dell’ipocrita contraddizione : imporre sanzioni alla Russia continuando a fare affari con essa,, con un trucco che ha spiegato Dimitri Orlov: “una società occidentale crea una società sorella russa, la quale, in quanto ente registrato in Occidente, è ancora passibile di sanzioni.  Ma questa società-sorella crea una seconda società, di diritto russo e registrata unicamente in Russia, e questa  terza società non è soggetta a sanzioni. Lo schema è perfettamente legale, e  si riduce a formalità amministrative”.  Ora  gli americani, freneticamente psicotici nel loro anti-putinismo che è anche la volontà di distruggere Tump, hanno mandato all’aria questi  ipocriti accomodamenti.

Andiamo verso la più grave spaccatura occidentale, le ritorsioni  a catena, le chiusure protezioniste,   e tutto il “nuovo mondo”  annunciato  da Trump  di “America First”,  senza capi e senza idee  comuni.

Possiamo solo sperare che Trump metta il veto alle sanzioni atroci. Se lo fa, sarà travolto dall’accusa  americana di essere un burattino  di Putin. Se lo approva,  “perde l’Europa” e dà l’avvio ad una chiusura  generale del commercio mondiale, mai vista e per cui non siamo preparati.  Trump, alle corde,  ha perso anche il poco di lucidità che aveva e può  fare qualunque imprevedibile cos. E’ comunque sempre la leadership di Washington che decide, non certo la leadership Merkel.

(Schulz, il suo avversario   elettorale, ha detto alla Cancelliera: “Smetta di  dare lez

http://www.express.co.uk/news/world/832883/angela-merkel-emmanuel-macron-european-union-martin-schulz

IL GPL americano: troppo caro per  i giapponesi

Da un rapporto del ministero delle finanze giapponese dimostra che gli acquirenti giapponesi hanno dovuto pagare $ 645 per tonnellata per il GNL americano. Questo prezzo è il 67 per cento al di sopra del prezzo medio di 386 dollari per tonnellata, al pagamento delle giapponesi altri fornitori. I migliori fornitori del giapponese sono gli angolani cui il gas naturale costa solo circa $ 337 per tonnellata”.

I polacchi dunque si sono legati ad un fornitore esoso, imperiale  e invasivo,  ed oggi   follemente spacacto all’interno,  per  farsi proteggere  dalle forze armate Usa     in quanto temono  una invasione russa?  Complimenti  per la logica.

LNG-Gas aus USA zu teuer für Asien