SIAMO IN GUERRA, SE VE NE SIETE ACCORTI

Di Fulvio Scaglione

Da Libano all’Iran la tensione sta aumentando in tutta l’area. È una guerra in cui noi stiamo sempre a fianco degli americani, spesso a discapito dei nostri interessi

Spiace disturbare proprio ora che il tempo si mette al bello e stanno per fare il Governo ma tocca notare che siamo in guerra. Non che sia una novità, visto che son quasi vent’anni che in Medio Oriente l’andiamo cercando con il lanternino. Passi l’Afghanistan nel 2001, che è stato un disastro ma se non altro, all’origine, aveva una motivazione comprensibile: Al Qaeda aveva messo le radici a Kabul, bisognava andare a disinfestare. Ma l’Iraq nel 2003 l’abbiamo smantellato in base alla farsesca bugia sulle armi di distruzione di massa, la Libia nel 2011 perché a Sarkozy, Cameron e Obama era presa la fregola, in Siria nel 2011 abbiamo dato mandato agli amichetti del Golfo Persico e alla Turchia di manovrare l’Isis salvo finire presi a calci dalla Russia, ma solo dopo aver contribuito a trasformare una ribellione in una guerra civile. Adesso andiamo cercando rogna con l’Iran e magari, visto che ci siamo, con il Libano.

Non abbiamo mai smesso di praticare la guerra preventiva, con i risultati che sappiamo. Però proseguiamo imperterriti. L’ultima versione è quella praticata anche in queste ore da Israele: oltre 100 incursioni aeree sulla Siria perché, dicono, l’Iran sta organizzando basi militari con la complicità di Bashar al-Assad. Non risulta, però, che gli ayatollah abbiano organizzato incursioni contro lo Stato ebraico, e nemmeno la Siria. Ma tant’è, funziona così. Io ti meno perché un giorno potresti menarmi e l’aggressore sei tu. È vero, ho l’esercito più forte del Medio Oriente, i servizi segreti più micidiali del mondo, gli Usa mi coprono qualunque cosa faccia (per esempio, fucilare dei dimostranti palestinesi sul loro territorio perché dicono di voler entrare nel mio) e in più mi regalano dieci miliardi di dollari l’anno perché possa comprare altre armi, ma mi sento indifeso e quindi attacco e colpisco. Tanto, chi mi dice niente?

Non abbiamo mai smesso di praticare la guerra preventiva, con i risultati che sappiamo. Però proseguiamo imperterriti. L’ultima versione è quella praticata anche in queste ore da Israele: oltre 100 incursioni aeree sulla Siria perché, dicono, l’Iran sta organizzando basi militari con la complicità di Bashar al-Assad

Va così da decenni ma c’è una novità. Ora ci siamo dentro anche noi. Anche noi italiani, per dire. Qualche esempio. La Nato e gli Usa, con il corollario dei Baltici, della Polonia, del Regno Unito e a giorni alterni di Francia e Germania, ci ripetono ogni giorno che la Russia è cattiva, che vuole distruggere la democrazia europea e il sistema di vita occidentale, ha fatto eleggere i populisti, ha corrotto le elezioni americane, protegge i dittatori e, soprattutto, ha una voglia matta di penetrare in Europa. Con le buone e ancor più con le cattive. Io ne dubito ma Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, proprio no e infatti ha appena chiesto ai Paesi della Ue di adeguare strade e ponti perché ci possano passare carri armati e armamenti pesanti in vista di una guerra. Se ha ragione lui, allora siamo messi male. In Europa ci sono 180 testate nucleari americane e guarda un po’, ben settanta si trovano in Italia, l’unico Paese europeo con due basi nucleari, una a Ghedi (provincia di Brescia) e l’altra ad Aviano (Pordenone). Che culo, eh? E se questo vi fa sentire un po’ insicuri, sappiate che siete in errore: la Nato, per definizione, ci fa sentire sicuri, altro che storie.

È quello che ci ha spiegato il premier Gentiloni quando Usa, Francia e Regno Unito hanno detto che avevano un sacco di prove sui bombardamenti chimici di Assad contro la città di Douma. Prove non se ne sono viste ma Gentiloni ha detto che non possiamo mollare la Nato e gli Usa, sono i nostri alleati, perbacco. Per quello abbiamo offerto assistenza agli aerei mandati a bombardare la Siria dai tre impavidi difensori della democrazia.

Che faremo se, per fare un solo esempio, le sanzioni Usa dovessero colpire l’Eni, visto che il nostro principale import dall’Iran è il petrolio? Nel 2011 il nostro volume d’affari con l’Iran era di 11 miliardi, poi il crollo, dopo il 2015 la ripresa fino a una stima, per il 2018, di tre miliardi. In caso di conflitto che faremo? Ci inchineremo agli interessi dei cari alleati o faremo quelli del nostro Paese

Bene, vediamo adesso che succede con il pasticcio iraniano. La Ue (e anche l’Onu e la Russia, se è per quello) dicono che l’accordo firmato nel 2015 sul nucleare funziona e l’Iran rispetta i patti. Gli Usa dicono l’esatto contrario, escono dal Trattato e minacciano nuove sanzioni, da estendere anche alle aziende non americane che commerciano con l’Iran. Che faremo se, per fare un solo esempio, le sanzioni Usa dovessero colpire l’Eni, visto che il nostro principale import dall’Iran è il petrolio? Nel 2011 il nostro volume d’affari con l’Iran era di 11 miliardi, poi il crollo, dopo il 2015 la ripresa fino a una stima, per il 2018, di tre miliardi. In caso di conflitto che faremo? Ci inchineremo agli interessi dei cari alleati o faremo quelli del nostro Paese?

E questo è il meno. Se la guerra a bassa intensità tra Israele e Usa contro l’Iran e gli sciiti libanesi di Hezbollah si sviluppa in una guerra vera, noi che facciamo? Da Paese europeo, abbiamo detto fino a un minuto fa che l’accordo con l’Iran è buono e funziona, peccato che gli Usa dicano il contrario e di noi se ne freghino. Se Trump e Netanyahu decidessero di invadere un pezzo di Libano e uno di Siria o di bombardare l’Iran stesso (mica fantascienza, è già successo) in base alle convinzione che noi riteniamo errata, noi che faremmo? Gli concederemmo le basi? Manderemmo i nostri bombardieri (Libia 2011) o i nostri soldati (Afghanistan 2001, Iraq 2003) ad aiutarli? Noi che sull’Iran pensavamo proprio il contrario?

Siamo in guerra, ragazzi, e lo siamo da tempo. Manca una sola cosa: che ce ne accorgiamo. O che i soliti noti schiocchino le dita e ci dicano: ragazzo, serve questo e quello, sbrigati per favore. A quel punto, però, sarà tardi.

Video correlati • Conto alla rovescia per le elezioni europee: cosa ne pensano gli elettori
(Linkiesta)