La fratellanza di Bergoglio è la “fraternité”.

di Marcello  Veneziani

L’ideologia della fratellanza in Bergoglio

“Fratelli tutti” è il manifesto ideologico del bergoglismo. Non c’è più teologia ma ideologia, seppur impregnata di moralismo. Ci sono i suoi temi e i suoi teoremi, e riguardano la cittadinanza universale, il popolo dei migranti e il dovere di accoglierli, il mondo senza muri e senza confini, l’ambiente da salvare. E ci sono i suoi nemici: il nazionalismo, il populismo e il liberismo. Il contagio è attribuito al degrado ambientale e al dissesto ecologico, che è certamente un male da denunciare e da curare, ma col covid c’entra davvero poco. L’accusa di Francesco, in linea con la sua santa Chiara, Greta Thunberg, sottende un solo, grande colpevole: l’egoismo capitalistico e invece mai come in questo caso le responsabilità sono nelle mostruosità alimentari, negli incroci di mercato o di laboratorio, nella spregiudicatezza e nelle omertà di un paese sotto un regime comunista, la Cina. La parola comunismo è dimenticata da Bergoglio, anche se alcune sue eredità appaiono in lui, a cominciare dall’attacco alla proprietà privata. Ed è rimosso il pericolo cinese, una minaccia per la civiltà cristiana e per il mondo, ben più imponente e invasiva dei “nazionalismi” e dei “populismi”.

Ma partiamo dal cuore dell’Enciclica, il tema della fratellanza. Bergoglio si ripara sotto la tonaca di San Francesco, parla in suo nome e battezza la sua enciclica ad Assisi; ma la fratellanza a cui allude Papa Francesco è il terzo principio della Rivoluzione Francese, dopo libertè ed egalitè. È una tesi che sostengo da tempo e che ho ritrovato ieri anche in Massimo Cacciari in un’intervista su la Repubblica. Il Papa si richiama all’illuminismo nella versione rivoluzionaria e usa più volte la triade libertà, uguaglianza e fratellanza, ossia – parola di Cacciari – “il fulcro di quel pensiero laico storicamente opposto alla Chiesa”. L’ideologia di Bergoglio cerca un posto alla Chiesa postcristiana nella modernità laica in nome della fratellanza, col sottinteso che altri movimenti civili, politici e sindacali si siano occupati della libertà e dunque dei diritti civili, e dell’uguaglianza e dunque dei diritti sociali, ma sia rimasto invece trascurato il terzo principio, la fratellanza. E lui la riprende, inserendo la chiesa dentro il mondo moderno, ateo e laicista, disceso dalla Rivoluzione francese e cercando ispirazione anche da altre religioni come l’Islam (la fratellanza islamica ne è una conseguenza politica). Scrive: “mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmin Al Tayyeb”. Ma questa consonanza con l’imam sgomenta meno di tutto il resto.

Perché la sua fratellanza ha poco a che vedere con la fraternità francescana? Perché Francesco d’Assisi, mistico e innamorato di Dio, ama nell’uomo e nel creato il riflesso divino, la sua è una fratellanza nel Padre. Bergoglio invece, compie un percorso inverso, partito da Cristo arriva alla religione dell’umanità. Bergoglio rimuove la figura del Padre, converte interamente alla storia e all’umanità la figura del Figlio e vota la Chiesa alla fratellanza universale che il suo esegeta o il suo megafono di Civiltà Cattolica, il gesuita Padre Antonio Spadaro, traduce legittimamente in cittadinanza globale, senza confini. L’esperienza della vita ma anche della storia dimostra che ogni fratellanza priva di un Padre degenera in fratricidio o scema nella retorica: è stato il destino del giacobinismo come del comunismo, e di ogni altra frateria (un discorso a parte la massoneria, di cui il bergoglismo a volte pare la versione pop). È il Padre a garantire l’unità dei fratelli prima che il reciproco riconoscimento, è la Madre a soccorrerli prima che intervenga il diritto di cittadinanza; e dal Padre al figlio scorre il filo d’oro della Tradizione. Che Bergoglio spezza, omette, lascia nel dimenticatoio, ritenendo che il Cristianesimo possa ridursi a tre tappe essenziali: l’avvento di Cristo e dunque il cristianesimo delle origini, Francesco e la sua missione di fraternità, il Concilio Vaticano II e il cedimento al proprio tempo. E in mezzo millenni di oscurantismo, superstizione, sopraffazione o epoche che è meglio tenere nel buio, dimenticare, coi loro santi, papi, martiri e riti, simboli, liturgie.

Per lui “la legge suprema è l’amore fraterno”, per S. Francesco invece, l’amore supremo è Dio. La Fratellanza, separata da Dio, è la fraternité, è lo spirito comunardo. Ideologia umanitaria, laica, rivoluzionaria.

Bergoglio situa poi l’ideologia della sua Chiesa come terza via, nel mezzo tra due finti opposti: liberismo e populismo. Lo rimarca un altro suo esegeta e megafono, Andrea Riccardi, patron della Comunità di Sant’Egidio (“la terza via del papa tra liberismo e populismo”, Corsera). In realtà il sottinteso dell’ideologia bergogliana è l’esatto contrario: liberismo e populismo, capitalismo e nazionalismo non sono opposti ma per lui sono affini; anzi sono la stessa cosa. Da Trump in giù. E a questo proposito la scelta filocinese della Chiesa di Bergoglio conferma il pensiero di Del Noce sui catto-progressisti. Meglio la Cina atea e comunista che l’America cristiana e conservatrice. La Chiesa di Giovanni Paolo II, e di molti suoi predecessori, predicava davvero la terza via ma gli opposti da avversare erano il capitalismo individualistico e il comunismo liberticida ambedue nemici di Dio. E le nazioni, l’amor patrio, rientravano per quel papa a pieno titolo nel legame paterno e materno con la terra dei padri e la madrepatria.

Poi la sua attenzione privilegiata ai migranti, trascurando i restanti che sono miliardi e spesso sono più bisognosi e più poveri di chi ha le risorse per partire e non vogliono lasciare la loro terra, i loro cari, i loro vecchi.

Boutade. Con la scusa del contagio nella Chiesa di Bergoglio si scambieranno il segno della pace col pugno chiuso…

MV, La Verità 6 ottobre 2020