LA DURA PARTE DEL CATTIVO. NON SALVARE I BAMBINI?

di Roberto Pecchioli

“Io non sono razzista, ma…”. Inizia invariabilmente così ogni conversazione di chi vorrebbe dire la verità sull’immigrazione e sugli autentici sentimenti dell’uomo normale di fronte alla dissoluzione della propria identità ed alla violazione del proprio spazio territoriale.  E’ un incipit difensivo, perdente, timoroso della reazione altrui, tipico di chi si sente già sconfitto nella guerra delle parole, come se i suoi naturali convincimenti fossero un male, o addirittura una manifestazione di malvagità. Colpa della volgare mistificazione di tutto che subiamo ogni giorno. Quindi non è opportuno partire da una giustificazione così balbettante e  paurosa, excusatio non petita, per rivendicare la parte dei cattivi.

Osiamo affermare che c’è bisogno di cattivi, giacché l’intero campo è occupato dai buoni, in gran parte finti, e dai bene intenzionati, peggiori dei primi, che pronunciano sentenze ovvie con il dito alzato ed atteggiando la bocca a sedere di gallina . In tal modo si salvano l’anima e rimangono saldamente dalla parte della ragione. In una strofa molto bella di Dio è morto, Francesco Guccini, quasi mezzo secolo fa, cantava: “Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, è un dio che è morto”.

Da cattivi, pessimi elementi, diciamo la nostra prima che la virtuosa dittatura del Bene ce lo impedisca definitivamente.  In questi giorni, in molte cassette della posta si trova una busta che racchiude un’elegante e presumibilmente costosa brochure dal titolo Salviamo i bambini in mare , con all’interno la tessera non richiesta di una di quelle virtuose ONG –  organizzazioni non governative – che spargono il bene per l’universo mondo. Gli indirizzi sono precisi, l’iscrizione mai sollecitata, ma tesserarsi al “bene” è un atto dovuto.  Parliamo di Save the children, salviamo i bambini, e chi potrebbe essere contrario, salvo qualche anziano bilioso infastidito dai loro giochi sotto le finestre . Invece no, ed un briciolo di cattiveria gioverebbe alla verità.

Da una rapida ricerca in rete, apprendiamo che Save the children è attiva dal 1919, su iniziativa di una caritatevole signora inglese traumatizzata dalle sofferenze dei bimbi nella prima guerra mondiale; che, non ne dubitavamo, gode del riconoscimento dell’ONU, il più grande bacino artificiale del Bene, ed ha salvato migliaia e migliaia di minori. Congratulazioni vere,  chapeau anche da un cattivo impenitente !

Eppure, eppure, vien voglia di dire “noi non siamo malfidati, ma…”. Invece, siamo malfidati , pur se Dio sa di quanto aiuto abbia bisogno il figlio dell’uomo, sfruttato nel lavoro, oggetto di abusi sessuali, usato per abominevoli trapianti di organi, esposto a sostanze stupefacenti di ogni tipo, impedito di nascere attraverso la pratica banalizzata dell’aborto, non così amato nel corso dei tempi, come dimostrò nell’ultimo suo libro l’antropologa Ida Magli,  strumento di potere per adulti che se ne fanno scudo per gli affaracci loro.

Cattivi sì, ma non temerari, non affermiamo in nessun modo che Save the children o altri siano sfruttatori delle sofferenze dei minori. Qualche considerazione da bastian contrari ce le vogliamo permettere, da dissidenti, o da pessimi elementi ( vi  ricordate B.A. Baracus, detto “Pessimo Elemento”, il gigantesco personaggio pieno di pendagli dorati della serie televisiva A –Team ?).

La prima, ovvia e, lo ammettiamo, un po’ demagogica riflessione è relativa alle spese, indubbiamente ingenti, per la propaganda, per il bel pieghevole a colori ricevuto in molte case, per i nomi importanti di signori e signore non certo povere che dirigono l’organizzazione e che, vivaddio, si priveranno di molto, moltissimo, per salvare i bambini sotto l’alto patronato dell’ONU ( si dice così, ma non si è mai capito che significhi). Scusate la brutalità popolana, ma vorremmo meno depliants e più minestre, e vale per tanti, tanti altri, specie per i molti che di bene parlano assai, ma si ritraggono inorriditi quando è necessario fare qualcosa di personale, immediato e concreto per il vicino di casa, non per lo sconosciuto dello Sri Lanka o del Burkina Faso.

I benemeriti salvatori di Save The Children possiedono una nave, Vos Hestia Armarne una costa milioni e milioni, e poi l’equipaggio, provviste e dotazioni, le tasse di stazionamento, i mille certificati del registro navale. Come Greenpeace, altra accolita dedita al Bene Universale, devono maneggiare tanto denaro, e le loro burocrazie interne non saranno certo formate da volontari intrepidi. La brochure ci informa che la nave Vos Hestia è presente, dal 7 settembre scorso, nelle acque internazionali del Mediterraneo per partecipare alle operazioni di ricerca e soccorso a mare della nostra Guardia Costiera, ergo per alimentare l’invasione d’Europa e d’Italia.  I numeri sono da capogiro: nel corso dell’anno sono già sbarcati oltre ventimila minori, dei quali il 90 per cento non accompagnati. Gli esseri umani vanno rifocillati dopo aver loro salvato la vita, evidentemente, ma, filantropi come siete, avete riflettuto sul perché 20.000 minori abbiano attraversato da soli mezza Africa, poi siano stati caricati su imbarcazioni pronte all’uso nella libera e pacifica Libia ed altrove, e da chi ?

Non sarebbe il caso di impedire, ancor prima di quelle degli adulti, le partenze dei bambini ? Quali schifezze si celano dietro il fenomeno, chi lo paga, alimenta, organizza ? E perché mai dovremmo caricarci di altri ospiti indesiderati, o Signori del Bene? La vostra non richiesta propaganda parla di fuga da guerre, persecuzioni e povertà, e canta la nuova, ma già collaudata canzone del “salvataggio di profughi”. Dunque, meglio sarebbe concentrare le risorse  delle ONG– evidentemente notevoli –  in Africa, esigere blocchi navali che limitino ed impediscano le partenze, fermare le vie dell’emigrazione, imporre, con lo scudo nientemeno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, politiche diverse da quelle del Fondo Monetario e della Banca Mondiale che depredano i popoli, restituire a bambini ed adulti la speranza di vivere nella propria terra. Dopo quello alla vita, l’altro diritto fondamentale negato, nel Regno dei Buoni, è quello di non emigrare, restare nel proprio ambiente, e lì vivere con dignità secondo costumi e tradizioni.

Non possiamo solo “salvare”. Intanto, il bieco cattivo segnala il trasbordo ideologico imposto dal linguaggio mediatico. Non ci sono più clandestini, ma migranti o profughi anche in assenza di guerre, e l’invasione è chiamata salvataggio. Ovvio, solo delle belve feroci disapproverebbero chi trae a riva, e salva. Solo militaristi ostinati potrebbero stupirsi del ruolo da bagnini dei soldati della Marina e dell’uso delle navi grigie come traghetti . Frattanto, se hanno voluto una nave , i salvatori con brevetto ONU sapevano bene, e da tempo, che cosa bollisse nel calderone africano. Perché non ci hanno implorato di salvare i bambini dall’emigrazione, dall’abbandono da parte di genitori e governi, dai pericoli e dalle porcherie che avranno già visto e, ahimè, vissuto ?

Nella cortese lettera allegata alla brochure, il direttore generale per l’Italia di Save The Children  cita una sedicenne nigeriana che dice : “Ho deciso di fuggire in Italia per costruirmi un futuro migliore”. Povera ragazza, temiamo per lei che il futuro non sia granché neppure qui, ma intanto, lei ha deciso anche per noi , la nostra opinione non vale nulla, ha creduto a fior di mascalzoni che sfruttano e, incidentalmente, rendono invivibile anche l’Italia, e l’Europa, per lei e per noi.

Chi avrà un cuore tanto indurito da non voler salvare i bambini ? Hanno individuato il punto debole, specie in un popolo che vezzeggia cagnolini ma non ha figli, che si commuove facilmente per tutto, ma poi passa oltre a farsi i fatti suoi. Ha versato qualche lacrima a buon mercato, magari ha lasciato il suo obolo via SMS, si è congratulato con se stesso per la bontà e sensibilità, maledicendo  i razzisti cinici e perfidi, e poi, via, ad immergersi nella quotidianità armato di pugnale, veleno e maldicenza.

Non si chiede mai, il Buonista Globale , chi organizzi e paghi i viaggi, tenuto conto che per quei miseri le cifre di cui si parla per partecipare alla carovane sono enormi, quali siano le motivazioni vere, come mai dei bambini e dei ragazzi siano per il mondo da soli. Il naviglio dei Buoni incrocia nel mediterraneo meridionale e raccoglie chi può : lo esige il diritto della navigazione e, prima, la qualità di esseri umani. Ma non basta, e soprattutto, questo non dissipa il sospetto che varie Organizzazioni Non Governative siano complici del dramma epocale, magari attraverso finanziatori così potenti che i loro nomi possono essere solo sussurrati ( il noto benefattore Soros è della partita?).

L’immigrazione, specie quella legata a movimenti così potenti ed intensi, è una tragedia per chi parte, ma è un dramma anche per chi “deve” accogliere, sotto pena di essere accusato di qualsiasi nefandezza ed al prezzo di non essere più padrone di ciò che ha ereditato, costruito, amato. Chi ha sfruttato, alimentato guerre, fomentato spoliazioni comodamente seduto negli uffici di comando dei grattacieli, chi è complice tra i popoli martoriati, non compare, ma detta la morale, attraverso i ben pagati servizi di politici, intellettuali, ecclesiastici, nuovi e vecchi approfittatori.

Non ci stiamo, non ci stiamo più. Se loro sono i buoni, noi rivendichiamo l’onore di essere i cattivi. Forse non salviamo bambini, ma certamente non li avremmo mai messi nella condizione di schiavi, carne da macello, merce di scambio, soggetti del ricatto. Ma noi non siamo anime belle, nel senso romantico ed auto celebrativo del termine.  Tentiamo, con alterni risultati, di restare esseri morali, e di amare il prossimo, a partire, appunto, dai più vicini, dai “nostri”. Ma non ci faremmo mai schermo , come i poteri forti, dei più sfortunati e dei più sfruttati, per distruggere contemporaneamente , con l’immigrazione selvaggia, i paesi di chi viene fatto partire e quelli di destinazione.

Siamo tanto cattivi che non fondiamo finte cooperative e organizzazioni caritatevoli , né armiamo navi. Non nascondiamo che il nostro cuore è per i terremotati fratelli nostri, per loro daremo il sangue senza esitare, a Save the Children o a chiunque altro. Agli altri, Dio abbia misericordia anche di noi empi, daremo se potremo, se ne resta.

Non abbiamo il dovere di suicidarci . Comincino le anime belle, insieme con i mistici  dell’accoglienza, ed alzino le natiche dalle loro comode poltrone le élite che dirigono il Bene dopo uno sguardo al listino di Borsa, al costo della manodopera ed al Nuovo Ordine Mondiale, di cui ignorano tutto bambini ed adulti prima gettati nell’alto mare aperto, e poi, “rari nantes in gurgite vasto”, salvati, deportati e posti a carico nostro.

Ci siamo seduti, noi cattivi, dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati . E’ una frase di Bertolt Brecht, il drammaturgo tedesco con il cuore dalla parte comunista del muro ed il portafogli in quella capitalista. Un’ abitudine piuttosto comune, tra i buoni…..

Roberto PECCHIOLI