Italiani in guerra in Turchia…E la Francia ha una base militare ad Aleppo

Un mio caro lettore mi scrive: “Mio cognato parte oggi – con l’esercito italiano – per la difesa confine turco ( sic!) dai missili di ISIS !!
La notizia – così mi ha detto –  è stata “taciuta” dai media generali e mi ha mandato il Link:

Isis, truppe italiane in Turchia per creare uno scudo anti-missili

Missili Una batteria Samp-T in azione

L’operazione è targata Nato costerà 7 milioni di euro e durerà fino a fine anno

È stata la stampa turca, nei giorni scorsi, a pubblicare le foto dell’ ‘arrivo di una colonna di mezzi militari italiani nella zona di Kahramanras, a nord di Gaziantep, nel sud del Paese. Immagini che hanno destato ovviamente curiosità in Italia. Nessuna missione segreta in realtà. In Turchia è giunta infatti una batteria Samp-T italiana che dipende dal Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia. Ma era stato già messo nero su bianco nel recente decreto missioni. Un’attività autorizzata dal nostro ministero della Difesa che ha decorrenza dal 15 maggio 2016 e che si prolungherà fino al 31 dicembre 2016.

Il personale militare italiano parteciperà all’operazione della Nato denominata Active Fence a difesa dei confini della Turchia, Paese che fa parte dell’Alleanza Atlantica. Finalità della missione è quella di proteggere la popolazione turca da un eventuale attacco tramite missili lanciati dal territorio siriano da parte dell’’Isis. I militari italiani avranno esclusivamente il compito di effettuare attività di difesa missilistica e non saranno impiegati nell’imposizione di una no-fly zone. Compito che tempo addietro era toccato agli americani che si erano occupati della protezione di quell’’ area. Gli statunitensi erano poi stati sostituiti dai tedeschi che hanno operato al confine sud della Turchia fino allo scorso dicembre.

Il ruolo, nell’ambito di una turnazione Nato prevista, ricade ora sull’’Italia che schiera il suo Samp – T in Turchia. Si tratta di un sistema d’arma sofisticatissimo in grado di lanciare fino ad 8 missili in 10 secondi con un tempo di reazione di 8 secondi. È in grado di rispondere ad una minaccia su 360° e può ingaggiare fino a 10 bersagli contemporaneamente Il Samp-T è un sistema di ultima generazione sviluppato in cooperazione con al Francia per sostituire l’’ormai obsoleto Hawk. Queste potenzialità fanno del sistema missilistico terra aria Samp-T un mezzo fondamentale per assicurare la difesa del confine turco e quindi dell’estremo lembo meridionale dell’’Alleanza Atlantica dal lancio di missili che potrebbero essere lanciati dai jihadisti.

Oltre al Samp –T l’Italia ha inviato anche 130 militari provenienti dal 4° reggimento “Peschiera” di Mantova e dal Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia. Lo stesso ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso dell’informativa sulle missioni internazionali che si è svolta dinnanzi alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha illustrato le modalità e le ragioni della presenza di soldati italiani in Turchia. Una missione che costerà all’Italia 7.281.146 euro.

Il nostro Paese fornisce, oltre a sistema missilistico e contingente militare anche un velivolo di rifornimento in volo come contributo alla componente di Awacs, Airborne Warning and Control System. Il comando della missione è in capo all’ Air Command di Ramstein, in Germania. Lungo le frontiere meridionali turche, centotrenta italiani garantiranno, sotto egida Nato, la presenza di un filtro che impedirà che eventuali minacce provenienti da Daesh possano impensierire l’alleato Turco. Da qui a fine anno sarà compito nostro assicurare che quei cieli siano impermeabili a possibili attacchi missilistici”.

Ovviamente, l’ultima frase è una pura e semplice menzogna:  non ci sono  “minacce provenienti da Daesh ch possano impensierire l’alleato turco”, perché “l’alleato turco” è in combutta  con Daesh  da sempre,  a cui fornisce armi e lascia passare uomini, e al quale il figlio del sultano, Bilal Erdgan,  ha comprato migliaia di autobotti del petrolio che il Califfo   ha  rubato all’Irak, rivendendolo poi a vari paesi asiatici – e facendoci milioni.  Il bell’affare ha avuto fine quando i bombardieri russi  hanno cominciato a colpire le colonne di autocisterne   che Daesh mandava alla Turchia; colonne che i caccia-bombardieri americani –anche Obama è in lotta contro Daesh, come tutti sanno,  che tuttavia  è anche  rifornito dalla Cia e pagato dai Sauditi  –non hanno mai preso di mira per un anno e mezzo,  perché avevano paura di provocare (anime nobili e delicate) vittime civili.

I russi hanno ampiamente documentato il traffico Erdogan-Daesh  in una conferenza stampa del  2 dicembre 2015:

http://www.voltairenet.org/article189542.html

Forse  la gente  ha dimenticato che Edogan,  per dispetto del bell’affare in fumo (aveva reso alla famiglia fra  1 e 2 miliardi di dollari),  ordinò l’abbattimento di un Sukhoi russo, sostenendo che aveva sconfinato.  E qui entra operazione Active Fence, cui  i nostri splendidi alleati ci hanno coinvolti. Active Fence della NATO è operativa dal 2012: su richiesta della Turchia, che aveva chiesto il supporto  della NATO “per proteggersi dai missili siriani”  –   traduzione dalla neolingua: in preparazione dell’attacco al territorio siriano e nel progetto di costituire una no-fly zone dove potesse essere al riparo Deesh, Al Nusrah, insomma tutti i terroristi islamici racimolati da  mezzo  mondo con i soldi  di Cia e Sauditi.

Gli Usa prontamente accettarono,  e posizionarono al confine turco-siriano  i loro formidabili missili  MIM-104 Patriot , a cui si alternarono poi Patriot olandesi e germanici.  Dopo l’abbattimento dell’aereo russo  – attenzione – il Pentagono ha ritirato i suoi Patriot:  metà per dispetto  (eErdogan non li aveva avvertiti) e per far capire al sultano che non si lasciavano trascinare nelle sue guerre; ma ha ordinato ai suoi vassalli inferiori di fare il lavoro di “protezione dell’alleato turco”.  Così sono subentrati i missili di Madrid, e adesso tocca a noi.  Inseriti nell’immenso apparato di provocazione-intimidazione allestito dagli Usa per i russi:  due portaerei,   cacciatorpedinieri lanciamissili nel Mar Nero,  eccetera.  Insomma “I nostri ragazzi” e i nostri missili sono lì per coprire Daesh, Al Nusrah, e tutti gli altri gruppi terroristici islamisti pagati dagli americani e sauditi, e coltivati da Erdogan, e messi a malpartito dall’aviazione di Putin, onde possano riprendere la guerra al regime siriano e ai suoi alleati, Mosca, Teheran,  Hezbollah.

Siamo in  guerra a fianco dei turchi e dei terroristi islamici, potenziale bersaglio di Mosca. Giusto  per saperlo.

 

 

Perché i francesi costruiscono una base militare ad Aleppo?

Il nostro coinvolgimento  è tanto più allarmante, alla luce  di questa notizia, proveniente da fonti curde, ma confermata da Stratfor e dai russi: forze francesi, che stazionano nel nord della Siria, stanno allestendo una base militare sulla collina che  domina Kobane. Una base militare americana simile è stata  già costruita. Secondo le stesse fonti, “consiglieri militari”  francesi, americani e britannici si trovano nella città di Manbij per aiutare le ‘forze democratiche siriane’ (ossia i terroristi moderati) a prendere la città  (tenuta dall’IS).  Ovviamente i francesi – nostri alleati nella NATO- non hanno chiesto alcuna autorizzazione ad Assad;  per loro quel governo nemmeno esiste. Di fatto hnno operato un’invasione ostile.   Quasi sicuramente non hanno nemmeno avvertito i russi.