ITALIA E VIA DELLA SETA.

Il 13 marzo si è tenuta un’importante conferenza su “L’Italia sulla Nuova Via della Seta”, organizzata dall’associazione MoviSol.org e dalla Regione Lombardia. Relatori, la fondatrice dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche, il sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci, il direttore tecnico di Bonifica SpA Franco Persio Bocchetto e il senatore Toni Iwobi, che non ha potuto partecipare di persona ma ha mandato un breve intervento.

La manifestazione ha catturato l’attenzione politica e mediatica poiché si è tenuta nel mezzo di un acceso dibattito sull’imminente visita del Presidente cinese Xi Jinping, prevista per il 22 e 23 marzo, e di una campagna internazionale contro l’intenzione italiana di firmare un Memorandum of Understanding (MoU) sulla Nuova Via della Seta tra i due Paesi, memorandum d’intesa fortemente voluto dal prof. Geraci (cfr. SAS 11/19).

In riferimento al dibattito scatenatosi, il direttore dello Strategic Alert Claudio Celani, moderatore della conferenza, ha chiesto al prof. Geraci di spiegare la Belt and Road Initiative e i vantaggi che offre all’Italia come terminale della Via della Seta Marittima, non solo per quanto riguarda i porti del Nord ma anche per quanto concerne quelli del Mezzogiorno.

Geraci ha risposto alla campagna propagandistica contro l’Italia mettendo in risalto una contraddizione tra il far pesare, da una parte, che l’Italia è un membro del G7, e contemporaneamente agitare lo spettro della “trappola del debito” nel caso di un’adesione alla BRI. I vantaggi dell’adesione alla BRI sono molteplici, ha spiegato: maggior apertura del mercato cinese alle imprese italiane, aiuto nell’ammodernamento delle infrastrutture portuali e l’occasione per il Mezzogiorno di diventare una piattaforma per gli investimenti in Africa (vedi sotto).

Helga Zepp-LaRouche ha espresso stupore ma anche divertimento per il clamore internazionale suscitato dall’intenzione italiana di firmare il MoU e ha stigmatizzato la mentalità occidentale di chi ha perso l’abilità di concepire che un Paese possa adoperarsi per gli interessi comuni dell’umanità. I media occidentali diffondono falsità sulla Cina, ha detto, e ha invitato la Francia e il proprio Paese, la Germania, a seguire l’esempio dell’Italia.

Franco Persio Bocchetto ha ricostruito quarant’anni di storia del Progetto Transaqua, originariamente sviluppato dall’allora direttore per gli esteri di Bonifica SpA Marcello Vichi – il quale ha mandato i suoi saluti alla conferenza – e ora finalmente in procinto di essere messo sul banco di prova. Si spera che entro un mese si concludano le procedure tecniche e burocratiche per poter assegnare lo studio di fattibilità finanziato dal governo italiano.

Al termine di un lungo e intenso dibattito, Liliana Gorini, presidente di MoviSol.org, ha concluso i lavori con una dedica a Lyndon LaRouche, l’economista e politico americano scomparso giusto un mese prima, molto noto e apprezzato in Italia per le sue previsioni economiche a lungo termine. Chi ascoltò la sua audizione al Parlamento italiano nel 1998 ammette che quelle previsioni “erano azzeccate”. Ben nota è anche la sua proposta di ripristinare la separazione bancaria (Glass-Steagall Act), che è ora addirittura nel “contratto” del governo gialloverde.

Qui i video della conferenza:
Prima parte: https://youtu.be/IPwkDb0D-dU
Seconda parte: https://youtu.be/1bg9qW4MaLc
Terza parte: https://youtu.be/d6_zU9-5GOg

Zepp-LaRouche: L’UE e non la Cina divide l’Europa

La fondatrice dello Schiller Institute ha dichiarato di essere giunta alla conclusione che quasi tutto ciò che i media occidentali riportano sulla Cina sia della categoria delle fake news. Un esempio è dato dall'”eruzione di propaganda anti-cinese” in reazione alla decisione italiana di firmare un MoU con la Cina. Il contesto strategico in cui ciò avviene è pericoloso, ha detto.

“Ci troviamo a un punto in cui sta avvenendo qualcosa che è già avvenuto sedici volte nella storia, e cioè che la potenza finora dominante sta per essere sorpassata da quella che finora era la seconda più grande potenza. Nella storia ciò ha portato dodici volte a una guerra tra le due potenze rivali e solo quattro volte la seconda potenza ha sorpassato quella egemone senza conflitto bellico”. La Cina l’ha capito, e “ha detto ripetutamente che non vuole che si ripeta un tredicesimo caso di guerra, e per questo Pechino non vuole semplicemente sostituirsi agli Stati Uniti come leader di un mondo unipolare”. La Cina auspica un sistema di relazioni basato su “sovranità, rispetto per i diversi sistemi sociali e non interferenza”.

Una delle accuse rivolte alla Cina è che la BRI divida l’Europa. Ma tutti sanno che l’Europa è già divisa, ha osservato la signora Zepp-LaRouche, con o senza Cina. V’è una spaccatura Nord-Sud sull’austerità e una Est-Ovest sulle politiche migratorie. Anzi, in questo contesto l’azione dell’Italia “è veramente un modello, perché la cooperazione tra imprese italiane e cinesi nello sviluppo dell’Africa è effettivamente il solo modo umano di affrontare il tema dei profughi”.

Geraci: Quando soffia il vento, costruiamo mulini

Il sottosegretario Michele Geraci ha risposto alle critiche di molti, compresi i media internazionali come Financial TimesReutersHandelsblatt e altri, sul fatto che per la prima volta un membro del G7 aderisce ufficialmente alla Belt and Road Initiative. “Una delle critiche che ci è stata fatta è: beh, l’Italia è il primo paese del G7, c’è il problema della trappola del debito. Queste due cose sono ovviamente contraddittorie, perché è proprio in quanto noi siamo un Paese del G7 e non un Paese a basso reddito, che il problema della trappola del debito è molto limitato”, ha osservato.

Con la firma del MoU con la Cina, “non cambierà niente nelle nostre alleanze internazionali”, ha spiegato Geraci. Lo scopo del MoU è di promuovere le esportazioni e gli investimenti delle imprese italiane nella cornice della Belt and Road.

“Noi stiamo cercando di sviluppare il Sud sfruttando meglio questa geografia, che finora ci ha dato solo svantaggi, in un vantaggio: che è al centro del Mediterraneo e siccome finora l’Africa ci ha creato più problemi che opportunità, qui dobbiamo risvoltare il guanto con la collaborazione della Cina, ma, lo dico, anche del Giappone, con cui abbiamo parlato; due grandi potenze asiatiche che hanno grandi investimenti in Africa”.

Geraci ha ricordato che la Cina è la potenza che ha investito di più in Africa. “Non perché la Cina sia Babbo Natale, ma perché la Cina ha interessi economici. È la prima volta, forse nella storia dell’Africa, che l’interesse di chi investe – in questo caso la Cina che, ripeto, lo fa per i propri interessi commerciali – coincida con l’interesse dei paesi target, che per la prima volta forse possono cominciare ad avere uno sviluppo sociale ed economico sostenibile”.

A questo punto il Meridione “è il posto ideale per un investitore cinese, giapponese, che volesse approcciare l’Africa e può trovare una sponda in un sistema all’interno dell’Unione Europea, all’interno delle regole europee – ecco, per una volta anch’io dico qualcosa di positivo per l’Europa”. E quindi sviluppare “trasporti, infrastrutture ma anche ricerca, centri di sviluppo tecnologico e – non dimentichiamo – anche sull’energia”.

Rispondendo a una domanda sullo “tsunami” che provocherà il piano China Manufacturing 2025 sui settori della nostra industria che competono con quelli cinesi, Geraci ha risposto: “C’è un detto: quando spira il vento, c’è chi costruisce muri e chi costruisce mulini. Io preferisco i mulini. Perché il vento spirerà. Perché, come Lei ha ben delineato, e se fa un google su ‘China Manufacturing’… arriverà uno tsunami dall’Oriente che si potrebbe abbattere sul nostro manifatturiero, perché l’Italia ha un grado di similarità di prodotti molto alto con la Cina, il più alto tra i Paesi europei.

Fondamentalmente, il China Manufacturing 2025, che ha dieci settori industriali, può colpire più l’Italia che gli altri 27 paesi membri dell’UE. Quindi, io voglio essere il Paese che costruisce i mulini, così questo vento continuerà far girare le mie pale, a generare energia e cooperare, piuttosto che bloccare”.