TORNA RENZI – E LA DESTRA SOVRANISTA SI DIVERTE…

…Che risate.
Ridete, ridete…
Che divertimento!

(mb.  Vorrei solo ricordare che c’è poco da scherzare su Renzi, come si tende a fare a destra.  Il fatto stesso  che abbia compiuto la  rivoltante scissione, che lo fa scadere al disotto del livello del cinismo sopportabile,  ci deve  segnalare che non si voterà mai più – altro che 2025  – e lui lo sa,  si fida di Mattarella  (ce l’ha messo lui):  un voto anticipato lo spazzerebbe  via.  Sarà  lui a sostenere il governo  Conte nel modo proverbiale con cui la corda sostiene l’mpiccato., ed occuperà tutti i posti di sottogoverno, il deep stat de’noantri, dove si spendono i soldi pubblici senza controllo dell’opinione pubblica. Nel marzo 2020  vengono scelti i vertici delle aziende come Poste, Terna, Eni, Enel e Leonardo.  Già quelli di oggi sono tutti renziani .

La destra senza classe dirigente, il Nord  leghista assolutamente  privo di cervelli politici, è la mucca predestinata alla munzione totale.   E se lo merita, perché come un bovino è muto e bruto. “Salvini che risale nei sondaggi”   è  solo un segnale in più per il Potere di  rimandare il voto: più cresce e più  il voto si allontana.  Diversi  grillini  “Onesta! Onesta!” sono per il momento a disagio di trovarsi a sostenere il governo più disonesto, patologicamente trasformista,  arrogantemente privo di  minima  moralità,  della storia d’Italia. Un disagio che non durerà molto:  la spartizione delle nomine che Renzi offrirà molcerà il dolore. Una destra “sovranista” farebbe meno comizi sul pratone, e più trattative per attrare i dolenti …. Non lo farà. 

 

Il ritorno di Matteo Renzi

(a destra non hanno  ancora capito l’entità della loro disfatta. Non hanno letto questo:

La cortina anti sovranisti

Massimo Franco | 11 settembre 2019

Il messaggio che proviene dal nuovo esecutivo continentale guidato da Ursula von der Leyen è la ricomposizione dell’Europa, dei suoi interessi minacciati mai così da vicino come negli ultimi tre anni, e di un’identità che ha bisogno di compattezza e ripresa economica per rilegittimarsi.

Per vincere la sfida mancava l’Italia. Ma la mossa del premier Giuseppe Conte di appoggiare l’elezione di von der Leyen, e il maldestro suicidio politico agostano del capo leghista Matteo Salvini, ammiratore e seguace delle teorie di Bannon, stanno chiudendo il cerchio. Si aspetta la sorte del britannico Boris Johnson, ma il caos nel Regno unito del Brexit è già uno spot involontario a favore dell’Europa. L’esclusione da qualunque carica governativa e dai vertici delle commissioni di quest’area culturale e politica promette di essere qualcosa di più di una ritorsione per le minacce e lo spavento di una propaganda agguerrita. Va letta insieme alla sospensione dal Ppe alla vigilia del voto del 26 maggio del presidente ungherese Viktor Orbán, che ha civettato con l’eurofobia e con gli altri sovranismi: tranne poi tornare a Canossa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel subito dopo il voto.


In realtà, si profila una strategia tesa a escludere il più a lungo possibile i «cloni» europei di Bannon, con le loro opache connessioni internazionali, dai governi nazionali e dalle istituzioni di Bruxelles. Una sorta di aggiornamento della «cortina di ferro» calata non, come durante la Guerra fredda, sui partiti comunisti nell’orbita dell’Unione sovietica, ma su una destra sospettata di essere satellite della Russia di Vladimir Putin, e di qualche potere statunitense anti Ue. Denis MacShane, ex ministro britannico per gli Affari europei tra 2002 e 2005, lo ha teorizzato proprio sul Globalist. «Dopo il 1945», ha osservato, «in Francia e Italia ci sono stati grandi partiti comunisti anti establishment, anti europei e anti immigrazione che hanno preso oltre il 30% dei voti. Ma non sono mai andati al governo. Adesso, almeno finora, i populisti xenofobi potrebbero raggiungere gli stessi livelli di consenso, ma sono stati fermati…».
Da noi la Lega al governo c’è andata, per quattordici mesi. E se oggi è fuori, lo deve soprattutto ai propri errori. Il ragionamento, tuttavia, enuncia uno schema chiaro. Per ora rimane solo un’indicazione. Presto, però, senza un chiarimento della collocazione internazionale di molte formazioni sovraniste, potrebbe trasformarsi in una «conventio ad excludendum» non scritta ma rigida quanto quelle del passato
https://www.corriere.it/opinioni/19_settembre_11/cortina-anti-sovranisti-667193c2-d4cb-11e9-8dcf-5bb1c565a76e.shtml?refresh_cehttps://www.corriere.it/opinioni/19_settembre_11/cortina-anti-sovranisti-667193c2-d4cb-11e9-8dcf-5bb1c565a76e.shtml?refresh_ce