Immigrati, meno sbarchi, meno morti in mare

Fake news numero 1: «Senza l’accordo dell’Europa non si possono ridurre gli sbarchi». L’Italia sta riuscendo a limitare in maniera significativa gli sbarchi di immigrati clandestini provenienti dal Mar Mediterraneo.

Fino a qualche mese fa, politici e analisti amavano ripetere che, senza una politica europea comune, non ci sarebbe stato modo di governare un fenomeno epocale come quello migratorio e in particolare di contrastare gli sbarchi.

I numeri stanno smentendo questa credenza: la politica europea dell’immigrazione è ancora una chimera, ma nel 2018 in Italia sono sbarcati 23.370 immigrati via mare, mentre nel 2017 furono cinque volte di più, 119.369, e nel 2016 addirittura otto volte di più, 181.436.

Non c’è stata alcuna decisione operativa da parte di Bruxelles nel frattempo; a cambiare sono state invece le politiche dei governi italiani: nel 2017, perlomeno fino all’estate, il governo Gentiloni non ritenne che l’immigrazione via mare dovesse essere limitata; poi il ministro dell’Interno Marco Minniti mutò atteggiamento, rafforzò la guardia costiera libica, ordinò una stretta sulle attività delle Ong e gli sbarchi iniziarono a calare; dallo scorso 1° giugno il nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini ha aumentato ulteriormente la deterrenza, con un ulteriore effetto di diminuzione degli arrivi.

Dal 1° gennaio al 1° giugno 2018 (5 mesi di governo Gentiloni), gli sbarchi sono stati 13.430; dal 1° giugno al 31 dicembre 2018 (7 mesi di governo Conte), gli sbarchi sono stati 9.940. Addirittura, lo scorso dicembre, con 359 sbarchi, si è raggiunto il numero più basso di arrivi da oltre tre anni a questa parte.

Fake news numero 2: «Diminuiscono gli sbarchi ma aumentano i morti in mare». Falsificata la prima fake news, che fino a tutto il 2017 era merce comune in ogni editoriale di giornale che si rispettasse, da più parti si è passati a criticare la stretta anti sbarchi, ricordiamo: prima di Minniti e poi di Salvini, con l’argomento che i viaggi nel Mediterraneo sarebbero diventati più pericolosi e più mortali per i migranti.

Falso, anche questo, come confermano i dati ufficiali. Morti e dispersi nel Mediterraneo furono 5.143 nel 2016, secondo l’Oim, Organizzazione mondiale delle migrazioni; poi sono scesi a 3.139 nel 2017 e quindi a 2.242 nel 2018.

Con la diminuzione degli sbarchi e dei viaggi della speranza, dunque, i morti in mare sono più che dimezzati.

Nel solo Mediterraneo centrale, rotta che riguarda principalmente l’Italia, morti e dispersi erano 4.582 nel 2016 e sono scesi di molto, a 1.306, nel 2018. Disincentivare le traversate impedendo gli sbarchi funziona, se l’obiettivo di un Paese come l’Italia è anche quello di salvare vite umane.

Fake news numero 3: «Saranno pure diminuiti i morti in mare, ma è aumentata la mortalità dei viaggi». I dati hanno la testa dura, ma anche l’ideologia non scherza.

Per attaccare il ministro Salvini e la sua gestione degli sbarchi, e più in generale per dimostrare che le politiche di deterrenza non funzionano gettando fumo negli occhi dell’opinione pubblica, l’organizzazione internazionale Unhcr e il think tank Ispi, negli scorsi mesi hanno provato a utilizzare un’altra argomentazione ancora, anch’essa rilanciata spesso acriticamente da quotidiani e telegiornali: «Migranti, aumenta la mortalità nel Mediterraneo».

Attenzione, non «i morti», ma «la mortalità», calcolata come percentuale di immigrati morti sul complesso di quelli partiti dalle coste africane. Dire che il Mediterraneo è diventato «più mortale» è un’affermazione quasi insignificante e mediaticamente fuorviante: una collisione frontale tra due motorini in cui siano morti tutti e due i guidatori in sella (tasso di mortalità: 100%), avvenuta per ipotesi nel 1946, secondo questo criterio sarebbe «più mortale» della Seconda guerra mondiale che si era conclusa l’anno prima con milioni di morti ma – fortunatamente – con alcuni sopravvissuti (tasso di mortalità quindi inferiore al 100%).

Dopo che ItaliaOggi fece notare questo non sequitur logico, tra l’altro fondato sull’osservazione di un periodo troppo breve di tempo per essere statisticamente significativo, l’Ispi almeno ha corretto il tiro, definendo «non dirimente» l’analisi del «rischio di morte».

Fake news numero 4: «Da quando c’è Salvini, è aumentato il numero quotidiano di morti nel Mediterraneo». Lo scorso ottobre sempre l’Ispi ha pubblicato un altro report che calcolava stavolta il numero quotidiano di morti e dispersi nel Mediterraneo. Conclusione: i morti quotidiani sarebbero aumentati da quando a gestire il Viminale è arrivato Salvini. Si sarebbe passati dagli 11,7 morti tra il luglio 2016 e il luglio 2017 (governo Gentiloni, ministri Alfano-Minniti), ai 3,2 morti al giorno dal luglio 2017 al maggio 2018 (governo Gentiloni, ministro Minniti) per arrivare agli 8,0 morti al giorno col governo Conte e il ministro Salvini.

A chiunque non abbia come obiettivo quello di mostrare che Salvini è in torto a prescindere, balza agli occhi che il periodo considerato per la gestione di Minniti (dal 16 luglio 2017 al maggio 2018) non è omogeneo a quello considerato per la gestione Salvini (dal giugno al settembre 2018), e soprattutto che il periodo considerato per la gestione Salvini è decisamente breve.

Non solo: quel calcolo dell’Ispi fu effettuato all’indomani di pochi gravi incidenti avvenuti la scorsa estate, episodi che hanno alzato il numero di morti giornaliere senza per questo dire nulla di significativo sulle scelte del nuovo governo italiano. Il risultato, comunque, funzionava «mediaticamente»: per colpa delle scelte di Salvini – si disse – il numero di morti quotidiano in mare era più alto rispetto ai tempi del duro Minniti. Da allora l’Ispi non ha più aggiornato quel calcolo.

Proviamo a farlo noi: nei sette mesi che vanno dal giugno al dicembre 2017, quando al Viminale c’era Minniti, morti e dispersi nel Mediterraneo centrale furono 1.211 (dati Oim), quindi 5,7 al giorno, sempre troppi ma comunque meno numerosi rispetto alla gestione lassista precedente dello stesso Governo Gentiloni; nello stesso periodo del 2018, con Salvini al Viminale, i morti nel Mediterraneo centrale sono stati 916, quindi 4,3 al giorno, quindi meno di quanti non siano mai stati dall’inizio della crisi migratoria. È un buon risultato raggiunto per l’Italia e per l’Europa, anche se ovviamente la politica migratoria non è fatta di sola gestione degli sbarchi. Ma non riconoscere tutto questo è semplicemente una fake news, anche se viene propalata da giornaloni, think tank blasonati ed europeisti doc.

Fonte: https://www.italiaoggi.it/