Grossa offensiva ucraina contro il Donbass?

 

La  marina militare ucraina di Kiev ha annunciato la chiusura di   spazi di mare nel Mar d’Azov, ad est ed ovest di Mariupol, in vista di operazioni militari con”lancio di missili anti-aerei e  d’artiglieria”.    Il fronte del Donetsk è tornato rovente da qualche settimana: violenti bombardamenti di Kiev sulla zona (separati sta) di Gorlovska  nella seconda metà di maggio, adesso questo annuncio.

Da una parte, queste operazioni possono essere dirette a mettere alla prova la marina russa, che dopo l’apertura del lungo ponte di Kerch che unisce la Crimea alla madrepatria, ha dovuto essere rinforzata  dopo i propositi di sabotarlo enunciati da più di un caporione ucraino (si ricorderà a  metà maggio, è stato un giornalista americano, Tom Rogan  sul Washington Examiner, a suggerire alla giunta di Kiev di far saltare il ponte lungo 19 chilometri).

Ma l’altra possibilità è che, nel quadro dell’offensiva attesa e prevista contro il Donbass, le zone di esclusione marittima ermetterebbero  di preparare una forza navale da sbarco, che sbarcherebbe alle spalle dlla linea dei separatisti, nel settore di Novoazovsk.

Le unità ucraine spiegate sul fronte contro i separatisti, per lo più di fanatici neonazi ben motivati,  si scambiano messaggi eccitati su Facebook che parlano di una imminente offensiva. La 93ma Brigata meccanizzata, sulla sua pagina ufficiale su Facebook,   ha postato un video di propaganda  col titolo: Pronti all’offensiva! In nome dell’Ucraina, avanti per la vittoria!”.   Il morale è alto, da quando (metà maggio)   i fanatici di Kiev hanno ricevuto dagli Usa almeno 210 missili anticarro Javelin, con cui contano di sbaragliare i vecchi cingolati sovietici dei ribelli.

Del resto, fin da dicembre istruttori NATO  sono  sul fronte del Donbass per addestrare  le forze di Kiev. Un armato ucraino preso prigioniero, Yakov Veremeichik della 14 brigata meccanizzata, ha raccontato: “Nel  dicembre 2017 ci hanno portato nel terreno di addestramento di Yavorisky, regione di Lviv, dove siamo stati addestrarti da gente NATO, americani, canadesi, polacchi. Ci hanno specificamente  preparato per prendere d’assalto  abitati e case, assalti offensivi”.

Il volontario francese Erwan Castel, che milita con i filo-russi del Donbass riferisce da là che, secondo lui, gli oligarchi di Kiev devono tentare un colpo di forza nel Donbass per tener impegnate e dare una vittoria ai miliziani ultranazionalisti (temibili per il loro potere), ed  evitare il disfacimento delle altre forze armate, piagate dalle diserzioni. “L’ideale per Kiev sarebbe creare una rottura del fronte sufficiente per provocare danni alla repubblica del Donbass, non troppo costosa in vite civili…la rottura del fronte dovrebbe tradursi nella cattura fisica di una località, sia pur secondaria,  di un posto di frontiera o di un nodo stradale abbastanza importante da essere visibile sul piano politico  mediatico”.  Secondo Castel, la presa di una località di qualche importanza strategica, come Dokuchaievsk  o Debalcevo, è alla portata della potenza di fuoco delle forze di Kiev.

“La difficoltà sarebbe di conservarle militarmente e gestire politicamente la popolazione occupata”. Ma a questo punto, teme il francese, l’ONU sarebbe sollecitato in urgenza interporre dei Caschi Blu,   con lo scopo di  “fissare” l’avanzata di Kiev e  “aprire la porta d uno scenario yugoslavo, dove l’ONU servì, direttamente o no,  gli interessi anti-serbi”. Il piano potrebbe esere proprio questo. “I prossimi giorni saranno  molto tesi sul piano della diplomazia e  sul fronte tattico di questa linea. Tutti teniamo il respiro in attesa dell’esplosione a venire”.