Francia: Cattolici ringiovaniti. In rito antico.

 

Aiuto, torna Gesù!”, titolava  giorni fa Libération, il quotidiano della gauche (editore Rotschild, naturalmente), sentinella sempre attenta ai  possibili  disturbi dello status quo. Nessun pericolo in realtà: in Francia i cattolici sono, come sempre, il 5 per cento della popolazione,  una minoranza assoluta. La novità è che hanno abbandonato i socialisti e la sinistra, di cui erano i satelliti obbedienti, ed hanno determinato la vittoria alle primarie di François Fillon. Il candidato di centro destra, filorusso, ha dichiarato che “la famiglia deve essere al centro delle politiche pubbliche”; Hollande ha deliberatamente e sistematicamente smantellato le notevoli (ed efficaci) misure di sostegno alla natalità e alla famiglia: ridotta di un terzo  la durata del  congedo maternità,  sostanziale cancellazione di una maggiorazione di pensione per  le donne che hanno allevato tre figli o più, rincaro delle mense scolastiche per famiglie numerose, tagli al sostegno all’affitto per tali famiglie, abbassamento del  tetto per  il quoziente familiare…”Risultato: 19 mila nascite in meno nel 2015”,  denuncia Ludovine de la Rochère.

http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2016/12/02/31003-20161202ARTFIG00346-ludovine-de-la-rochere-mettons-un-coup-d-arret-aux-derives-societales-il-y-a-urgence.php

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Contro il “mariage pour tous”

Insegnante,  di famiglia  nobile, Ludovine è la presidente della “Manif pour Tous”,  l’organizzazione che è riuscita a  portare in piazza fino a 300 mila persone  in varie manifestazioni    contro la legge sui “diritti civili” LGBT,  e adozioni gay, opponendosi alla Legge Taubira (la progressista ministra della giustizia, la loro Cirinnà):  una opposizione più forte e organizzata contro tali “leggi” rispetto al resto d’Europa, a  cui hanno partecipato  non-cattolici  e laici: dai dirigenti musulmani ad intellettuali d‘alto bordo, come Jean D’Ormesson , Jean-Francois Mattéi, l’umorista Frigide Barjot…e si sa quanto  contino in  Francia gli intellettuali e quanto la gauche ci tenga ad averli dalla sua.

Il punto è che la protesta, lungi dall’appellarsi a temi moralistico-confessionali, ha lanciato l’allarme  sulla disgregazione della società che producono le ultime “conquiste” del progressismo  della dissoluzione:  un tema politico e  nazionale,  anzi di sopravvivenza nazionale,  sentito da qualunque francese un po’ colto, specie di fronte alla realtà della minoranza islamica demograficamente esplosiva, sempre più radicalmente identitaria,  e ostile alla République e ai suoi “valori” massonico-giacobini. “Bisogna imperativamente cessare di lasciar passare l’una dopo l’altra le tappe della destrutturazione della società francese col pretesto che non ci si può fare niente”,  ha detto al Figaro Ludovine: “E’ urgente, il parlamento europeo, per esempio, si appresta a votare uno statuto giuridico autonomo per i robot!”   Lancia un allarme che suscita un’eco molto più vasta del 5%.

Ciò ha dato inizio ad una disputa intellettuale (poteva mancare?) di qualche interesse. Jacques Julliard, un intellettuale socialista non anti-clericale,   ha accusato “l’intelligentsia bobo” (borghese-bohemien, i ricchi che in gioventù sono stati sessantottardi, progressisti nei costumi e conservatori dei loro interessi:  tipico figuro, Bernard Henry Lévy) di aver allontanato i cattolici dalla sinistra con il loro “ritorno all’anticlericalismo diciannovesimo secolo”.

Bernard Cazeneuve, primo ministro socialista, ha asserito che le radici cristiane “rendono la Francia un po’ nauseata”.  Vincent Peillon, già ministro dell’Istruzione, ha dichiarato “il cattolicesimo incompatibile con  la laicità, ben più che l’Islam” (un vero genio).

Julliard, da socialista, riconosce che  queste creature di Hollande, col partito socialista, hanno  alienato il  “cattolicesimo culturalmente vivace  che sopravvive alla  scomparsa delle pratiche  tradizionali”, e che Emmanuel Todd  ha chiamato “cattolicesimo-zombie”. Perché zombie, se è vivace? Perché “per mancanza di dirigenti” un “elettorato cattolico importante”  ha seguito il PS  come uno zombi, raccontando a se stesso “la storia santa di una minoranza avanzata e incompresa, penetrata di spirito evangelico, che riesce a far numero e imporsi,  in una Chiesa da molto tempo ripiegata su se stessa e chiusa al mondo moderno”.  Insomma il modernismo: “i cattolici sociali che, a forza di essere sociali, han finito per tralasciare di esser cattolici”.  Una perdita reciproca, anzitutto per il PS “non per ragioni puramente elettorali, ma perché, in questo paese intellettualmente esausto, accade che le credenze antiche facciano sbocciare   le idee nuove”.

Un’ammissione quasi inaudita. Vecchie credenze che generano idee nuove.  Che  adesso, esauriti i cattolici sociali (“ormai allo stato di tracce” a sinistra) vanno, diciamo, a vivificare la “destra”.

Già. Sono pochi, ma senza complessi d’inferiorità  Né timori di fronte alla derisione giacobina. Lo storico Gerard Leclerc, saggista cattolico, non esita a rivalutare anche la Chiesa “passatista” di Pio IX. “La Chiesa del secolo decimonono”, scrive  in risposta al progressista  Julliard  che l’aveva criticata, “non è stata l’istituzione  ottusa che si vuol raccontare.  E’ stata  all’origine di uno slancio missionario che ha assicurato alla Chiesa d’oggi la sua dimensione mondiale”.

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La Francia potenza missionaria. Da Dehon a Lefèvre.

 

Già. Piaccia o no ai modernisti (che la Chiesa l’hanno afflosciata), la Chiesa “reazionaria” quella del Sillabo e della condannna  al modernismo, ebbe uno slancio missionario che i catto-progressisti nemmeno si sognano. E questo è vero soprattutto il Francia: dai Padri Bianchi del cardinal Lavigerie al monaco (ed esploratore del Sahara) padre Foucauld  (detto Fratel Carlo di Gesù), dal grande Leone Dehon  fondatore dei dehoniani,  dai martiri domenicani del Tonkino al  padre Vénard decapitato ad Hanoi   e venerato da Teresa di Lisieux,  sono stati migliaia i  francesi che hanno cristianizzato Africa, Oceania, Madagascar, il Sud Est Asiatico, versando con entusiasmo il loro sangue –e  esplorando, imparando le lingue, traducendo i testi dei paesi e delle culture per le quali hanno dato la vita: un fenomeno francamente impressionante, a studiarlo. E la fede che li infiammava era quella “reazionaria” e  pretesamente “chiusa al mondo moderno”,  durata fino a Pio XII.  E insegnavano la dottrina di quella Chiesa, di Pio IX e san Pio X, esplicitamente antagonista della “Modernità”  liberale,   una missionaria severa e perfino militaresca.

Il missionario Lefebvre col 'suo' Papa
Il missionario Lefebvre col ‘suo’ Papa

Monsignor Marcel Lefevre, quello che ha rotto   a causa del Vaticano II, è l’esponente tipico ed ultimo di questo slancio missionario: direttore del seminario di Libreville, poi vescovo di Dakar e vicario apostolico del Senegal, ha formato generazioni di preti tali, che fra il ’33 e il 47   hanno triplicato il numero dei cattolici nel Ghana,  ha cristianizzato centinaia di  migliaia di africani.  Lo scisma antimodernista non poteva nascere che  da quella cultura francese, e da un simile personaggio, missionario –  e  patriota.

Da lì anche il “cattolicesimo d’affermazione” che oggi, secondo Leclerc, rinasce e   si oppone alla devastazione dei costumi perché è una devastazione della nazione. Marion Le Pen, la  figlia di Marine,  professa il suo cattolicesimo nei talk show senza complessi; rivendica  l’origine della sua fede da “san Luigi [re di Francia] e la cavalleria”, e ovviamente da Giovanna d’Arco, e non viene schernita da chi l’ascolta; perché, dopotutto, quella è la  storia di Francia, monarchia  cattolica per  1200 anni, in qualche modo il più antico stato nazionale  in Europa: e stato nazional-cristiano.

Marrion LePen
Marion LePen

Ma “il cattolicesimo d’affermazione che oggi rinasce non è un ripiegamento sul passato”, avverte Leclerc.

“La generazione 68, tutta occupata dal proprio godimento egoistico  senza ‘ostacoli’ morali, ha imposto per quarant’anni una egemonia del pensiero unico esistenzialista, dell’uomo-dio”, scrive al Figaro un militante: “i suoi figli si ribellano … Tra l’essere spirituali o il non-essere,  il  secolo XXI  sta per scegliere la vita: sarà!”,  ha scritto un militante al Figaro.  Certo molto enfatico e ottimista.

Perché certo, i praticanti sono a malapena il 5%. E per trovare una Messa la domenica, devono mettersi in auto e andare in parrocchie lontane, perché nelle prime cinque che incontrano la chiesa è chiusa per mancanza di preti.  Però il piccolo gruppo è il solo in Europa, per quanto ne so, a produrre  la mappa che mostro qui:

Chi va a Messa, va a quella antica

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La mappa indica le località dove si tengono Messe in latino secondo il rito antico. I punti rossi indicano le Messe  genericamente “lefevriane”, potenzialmente scismatiche;  ma i punti verdi, assai più numerosi, mostrano le località dove si celebrano le Messe del tutto ortodosse, secondo il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.  Evidentemente, la  mappa risponde ad una esigenza  pratica.  Il parigino in viaggio ha bisogno di sapere se c’è una messa in latino a Besançon o ad Amiens, e in quale chiesa.

Detto altrimenti: i cattolici in Francia sono pochi; ma quei pochi che vanno ancora a Messa, cercano la Messa  in latino e secondo l’antico rito pre-conciliare.

 

La singolarità è ancora più evidente se si guarda la mappa interattiva che i cattolici francesi hanno messo a punto per l’Europa intera:  la “densità” delle Messe antiche in Francia rispetto alla loro rarità in Italia, Spagna, Portogallo.  https://www.google.com/maps/d/viewer?hl=fr&mid=17uFqmlu34b50_lR0i75L3gizEa4&ll=49.16482725304388%2C1.9464216394308096&z=6

 

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L’Inghilterra ha molte più messe vetus ordo dell’Italia; anche lì con l’eccezione della  “cattolica” Scozia. Si noti anche la densità nella Germania Occidentale –  in vivo contrasto con il “progressismo  permissivo”dei  cardinali Kasper  e Marx,  suggeritori a Bergoglio della manica larga  per quanto riguarda le Comunioni ai risposati, i LGBT, gli immigrati musulmani.

La ricerca dell’antica liturgia è tipica di neoconvertiti. Lo conferma padre Rougé, parroco a  Parigi della chiesa  Saint-Ferdinand-des-Ternes, a Le Monde: “La nuova generazione [di praticanti]  è libera di credere o no. Dunque, quando lo fa, esplode…”.  E vuole  il latino, il celebrante volto al Tabernacolo, la Comunione in bocca inginocchiati alla balaustra, non le chitarrine e canzonette.  E’ superfluo dire come  questo fenomeno dal basso sia in controtendenza assoluta con la gerarchia clericale, a cominciare dal Vaticano: legati alle  ‘novità’ progressiste di sessant’anni fa, col consueto ritardo culturale, si perdono questa novità culturalmente  interessante.

Non vedono  i segni dei tempi.