Euro-oligarchia: nel panico, ma incorreggibile

L’ultima prova di demenza (per ora)  è la minaccia di Jens Stoltenberg, il segretario generale della NATO:  anche attacchi di hackers nelle reti occidentali possono far scattare la clausola di difesa reciproca. Insomma tutti noi europei saremo obbligati a  scendere in guerra contro la Russia, perché una rivista (Oilprice.com) ha scritto che, forse,  Mosca è in possesso di tutte le email che Hillary Clinton ha memorizzato sul suo server privato, e potrebbe girarle a Wikileak:  in queste mail –  su cui Obama ha vietato all’FBI di procedere fino a dopo le elezioni residenziali – ci sono prove delle porcate che possono rovinare a campagna a Hillary, che è (come ha detto genialmente Donald Trump) una donna “croocked”,  parola che significa “stortamente disonesta, tortuosa malandrina”.

Sono nel panico. Tanto che il partito democratico Usa ha accusato i servizi russi di aver violato i suoi server – ciò sarebbe stato appurato da una ditta specializzata, la This’ve – e questa volta  il motivo del panico è:  adesso i russi sono in possesso del dossier che i democratici hanno messo insieme  su Donald Trump  e le sue porcherie varie ed eventuali – e certamente l’hanno passato a Donald, che conoscendolo in anticipo lo può controbattere…è incredibile come la classe di potere americana veda giganteggiare Putin all’interno della campagna elettorale presidenziale: una presenza allucinatoria,  un incubo-fantasma.

Non c’è male, per  un  paese    di cui la Superpotenza  si sforza ogni giorno di dimostrare l’insignificanza. Ma il tema è più generale.  L’Impero  assiste, e forse provoca, lo sgretolamento del suo principale vassallo – l’Unione Europea – e non riesce a pensare ad altro che ad aggredire  il nemico che s’è creato da sé, in base a un progetto di conquista del mondo che si sta sfasciando..

In Europa, il fenomeno è ancora più accentuato, e sconfina nella patologia:  gli inglesi stanno per votare la Brexit, probabilmente decretando la fine del progetto di un’Europa anti-nazionale, costruita alle spalle delle nazioni e della democrazia, da tecnocrati-congiurati;  ma da  Bruxelles e da Berlino non arriva una sola autocritica. Non  la minima proposta di riforma, di apertura alle obiezioni, di ripensamento dell’agghiacciante inglobamento di una dozzina di paesi dell’Est, estranei alla mentalità comune.   Solo il proposito di “dare all’Inghilterra una lezione durissima, facendole pagare cara l’uscita, nella speranza di dissuadere i cittadini europei dal cercare simili avventure”, secondo il corrispondente a Bruxelles di 24 Ore. E’ il bastone che hanno già usato per la Grecia, ed anche per l’Italia, dandoci governi decisi a Francoforte, Berlino e Bruxelles; sugli inglesi, quasi certamente questa minaccia che si sta decidendo in massa a “uscire”:   sanno riconoscere una dittatura quando ne vedono una.

Parigi in insurrezione permanente
Parigi in insurrezione permanente

La Francia è in stato insurrezionale, ma il Budino dell’Eliseo  non si dà per inteso: esegue il programma sul lavoro da svalutare  che gli è stato dettato dall’Europa,  e non è in grado di  capire che quel tempo è passato. Parimenti, tutti i politici europei, dopo aver demandato per cinquant’anni le scelte  decisive a Bruxelles, o ancor peggio ai “mercati” –ossia all’economia predatoria – non hanno più la legittimità per dare ordini  ai loro popoli.

Non hanno un piano B.  Questa crisi potrebbe essere l’occasione per rifondare l’Europa,  ma la  Merkel   con  sul volto (secondo uno psichiatra tedesco)  “ tutti i segni della  depressione” non fa’ che ripetere le stesse minacce di una egemonia tedesca ormai messa in forse, come le impone il dettato di un impero americano in piena confusione allucinatoria.  Già basterebbe, come disse Varoufakis ad Evans-Pritchard, che riconoscessero che “la UE di oggi è una casa deformata e mezzo-finita che nessuno ha voluto in questo modo”, sarebbe un segno di  resipiscenza e onestà intellettuale. Niente, vogliono più Europa, più deformità.

Non ammettono di aver sbagliato

E’  sintomatico il fatto che   quando lorsignori e i loro media  elencano i motivi per cui la Gran Bretagna deve restare in Europa, non sanno  pensar ad altro che a motivi economici: se uscite ci perdete, crollerà il Pil,  i mercati vi puniranno.   Tanto si sono asserviti ai “mercati”  (globali per giunta) da non aver più coscienza che la questione è politica, ed  esige scelte politiche.  Attenzione: non la politica  ornamentale, arma di distrazione di massa, dei “diritti  civili” ai gay,  o   la chiacchiera sulla Boschi, nei talk shows;  la Politica con la P maiuscola. La cui irruzione terrorizza i tecnocrati e i loro caudatari.

Evans Pritchard, il giornalista del Telegraph che emerge ormai come la guida intellettuale del Brexit, ha già risposto alle obiezioni di tipo economico:  “Chiunque creda che  sarà facile alla Gran Bretagna svincolarsi dopo 43 anni di avviluppamento negli affari UE, è un ciarlatano o un sognatore”. Ma  qui, gli  inglesi devono scegliere “se vogliono vivere sotto  un regime sovrannazionale, governato da un Consiglio Europeo che noi non eleggiamo, e che il popolo britannico non può rimuovere, anche se persiste nell’errore”.  Bisogna “restaurare in pieno l’autogoverno di questa nazione”; questa è una scelta “elementare”.  Nessuna  convenienza economica vale la libertà politica. E’ una frase che, ad un blogger italiano, ricorda  quella con cui Churchill criticò il governo britannico che aveva accontentato Hitler a Monaco: “Dovevano scegliere tra la guerra  o il disonore. Hanno scelto il disonore, e avranno la guerra”.

Ambrose Evans-Pritchard
Ambrose Evans-Pritchard

Noi possiamo a buon diritto parafrasare: abbiamo barattato la sovranità per il benessere  economico;  abbiamo ottenuto la servitù  e  la più grave recessione dagli anni ’30, milioni di disoccupati, una generazione perduta per il lavoro,   la perdita di mercati internazionali che si è accaparrata Berlino, l’annullamento del 25% delle nostre industrie  – proprio come  in una guerra.

“Da sei anni nella crisi dell’eurozona, e non  c’è ombra di unione fiscale: niente eurobonds, nessun  fondo di riscatto hamiltoniano dei debiti, nessuna messa in comune del debito pubblico, e nessun trasferimento dei bilanci” dai paesi attivi ai passivi: tutte le cose  normali e obbligatorie di una unione monetaria, a cui la Germania si oppone con pietrificata ostinazione. E’ questo che ha decretato la rovina dell’euro, moneta “comune” che comune non è, ma è il marco tedesco gestito come vogliono solo  i tedeschi. Un colossale fallimento,   anzi un crimine economico, dice Evans-Pritchard: ma “nessuno è mai stato chiamato a rispondere per gli errori di progettazione e arroganza dell’euro, o per la contrazione monetaria e fiscale che ha trasformato la recessione in depressione, e ha portato a livelli di disoccupazione giovanile in Europa, che nessuno avrebbe mai pensato possibile o tollerabile in una società civile moderna”. Non c’è stata alcuna commissione di verità e riconciliazione per il più grande crimine economico dei tempi moderni. Non sappiamo esattamente chi era responsabile perché il potere è stato esercitato attraverso un gioco oscuro delle élite a Berlino, Francoforte, Bruxelles e Parigi”.

E’ appunto qui che si vede che la mancanza di democrazia ha anche rovinato l’economia, ci ha dato “un altro decennio perduto…Il Progetto ha svuotato il sangue vitale delle istituzioni democratiche, ma non ha saputo sostituirle con nulla di legittimo o che si possa amare.  La Ue sottrae carisma, e lo distrugge.  E’ così che muoiono le democrazie.  Sono lentamente dissanguate da ciò che le rende democratiche, da un processo graduale di degrado interno e crescente indifferenza”.

“C’è forse stata una vera valutazione di come  leader democraticamente eletti in Grecia e Italia siano stati sbattuti fuori dal governo e rimpiazzati da tecnocrati UE, magari non con un colpo di stato in senso legale ma certo con metodi furfanteschi?  Con quale  autorità la Banca Centrale Europea ha scritto  lettere segrete ai governanti di Spagna e Italia nel 2011 ordinando loro di cambiare le loro leggi su lavoro, la previdenza sociale, e la politica fiscale,  puntando  loro alla tempia la pistola dell’acquisto dei titoli pubblici?”. Avete capito:  Evans-Pritchard sta difendendo noi;  difendendo quella nostra sovranità che noi non abbiamo difeso, ben contenti che “l’Europa”  ci liberasse dal Cav.  Anche a costo dello spread al 400 per cento, creato apposta da Draghi, Merkel e Sarko, e di un paese  stroncato da Mario Monti..

Che vergogna.

“La UE ha superato la linea fatale-  continua il nostro –  quando ha contrabbandato  il Trattato di Lisbona,   attraverso la congrega dei funzionari, dopo che il testo era già stato rigettato dagli  elettori francesi e olandesi  per referendum.  Una cosa è far avanzare il progetto di nascosto  col metodo Monnet; un’altra indire un plebiscito e poi infischiarsi dei risultati”. Ancora una volta, è un appello allo spirito  civico di inglesi,  di europei liberi,  offeso e violato dalla “congrega”.

Chiudono la prigione e buttano la chiave

Quanto resti di questo spirito nel Regno Unito, è più che dubbio. Contrariamente agli strilli della  propaganda, i bookmakers danno per certa  la vittoria del “restare”.    C’è chi si consola:  anche in caso di sconfitta del Brexit,  esso ha mostrato che la UE è mortale, che può finire se i suoi cittadini lo decidono per referendum.  E’ un ottimismo perlomeno eccessivo:  come abbiamo visto, durante tutta la campagna contro  il Brexit, Bruxelles, Berlino, Francoforte, Parigi (e Roma) non hanno  offerto la minima autocritica, riconosciuto alcun errore, proposto un briciolo di riforma.

Se vincono loro,   non  sarà consentito più alcun referendum a nessuno dei popoli.   La UE,  prigione dei popoli, chiuderà il portone e loro butteranno via la chiave.

Evans-Pritchard l’ha previsto:   “la mia esperienza concreta, e cinque anni   a fare  il lavoro a Bruxelles, mi dicono che lorsignori si impadronirebbero in trionfo della decisione britannica di restare, giudicandola un atto di sottomissione per paura.  Intascherebbero  il voto; a parte che troppo è già avvenuto, che non può essere perdonato”.

E  c’è anche una conseguenza peggiore, se vince la viltà contro la dignità, se l’economia  sulla Politica. Alcuni titoli:

“John Kerry:   la pazienza Usa verso Russia e Siria sta   finendo. Assad must go. “

“La NATO intima alla Russia di ritirare le truppe dall’Ucraina”.

“Truppe tedesche sono  giunte il  14 giugno nel nord della Siria, e hanno preso  posizione presso la città strategica di Manbij.  L’esercito francese sta allestendo una base militare  presso Kobani”.

 

Abbiamo scelto il disonore e avremo la guerra.