E’ L’ITALIA CHE HA RISPARMIATO DI PIU’

(Se Gualtieri leggesse…e  capisse)

di Alberto Bagnai – Goofynomics

Titolo originale:

Una rapida considerazione sul debito italiano.

Qui ci sono i dati sul saldo pubblico primario (primary net balance) delle tre principali economie dell’Eurozona dal 1992 (anno della firma dell’infelice Trattato di Maastricht) al 2019, tratte dal World Economic Outlook dell’ottobre scorso:
France Germany Italy
1992 -24.196 0.152 10.647
1993 -42.178 -6.773 17.429
1994 -31.066 6.588 13.487
1995 -27.143 -119.622 30.268
1996 -10.479 -9.368 38.915
1997 -8.428 2.002 61.619
1998 6.686 9.773 50.952
1999 14.576 22.191 50.669
2000 18.473 25.384 42.427
2001 18.707 -8.65 31.219
2002 -8.677 -26.835 29.997
2003 -24.623 -23.445 19.809
2004 -18.401 -17.801 13.999
2005 -16.188 -19.436 3.379
2006 -1.147 17.92 11.13
2007 -3.061 66.81 49.49
2008 -12.246 56.534 33.863
2009 -95.664 -18.693 -16.193
2010 -91.912 -57.411 -1.347
2011 -55.222 30.912 12.889
2012 -53.23 51.083 33.629
2013 -40.517 41.967 27.778
2014 -39.766 53.312 22.026
2015 -38.473 61.835 22.077
2016 -40.137 66.803 20.788
2017 -25.982 67.519 21.331
2018 -21.352 85.973 24.497
2019 -44.403 60.385 24.878

Ricordo che il saldo primario è la differenza fra le entrate del bilancio pubblico e tutte le spese tranne quelle per interessi. Il segno negativo indica un deficit.

Noterete che, se escludiamo dal computo gli interessi (ingenti per i noti motivi), l’Italia è andata in deficit in due soli anni: il 2009 e il 2010.

Vi lascio quindi calcolare per esercizio la cumulata di questi saldi, fornendovi la soluzione. In Francia, i saldi cumulati ammontano a -716 miliardi, in Germania a 419 miliardi, in Italia a 702 miliardi.

Al netto degli interessi, l’Italia è il Paese che ha risparmiato di più, e infatti dal 1994 al 2007 il suo debito è sceso, arrivando dal 126% al 100% del Pil, nonostante l’eredità di tassi di interessi altissimi per gli standard attuali.

Data la strategia di allungamento delle scadenze portata avanti con successo dal Dipartimento del Tesoro, ancora oggi il costo medio del debito, misurato grossolanamente come rapporto fra la spesa per interessi in un anno e lo stock di debito all’inizio dello stesso anno, è su valori relativamente elevati rispetto ai tassi prevalenti sul mercato.

A titolo di esempio, nel 2019 la spesa per interessi è stata di circa 60 miliardi, che rapportati ai 2380 miliardi di debito esistenti a inizio anno danno un tasso medio ex post di circa il 2.5%. Per capirci, se il tasso medio fosse stato quello ottenuto alle aste del Btp decennale a inizio 2020 (0.94%) il “conto” degli interessi sarebbe stato molto minore (22 miliardi), e se invece fosse stato quello spuntato all’ultima asta (quella di inizio giugno, pari a 1.91%), il conto sarebbe comunque sceso a 45 miliardi.

Attenzione! Questo non è il ragionamento cretino di chi dice “avete fatto crescere la spesa per interessi perché è aumentato lo spread”! L’interesse pagato sui titoli è quello pattuito al momento dell’emissione e quindi lo spread in tanto influisce sul totale degli interessi pagati, in quanto influenza le ultime aste, che sono una frazione ridotta del totale del debito, tant’è che  la spesa complessiva per interessi continua a diminuire.

Certo, se un maggiore spread si protrae per dieci anni, alla fine in media il debito costerà tutto di più, e questo è ovvio, ma il ragionamento che volevo fare qui non guarda al passato, ma al futuro, che è un futuro di tassi bassi e decrescenti.

Visto che tutti concordano nel constatare che ora i tassi di interesse sono a un minimo storico, e che ci resteranno ancora per un po’, e visto che a differenza della Germania, dove oggi succede questo (veramente è successo da un po’, ma il Corriere se ne accorge solo oggi), ieri succedeva questo, e più indietro nel tempo succedeva questo (e andando più indietro si trova dell’altro), l’Italia non ha mai fatto default e negli ultimi trent’anni ha il record di avanzo primario, non si capisce perché tanto nervosismo a proposito del debito italiano.

Certo, il debito crescerà, ma il suo rapporto al Pil crescerà soprattutto se, non facendo debito per far ripartire l’economia, ammazzeremo il Pil.

 A quel punto sì che il debito diventerà insostenibile,
perché avremo eliminato la capacità dell’Italia di creare valore
e quindi gettito fiscale con cui onorare i propri impegni
(cosa che è sempre riuscita a fare).
 Una politica coraggiosa oggi servirebbe proprio a evitare problemi domani, anche perché ora i tassi sono bassi, domani chissà! Se i tassi dovessero riprendere a crescere, è chiaro che il momento di indebitarsi sarebbe ora!
Ma in ogni caso, se la tendenza al ribasso permane, la spesa per interessi sarà destinata a diminuire e l’avanzo primario a trasformarsi in un avanzo tout court (ove lo si ritenga utile: sappiamo che non è necessario perché il rappporto debito/Pil diminuisca).

In ipotesi, dopo dieci anni di interessi zero (posto che la situazione duri – e sappiamo che non durerà) il costo del debito sarebbe zero, e l’avanzo primario coinciderebbe con quello complessivo!

E allora, dobbiamo preoccuparci per uno Stato che dal 1992 ha risparmiato 700 miliardi, o per uno Stato come la Francia, che dal 1992 ne ha dilapidati altrettanti e che è in piena crisi da deficit gemelli?

A me questo sembra così evidente, ma forse sono strano io, che voi avete incautamente eletto, e avranno ragione i mercati, che voi non avete eletto, e che, a quanto si mormora nei corridoi, incapaci di usare il pallottoliere (e un minimo di prospettiva) come ho fatto io qui, ci infliggeranno un downgrade se non ci indebitiamo con il MES (cioè comandano, anche se voi non li avete votati, e fra l’altro comandano contro il loro interesse, dimostrando di non meritare il potere che si sono preso, perché la loro irrazionalità è ormai conclamata, e nel caso che qui ci riguarda si è manifestata quando hanno acclamato Monti, che ha fatto crescere il rapporto debito/Pil, come qui abbiamo detto da subito, e come qualche economista dalla non abbondantissima produzione scientifica ancora non ha capito).

Al MEF non sono cattivi, non c’è nessun complotto. La subalternità ce l’hanno iscritta nella doppia elica del loro DNA, ed è, se vogliamo, il duale del loro sentirsi superuomini, del loro considerarsi una spanna sopra quei cialtroni degli (altri) italiani.

Non bisogna mai dimenticare che la sinistra è fatta di italiani che si sentono superiori agli altri italiani in quanto eredi morali di quelli che hanno raccontato a se stessi di aver vinto una guerra che il Paese aveva perso, e che oggi legittimano la loro superiorità morale aderendo a quello che definiscono un progetto di pace (ignorando che la pace ce l’ha data l’aver perso una guerra), e millantando una buona accoglienza nei salotti europei – dove prendono solo sberle, senza mai restituirle!

Certo, pensare che il tuo Paese sia fatto di cialtroni ti rende difficile, anzi: sgradevole e sgradito, difenderlo nelle sedi europee, soprattutto se perdi contatto con alcuni semplici dati come quelli che qui vi ho esposto e che, ne sono certo, nessun nostro governante né presente né passato ha mai opposto ai suoi “omologhi” europei, non per cattiveria, ma per ignoranza.

Sul futuro stiamo lavorando.

State saldi.