DI CERTI UOMINI DI CHIESA CHE STRISCIANO VERSO L’EUTANASIA…

Marco Tosatti

Mentre Alfie Evans è stabile, e contro tutte le previsioni dei dottori dell’Alder Hey Hospital continua a respirare e a non soffrire, e presumibilmente – come speriamo tutti – porà finalmente andare a casa, e liberarsi dalla prigionia nell’ospedale, si verificano alcuni avvenimenti. Uno di essi è che il caso di Alfie ha obbligato gli inglesi a discutere anche a livello politico se sia giusto che lo Stato, – medici e/o giudici, poco importa – possa decidere se la vita di qualcuno è futile o no. Perché di questo si tratta; ed è un simpatico ritorno a situazioni pre-cristiane, come a Sparta, e anche pre-romane, dove il diritto paterno era rispettato e decisivo.

L’altro evento è l’affacciarsi di un silenzioso, strisciante partito pro-eutanasia nella Chiesa. Non chiaro e esplicito, no, non è quello il modus operante dei clericali. Ma comprensivo, concordante, rispettoso del volere e del desiderio dello Stato, e delle sue caste, Medici e Giudici. La prima sciagurata intervista del responsabile della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Paglia, con l’accenno all’accanimento terapeutico, ne è un esempio. Seguito dall’altrettanto sciagurato – e ingannevole – comunicato dell’arcivescovo di Liverpool, e poi da quello della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles. Gli sviluppi del caso Alfie, il distacco dei tubi e la sua sopravvivenza – e siamo ormai al quarto giorno! – forse avrebbero potuto far nascere qualche dubbio, su quell’ospedale, e sui suoi protocolli, viste anche le scandalose esperienze precedenti. Ma no. Leggiamo un prete, titolare di un blog dal titolo per niente – come dire – pretenzioso: “Come Gesù”, affermare: “Su Alfie Evans i vescovi della Chiesa d’Inghilterra dicono cose sacrosante”, e prendersela con i cattolici che hanno difeso, e difendono il diritto dei genitori a non far ammazzare il proprio figlio.

“Qual è, in sintesi, secondo i Catholically Correct, il peccato mortale di questi vescovi? Riconoscere la competenza e l’onestà di medici e giudici. Nella tragedia di Alfie Evans, colpisce come alcuni sedicenti cattolici attacchino a testa bassa i vescovi della conferenza episcopale inglese colpevoli di aver saputo dire solo due cose: che “la sfida è complessa” e che “bisogna uscirne trovando un consenso tra tutti gli interessati”. Essi peraltro sarebbero in buona compagnia perché analogo errore è stato commesso da Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che similmente aveva dichiarato: «Date le soluzioni comunque problematiche che si prospettano nell’evoluzione delle circostanze, riteniamo importante che si lavori per procedere in modo il più possibile condiviso. Solo nella ricerca di un’intesa tra tutti, un’alleanza d’amore tra genitori, famigliari e operatori sanitari, sarà possibile individuare la soluzione migliore per aiutare il piccolo Alfie in questo momento così drammatico della sua vita»”.

“Qual è, in sintesi, secondo i Catholically Correct, il peccato mortale di questi vescovi? Riconoscere la competenza e l’onestà di medici e giudici. I legittimi pastori cattolici della Chiesa che si trova in Inghilterra hanno perfino osato dire che le critiche all’ospedale sono infondate perché “la professionalità e la cura dei bambini gravemente malati mostrate all’Alder Hey devono essere riconosciute e affermate. In realtà però i vescovi, riconoscendo l’autorità di medici e giudici negli ambiti rispettivi, non fanno altro che mettere in pratica la dottrina cattolica”.

E quel sedicente cattolico, e prete, per di più, che scrive, conclude: “In generale, dal punto di vista della morale cattolica, rischia di essere gravemente imprudente quel cristiano che critica un’intera conferenza episcopale e, in questo caso, converrebbe davvero che i portatori di queste convinzioni ci riflettessero perché il mondo laico – ora non c’è più Marco Aurelio ma ci sono tanti che non si ritengono credenti o cristiani – può davvero pensare che la loro posizione urlata sia il pensiero del cristianesimo”.

Quindi l’autorità di medici e giudici, negli ambiti rispettivi, va rispettata? Anche nella Cina di Mao, nella Germania di Hitler e nella Russia di Stalin? Grazie, no.

Per fortuna ci sono nella Chiesa persone che non pensano così. Un famosissimo prete americano, Dwight Longenecker, ha scritto: “Il fatto che l’arcivescovo di Liverpool si sia schierato con l’ospedale in questo caso è choccante. Non conosce i principi cattolici sulle questioni del fine vita? Non li difende? Perché mai l’arcivescovo McMahon non ha parlato chiaramente sui principi cattolici? Non è solo per amore di Alfie e della sua famiglia, ma è una potente opportunità di insegnamento mentre il mondo dei media osserva. Invece, abbiamo una dichiarazione blanda e sentimentale secondo cui l’ospedale ha fatto tutto il possibile. No. Lo staff medico sta chiaramente contravvenendo a principi cattolici sul fine vita. Proibiscono nutrimento e idratazione e stanno quindi compiendo dei passi per finire la sua vita intenzionalmente. Invece di affiancare l’establishment britannico in questa disfatta, se l’arcivescovo si fosse messo la sua talare con i bottoni rossi, la sua cintura scarlatta, la berretta e la feriola (la cappa che Fulton Sheen indossava in TV) e avesse camminato fino all’ospedale con la feriola che ondeggiava nel vento, seguito da folle di cattolici e da una squadra medica, fosse entrato nell’ospedale e avesse preso il bambino in braccio, e fosse uscito fino all’elicottero in attesa? Garantisco che i cuori dei cattolici in tutto il mondo sarebbero balzati, e le chiese domenica prossima sarebbero state piene”.

Padre Longenecker cita poi un commento di First Things, in cui si chiarisce che “Anche se supponiamo che il giudice sIa corretto, lui e altri stabiliscono il precedente che alcuni bambini profondamente disabili non sono degni di vivere”.

Scrive Longenecker: “Questo è il problema reale, e per questo il governo non arretra”. Perché se i genitori di Alfie uscissero dal protocollo, il “Liverpool Care Pathway”, altri lo farebbero, e “il silenzioso, nascosto progresso dell’eutanasia britannica sarebbe ostacolato”.

E fortunatamente dall’Osservatorio Van Thuan giunge la saggezza di mons. Giampaolo Crepaldi, contro tutti i cortigiani in clergyman.

“Davanti a simili fatti, chi si occupa di Dottrina sociale della Chiesa, di giustizia e pace nella società umana, sperimenta come un fallimento. Nel lettino del piccolo Alfie tutti i principi della Dottrina sociale della Chiesa sembrano naufragati. Il bene comune svanisce se si uccide un innocente, non come fatto accidentale ma come obiettivo voluto e ufficialmente decretato dall’autorità. Non c’è sussidiarietà se lo Stato si impossessa di una bimbo sottraendolo ai genitori. Non c’è solidarietà se il bene di Alfie è stabilito da un giudice secondo le proprie categorie di qualità della vita. Non c’è scelta preferenziale per i poveri se è proprio un povero bambino ad essere assassinato. Non c’è dignità della persona umana se la vita viene così calpestata. La sentenza su Alfie ha eliminato il diritto naturale, ha fatto piazza pulita del diritto a fare obiezione di coscienza, ha raso al suolo il concetto di oggettività del bene. Rimane solo l’oggettività del potere del nuovo Leviatano. Anche a tutto ciò si sono opposti coloro che, in varie forme, hanno manifestato la loro solidarietà al piccolo Alfie e alla sua famiglia, tra cui anche il Santo Padre Papa Francesco.

Ma non sarà la sentenza di un giudice, né l’azione di un governo, né la decisione di un ospedale a cambiare la verità e il bene. La sentenza inglese e quanto ne è seguito e ne segue non tengono conto né della verità né del bene, ma così ne testimoniano ugualmente in forma negativa la necessità e l’urgenza. La società che ha condannato a morte Alfie ha vita breve, bisogna continuare a preparare il futuro”.