A DEIR EZZOR SI RIALZA LA CROCE

 

A Deir Ezzor vive (o viveva) una forte minoranza cristiana, per lo più armeni discedenti dai sopravvissuti al genocidio 1915-17 perpetrato dalla giunta Dunmeh.Dal luglio 2014 le  forze lealiste si sono trovate completamente isolate e circondate assieme al resto della popolazione in area governativa (si stima un numero attorno alle 100.000 unità). I rifornimenti di cibo, acqua e beni di prima necessità venivano effettuati grazie a ponti aerei coordinati dal governo di Damasco. Gli aerei americani hanno spesso bombardato le forze assediate  sterminandole, e colpendo anche la popolazione, per aiutare guerriglieri. Il 17 gennaio 2016 i militanti dell’ISIS compiono una strage uccidendo almeno 300 civili, in maggioranza donne, bambini e anziani. 150 di essi sono decapitati. Altri 400 rapiti.[5] 

Il 5 settembre 2017, dopo 3 anni, 1 mese e 22 giorni, l’esercito regolare siriano riesce a far breccia nella parte ovest della città, rompendo il lungo assedio e ricongiungendosi con la 137ª Brigata.[6][7][8]  

Oggi liberata la città  – la Stalingrado siriana –  i cristiani tornano ad alzare la croce sulle rovine.
In tuti questi anni, l’Occidente ha pianto solo per i jihadisti.