Come ho imparato ad amare i BTP e smettere di preoccuparmi

Stamattina sono andato in banca ed ho fatto una cosa sconveniente: “Voglio comprare 5 mila euro di BTP”, ho detto alla mia – come chiamarla? – gestrice del mio (come chiamarlo?) patrimonio.
La gestrice è una signora palestrata ed aitante. Non l’ho scelta io per farmi “gestire il patrimonio” (essenzialmente i soldi della liquidazione da Avvenire e la (s)vendita del  monolocale  storico che avevo a Viterbo); è lei che periodicamente mi telefona e mi dice: ha troppa liquidità, ho un fondo molto interessante da proporle, cose del genere.
Mi costringe a prendere un appuntamento e devo andare. Ovviamente, alla mia età cerco uno strumento di risparmio, facilmente liquidabile in caso di coccolone, ricovero e simili; e la banca – dunque la gestrice – mi propone strumenti di speculazione; penso succeda anche a voi, le banche vogliono renderci tutti Gordon Gekko, coi loro “prodotti” meravigliosi “bilanciati”, “cedola attiva”, “assicurativi” e via bocconeggiando; naturalmente “dobbiamo pensare ad un orizzonte temporale medio” (“dobbiamo”: ormai io e lei siamo una sola cosa), e come al solito, mi propone di vincolare i miei soldi per almeno 5 anni. Come penso anche a voi: tutta questa manfrina di “Investimenti” e “finanza” si riduce a questo, alle banche dà fastidio che teniamo i soldi nel conto, disponibili: troppo pericoloso per loro. Ogni volta io obietto che a 74 anni, fra cinque potrei non esserci più. Ma di solito finisco per cedere, e metto un 5 mila sul nuovo “strumento finanziario” che mi propone. Ci credereste? Lo faccio soprattutto per lei, perché so che il suo emolumento dipende in gran parte da quanto riesce a farmi “investire” e vincolare, ha una percentuale su quel che mi rifila come investimento; così va il mondo.
Stavolta, ho  preso atto degli strilli sui media, “spread alle stelle”, “il governo mette in pericolo d’insolvenza l’Italia”, “i mutui vi costeranno di più” (fake da codice penale), “aumenteranno gli interessi da pagare sull’immenso debito pubblico” ; vista la notizia che “la sorveglianza della BCE sta monitorando con particolare attenzione i livelli di liquidità delle banche italiane (una mezza intenzione di provocare la corsa agli sportelli: infatti la BCE presta i BTP che ci ha comprato alla speculazione  che gioca contro, usandoli per  le vendite allo scoperto – Vedi nota), e “ora la BCE smette di comprare il nostro debito, finiamo come la Grecia!” – insomma visto che Bruxelles, la BCE e i nostri nemici interni “continuano ad inviare ammonimenti al Governo di Roma e a sollecitare la discesa in campo dei mercati finanziari”, e allora “ l’esplosione dello spread appare possibile” anche se “l’Italia non è sull’orlo del baratro” (Henry Peter), mi sono detto: compriamo un po’ di questo debito.
“Mi compri 5 mila di BTP”, dico dunque. La faccia delle gestrice assume involontariamente un’aria in cui allo stupore per l’enormità della cosa, si coniuga un filo di disprezzo per l’analfabeta funzionale che non sa quello che chiede. “BTP? Proprio ora? Non rendono niente…” quasi soffocando di indignazione e incredulità.
“Lo so”, rispondo. “Lo faccio perché voglio aiutare il governo”. Il volto diventa terreo, poi esplode: “Ci porta fuori dall’euro! E dove andiamo, senza l’Europa?”. Eccetera eccetera.
Le argomento: signora, siccome tutti si allarmano per gli interessi in crescita mostruosa che dovremo pagare sul nostro debito, ebbene, io voglio appunto lucrare sugli interessi superiori che i BTP pagano in confronto ai Bund…è una speculazione per guadagnare. Chissà quanto rendono, adesso che lo spread è a 300.
La mia nuova veste di assetato di interessi usurari a danno del Paese, in qualche modo la rabbonisce. Ma non del tutto. Si mette a smanettare con rabbia alla ricerca di BTP (un mercato che palesemente non frequenta) con lo stato d’animo di una persona pulita che deve rimestare nello sterco. “io faccio quel che chiede il cliente, anche se non approvo”. Con la bocca appuntita di virtù, come se l’avessi costretta a comprare una partita i bambole gonfiabili da bordello.
Poi, cercando sul computer: “Quale BTP, poi? Per un minimo rendimento, deve andare sul decennale: dà il 3,4% – ah, ma (sorpresa lei stessa), lo si compra a 106, 109..”. Vuol dire che è molto attrattivo per i mercati, faccio notare. Tanto attrattivo, che i “mercati” sono disposti a pagare 107 un titolo che, a scadenza, gli sarà restituito a 100 – ma certo, nel decennio si assicurano un bell’interesse…”
Ma a me, il decennale no, ho 74 anni… “Allora ci sarebbe cosa? Un quinquennale. Ma dà solo  l’1,6” . C’è scritto il 2,45. “Ma lordi”, già, si deve pagare la tassa sui titoli di Stato, fatta apposta per scoraggiare i risparmiatori italiani. Tuttavia, provoco: “Mi pare comunque un buon interesse…”.

“Buon interesse?!” fa lei storcendo la bocca. “Non vorrà mica smobilizzare i suoi investimenti nei nostri fondi per metterli in BTP!”.

A proposito, quanto ho guadagnato dai vostri fondi? Lei guarda sullo schermo: “meno 631 euro sul Top Select Speculative Shit, meno 819 sull’Equilibrato Multimarket Bokkon”.
Ammetto di essere piuttosto irritato: sono gli investimenti che mi ha consigliato la gestrice . “Insomma ci sto perdendo”…”Ma li ha presi solo da due mesi! Deve darsi un orizzonte temporale ampio! Questi scadono nel 2023!”.
Anche i BTP quinquennali scadono nel 2023.
E poi, tranquilla signora,  non smobilito: prelevo i 5 mila euro dal mio conto corrente. Dove hanno rendimenti negativi. “ Abbiamo delle spese”, protesta lei. Lo capisco, dico io. Ma se tolgo 5000 euro dal conto, dove non solo non ricevo interessi ma perdo – quanto? – meno 1? Meno 2? E li metto in BTP all’1,65, lucro un bel rendimento, non le pare? Vogliamo dire un 2.5, 3%?
Oltretutto ho comprato il BTP quinquennale a 97,84, il che significa un altro piccolo guadagno, perché a scadenza lo Stato mi rimborserà 100.
Magari nel 2023 non ci sarò più. Magari ne avrò bisogno prima, ma non credo sarà un problema trovare un acquirente. A meno che, poniamo, si passi alla lira (e allora sarei pagato in lire) o il caso estremo: lo Stato faccia bancarotta – e allora perderei tutto.
Quelli che tifano per lo spread a 500 vogliono appunto la bancarotta dello Stato italiano. Perché con lo spread così alto le banche che detengono i BTP sarebbero obbligate a svenderlo, innescando la reazione a catena.

Cosa dicono all’estero

L’Italia è la quinta potenza al mondo in termini di valore aggiunto del settore industriale. Al primo posto c’è il Giappone, che ha un debito del 240% del Pil” (Fabio Dragoni).

Ma è interesse dell’Unione europea scommettere su una crisi dell’Italia che diverrebbe immediatamente una nuova crisi dell’euro?”, scrive il Corriere del Ticino: “ Un attacco dei mercati finanziari contro l’Italia metterebbe in moto un processo a catena che rimetterebbe in difficoltà altri Paesi europei (Spagna, Portogallo, Cipro, Grecia e forse anche Francia), poiché farebbe salire i rendimenti dei loro titoli statali. Insomma si ritornerebbe a parlare di crisi dell’euro. Per le persone con un po’ di cervello in zucca, questa scelta sarebbe masochistica. Non è però certo che ragionino allo stesso modo i gruppi di potere europei che temono ancora più di nuova crisi della moneta unica una vittoria dei movimenti populisti e sovranisti in maggio alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo..Sarebbe un grande autogol, che però non è da escludere, visto l’inconsistenza della classe politica e di quella economica del Vecchio Continente. Vi è da sperare che la stupidità abbia un limite difficile da oltrepassare.
https://www.ticinonews.ch/tuor-blog/472583/verso-una-nuova-tempesta-perfetta
Ambrose Evans Pritchard sviluppa la stessa tesi:
“…chi ha davvero il coltello dalla parte del manico? L’Italia non assomiglia alla Grecia, dove il gruppo dirigente pro-Syriza voleva strenuamente rimanere nell’euro. La Lega e i Cinque Stelle affondano le loro radici nell’euroscetticismo. Il loro piano di riserva per una valuta parallela – i “minibot” – è inserito nel contratto di governo dell’alleanza. Se gli spread delle obbligazioni salgono a livelli che soffocano il sistema bancario, il governo può in qualsiasi momento emettere carta sostitutiva come una liquidità alternativa a fini fiscali e contrattuali, sovvertendo l’unione monetaria dall’interno.”
L’Italia fuori dall’euro “avrebbe almeno qualche effetto di compensazione: un vantaggio competitivo dovuto alla tanto necessaria svalutazione (il tasso di cambio reale è del 20% troppo alto) e una ripartenza dopo il taglio parziale del debito. È difficile invece vedere quale potrebbe essere il lato buono della medaglia per Germania, Olanda o Francia…”.
Idem l’economista Charles Gave:
“…Si dà il caso che l’Italia oggi ha:
1 un eccedente commerciale (export) di quasi il 3,5% del suo Pil
2 un eccedente primario del bilancio, ossia che il suo bilancio è in attivo PRIMA del pagamento degli interessi sul debito
3 un debito la cui durata è stata molto estesa dal 2012.
4 un debito maggioritariamente detenuto dagli italiani.
Ciò vuol dire che la nostra sorella latina non ha assolutamente più bisogno dei mercati finanziari internazionali per finanziarsi nel caso in cui esca dall’euro. Il che è lungi dall’essere il caso della Francia.
Mai l’Italia è stata in una situazione tanto favorevole per lasciare l’euro e l’Unione Europea…E l’uscita dall’Italia suonerebbe la fine dell’euro”.

Facciamo robot, non solo pizze

Aggiungo di mio che l’Italia è ancora la settima grande potenza industriale. Che è leader nella robotica che in questo settore cresce più di Germania, Usa e Giappone, e se avesse una moneta svalutata sarebbe invincibile. Proprio in questi giorni alla Fiera di Milano-Rho si tiene la fiera di questo settore di cui non sappiamo nulla – perché la tv non ne parla mai, facendoci credere che il nostro destino come italiani sia quello dei pizzaioli, e cuochi.
Quindi perché l’Italia dovrebbe fallire? Ci ho puntato i miei 5 mila euro – e accetto di perderli (ho perso già tanto con gli “Investimenti” della banca) vorrà dire che ho dato l’oro alla Patria.
Sono qualche milione di italiani come me che possono mettere qualche soldo nei BTP, e guadagnarci. Anzi, mi vengono un sacco di idee:
vedete quanto paga lo Stato (noi contribuenti) a queste personalità:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta per lo più di gente che fa il tifo per lo spread e la bancarotta italiana, in odio al governo.  Allora perché  lo Stato  non corrisponde  questi immensi emolumenti in BTP? Sarebbe un modo per interessarli direttamente alla prosperità comune, invece che alla rovina nostra.

 

 

Nota

La BCE aiuta chi specula contro il BTP

Giovanni Zibordi, trader:

“La BCE ha comprato 380 mld di titoli di stato italiani e 2,000 mld e rotti di titoli europei, (unico acquirente di Btp dal 2014). POI LI PRESTA A CHI SPECULATO CONTRO IL BTP, su richiesta, come spiega sul suo sito

Repubblica conferma:

La “grande scommessa” al ribasso sull’Italia: le vendite allo scoperto tornano ai livelli di maggio

https://www.repubblica.it/economia/2018/10/08/news/italia_btp_ribasso-208457097/