Color Revolution in Eritrea, profughi qui

David Webi Korbaria

La tratta dei bambini

Le ONG puntano il dito sui cadaveri dei migranti annegati per segnalare ai loro fotoreporter da 120 scatti al minuto quelli da sbattere sulle prime pagine. Le ONG sono sbarcate sul mare perché non gli bastavano più i lauti finanziamenti che già prendevano con le loro campagne pubblicitarie: “Troppi bambini come Jon non hanno mangiato oggi aiutaci a farli mangiare domani” Quel bambino, dal volto scarno e dalla pancia gonfia, viene con violenza filmato in tutta la sua drammaticità per essere mostrato allo spettatore occidentale di cui si sfrutterà la pietà. L’unico obiettivo delle ONG sembra quello di arraffare soldi: “Dona 2 euro con un SMS, con il tuo aiuto gli garantisci un pasto al giorno”, “Donando 9 euro mangerà per un mese”. Ci hanno oramai abituati a vedere immagini di bambini sempre più cruente accompagnate da voci suadenti che recitano: “Mohammed non ha mangiato quest’oggi e non mangerà neanche domani!

Unhcr, Unicef, Action Aid, Save the Children, Amref, Caritas, Chiesa Cattolica, Médecins sans frontières si avvalgono dei migliori registi e di fotografi professionisti che sanno come arrivare al cuore delle persone. Riuscite a immaginarvi il regista mentre dice: “Fallo stare fermo” oppure “Adesso fallo piangere”?

È forse per guarirci dal nostro egoismo e per ripulirci la coscienza, che creano in noi il bisogno di “far del bene al prossimo” mostrandoci i volti di quei bambini sofferenti? No, credo che mentano sapendo di mentire! Mentono per inculcarci la convinzione di come siano utili e necessari, sentendosi così autorizzati a richiedere le nostre donazioni, ancora e ancora. Mentono perché l’umanità potrebbe benissimo fare a meno di loro. Senza vergogna sbandierano il loro numero di conto corrente a caratteri cubitali, dandoci la possibilità di scegliere tra Visa, American Express, Poste Italiane, Deutsche Bank, Mastercard, Paypal.

Sappiamo che in Europa o in America per poter usare l’immagine di un minore si devono pagare le royalties o i copyright e i genitori sono obbligati a firmare la liberatoria per autorizzarne l’uso. Nei fatti di cronaca per esempio i volti dei minori vengono sfumati proprio per tutelare la loro privacy. Per i minori africani o per i bambini immigrati in generale il discorso è diverso. Sono proprio le stesse ONG o Istituzioni internazionali per i diritti umani dei minori a vendere le immagini di quei bambini del terzo mondo per stimolare donazioni e finanziamenti. UNHCR, Unicef, Save the Children, Action Aid e Médecins sans frontières sono i pionieri di questo sfruttamento d’immagini di minori e li sbattono in prima pagina scrivendo: “Oggi abbiamo salvato 374 rifugiati” oppure “Emergenza malnutrizione”. Mi chiedo se sia per occuparsi di bambini denutriti che codeste ONG sono arrivate nel Mediterraneo con le loro imbarcazioni battenti bandiera panamense che costano centinaia di migliaia di euro al giorno.

Il Business dei migranti

 

L’immigrazione è diventata una droga per molti. Oramai, sono in tantissimi a non poterne più fare a meno! E quando non sbarca nessuno hanno inizio i guai. Questi i principali sintomi della crisi d’astinenza da mancata immigrazione: grave depressione, sbalzi d’umore, mancanza di appetito, abulia, anedonia, ipersonnia, irrequietezza e aggressività, stanchezza e spossatezza, insensibilità, psicosi, allucinazioni uditive e tattili, paranoia, craving ossessivo… Quando l’astinenza è così forte da provocare i conati di vomito l’unico rimedio e quello di andarsi a prendere i migranti direttamente sulle coste del nord Africa senza aspettare gli scafisti. Ed è quello che sta succedendo secondo Frontex.

Dunque: migrazione cui bono? “Perché andarli a prendere a 10 miglia dalla costa libica per portarli in Italia?” La “migrazione forzata” camuffata da parole artificiose come #WelcomeRefugee, #Profughi, #Richiedenti asilo, #Migranti non economici, #Diritto d’asilo, #Diritti umani, ecc. offre lavoro a migliaia di occidentali. Ogni anno, sono sempre più numerosi i giovani africani che cadono in questa ragnatela dell’Accoglienza dove si viene rinchiusi in campi profughi in mezzo al niente e torturati con estenuanti interrogatori che gli operatori umanitari chiamano “interviste” in cambio di un documento di soggiorno. Nel frattempo le Cooperative dell’Accoglienza si pappano i 35 euro al giorno per ogni immigrato adulto, 120 se è un minore.

Gli investigatori italiani hanno a suo tempo intercettato e registrato alcuni criminali italiani successivamente denominati Mafia Capitale mentre gestivano appunto l’Accoglienza. Il linguaggio ha dell’incredibile: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno” dice al telefono Salvatore Buzzi, numero uno della Cooperativa 29 Giugno.

Lo sai a Luca quanto do? 5.000 euro al mese. Schina 1.500 al mese, un altro che mi tiene i rapporti col Comune 1.500, un altro a 7 e 50, un assessore 10.000. Ma rientra tutto, noi quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato. Gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, con l’emergenza alloggi”.

Beppe, un normale imprenditore mi confessa invece: “In quel capannone che non riuscivo ad affittare c’ho ricavato delle stanze e oggi guadagno 10.000 euro al mese. 30 euro al giorno per ogni immigrato, se è minorenne ne vale anche 120. Gli devo solo offrire un piatto di pasta al giorno e una ricarica telefonica da 5 euro a settimana. Ho proprio svoltato!” #WelcomeRefugee!

Oramai in Italia quello degli immigrati è diventato un business. Per la gioia dei tanti diseredati che arrivano ammassati su barconi fatiscenti si allestiscono posti letto in fretta e furia, dentro alberghi falliti, caserme dismesse, container, tendopoli, moderni campi di identificazione per i richiedenti asilo con tanto di inferriate e fili reticolati, un lavoro per tanti italiani che rende dai 1.500 euro al mese in su.

Nella trasmissione del 05 maggio 2016 di Report intitolata #laviadiuscita, la conduttrice Milena Gabanelli, la stessa che aveva premiato Soros con il Premio letterario Terzani, proponeva ai telespettatori italiani di essere l’alternativa alla Turchia che, “nonostante i suoi problemi di libertà di stampa” aveva firmato un affare di 6 miliardi di euro con l’UE per trattenersi i rifugiati siriani nei suoi campi profughi. La giornalista dice: “Facciamo noi l’accoglienza, gestione pubblica, l’Europa ci paga e poi ogni paese si prende la sua quota (di immigrati, nda), già formata ed identificata, in fondo saremmo ben più autorevoli e ben più attendibili della Turchia e come vedremo i vantaggi sono per tutti. Intanto dove metterli gli spazi non ci mancano (…) Ipotizzando l’accoglienza di circa 200.000 persone l’anno occorre identificare 400 luoghi (caserme) ed il costo molto approssimativo per la messa in abitabilità è di circa 2 miliardi di euro (…) Poi c’è un costo annuo per il personale da assumere a tempo pieno, circa 25.000 fra insegnanti, formatori, psicologi per un costo annuo di 750 milioni di euro. Ci sono i medici: uno per ogni luogo, circa 400 medici per un costo di 15 milioni. E per il mantenimento, vale a dire: il vitto, la luce, l’acqua, il gas, il riscaldamento, la manutenzione costo annuo di circa 1400 milioni. E poi, dalla cucina alla pulizia devono pensarci le persone ospitate…” Ovviamente!

Colour revolution in Eritrea (fallita)

Nell’anno in cui mezza Africa era devastata dalle primavere arabe made in Soros, in una lettera intercettata dagli eritrei nel 2011 è scritto: “Noi di Amnesty International e Human Rights Watch, come forza congiunta di difensori dei diritti umani, abbiamo ricevuto un sostanzioso finanziamento da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per provare a lavorare con il popolo eritreo oppresso, aiutare ed operare per conto di coloro che non possono far sentire la propria voce.amnesty&hrw Conosciamo e comprendiamo il livello e la portata dei rischi connessi ad una tale missione, soprattutto in un paese chiuso come la Corea del Nord; ma anche se permettono l’ingresso limitato a poche nazionalità noi siamo in grado di trovare il modo che piace a “loro” per poter entrare ed incontrare le persone con le quali lavorare a questo progetto. Dobbiamo cominciare da qualche parte per avere successo, non possiamo abbandonare i nostri colleghi eritrei.

 

L’obiettivo principale di questa missione in Eritrea è quello di fornire finanziamenti e aiutare nella creazione di siti web e centri di informatica dove le persone possano liberamente andare a chattare, scambiare idee ed essere in grado di farsi ascoltare. Per cominciare, dieci di questi centri saranno suffi Condizioni: la Missione deve essere molto discreta e delicata nella misura in cui nessun altro dovrà sapere quel che sta succedendo. Tutto ciò che facciamo è confidenziale e non deve essere di pubblico dominio. La Sua missione in Eritrea deve essere realizzata in totale segretezza nella misura in cui nessun altro potrà comprendere ciò che Amnesty International e Human Rights Watch stanno facendo. Qualsiasi passo falso e Lei verrà arrestato in Eritrea! Non si faccia riconoscere come membro di Amnesty International in nessun luogo, faccia attenzione a non farsi identificare e cose del genere. Le daremo il nome giusto dell’hotel di Asmara, anche se abbiamo capito che sarà frequentato da agenti governativi, usi il buon senso. Che tutte le interviste siano organizzate dai contatti indigeni ed elaborate di prima mano, in modo che noi otteniamo da Lei un testo già confezionato da loro stessi. Non appena Lei arriverà ad Asmara, noterà un clima freddo e silenzioso, perché la popolazione in tutti questi anni è stata abituata a comportarsi così. Lei si comporti proprio come fanno loro. Non agisca, in nessun momento in gruppi di più di due al giorno, ad eccezione della notte ma in modo molto discreto. Il Servizio Segreto Eritreo è ovunque in Asmara. Non scatti alcuna foto con macchine fotografiche normali, se non con le microtelecamere che Le verranno fornite quando si incontrerà con la Signorina Concepcion Empenio a Nairobi. Una volta nascoste questo genere di telecamere possono essere utilizzate ovunque, e non sono rilevabili dai metal detector. Sono come auricolari per telefoni cellulari. Le persone che Lei individuerà per lavorare assieme ad Asmara devono essere coraggiose, dal cuore forte e resiliente, devono essere pronti a mobilitare in seguito il resto della Comunità di Internet di altre parti del paese il più presto possibile. Dovrebbero essere in grado di utilizzare il denaro che ricevono da noi in modo corretto come previsto. L’obiettivo che ci prefiggiamo è che entro dicembre di quest’anno, il regime di Isayas Afewerki deve essere scosso e pronto a cadere, e noi stiamo ultimando ora gli ultimi dettagli di un mandato ICC (International Criminal Court) per accusare di crimini contro l’umanità il Presidente. Sig. George Gagnoy, direttore di Human Rights Watch Africa, monitorerà gli eventi e le attività on-line da Nairobi e offrirà assistenza d’emergenza ove si necessita.cienti iniziando nella zona di Asmara ed arrivare, entro dicembre, a coprire l’intero paese.

Condizioni: la Missione deve essere molto discreta e delicata nella misura in cui nessun altro dovrà sapere quel che sta succedendo. Tutto ciò che facciamo è confidenziale e non deve essere di pubblico dominio. La Sua missione in Eritrea deve essere realizzata in totale segretezza nella misura in cui nessun altro potrà comprendere ciò che Amnesty International e Human Rights Watch stanno facendo. Qualsiasi passo falso e Lei verrà arrestato in Eritrea! Non si faccia riconoscere come membro di Amnesty International in nessun luogo, faccia attenzione a non farsi identificare e cose del genere. Le daremo il nome giusto dell’hotel di Asmara, anche se abbiamo capito che sarà frequentato da agenti governativi, usi il buon senso. Che tutte le interviste siano organizzate dai contatti indigeni ed elaborate di prima mano, in modo che noi otteniamo da Lei un testo già confezionato da loro stessi. Non appena Lei arriverà ad Asmara, noterà un clima freddo e silenzioso, perché la popolazione in tutti questi anni è stata abituata a comportarsi così. Lei si comporti proprio come fanno loro. Non agisca, in nessun momento in gruppi di più di due al giorno, ad eccezione della notte ma in modo molto discreto. Il Servizio Segreto Eritreo è ovunque in Asmara.

Non scatti alcuna foto con macchine fotografiche normali, se non con le microtelecamere che Le verranno fornite quando si incontrerà con la Signorina Concepcion Empenio a Nairobi. Una volta nascoste questo genere di telecamere possono essere utilizzate ovunque, e non sono rilevabili dai metal detector. Sono come auricolari per telefoni cellulari. Le persone che Lei individuerà per lavorare assieme ad Asmara devono essere coraggiose, dal cuore forte e resiliente, devono essere pronti a mobilitare in seguito il resto della Comunità di Internet di altre parti del paese il più presto possibile. Dovrebbero essere in grado di utilizzare il denaro che ricevono da noi in modo corretto come previsto.

L’obiettivo che ci prefiggiamo è che entro dicembre di quest’anno, il regime di Isayas Afewerki deve essere scosso e pronto a cadere, e noi stiamo ultimando ora gli ultimi dettagli di un mandato ICC (International Criminal Court) per accusare di crimini contro l’umanità il Presidente. Sig. George Gagnoy, direttore di Human Rights Watch Africa, monitorerà gli eventi e le attività on-line da Nairobi e offrirà assistenza d’emergenza ove si necessita.

Scopo della missione: Sensibilizzare la popolazione eritrea a riconoscere i suoi diritti basilari, come l’utilizzo di Internet, a chattare liberamente, a scambiare foto e attivarsi nei social networking. Attivare questo esercizio per poi portare il cambiamento come è avvenuto in altri paesi africani e arabi come la Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Yemen e Bahrein.

Successivamente furono fermate all’aeroporto di Asmara e rimandate indietro due agenti di Amnesty International travestite da suore. Un’azione del governo eritreo che le Ong dei diritti umani non hanno mai digerito.

Di seguito, Soros provò ad ingaggiare i suoi agenti della OTPOR per promuovere una campagna chiamata Friday Freedom, per coinvolgere i giovani ragazzi di Asmara a non uscire dalle proprie case il venerdì sera. Per farlo, Radio Erena chiamava telefonicamente gli asmarini prendendo i numeri direttamente dall’elenco telefonico. La missione fallì perché il venerdì sera nella città di Asmara tutte le discoteche sono aperte fino all’alba.

Daniel Webi Korbaria

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Colour revolution in Italia (riuscita)