Bufera su Lucano, una toga amica gli dava “consigli particolari” e gli intimava: non parlare al telefono!

 

 

 

 

 

 

 

 

L’intellighenzia dem gli ha fatto subito quadrato intorno: garantista quando si parla del caso Lucano e giustizialista su Siri. eppure, secondo un’inquietante esclusiva de Il Giornale, il sindaco travolto dall’indagine che lo ha portato prima agli arresti domiciliari, poi al divieto di risedere a Riace, il Comune che ha trasformato in epicentro simbolo dell’accoglienza, emergono ora nuovi scottanti particolari che alimentano scandalo e indignazione. Primo fra tutti quello secondo cui, in base a nuove acquisizione dell’indagine, emergerebbe la figura di un magistrato che dava all’ex sindaco eroe della sinistra pro-immigrazione selvaggia, soffiate e suggerimenti, ma sempre ad una condizione: «Non parlare al telefono»…

Lucano sempre più nei guai: un amico magistrato gli faceva da consigliere e…

Tanti amici di cordata dem hanno difeso il sindaco di Riace, e su tutti – stando a quanto riferito e pubblicato in queste ore dal quotidiano milanese diretto da Sallusti – gli si sarebbe rivelato più amico e consigliere di tutti; un sostenitore insospettabile che, «fornendogli sottobanco preziosi consigli su come togliersi dai guai» lo avrebbe appoggiato e guidato con, scrive Il Giornale,  «consigli assai autorevoli, perché questo amico è un magistrato in servizio alla Corte d’appello di Catanzaro, ripetutamente intercettato dalla Guardia di finanza mentre parla con l’ex sindaco o gli manda messaggi e mail». E l’argomento al centro delle comunicazione è sempre lo stesso: «L‘indagine in corso da parte della Procura di Locri, quella terminata l’11 aprile scorso con il rinvio a giudizio di Lucano e di altre ventisei persone per associazione a delinquere, truffa, corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Il giudice finito nella bufera offre preziosi consigli all’ex sindaco, insulta i suoi detrattori, e soprattutto ripete con solerzia all’amico il monito più prezioso di tutti: «Non parlare al telefono». Di fatto, insomma, lo avvisa che potrebbe essere intercettato intimandogli di essere accorto e muto.

L’intellighenzia dem gli ha fatto subito quadrato intorno: garantista quando si parla del caso Lucano e giustizialista su Siri. eppure, secondo un’inquietante esclusiva de Il Giornale, il sindaco travolto dall’indagine che lo ha portato prima agli arresti domiciliari, poi al divieto di risedere a Riace, il Comune che ha trasformato in epicentro simbolo dell’accoglienza, emergono ora nuovi scottanti particolari che alimentano scandalo e indignazione. Primo fra tutti quello secondo cui, in base a nuove acquisizione dell’indagine, emergerebbe la figura di un magistrato che dava all’ex sindaco eroe della sinistra pro-immigrazione selvaggia, soffiate e suggerimenti, ma sempre ad una condizione: «Non parlare al telefono»…

 

Intercettazioni e istruzioni per l’uso: “Non parlare al telefono”!

Il giudice, secondo quanto riferito dal Giornale, sarebbe «Emilio Sirianni, e ha rischiato di pagare caro l’aiuto a Lucano», stando a quanto riferisce il quotidiano nel suo ampio servizio, infatti, la  Procura di Locri, al netto delle intercettazioni registrate avrebbe deciso «di aprire un’inchiesta», inserendo il nome della toga prima in un «fascicolo esplorativo», poi, di fronte agli elementi sempre più numerosi e stringenti che emergevano e si affastellavano, iscrivendo direttamente «Sirianni nel registro degli indagati per favoreggiamento». Salvo poi, sempre la Procura, al termine delle indagini preliminari chiedere di archiviare questo stralcio di inchiesta. Eppure, come riferisce sempre Il Giornale nel sevizio d’apertura del suo sito online, «nel medesimo provvedimento gli inquirenti hanno parole pesanti per il collega: “Il contegno mantenuto – scrivono – è stato poco consono a una persona appartenente all’ordinamento giudiziario, la quale peraltro era consapevole di parlare con persona indagata”; e ricordano che “in svariate occasioni il dottor Sirianni ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche”». Dialoghi intercettati e finiti nel mirino degli inquirenti, che sono valsi al magistrato la definizione di «Permanente consiliori» coniata a riguardo dal procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, che nell’atto conclusivo dell’inchiesta, a proposito di Sirianni scrive (e Il Giornale cita): «Nel corso dell’indagine – rileva il procuratore – sono emersi costanti rapporti tra il principale indagato, Lucano Domenico, e Sirianni Emilio, magistrato in servizio presso la Corte d’appello di Catanzaro». Dopo la prima informativa della Gdf sui rapporti tra i due, sono stati «delegati approfondimenti finalizzati a verificare se nel materiale in sequestro, in particolare negli strumenti informatici in uso al Lucano, vi fossero tracce ulteriori degli stretti rapporti con Sirianni». Non a caso, infatti, lo stesso magistrato, oltre ad invitare l’amico sindaco a non parlare via telefono, ha sollecitato Lucano a cancellare di volta in volta le mail che si scambiava con lui: tanto per non lasciare altre tracce…

L’intellighenzia dem gli ha fatto subito quadrato intorno: garantista quando si parla del caso Lucano e giustizialista su Siri. eppure, secondo un’inquietante esclusiva de Il Giornale, il sindaco travolto dall’indagine che lo ha portato prima agli arresti domiciliari, poi al divieto di risedere a Riace, il Comune che ha trasformato in epicentro simbolo dell’accoglienza, emergono ora nuovi scottanti particolari che alimentano scandalo e indignazione. Primo fra tutti quello secondo cui, in base a nuove acquisizione dell’indagine, emergerebbe la figura di un magistrato che dava all’ex sindaco eroe della sinistra pro-immigrazione selvaggia, soffiate e suggerimenti, ma sempre ad una condizione: «Non parlare al telefono»…

 

Il magistrato, un po’ consulente di immagine, un po’ avvocato difensore?

Una figura, quella della toga finita nell’inchiesta, che Il Giornale definisce a metà tra il «consulente di immagine e l’avvocato difensore». Del resto, è sempre lui a suggerire all’indagato come rispondere alla Prefettura di Reggio che nei confronti dell’ex sindaco ha eccepito rilievi e perplessità sulla sua gestione dei progetti di accoglienza; Lucano spedisce le carte all’amico magistrato e quest’ultimo gli fornisce indicazioni sulle repliche da inviare al Prefetto, gli suggerisce come difendersi, quali argomenti usare e addirittura come mostrarsi agli occhi dell’opinione pubblica per garantire all’uomo simbolo dell’accoglienza continuità nel consenso popolare. Insomma, un factotum attivo su più fronti, sul cui operato la stessa procura è apparsa dubbiosa; o meglio, pur non ritenendo di trovarsi al cospetto di una condotta “da reato”, si è comunque interrogata sulla compatibilità tra il comportamento e le funzioni stesso del magistrato. In altre parole, la Procura si è è chiesta la condotta assunta da Siriani fosse compatibile con le funzioni e il ruolo di un magistrato. «Dagli atti di indagine – cita Il Giornale – “è emerso come anche nei casi in cui il Sirianni ha redatto controdeduzioni o note difensive in favore di Lucano, egli in alcun modo ha indicato o suggerito modalità che potessero ritenersi estranee alla versione difensiva o atte a inquinare lo scenario probatorio”. Quanto agli epiteti “sicuramente sconvenienti” rivolti a personaggi pubblici, come il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri o l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, il giudice li ha rivolti in privato: quindi non c’è diffamazione”»Condizione necessaria e suffieciente, per la toga, ad archiviare a detta della Procura l’indagine aperta a suo nome; detto questo, i guai di Lucano non finiscono con lo stralcio della posizione dell’amcio magistrato: com’è noto, infatti, a suo carico è stata chiusa un’altra indagine per falso e truffa, e altre sono in corso. Resta da vedere perciò se, nel frattempo, l’ex sindaco potrà continuare ad avvalersi dell’aiuto speciale dell’amico e consigliere particolare…

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