BOMBE IN EGITTO: SOFISTICATA STRATEGIA

(Piccole Note)

La Bestia è assetata di sangue e ieri, in Egitto, ha fatto strage in due chiese durante la celebrazione liturgica delle Palme. Un duplice attentato di chiara matrice satanica, rivendicato dal movimento dell’Isis che a tale religione è consegnato. Già, perché anche quella satanica è una religione, con i suoi riti, le sue celebrazioni e le sue simbologie.
Una religione che ha più adepti di quanti si pensi, e in circoli importanti e influenti nel mondo, altrimenti Daesh non avrebbe attecchito in maniera così ampia e radicale. Per fare attentati come quelli che ieri hanno preso una ottantina di vite ci vuole una sofisticata preparazione, non è certo opera di quattro beduini infatuati dall’idea del Califfato.
Oltre a rilanciare la sfida satanica al mondo, le bombe di ieri, secondo una sofisticata strategia, hanno obiettivi diversificati. Anzitutto rinverdire i fasti dello scontro di civiltà, ovvero accreditare la narrazione che ha caratterizzato questi anni secondo la quale l’islam sarebbe lanciato a bomba contro il cristianesimo.
Una narrazione che attecchisce nonostante l’evidenza, nonostante il Terrore globale abbia fatto infinitamente più morti ammazzati islamici che cristiani, abbia preso di mira molte più moschee che chiese cristiane. Ma tant’è.
Proprio la Chiesa copta è simbolo e testimonianza di convivenza tra islam e cristianesimo, che nei secoli ha visto episodici attriti e conflittualità ma anche virtuose convergenze. Una convivenza che gli attivisti dell’Isis vogliono far saltare in aria a suon di bombe.
Altro obiettivo era il papa. Una delle bombe ha infatti fatto strage di fedeli che partecipavano alla messa tenuta dal papa copto Teodoro II, Tawadros in arabo. Il militante kamikaze ha compiuto il suo macabro lavoro nella chiesa di San Marco ad Alessandria, la chiesa più importante della Chiesa copta. Come se fosse esplosa una bomba in San Pietro.
Che il messaggio di morte sia rivolto anche alla Chiesa cattolica è alquanto esplicito, dal momento che tra venti giorni papa Francesco si recherà in Egitto per rinsaldare i vincoli che legano le due Chiese, in linea con quanto avvenuto durante il suo pontificato (basta ricordare lo storica visita a Roma di papa Tawadros II).
Una visita, quella prossima ventura, che il movimento satanico ha particolarmente in odio, anche perché in tale viaggio Francesco incontrerà il grande imam Ahmad al-Tayyib, guida dell’Università Al-Azhar, la più importante istituzione islamica dei sunniti. Tale istituzione era entrata in rotta con la Chiesa cattolica durante il Pontificato di Benedetto XVI, una rottura che era rientrata e che la visita di Francesco dovrebbe chiudere definitivamente.
Altro obiettivo esplicito dell’attentato è il presidente Al Sisi, che sta attraversando un momento delicatissimo. Egli ha riposizionato l’Egitto, che da quinta colonna degli Stati Uniti in terra d’Arabia, ha trovato in Mosca un interlocutore interessato a rilanciare la sua influenza nell’area.
Da poco tornato da una visita negli Stati Uniti, dove ha incontrato Trump nella speranza di poter ritrovare il filo di un dialogo con la nuova amministrazione Usa, il presidente egiziano deve far fronte all’instabilità permanente del Sinai, terra di movimenti radicali, ma soprattutto a quella molto più pericolosa di cui è preda la vicina Libia, che rischia di tracimare e travolgere il suo Paese.
Da qui, e dalla speranza di guadagnarsi qualche pozzo petrolifero, le ingerenze egiziane in terra libica a sostegno del generale Khalīfa Ḥaftar, uno dei protagonisti del complicato caos in cui è caduto il Paese dopo la guerra scatenata dalla Nato contro il Colonnello Gheddafi.
Al Sisi non deve far fronte solo al caos esterno. All’interno è chiamato a contenere l’attivismo endemico dei Fratelli musulmani, suoi nemici giurati, che hanno affiliati dappertutto, sia nella società che negli apparati dello Stato.
Un’instabilità alla quale si è aggiunto il vulnus della morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo. Il suo sangue è ricaduto sul presidente, indebolendolo ancora di più, come da intenzioni degli ambiti, interni e internazionali, che hanno decretato la morte di Giulio e/o l’hanno strumentalizzata in seguito.
L’attentato nella chiesa d’Alessandria deve essere riecheggiato come un sinistro segnale nella residenza presidenziale: il 1º gennaio del 2011 una bomba esplodeva al termine della celebrazione liturgica presso la chiesa dei Santi ad Alessandria, causando 21 morti. Da lì a poco sarebbe iniziata la primavera araba che avrebbe posto fine alla presidenza di Hosni Mubarak.
A fine marzo, Mubarak è tornato in libertà, riabilitato nell’era al Sisi dopo la lunga carcerazione subita durante il governo dei Fratelli musulmani. Una liberazione altamente simbolica, come a segnare la fine di un’epoca, quella sanguinaria seguita all’involuzione delle cosiddette primavere arabe. La bomba di ieri urla al mondo che quella stagione non è affatto finita, anzi.

 

 

http://piccolenote.ilgiornale.it/31883/gli-oscuri-messaggi-delle-bombe-degitto

 

10 aprile 2017
Gli oscuri messaggi delle bombe d’Egitto

 

2 commenti


  1. E’ da più di un secolo, ormai, dalla diaspora degli armeni, che il piano di cacciare il cristianesimo, o quanto rimane ad oggi di esso, dal mondo, procede nelle sue tappe. Le chiese apostoliche, non paoline, avevano riconosciuto il mohammadismo quale profetico, dai tempi di Eraclio. Poiché l’islam sciita è la retroguardia del cristianesimo, pasdaran vuole dire “Retroguardia”, l’Anti-cristo venturo, per apparire, sta chiedendo ai suoi adepti demoniaci, nelle gerarchie occulte delle sette transnazionali, la frammentazione e la distruzione degli apparati testimoni della Rivelazione divina e messianica. Nel mirino della miscredenza ci sono infatti, oggi, le chiese cristiane d’oriente (l’attacco alla Grecia ed alla Russia sono un attacco ai patriarcati della chiesa ortodossa), gli Ansarollah sciiti Yemeniti, dal tempo del patto di Najiran (613) alleati dei cristiani, gli sciiti iraniani, tradizionalmente affratellati con armeni e russi, e gli Hezbollah libanesi, federati, nella coalizione, con i cristiani maroniti. Il resto non è islam; al contrario, è profanità mercenaria al servizio dell’Anti Cristo. La chiesa copta (Egyptos) sia egiziana che etiope è stata, già dalla rivelazione coranica esordiente, sostegno morale della prima famiglia di hazrat Mohammed, quando egli inviava tra i cristiani etiopi i primi settanta discepoli, che, in seguito, lo raggiunsero a Medina.

  2. Larry06

    Ottimo articolo breve ma esaustivo. Una panoramica di poche righe che getta luce su ciò che sta avvenendo in Medioriente sia sul piano geopolitico, di scontro di civiltà sia su quello prettamente storico-metafisico, scontro tra due invisibili, immani forze sovrannaturali contrapposte finalizzate nel contendersi il dominio sull’uomo e sul Creato. Le forze sataniche e demoniache tutte, nel preparare e spianare la strada alla venuta dell’Anticristo, hanno bisogno innanzitutto di sovvertire l’ordine terreno (materiale) stabilito da Dio, cancellando, come ha detto bene il Sig. Parisi qui sopra, ogni traccia, segno, simbolo, vestigia che possa ricondurre alla Città di Dio (Sant. Agostino ne parla ampiamente).
    Ma come disse Cristo: le porte dell’inferno non praevalebunt!

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