Alitalia, Cassano si dimette: 2,4 milioni di buonuscita dopo 9 mesi di lavoro

Turbolenza ad alta quota. Ieri Silvano Cassano si è dimesso da amministratore delegato di Alitalia, «per motivi personali», si legge nella nota diffusa dalla compagnia poco prima delle 13 che ha confermato le anticipazioni del Messaggero.it. Di là delle motivazioni ufficiali, alla base del divorzio i dissidi con i soci italiani alimentati dalle deludenti performance del vettore, e alla fine anche con James Hogan, che in origine l’aveva proposto ma che di fronte alle critiche sempre più generalizzate ha dovuto prendere atto della necessità di un cambio. Nei primi sei mesi dell’esercizio la compagnia ha cumulato una perdita netta di 130 milioni (dei quali 30 nel secondo trimestre) in lieve miglioramento rispetto al budget. Dunque, all’origine dei dissidi non è tanto il mancato rispetto del budget, bensì «il fatto di non essere riusciti – precisano dall’interno – a dare ai clienti una percezione netta del cambiamento».

Dopo le dimissioni di Cassano, il presidente Luca di Montezemolo e Hogan hanno incontrato il top management che hanno invitato «a proseguire con determinazione il processo di cambiamento», mentre poco prima il cda aveva assegnato tutte le deleghe Montezemolo fino alla designazione del nuovo ad. Nella nota la società spiega che Cassano «ha formalmente comunicato le dimissioni al cda in data odierna e ha lasciato l’incarico con effetto immediato». Nel frattempo le competenze per la gestione ordinaria del business saranno ripartite ad interim tra il coo Giancarlo Schisano, figura manageriale storica, e il cfo Duncan Naysmith, espresso da Abu Dhabi, «che riporteranno a me fino alla designazione del nuovo amministratore delegato», ha concluso Montezemolo.

Dalle prime indiscrezioni attendibili, l’ex ad, che aveva mosso i primi passi manageriali alla Hertz (dove ha conosciuto Hogan), avrebbe spuntato una buonuscita di 2,4 milioni subito e una seconda tranche a breve. A questo proposito si deve ricordare che il predecessore di Cassano, Gabriele Del Torchio (oggi presidente-ad di Snai), rinunciò al bonus di fine rapporto peraltro legato a un’operazione straordinaria: per contratto aveva diritto a 2,5 milioni.

Dopo nove mesi il vettore cambia dunque il pilota con uno show down che se per la velocità dell’annuncio ha destato scalpore, stava però maturando da alcuni mesi. Come detto, Cassano era stata suggerito da Hogan, ceo di Etihad che è azionista al 49% della compagnia di cui la vecchia Alitalia Cai, tramite Midco, ha il 51%.

L’azionista arabo è entrato a gennaio di quest’anno nel capitale della compagnia italiana con l’obiettivo di invertire la rotta dopo aver scaricato su banche, Poste e soci privati italiani il costo del salvataggio. L’ultimo assegno, superiore a 1,7 miliardi tra aumenti di capitale, conversione di crediti e nuova finanza, è servito ad azzerare le gestioni passate. Va ricordato che Poste, su input dell’ad Francesco Caio anche in relazione all’ormai prossima ipo, non ha voluto versare i suoi 75 milioni in Alitalia Cai per non mescolarsi alle gestioni passate: si è così costituita una società-cuscinetto (Midco) della quale ha sottoscritto un bond al 2014 al tasso del 9%.

INCONTRO CHIARIFICATORE
Ma la fine non è arrivata improvvisa: nei giorni scorsi Cassano avrebbe infatti avuto un incontro chiarificatore con Hogan che rimproverava al manager di non essere riuscito a far decollare la compagnia nonostante le ingenti risorse profuse dagli azionisti. Al manager viene tra l’altro addebitata anche una mancanza di chiarezza nelle strategie, una presenza operativa limitata, un rapporto poco fluido con la prima linea manageriale. Su tutti questi rilievi da mesi si era aperto un confronto con lo stesso Montezemolo, che rappresentando anche gli umori degli azionisti italiani (il manager ex Ferrari presiede pure Alitalia Cai) ha cercato fino all’ultimo di dare una sterzata. Non è servito. Ora Alitalia deve «procedere senza indugio nella implementazione del piano industriale».

r. dim. da https://www.ilmessaggero.it