SE TORNA IL GOLD STANDARD – NON ABBIAMO NIENTE DA METTERCI

 

“Nel 2019 l’oro sarà una copertura preziosa da tenere in portafoglio– suggerisce Blackrock”,  titolava un articolo di Bloomberg del gennaio scorso. Blackrock consiglia oro?!  Sembrava di sognare

Motivi a favore dell’oro nel 2019 ”: clamoroso il titoletto sull’Economist a febbraio. Strepitoso,  leggere che  la Bibbia della finanza speculativa,  proprietà Rotschild, la quale ha sempre sputato sull’oro  “reliquia di un passato primitivo” e sui maniaci che vogliono detenerlo (“gente che  colleziona armi da fuoco e sa  dove sono i posti migliori per conservare il cibo”)  adesso  perora la causa del metallo giallo.  Ecco con quali argomenti:

“Immagina che l’economia mondiale vada in tilt.  Avviene la svendita degli attivi a rischio [i titoli finanziari ad interesse, ndr.] . Dove cercare sicurezza?  Il contante è il bene più liquido; ma che tipo di contante? Il dollaro sarebbe un punto focale naturale. Tuttavia l’indisciplina del bilancio americana e il suo consistente deficit delle partite correnti consigliano di  evitare. Anche altre valute hanno i loro difetti. L’euro è difettoso . Non ha emittenti sovrani unici che lo  sostengano. E lo yuan non è una valuta che puoi scambiare facilmente. Lo yen  […] il franco svizzero [….]. C’è un  altro  piazzamento che  si può  prendere in considerazione, se non altro perché gli altri stanno iniziando a pensare allo stesso modo. Ed  è oro”.

Strano, mi son detto.

Ora l’amico e  lettore “Annance” richiama la mia attenzione su un articolo di 24 Ore  del 24 febbraio.

“Le nuove regole della BRI: l’oro nei bilanci diventa moneta.

https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-02-24/banche-ritorno-gold-standard-l-oro-bilanci-diventa-moneta-091055.shtml?uuid=ABCGxiXB

Banche, il ritorno del «gold standard»: l’oro nei bilanci diventa moneta

 

“Per la prima volta in 50 anni  – si legge –   le banche centrali hanno comprato l’anno scorso oltre 640 tonnellate di lingotti d’oro, quasi il doppio rispetto al 2017 e il livello più elevato dal 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon (nella foto) chiuse l’era del Gold Standard.

 

Nixon 1971 . Sgancia il dollaro dall’oro.

[E]  le banche centrali europee, insieme a quelle asiatiche, sono state le più aggressive negli acquisti: paura di crisi dell’euro e di guerre valutarie?

In realtà, c’è “un richiamo di cui pochi sembrano ancora a conoscenza, malgrado l’appuntamento sia ormai questione di poche settimane: quelle che mancano al 29 marzo del 2019”.

Quel giorno, dice il Sole,  la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, la «Banca delle banche centrali» ha  deciso “ la resurrezione del Gold Standard nel mondo bancario” .  Nientemeno: l’oro come base delle monete di copertura almeno parziale, delle monete.

L’oro come denaro contante
“Il Sole 24 Ore ha scoperto che tra le complesse riforme degli standard per il credito e la finanza dal piano «Basilea 3»,”  se ne nasconde una cruciale: “Dal 29 marzo, per decisione della BRI, l’oro in portafoglio alle banche commerciali e d’affari diventa «Cash Equivalent», un asset equivalente al denaro contante e quindi «risk free». Di fatto, è la prima «rimonetizzazione dell’oro» dai tempi dell’accordo di Bretton Woods:   il processo inverso a quello della «demonetizzazione» dell’oro decisa da Nixon.

Stesso status dei bond sovrani
“L’operazione della BRI, secondo quanto ricostruito dal Sole24Ore, porta la firma della FED, della BCE, della Bundesbank, della Banca d’Inghilterra e della Banca di Francia, il G-5 delle grandi potenze monetarie globali”.   […] hanno preso una decisione “epocale” di cui “ nessuno ha mai però discusso apertamente in pubblico. In pratica, l’oro in lingotti “fisici”  torna ad essere considerato dai regolatori come l’equivalente del dollaro e dell’euro in termini di sicurezza patrimoniale, eliminando così l’obbligo di ponderarne il rischio ai fini dell’assorbimento di capitale, come avviene con ogni altro asset finanziario, esclusi (per ora) i titoli di Stato dell’Eurozona. La svolta non è di poco conto, per il mercato dell’oro e per il ruolo stesso delle riserve auree nazionali. Il risultato è rilevante: con le nuove regole di Basilea 3, viene assegnato all’oro lo stesso status oggi riconosciuto ai Bond sovrani nei bilanci delle banche.

Una domanda sorge dunque spontanea: la promozione dell’oro è forse la premessa per applicare un coefficiente di ponderazione del rischio ai Titoli di Stato posseduti dalle banche? Dalla crisi del debito, l’obietivo dei regolatori è stato infatti duplice: imporre al sistema bancario di detenere un patrimonio adeguato a coprire l’entità dei rischi. Nel mirino ci sono soprattutto i Titoli di Stato, che in base alle regole attuali possono essere detenuti dalle banche senza alcun impatto sul loro patrimonio. La questione riguarda principalmente paesi a basso rating come l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia, osservati speciali dopo la crisi del debito nel 2011.

Le banche di questi Paesi  […]  hanno il più alto ammontare di titoli di Stato nell’eurozona. E questo fenomeno è particolarmente sentito in Italia, dove il sistema bancario possiede 400 miliardi di BTp sui 2.400 miliardi di debito pubblico. Che cosa succederebbe allora, se venisse applicata a ponderazione per il rischio sui BTP come vuole il Comitato di Basilea? Le conseguenze dipendono dal livello di ponderazione del rischio applicato sui BTP: se fosse alto, alcune banche potrebbero essere costrette a sostituire i titoli con altri asset finanziari, oro compreso, oppure a procedere ad aumenti di capitale. In un momento in cui il mercato è restio ad acquistare azioni bancarie, il rischio di ripercussioni sulla stabilità del sistema bancario potrebbe essere alto. Basta guardare i Credit default swap (l’assicurazione dal rischio di default) sulle banche italiane: secondo i dati di Bloomberg, i Cds a 5 anni di alcune tra le maggiori banche italiane hanno avuto un’impennata dalla primavera del 2018, anche triplicando in alcuni casi il valore. E’ in questo contesto che la data del 29 marzo si avvicina rapidamente”.

Capito perché la Germania   ha rimpatriato il suo oro, mentre  gli “europeisti” nostrani e i loro media di alto tradimento hanno sparato a zero sul parlamentare Borghi che voleva sapere  chi ha la disponibilità delle riserve auree dell’Italia?

Perché, continua il Sole, “I Paesi che hanno rimpatriato l’oro dall’estero  si sentono già al riparo dal rischio di trovarsi dopo il 29 marzo a corto d’oro fisico da mettere a disposizione delle proprie banche in caso volessero sostituirlo ai bond sovrani”.

[…] “Come al solito, i Paesi più lungimiranti e prudenti – o forse i meglio informati sulla svolta di fine marzo, sono stati la Germania, l’Olanda, l’Austria, la Francia, la Svizzera e il Belgio, ma anche la Polonia, la Romania e l’Ungheria hanno ripreso il controllo delle riserve auree aumentandone anche la consistenza. Cina, Russia, India e Turchia sono state invece le nazioni che hanno comprato oro negli ultimi due anni più di chiunque altro, con Mosca che ha addirittura liquidato l’intero portafoglio in titoli di Stato americani per sostituirli con il metallo prezioso”.

Il trucco sporco delle  banche centrali sull’oro

A questo punto, il valoroso giornalista economico si domanda: come mai, dopo questa incetta  di oro fisico, il suo prezzo non è aumentato?  “ Al contrario, l’oro ha chiuso l’anno scorso con un ribasso complessivo del 7% e un rendimento finanziario negativo. Come si spiega?

Mentre le banche centrali rastrellavano dietro le quinte lingotti d’oro “vero”, allo stesso  tempo”  svendevano  centinaia di tonnellate di “oro sintetico”   (derivati finanziari  in oro) sui listini di Londra e New York, […]   …innescando spirali ribassiste  –   sfruttate dalle banche centrali per comprare oro fisico a prezzi sempre più bassi. Con buona pace di chi guarda all’oro come a un rifugio sicuro. Cina, India, Russia e Turchia, ha praticamente raddoppiato le riserve auree negli ultimi cinque anni con questo sistema. Mosca, per comprare oro, ha persino venduto l’ultimo 20% di titoli di Stato americani che aveva nelle riserve valutarie.

E  24 Ore osa perfino fare la domanda cruciale: “Quanto è compatibile una situazione del genere con i doveri di correttezza e trasparenza di una banca centrale? Chissà cosa  accadrà dopo il 29  marzo”.

Cosa succederà me lo scrive “Annance”, che di mestiere  commercia in metalli (non preziosi)

“Ecco la spiegazione: con le nuove regole della BRI in vigore da fine marzo l’oro nei bilanci delle banche diventa moneta.

Chi ha comprato negli ultimi anni? Cina, Russia, India e Turchia sono state le nazioni che hanno comprato oro negli ultimi due anni più di chiunque altro.

Chi nell’ultimo anno ha iniziato a comperare oro? La Germania, l’Olanda, l’Austria, la Francia, la Svizzera e il Belgio, la Polonia, la Romania e l’Ungheria.

Chi in una sola dichiarazione al Parlamento ha decretato la svendita della terza maggiore riserva d’oro al mondo? Giuseppe Conte, primo ministro di quello che consideravamo il “nostro” governo.

Sai qual è il progetto? Far saltare l’euro, stroncare il valore del dollaro e sostituirlo con una moneta mondiale basata sull’oro. Questo era il progetto di Keynes, questo è sempre stato il progetto dei keynesiani. Un’unica moneta mondiale, un unico governo mondiale, una sola religione con al massimo appena qualche variante tanto per  salvare le apparenze. Questo è il progetto della globalizzazione e del pensiero unico.

Cari saluti

In Christo Rege per Mariam Reginam”, perché Annance  è un credente tradizionale.

Spero  solo che  tu esageri in complottismo, caro amico. Non occorre aspettare molto.

Cosa posso aggiungere? Quando qualche giorno fa ho postato l’articolo del titolo “Non è più il governo che abbiamo votato, è il loro”, un lettore  – che evidentemente aveva votato grillini,  mi ha scritto irritato e sgomento: “Secondo lei direttore chi avremmo dovuto votare?”.

La domanda stessa è sbagliata: non c’è nessuno per cui votare.  Il punto è che non abbiamo  una classe dirigente. Meglio: la società italiana non sa e non vuole darsi una  classe dirigente;  essa esiste, ma la società non la riconosce quando la vede, e non la vota. Io stesso mi sono illuso che questa inedita alleanza 5Stelle e Lega  potesse esprimere una classe dirigente: i 5 Stelle palesemente non sanno nemmeno cos’è,  quindi non hanno fatto “selezione  delle elites” –  e Salvini palesemente  non è all’altezza intellettuale che la crisi  post-moderna  esige e i  trucchi sporchi che i poteri costituiti stanno giocandoci; anche se ce lo dobbiamo tenere caro, perché se sparisce lui,  vanno al potere i puri e semplici  collaborazionisti e  traditori.

Se mi chiedo come va formata una classe dirigente – ossia responsabile verso la comunità (la patria) e insieme all’altezza culturale dei  tempi –  mi vengono in mente esempi della storia di grandi popoli.

Pietro il Grande  (1672-1725) si accorse che la Russia non aveva  una classe dirigente all’altezza dei tempi, e brutalmente impose l’occidentalizzazione, deformando forse per sempre l’anima russa. E soprattutto negli aspetti tecnologici, avendo sperimentato che  l’arretratezza russa portava sconfitte militari: non a caso Toynbee lo definì  “homo occidentalis mechanicus neobarbarus”.   Ma trasformò i boiardi in una burocrazia militare e nazionale.

E nei suoi viaggi tra Amsterdam e Londra e Vienna, onnivoro  e insaziabile  volle vedere e  studiare la zecca di Londra, gli ospedali, l’università; matematica e anatomia  e chimica, strategia e (soprattutto) nautica militare: è celebre il fatto che lavorò in incognito, operaio fra gli operai, in un cantiere navale olandese: operazione che i dirigenti grillini desiderosi di “decrescita felice” farebbero bene  ad imitare, e la Confindustria ad offrire loro in una serie di visite guidate alle superstiti industrie del Nord  –  per metterli al corrente delle complessità che ignorano.

Gli olandesi hanno elevato un monumento allo zar operaio  navale.

Il Giappone si accorse, dopo  l’intervento delle cannoniere dell’ammiraglio Perry  (1853),  che per mantenersi indipendente e sovrano  doveva imparare dall’Occidente come farsi armi moderne, una base  industriale, e non solo; anche armi culturali e giuridiche.  “L’antico ordine sociale venne rovesciato e si elaborò un nuovo diritto, che aprì la strada alla costituzione di un’organizzazione capitalistica della produzione. Le corporazioni furono soppresse nel 1868. I samurai furono autorizzati a dedicarsi alle attività commerciali, i contadini venivano trasformati in proprietari. I samurai furono dapprima presi a carico dallo Stato”.

Centinaia di giovani nobili furono spediti all’estero  con l’ordine di  apprendere non solo le tecniche,  dalle industrie alle ferrovie,  ma le istituzioni  e il diritto  commerciale  dell’Europa; essi dovevano farsi imprenditori – imprenditori-guerrieri,  patrioti.

Allo stesso modo, la Turchia per diventare moderna andò a scuola della Prussia. E  in Italia? Mi basti citare  il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile: il suo liceo classico –  con la sua severità che faceva da  selezione e  sbarramento al facilismo italiota –  mirava  coscientemente  a creare una classe dirigente capace di “imparare ad imparare” ed assumersi le responsabilità verso una  nazione  di cui (attraverso il latino e il greco)   conosceva la profondità e il prestigio storico. Chi parla di studi “umanistici” non sa quello che dice: tutti  i tecnici  e scienziati, da Marconi ad Italo Balbo a Fermi o  Federico Caffè,  vengono da “studi classici”.   Le scuole tecniche sono utili anzi necessarie, ma semplicemente non a formare una classe dirigente.

Vogliamo parlare  di come la Cina dittatoriale è riuscita a conquistare la modernità dopo la tragedia del  maoismo e l’arretratezza storica? O come la Sud Corea è diventata l’eccellenza indiscutibile nei settori tecnologici avanzati, ma (come la Cina) anche nelle auto e nei frigoriferi?

Quando manca una classe dirigente

Il punto comune che hanno queste  fondazioni di classi dirigenti avete visto qual è: sono regimi autoritari, dittature o monarchie assolute.  Insieme autoritari e fortemente nazionali. Che si sentono  – si sanno  –   “in stato di guerra” verso nemici forti (come il Giappone nell’800, così la Corea del Sud, che è giuridicamente in stato di guerra col Nord).

L’Italia ripudia la guerra. Ripudia ogni autorità. Ed ogni sforzo,  da ultimo; la sua minima e  già insufficiente classe dirigente s’è addormentata al  suono di “ci pensa l’Europa”.  Una intera burocrazia statalista (e i magistrati, al cui confronto i boiardi di Pietro erano degli illuminati) si sono messi al servizio dell’euro, essenzialmente per evitare di  riformarsi profondamente, diventare efficienti e patriottiche, e continuare  mantenere il loro potere indebito (sopruso) sulla popolazione a prendere stipendi spropositati – rispetto alle  loro inadempienze – in valuta forte.

Come ho già scritto, le abbiamo provate tutte – in democrazia- da Berlusconi a Renzi,  Mario Monti  e Gentiloni (i peggiori)  ed ora i Grillo-Casaleggio, e i leghisti.  Abbiamo raschiato  il fondo del barile, cercando una classe dirigente.  Ormai, dobbiamo ammettere che non c’è.

Quando un popolo non ha classe dirigente nazionale, gli succede quello che vediamo – ed è già successo all’Italia: che lo dominano  gli stranieri. Un tempo lo facevano mandandoci  i lanzi o i napoleonici –  ora lo fanno sottraendoci  l’oro e bastonandoci con lo spread. E’ una conclusione amarissima, lo so.