Usa: la rivolta dei generali. Nascosta, ma continua.

“L’ostinata insistenza di Barack Obama che Bashar al-Assad va rovesciato, e che in Siria ci sono ribelli ‘moderati’ ha provocato il silenzioso dissenso, ed anche aperta opposizione, fra alcuni dei più alti generali dello Stato Maggiore Congiunto del Pentagono”: con questo incipit, Seymour Hersh, uno dei massimi giornalisti statunitensi, rivela stupefacenti dettagli di una incredibile resistenza e disobbedienza dei militari Usa. In breve, un gruppo di gallonati, fra cui il generale Martin Dempsey allora capo degli Stati Maggiori (JCS), e il capo della DIA (spionaggio militare), generale Michel Flynn, hanno impedito o ritardato la caduta del regime di Assad…fornendo informazioni di intelligence ai militari siriani. Ma attenzione, non direttamente: hanno mandato “informazione tattica e consulenza operativa” contro i terroristi islamici ai servizi militari di Germania, Israele (sic) e Russia sapendo che, avendo questi dei contatti informali con Assad e i suoi alti gradi, glieli avrebbero passati.

http://www.lrb.co.uk/v38/n01/seymour-m-hersh/military-to-military

 

Se la cosa vi sembra troppo contorta, idiota e incredibile, si sappia che Hersh è uno che non da oggi ha fonti altissime nel settore militare Usa che è stato ostile alla presa di potere neocon, ed ha già prodotto importanti articoli sui retroscena indicibili delle guerre americane, dalle atrocità nel carcere di Abu Ghraib alla prova che non fu Assad a lanciare i gas sarin “contro il suo stesso popolo” nel 2013. E l’indizio che le verità che dice sono scomode, è che non vengono accolte dai grandi media americani; uno dei più celebri giornalisti del nostro tempo, oggi 78 enne, è stato persino congedato dal New Yorker (un mensile), ed ora deve scrivere le sue esplosive rivelazioni sul britannico London Review of Books.

Seymor Hersh e le sue scomode verità
Seymor Hersh e le sue scomode verità

En passant, la lunghissima ultima inchiesta di Hersh rivela che la Cia ha continuato ad armare i terroristi anti-Assad, senza distinzione fra moderati ed estremisti, con navi  piene di armi prese dagli arsenali del rovesciato Gheddafi in Libia “via Turchia”. “L’operazione è stata condotta dal 2011 da un annesso clandestino della Cia a Bengasi, col tacito assenso del Dipartimento di Stato [allora diretto da Hillary Clinton, ndr.]…Christopher Stevens, l’ambasciatore Usa che è stato ucciso durante l’attacco che ha incendiato l’ambasciata, ebbe un incontro l’11 settembre del 2012, poco prima di morire, con un dirigente della compagnia di navigazione di Tripoli Al-Marfa Shipping and Maritime Services, che come sapeva il Capo degli Stati Maggiori, gestiva   la spedizione di armamenti”. Comprate a caro prezzo a fondamentalisti e tagliagole libici. E’ sempre più probabile che l’attacco in cui fu ucciso (e stuprato da morto) l’ambasciatore sia stato  l’esito di un litigio sui prezzi. Fra gangsters.

Hersh
Hersh

Era dal 2006, dunque dalla Amministrazione Bush, che l’ambasciata Usa fianziava l’opposizione in Siria (nel 2006 con 5 milioni di dollari); Obama ha continuato la stessa politica, nonostante i consigli contrari e sempre più urgenti dei militari: la caduta di Assad provocherà solo il caos, come in Libia.   Ma “gli Stati Maggiori” giunsero alla conclusione che “era impossibile per loro controbattere direttamente” l’ostinazione di Obama, che (si lascia intendere) ha sempre sostenuto i sauditi e i Fratelli Musulmani, ciecamente, rigettando i rapporti militari che (tra l’altro) sottolineavano che la Turchia conduceva un suo doppio gioco.

Il Pentagono inganna la Cia

“Non c’era modo di bloccare le spedizioni di armi, essendo esse autorizzate dal presidente” – prosegue Hersh,citando un “consigliere degli Stati Maggiori Riuniti” ( JCS) che è la sua anonima fonte (ed è chiaramente uno dei generali della fronda), allora “La Cia fu avvicinata da un rappresentante dello Stato Maggiore  che suggerì: ci sono disponibili armamenti molto meno costosi negli arsenali turchi, che possono arrivare ai ribelli in Siria nello spazio di giorni e senza richiedere una spedizione navale”. La Cia accettò il suggerimento. Ma la gola profonda del JCS dice: “Noi abbiamo lavorato con turchi che sapevamo per certo non essere lealisti   pro-Erdogan, e da loro abbiamo ottenuto che mandassero ai jihadisti in Siria le armi più obsolete dell’arsenale, fra cui carabine M1 mai viste in giro dai tempi della guerra di Corea”. Poco dopo, Assad capì il messaggio: c’erano in Usa amici che “hanno il potere di sminuire la direttiva presidenziale nella sua realizzazione”. Dai quali, quindi, poteva accettare le “indirette relazioni di intelligence” e consigli operativi.

Un’amicizia di lunga data. Un alto esponente dela “Intelligence community”americana dice ad Hersh: “Dall’11 Settembre, Bashar ci è stato estremamente utile: nel 2002 ha autorizzatolo spionaggio siriano a passarci centinaia di dossiers sulle attività della Fratellanza Musulmana in Siria e Germania. Nello stesso anno, ci ha aiutato a sventare un attentato di Al Qaeda contro il quartier generale della 5ta Flotta in Bahrein, anzi Assad “accettò di dare alla Cia il nome di un informatore vitale interno ad Al Qaeda. In violazione dell’accordo, la Cia ha contattato l’informatore direttamente; costui ha rigettato l’approccio, e troncò i rapporti con i suoi gestori siriani”.

Una serie di servizi preziosi per i militari Usa, che la Casa Bianca ha ripagato come si sa: “Assd must go”, ed armi ai tagliagole. Prospettiva che oltretutto farebbe mancare ai congiurati del Pentagono una fonte essenziale di informazioni, che certo non sarebbe sostituita con l’instaurazione del Califfato. Stesso discorso per la Russia di Putin: amicizia e stima per l’uomo del Cremlino che ha le stesse loro preoccupazioni sul pericolo islamista, non condivise dal presidente. Come ha detto il generale Flynn nella recente intervista allo Spiegel (dove ha accusato Obama di volere deliberatamente la presa del potere del Califfato in Siria): “Dobbiamo lavorare in modo costruttivo con la Russia…non puoi dire che la Russia è cattiva, che deve andarsene dalla Siria; non succederà. Siamo realistici”. Per la sua posizione, Flynn “è incorso nella furia dell’Amministrazione” che lo  ha licenziato. Quanto al generale Dempsey – che Hersh descrive “esterrefatto dal continuo appoggio che Obama ha dato a Erdogan” – è stato sostituito de un generale Joseph Dunford, che davanti alla Commissione senatoriale competente, prima di assumere la carica: “Se volete che indichi una nazione che rappresenta un pericolo esistenziale per gli Stati Uniti, devo indicare la Russia”.

La fronda è utile

Insomma, si deduce, la strana “fronda militare” contro Obama e a favore di Assad (e di Putin) pare sconfitta – e forse è questo il motivo per cui ha passato ad Hersh le esplosive rivelazioni. Resta la domanda su questa alta crema militare Usa, perfettamente cosciente che la politica di “guerra a terrorismo globale” è rovinosa politicamente, militarmente e moralmente, a cui sono costretti dal governo Usa, non sappia o non possa ribellarsi apertamente. Già all’indomani dell’11 Settembre – che è stato il colpo di Stato con cui i neocon hanno lanciato la Superpotenza nelle guerre per destabilizzare i nemici di Sion- non pochi a Washington hanno sperato in un “golpe democratico” da parte dei generali, i soli a poterlo attuare. Invece fanno la fronda.

Difficile giudicarli. Forse è meglio ricordare le volte in cui la fronda dei generali ha scongiurato il peggio. Già molte volte. Nell’aprile 2006, quando “Bush e Chenei avevano deciso seriamente di bombardare la centrale iraniana di Natanz con l’atomica”, e il  capo degli Stati Maggiori di allora, il generale dei Marines Peter Pace, si oppose apertamente e  con tanta forza, da ottenere che “l’opzione nucleare” fosse cancellata.

Non per molto. Il 29 agosto 2007, un bombardiere strategico B-52 decollò dalla base di Minot (Nord Dakota) e fece scalo dopo ore di volo a Barksdale, in Louisiana, per rifornirsi di carburante. Allora il personale si accorse che sotto le sua vaste ali, il Boeing aveva sei missili da crociera AGM-129 armati con altrettante testate atomiche W80-1, già attivate. Furono gli ufficiai della US Air Frce di stanza a Barksdale ad impedire che l’aereo con le bombe ripartisse per la sua ignota destinazione, riuscendo a capire che il carico e armamento di tali testate era avvenuto “scavalcando” completamente non solo le norme di sicurezza complesse e strettissime, ma la catena di comando – modo discreto di dire che l’ordine era venuto da Dick Cheney, il vicepresidente. Lo scandalo fu soffocato. Ci furono morti sospette   fra i militari che avevano sventato il volo della morte.

Le sei testate atomiche
Le sei testate atomiche

http://www.globalresearch.ca/missing-nukes-treason-of-the-highest-order/7158

Nell’autunno dello stesso 2007 l’ammiraglio William Fallon, allora comandante del CENTCOM, si oppose ad un ennesimo tentativo di aggredire l’Iran, che stava architettando il generale Petraeus, allora suo sottoposto, e che apostrofò come segue: “Sei un leccaculo, un vile, il tipo di persone che detesto”.

http://www.antiwar.com/porter/?articleid=11606

Solo la storia ci dirà se questi gallonati, che invece di ribellarsi resistono occultamente e sotterraneamente ai loro capi civili,  sono degli arrivisti preoccupati della carriera o invece sono degli eroi che hanno adottato il solo metodo praticabile per attenuare la follia della Superpotenza-Mostro.

Solo la storia ce lo dirà, se ci sarà ancora una storia.