Il trucco per cui i francesi voteranno di nuovo un socialista. Dei Rotschild.

Sembrava impossibile,   dopo  l’esperienza tristissima di Hollande,  ormai al 4% dei sondaggi tanto che non s’è  ripresentato, e la gauche spaccata  fra quattro  candidati.  Era uscito il libro “Gli ultimi 100 giorni del Partito Socialista”; dove l’umorista Bruno Gaccio riferiva che la morte imminente era dovuta alle malattie che lo rodevano da 35 anni: Liberoencefalite degenerativa, Bordelloplastia, Debussolite Retrattile, Sindrome di Valls-sette,  Sordità profonda, Cecità totale”.  La sepoltura era prossima.

Il ritorno al potere del centro-destra sembrava ormai certo.  Il vincitore a  mani  basse  era  dato Francois Fillon: scelto alle primarie,  centro-destra, abbastanza a  destra per raccattare  al ballottaggio i voti di Marine Le Pen,    pro-Ue  è vero, ma anche filo-Putin. I sondaggi  lo favorivano.

Poi, il trappolone.  Le Canard Enchainé  (“da  lustri strofinaccio della Cia”,  per Nicolas Bonnal) tira fuori lo scandalo:  Fillon ha pagato  alla moglie Penelope uno stipendio come assistente parlamentare (500 mila euro lordi  in 8 anni), e  la signora ha preso 5 mila euro mensili  alla  Révue des Deux Mondes, a cui ha collaborato dal 2012 al 2013.  I 500 mila in 8 anni fanno colpo; ma sono, in  realtà, la dotazione che Fillon ha ricevuto come parlamentare per le spese connesse, poteva non impiegare un assistente e tenerseli tutti per sé senza commettere alcun reato.  Altra cosa è  l’impiego ben pagato della signora alla Révue. I media cominciano  a dire che prendeva 5 mila euro  mensili, per la redazione “di due o tre note di lettura”.

Il giorno stesso della rivelazione del Canard, la magistratura “apre un fascicolo”. E il giorno dopo, fulminea,  già manda con fanfare e sirene spiegate  la polizia a fare una perquisizione alla Révue des Deux Mondes,  per sospetto di “impiego fittizio”.  La strana fulminea rapidità della magistratura,  la grancassa mediatica assordante,  hanno avuto l’effetto: Fillon è crollato nei sondaggi, lui ha chiesto scusa e si presenta comunque, ma non sarà lui a sfidare Marine per vincerla al secondo turno.

Perché  nessuno si illuda, la Le Pen non  andrà mai all’Eliseo.  Anche  se oggi è  al primo posto nelle preferenze degli elettori (26%, tutti gli altri candidati la seguono a distanza) al secondo turno tutto l’elettorato “antifacho”   concentra i voti sull’avversario di  Marine, chiunque sia. E’ così ed è sempre stato così.

Il punto è  che a sfidare la Le Pen non sarà un  esponente del centro-destra, Fillon. E chi sarà dunque? Uno della “sinistra”, diciamo così: Emmanuel Macron.    Uno che oggi ha fondato il suo movimento  (“En  Marche”,  come le sue iniziali)  ma che è stato ministro di Valls e di Hollande fino all’agosto scorso, quando si è staccato  dai PS per fingersi indipendente. Un PS  che s’è messo una nuova maschera appena in tempo.

Immediatamente esaltato e promosso dai media come  colui che incarna “il rinnovamento e la modernità”,  ultra-europeista, liberista (come Hollande), “Superare destra e sinistra, la folla lancia l’anti-Le Pen al grido Europa! Europa!”,   ha scritto il Fatto Quotidiano.

Insomma  si è capito: stessa zuppa di prima.  E’ bastato che Marine Le Pen presentasse il suo programma politico perché  le Borse europee crollassero, i “mercati”  si terrorizzassero,  e lo spread dei titoli nostri, ma anche francesi, si allargasse: ed è tutta una manfrina, perché non esiste nessuna possibilità che la signora entri all’Eliseo per attuare quel programma. Fa’  parte della messinscena del drammone “Il Fascismo alle Porte”,  la recita della paura   che  susciterà nell’elettorato il riflesso pavloviano di andare a votare chiunque per fermare il Front National. Già adesso, i sondaggi dicono che al ballottaggio Macron prenderà il 65 % contro Marine al 35.

Vediamo dunque che tipo di socialista è Macron, che la Francia si terrà all’Eliseo per un mandato o  due.  Anzitutto: è un  banchiere d’affari della Rotschild. C’è entrato  nel 2008  come analista – per i buoni uffici di Jacques Attali (j) ministro di Mitterrand  e maitre à penser, ed è salito in carriera fino a diventare “partner”, socio  di David de Rotschild, che è un intimo di Sarkozy (j)  e  di Alain Minc (j).

 

https://www.rothschild.com/

E’ un ragazzo svelto a imparare. Si occupa di fusioni ed acquisizioni:  sostanzialmente vende aziende francesi a multinazionali,  americane  o no. Nel 2012, affianca e consiglia la Nestlé nell’accaparramento del  settore “latti per l’infanzia”  della Pfizer, soffiando il lucroso  settore alla Danone  che lo voleva.  E’ un affare valutato a 9 miliardi di euro. Le  commissioni lucrate allora dal giovanotto sono tali che, si dice, “Macron è al riparo dal bisogni fino alla fine dei suoi giorni”. Un super-milionario.  In quell’attività, ovviamente si è fatto una quantità di complicità e amicizie nel salotti buoni che contano, conosce tutti i segreti, i misteri, i progetti  nel mondo dei veri grandi ricchi; tanto più  che spesso nelle fusioni ha operato come “consulente acquirente”, mettendoci il suo capitale  insieme a quello del cliente.

La Banca Rotschild presta volentieri i suoi giovani più brillanti al governo, ministri, segretari generali dell’Eliseo, aggiunti, capi di gabinetto…”Ad ogni cambiamento di governo – ha scritto il Nouvel Osbservateur – Rotschild riesce a piazzare qualche collaboratore fra gli incartamenti del potere. Chiama ciò “mettersi al servizio”. Macron perpetua la tradizione”,  divenendo ministro dell’Economia  dell’Industria e del Digitale  dal 2014. Nell’agosto scorso, come detto, si dimette per fondare il suo movimento: forte il sospetto che sia stata una dimissione concordata nel quadro del vasto progetto  – in cui è entrato anche il trappolone per Fillon –  per mantenere il potere agli stessi circoli.  Siamo,   molto al disopra della Gauche-Caviar.   Molto prossimi alla Squadra e al Compasso, ma   sopra ancora.   Siamo, se così si può dire, alla Gauche-Rotschild.

Quindi la liberazione della Francia è ancora una volta rimandata. Macron  è un superliberista e promotore del mercato unico mondiale.

Articoli dedicati a Macron in confronto a quelli dedicati ai tre candidati della sinistra (Jean-Luc Mélenchon, Arnaud Montebourg e Benoît Hamon) messi insieme.

I media mainstream, che a volte sono profeti,  hanno subito capito  di quante  virtù è pieno il candidato, e  l’hanno elevato a forza di servizi speciali, sempre più in alto nei sondaggi: l’ottobre 2014, solo l’11 per cento degli interpellati   desiderava che Macron avesse un ruolo più importante nella politica; il 6% degli operai, il 4% degli artigiani. Oggi i sondaggi lo dicono la personalità politica preferita dai francesi.

A  meno che…

Il  6 febbraio, Sputnik e Russia Today hanno  cominciato  a dire che Julian Assange  ha trovato dei particolari compromettenti su Macron. Cose che avrebbero a che fare con  i circoli intimi della  Clinton, e  il capo della campagna di Hillary John Podesta,  se capite cosa intendo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il deputato Nicolas Dhuicq (Les Républicains)  ha  cominciato a spifferare quello che sembra un segreto di Pulcinella: “Macron è il coccolino dei media francesi, che sono proprietà di  certe persone, come sappiamo tutti”.  No, quali persone? Non sappiamo, noi. “Fra gli uomini che lo sostengono, si trova il celebre uomo d’affari Pierre Bergé, compagno di lunga data di Yves Saint-Laurent, apertamente omosessuale e promotore delle nozze omosessuali. C’è una ricchissima lobby gay dietro di lui. Non dico altro”.

Chissà. Magari i siluri degli hacker russi che hanno affondato Hillary, sono già caricati per   colare a picco Macron.

https://francais.rt.com/france/33403-wikileaks-macron-clinton-email-assange